sabato 13 novembre 2010

Non W l'Italia, ma riviva l'Italia

Il Sindaco di Cernusco Lombardone durante le celebrazioni del IV Novembre: "Come si concilia il valore e il significato della nostra bandiera con l’indifferenza e la mancanza di sdegno nei confronti d chi afferma che la bandiera è buona come carta igienica o nei confronti di chi, come ci è dato vedere in questi giorni, la bandiera la brucia o la calpesta?"

Un saluto a voi Autorità civili e militari e a tutti voi Cittadini cui intendo consegnare alcune mie personali riflessioni. Io sono presente a questa cerimonia in qualità di Sindaco per l’ultima volta venendoil mio mandato a scadenza. Con sincerità vi confesso che quest’anno ho avuto qualche dubbio sull’opportunità di dare corso a questa cerimonia; non certo per la stanchezza del decimo anno della mia carica di Sindaco. La ragione vera è da ricercarsi altrove e cioè nella mia sensazione che non ci siano le condizioni perché la cerimonia posa essere vissuta nel suo autentico significato. Questo forse è dovuto al fatto che l’evento che oggi si celebra, e cioè il 92° Anniversario della vittoria della prima guerra mondiale, si colloca in un passato ormai remoto di cui, sia per carenze dei programmi scolastici sia perché la lettura non appassiona, non si ha la conoscenza richiesta perché questa cerimonia possa essere completamente compresa e collocata nella giusta dimnsione storica. L’Amministrazione nell’ambito delle sue funzioni ha sempre cercato di intervenire a fianco degli insegnanti per far sì che i agazzi acquisiscano famigliarità con gli eventi più importanti che contraddistinguono la storia del nostro Paese; in questo ambito vanno collocate la gite scolastiche finanziate dal Comune come quella dello scorso anno a Marzabotto e gli evnti in preparazione per la celebrazione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia. Si tratta di eventi studiati dalla Consulta Istruzione con il particolare contributo fornito dalla Presidente signora De Captani e da suo marito oltre che dagli insegnanti; questi eventi coinvolgeranno nelle forme più adatte alla loro età i bambini delle prime classi elementari, quelli delle classi medie e anche gli adulti.
Ma parliamo della giornata di oggi. Il nostro aver deposto la corona ai piedi del monumento ai Caduti di tutte le guerre rappresenta il doveroso e sentito ringrziamento a chi, per la Patria, ha dato la propria vita e a chi, grazie alla conclusione vittoriosa della prima guerra mondiale, ha contribuito al completamento del lungo processo risorgimentale. Si è trattato di un processo complesso e travagliato che ha portato all’unità dell’Italia e all’affermarsi del concetto unifiante di Patria per un popolo prima diviso e assoggettato a diverse dominazioni straniere e finalmente diventato unito. La giornata di oggi ci offre anche l’occasione per rivolgere il nostro deferente pensiero a quei nostri militari che, impegnati nelle così dette missioni di pace all’estero, combattono al di fuori dei confini nazionali facendosi conoscere ed apprezzare per il loro valore, per la loro umanità, per il loro impegno a favore degli altri. Purtroppo, come abbiamo avuto modo di constatare, nonostante l’intento nobile della loro missione, non vengono sottratti alle insidie della guerra e, a causa di essa, alcuni di loro perdono la vita. Per questo oggi vanno ricordati e il nostro pensiero va anche alle loro famiglie.
Oggi non si celebra solo il 92° Anniversario della vittoria. Oggi è anche la giornata dell’Unita’ Nazionale faticosamente raggiunta grazie ad una fortissima spinta ideale che ha caratterzzato la nostra cultura che ha impregnato di sè l’arte in tutte le sue espressioni da quella letteraria, a quella musicale, a quella teatrale e cinematografica ecc... Credo non vada dimenticato che il raggiungimento dell’obiettivo dell’unità d’Italia è stato il risultato di un impegno coraleche ha visto combattere per la medesima causa settentrione e meridione d’Italia. E’ emblematica in questo senso la spedizione garibaldina dei mille che erano costituiti in prevalenza da lombardi (oltre il 50%), da veneti e da liguri; ad essi si sono aggregati via via gli altri. E non trattava di mercenari in cerca di avventure ma di uomini di cultura – di avvocati, di medici, di farmacisti e di ingegneri che hanno fatto dell’unificazione del paese il loro obiettivo ideale.
Oggi vediamo tante bandiere, abbiano ascoltato inni e canti costanti compagni dei nostri soldati in guerra. Abbiamo anche ascoltato il nostro Inno nazionale siamo insomma stati circondati da elementi di alto valore simbolico. Una domanda si impone. Alla luce di ciò che oggi sta accadendo nel nostro Paese siamo sicuri che questi valori siano ancora attuali? Sono ancora in sintonia con il nostro comune sentire? Hanno ancora un legame con la nostra storia o debbono essere riposti in un cassetto come oggetti che non ci appartengono pi e che debbono essere allontanati dalla nostra memoria? Non dimentichiamo che, come ci ricorda il nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Tricolore dinanzi ai nostri occhi è il simbolo dell’unità e dell’indivisibilità della Repubblica, dei valori di democrazia e di solidarietà solennemente sanciti dalla nostra Costituzione. E’ il vessillo che identifica il nostro Paese nei consessi internazionali e che ci ha sempre riempito di orgoglio. Come si concilia il valore e il significato della nostra bandiera con l’indifferenza e la mancanza di sdegno nei confronti d chi afferma che la bandiera è buona come carta igienica o nei confronti di chi, come ci è dato vedere in questi giorni, la bandiera la brucia o la calpesta? Come si concilia la celebrazione dell’Unità nazionale con l’esaltazione della secessione e dei localismi egoistici che sono l’satta antitesi di ciò che i nostri padri costituenti hanno voluto e per cui hanno combattuto? E ancora, come si concilia un Inno nazionale che è un inno alla fraternità e alla solidarietà con affermazioni che definiscono ladrona la capitale della nostra Nazione e porci i loro abitanti?
Credo siano tutte domande rese legittime dal processo di decadenza e di disgregazione del nostro tessuto sociale e di distruzone dei nostri valori e delle nostre radici storiche. Sono domande che servono a evidenziare la distanza abissale che intercorre tra i valori che la giornata del IV Novembre vuole sprimere e i comportamenti che si stanno diffondendo. Bisogna stare molto attenti. Il perpetuarsi di certe tendenze non fa sperare nulla di buono. Il nostro Paese avrebbe bisogno di ritrovare personaggi come gli Einaudi, i De Gasperi, i De NIcola , gli Altiero Spinelli, i Segni, i Pertini, i La Malfa, i Berlinguer, i Ciampi. La loro vita è testimonianza di un impegno costante per l’affermazione di valori quali la libertà, l’uguaglianza, la democrazia valori per i quali molti di loro hanno combattuto, hanno subito persecuzioni e l’esilio. Talvolta divisi dalle ideologie sono stati accomunati dall’amore per il loro Paese e dall’orgoglio di essere italiani. Il concetto di Patria e di Nazione non era loro estraneo. Di persone con quelle caratteristiche ci sarebbe oggi un disperato bisogno e sembra incredibile che un paese di 60 milioni diabitanti non riesca più ad esprimerne.
Credo aver spiegato le ragioni delle mie perplessità iniziali rispetto all’opportunità di dare luogo alla odierna celebrazione Spero però che si sia compreso che il superamento delle mie perplessità iniziali è da attribuirsi alla mia speranza viva ed utentica che il nostro Paese possa ritrovare se stesso e tornare ad essere quello che ho conosciuto quando ero più giovane e di cui ero sinceramente orgoglioso..
Non concludo dicendo viva l’Italia! Concludo dicendo riviva l'Italia con ciò esprimendo l’auspicio di un nuovo risorgimento.

Dr. Sergio Bagnato
Sindaco di Cernuco Lombardone

La proposta: un'accisa regionale sui carburanti per salvare il trasporto pubblico

Relativamente alla nota questione dei tagli alle risorse per il Trasporto Pubblico Locale (TPL) (clicca sui testi evidenziati in grassetto per accedere agli interventi precedenti e ai rimandi) apprendo da agenzie di stampa e da fonti ufficiali, quali www.regioni.it, che la Regione Lombardia contesta le stime del sottoscritto in merito al possibile gettito di una accisa regionale sui carburanti. Regione Lombardia afferma che “i fondi reperibili con una accisa di 2,58 centesimi sulla benzina e sul gasolio ammontano a 60 milioni di euro l'anno”, e che quindi il mio conteggio sarebbe “errato”. Preciso che la possibilità di introdurre una accisa sulla benzina autonomamente dalle regioni ordinarie è concessa da un decreto federalista ante litteram, il dlgs 398/1990 e dalla L. n. 662/1996. Tale norma è applicata oggi solamente in tre regioni: Campania, Molise e Liguria. Ma vediamo i numeri. Nel 2009 in Lombardia (fonte Bollettino Petrolifero del Ministero dello Sviluppo Economico) sono stati vendute 1.792 migliaia di tonnellate di benzina, che convertiti in litri (750 grammi a litro) fanno 2.389 milioni di litri. Considerando solo la benzina, il gettito sarebbe quindi dioltre 61 milioni di euro all’anno. Questo è quanto consentito dalla legge oggi e non mi sembra da buttare via.
Ho affermato in V Commissione consiliare che, mediante un accordo col Governo con il quale la Lombardia e le altre Regioni stanno “lavorando per trovare risorse”, si potrebbe, ad esempio inserendola nel decreto “milleproroghe”, predisporre una modifica al dlgs 398 estendo l’accisa anche al gasolio, tenendo conto, tra l’altro, dell’evoluzione del parco automobilistico. In Lombardia, nel 2009 sono state infatti vendute 4.140 migliaia di tonnellate di gasolio, ovvero (0,835 grammi a litro) 4.958 miliardi litri. Il gasolio da solo potrebbe dunque dare un gettito di 128 milioni di euro. In totale, dunque benzina e gasolio potrebbero dare, solo in Lombardia, un gettito complessivo di ben 61 + 128 = 189 milioni di euro, cifra dunque assai vicina al “buco” di 200 milioni per il TPL della Regione. Risulta dunque più che evidente che, con una imposta minima del 2% sul prezzo del carburante e un piccolo sacrificio da parte di tutti si eviterebbe il collasso finanziario del trasporto pubblico, i problemi dei tagli ai servizi, dell’occupazione, nonché il salto nel buio non solo di una manovra tariffaria che farebbe perdere non solo il 7,5% di utenza, ma anche dell’incognita della contrattazione con le Imprese di TPL che hanno in mano dei legalissimi contratti, il che sottrarrebbe ulteriori preziose risorse costate “lacrime e sangue” ai pendolari.
Mi sia infine consentita una nota a margine. Sembra che l’avversione alle accise dell’assessore Raffaele Cattaneo sia dovuta, oltre che a imperscrutabili motivi “ideologici”, anche ad un non meglio precisato vincolo della legge di stabilità. Ricordo solo che, nel Patto TPL, sta scritto che “Poiché i finanziamenti (per il TPL) sono al momento soggetti al vincolo ed agli equilibri previsti dal Patto di stabilità della Finanziaria Statale, Regione ed Enti Locali, qualora tali vincoli dovessero limitarne la capacità di contribuzione, chiederanno al Governo la possibilità di derogare a tali vincoli”. La citazione si riferisce ai nuovi servizi, ma ritengo si possa convenire che ciò valga, a maggior ragione, per mantenere i servizi esistenti.
Se la Regione Lombardia o le altre Regioni hanno altri assi nella manica che evitano inutili salassi ai pendolari e agli utenti è bene che li comunichino al più presto. Altrimenti, questa delle accise mi sembra una proposta equa, concreta e fattibile in brevissimo tempo. Ciò non esime in ogni caso dal compito di affrontare urgentemente e prioritariamente tutti i gravi problemi di arretratezza normativa, governance, spreco e bassa produttività dei nostri trasporti pubblici e avviare una seria politica della mobilità. Tutti, pendolari, utenti e cittadini possono e devono contribuire a salvare il trasporto pubblico firmando la petizione su http://patto.ilpendolare.com. Si tratta di un problema che riguarda tutti e tutta Italia, e tutto il trasporto pubblico: treni, bus urbani, bus extraurbani, tram e metro. Nessuno escluso.

Giorgio Dahò
Rappresentante dei Comitati pendolari
al tavolo TPL Regione Lombardia

La creatività del Comandante della Polizia locale e l'ordinanza fantasma

Il segreto della creatività è saper nascondere le proprie fonti” diceva Albert Einstein.Ce n'è tanta di creatività nell'ultima ordinanza del solerte Comandante della Polizia locale Donato Alfiniti (clicca sul testo evidenziato per leggere il precedente intervento a cui si fa riferimento), stando ad Albert Einstein.
In realtà, alcune fonti sono assolutamente pubbliche: il Codice della Strada e il Testo Unico sugli Enti Locali. La fonte del provvedimento all'interno dello Statuto comunale inizia a rientrare tra quelle occulte, mentre assolutamente occulte sono il Decreto Sindacale del 30 giugno 2010 n. 75 (immagino sia in realtà il decreto con cui si conferisce al Comandante l'incarico di Caposervizio – Signor Sindaco, per favore lo tiri fuori perché sul sito del Comune non si reperisce (e qui poi corre il richiamo al Testo Unico sugli Enti Locali) e, ancora più oscuro (potrebbe essere considerato un “credo quia absurdum”) “la precedente ed inerente ordinanza emessa anche se materialmente non trascritta”. Secondo il Testo unico per gli Enti Locali, il Comandante Alfiniti, in qualità di Caposervizio, seppur a termine, aveva effettivamente il potere di emettere il provvedimento (tale l'interpretazione univoca della giurisprudenza sul punto) ai sensi degli art. 5 e 7 (che richiama l'articolo 6) del Codice della Strada.
La creatività però rimane.
Le motivazioni dell'ordinanza sono abbastanza oscure. Si fa riferimento a criticità della strada, per il transito veicolare e pedonale. Si fa riferimento ad una idonea alternativa viabilistica. E soprattutto si richiama la precedente ordinanza non materialmente trascritta. Sarebbe bello se un Consigliere Comunale, non importa se di Maggioranza o Opposizione, si occupasse di verificare l'effettivo contenuto di questa ordinanza. Il Caposervizio non può segretarla e il Consigliere ha diritto di accesso. Se l'ordinanza esiste la si tiri fuori e la si esamini. Se non esiste la precedente allora questa ordinanza diventa viziata. Proviamo con un paradosso. Il Parlamento fa una legge che non viene pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Sulla base di questa legge, il Governo ha il potere di emettere determinati provvedimenti. In una situazione del genere si griderebbe (giustamente) allo scandalo, all'attentato alla Costituzione e ad una violazione di qualunque principio di diritto. La situazione, paradossalmente è la stessa. Si tratta di una ordinanza emessa anche se non materialmente trascritta. Contro un provvedimento del genere (come riportato correttamente sulla Sua trascritta) è ammesso ricorso al T.A.R.. Ma se il provvedimento non è rintracciabile, anzi non viene pubblicato, cosa impugno? Un'ordinanza emessa non può rimanere nella sua testa. Se succede, usciamo dallo Stato di diritto per entrare in quello di polizia. Lo stato di diritto garantisce a tutti i cittadini di potersi tutelare anche contro gli atti dello Stato stesso. Ma perché questo principio possa trovare attuazione, allora è necessario che gli atti dello Stato (o di qualunque Ente Pubblico) siano conosciuti o conoscibili. Se questa conoscibilità viene meno, allora lo Stato di diritto viene meno.
Ma la creatività, che si dimostra in sede di “occultamento delle fonti”, emerge in tutto il suo splendore nel contenuto imperativo dell'ordinanza: “Il traffico è vietato su via A. Baslini e strade laterali della stessa, escluso residenti e veicoli interessati al raggiungimento delle unità immobiliari presenti nella zona residenziale”. Signor Comandante, non mi racconti che è stato tentato di limitare il traffico nella zona, ma non si può impedire a tutti di accedere agli immobili nelle strade laterali. O si limita il transito ai residenti, oppure una limitazione del genere è in realtà assolutamente fasulla. Se io mi tenessi in automobile una lettera con l'indirizzo di una persona abitante in via Antonio Baslini o in una via laterale, sarei interessato a passare di là. Ne consegue che un solerte tutore dell'ordine non potrebbe fare altro che constatare quella necessità e giustificare il mio passaggio senza contravvenzione. Anche se la busta in realtà fosse vuota, visto che non può chiedermi di aprire la lettera (la riservatezza della corrispondenza è tutelata dalla Costituzione e un'ordinanza del genere non sarebbe sufficiente a giustificare la sua violazione, a meno che tra le sue prerogative non ci sia anche quella di svolgere le funzioni dell'Autorità Giudiziaria, unica legittimata a giustificare tale violazione).
Si ricordi un'ultima cosa, signor Comandante, ci sono tantissime strade in Merate che presentano situazioni di pericolo pari o forse maggiori di via A. Baslini (a mente mi ricordo la via Trento e l'incrocio tra via Donizetti e via S. Maria di Loreto). Cosa facciamo, limitiamo il traffico allo stesso modo ovunque?


El Cofos

venerdì 12 novembre 2010

La "prova"

Clicca sull'innagine per ingrandirla
Ebbene sì, chi ha pensato che il giovane Assessore beccato a smanettare in internet per fini tutt’altro che istituzionali durante la seduta di Consiglio Comunale (clicca sul testo evidenziato in grassetto e in azzurro per accedere al post pubblicato in precedenza) di ieri è Giuseppe Procopio ha visto giusto. Avremmo preferito soprassedere e lasciare un alone di mistero anche per non infierire stante la banalità della questione. Ma siccome in tanti ci hanno stuzzicato con commenti anonimi molti dei quali censurati perché riportano insulti (che non imputiamo certamente a Giuseppe Procopio perchè persona sempre a modo e gentile, oltre che volenterosa e intraprendente, sia chiaro  a tutti), ecco la “prova”. E’ una “fotografia” di una schermata di un Pc che ritrae la pagina Facebook del giovane Assessore all’Annona prima che si accorgesse dello scivolone e rimuovesse l'"arma del delitto". Come si può vedere l’immagine del monitor del computer è stata creata alle ore 22.46,29 dell’11 novembre 2010. Esattamente 37 minuti prima il giovane Assessore ha postato il richiamo di un articolo sulla sua bacheca, cioè alle ore 22.09 quando il Consiglio Comunale era in pieno svolgimento. Nessun dramma, ma solo qualche dubbio sull’utilizzo della rete wi-fi municipale e qualche certezza sullo scarso rispetto del ruolo che ricopre, degli elettori e degli altri colleghi di Maggioranza e Opposizione. L’elemento è stato successivamente rimosso. E che nessuno si appelli alla privacy. Internet è una piazza pubblica globale e un Assessore è un personaggio altrettanto pubblico. Succede anche ai migliori di sbagliare e le sedute di Consiglio Comunale spesso annoiano o stancano: per un giovane esuberante come lui può risultate difficile rimanere seduto e attento, tuttavia potrebbe imparare qualcosa prestando ascolto a chi ha maturato più esperienza amministrativa di lui. Quando uno viene sorpreso con le mani nella marmellata però può scusarsi o magari fingere di nulla sperando che la cosa passi inosservata, ma non negare l’evidenza. Ah, Assessore, non si dimentichi di ringraziare qualche Suo collega di banco che ha tanto insistito affinchè "dimostrassimo" che quello è stato scritto in precedenza non fosse frutto di fantasia...


Max

Internet, una tentazione irresistibile, anche in Consiglio comunale

Ci risiamo (clicca sul testo evidenziato per leggere del caso precedente)!!! Mentre ieri sera si discuteva di questioni importanti per Merate, quali la viabilità, la scuola pubblica, il bilancio, lo sviluppo di alcune realtà imprenditoriali… qualche giovane Assessore ha preferito navigare in internet invece che prestare ascolto al dibattito e contribuire al confronto. Il web evidentemente per qualc-uno è una tentazione irresistibile, quasi una droga senza cui non si può stare e allora ogni momento e ogni luogo sono adatti per leggere i giornali online, chattare con gli amici, postare commenti sulla pagina di Facebook… anche in aula consiliare in pieno svolgimento del Consiglio Comunale. Tanto la rete wi-fi municipale è gratis per i componenti della Giunta ed è meglio approfittare. Dubitiamo però che i contribuenti e i cittadini siano contenti che il denaro e i servizi pubblici siano utilizzati per il sollazzo e il divertimento di chi è stato eletto e viene pagato per governare la città, certamente non per trascorrere le ore al computer, soprattutto durante le sedute di Consiglio Comunale. Lo ha detto anche il miniMinistro Renatino Brunetta: "L’utilizzo delle risorse Ict (NdR: Information e Cmmunication Technology) da parte dei dipendenti oltre a non dover compromettere la sicurezza e la riservatezza del sistema informativo, non deve pregiudicare e ostacolare le attività dell’amministrazione o essere destinato al perseguimento di interessi privati in contrasto con quelli pubblici". E sì che è un avvocato e queste cose di legge e circolari dovrebbe saperle... L’Assessore in questione, quello che è stato meno furbo degli altri e ha avuto la brillante idea di lasciare traccia del “reato”, deve poi essersi accorto dello scivolone perchè ha rimosso gli “indizi” del misfatto, dimostrando in questo modo pure la malafede perchè quando si lancia il sasso si chiede scusa e basta, non si nasconde la mano. Con quasi mille amici Facebook però tanti tanti se ne sono accorti e hanno conservato le "prove".


Max

giovedì 11 novembre 2010

Cartellino rosso

Sul sito internet dell’Amministrazione Comunale di Merate è comparso, non si capisce bene a che fine (forse un messaggio verso qualcuno?!?) il link “Dipendenti comunali: codice disciplinare”. Riporta il Titolo II del Contratto nazionale, in particolare il Capo I sulle disposizioni disciplinari. A leggerlo viene da chiedersi cosa succederebbe se le sanzioni previste per determinati comportamenti fossero applicabili anche a rqualc-uno dei appresentanti istituzionali padani. Al Comma 4 ai Punto a) ed f) ad esempio si fa riferimento all’"inosservanza delle disposizioni di servizio…" e all’"insufficiente rendimento, rispetto ai carichi di lavoro e, comunque, nell'assolvimento dei compiti assegnati". Scorrendo il programma elettorale e le linee programmatiche di mandato non pare infatti che si stia attuando quando promesso ai cittadini e proposto in Consiglio comunale. Oppure si parla di "condotta non conforme ai principi di correttezza verso superiori o altri dipendenti o nei confronti del pubblico". A giudicare da come qualc-uno urla contro gli impiegati, ma pure contro alcuni Assessori e gli stessi cittadini si meriterebbe una sanzione "dal minimo del rimprovero verbale o scritto al massimo della multa di importo pari a 4 ore di retribuzione". Anzi, questo qualc-uno dovrebbe essere punito con la "sospensione dal servizio con privazione della retribuzione fino ad un massimo di 10 giorni" come indicato dal Comma 5 applicando quello che indica la norma al Punto g) del medesimo Comma per i "comportamenti minacciosi, gravemente ingiuriosi, calunniosi o diffamatori nei confronti di altri dipendenti o degli utenti o di terzi". Il caso del Consigliere Comunale di Maggioranza “dissidente” Massimo Adobati insegna… Ci sarebbero anche i Punti h) ed l) che parlano di "alterchi negli ambienti di lavoro, anche con utenti o terzi" e "sistematici e reiterati atti o comportamenti aggressivi, ostili…". I più pettegoli e maliziosi si potrebbero divertire a malignare anche su altri codicilli… Qualche dipendente ha già raccontato qualcosa in giro ma chissà cos’altro avrebbe da dire…


Marco Airoldi

Il dissesto idrogeologico in provincia e le responsabilità del Governo

Nella seduta di Martedì 9 novembre in VII Commissione c’è stata la risposta del sottosegretario Roberto Menia, alla mia interrogazione presentata in seguito ai nubifragi che hanno colpito la zona di Lecco tra il 13 edì il 15 agosto 2010 u.s.La risposta del Governo (riportata in calce) non mi ha soddisfatta, poiché:
  1. non riconosce la gravità dei danni notevoli arrecati alla viabilità, alle attività delle aziende e ai cittadini, come da voi denunciato
  2. ha dichiarato che la regione Lombardia non ha trasmesso al Dipartimento della protezione civile una dettagliata relazione tecnica concernente la valutazione del rischio residuo e una analitica e motivata quantificazione economica dei danni subiti
  3. ritiene che spetta ai comuni intervenire su queste emergenze come per la prevenzione del territorio molto a rischio “in condizioni di fragilità che, come è noto, risulta intensamente antropizzato e caratterizzato dalla presenza di infrastrutture inadeguate a smaltire le precipitazioni registrate”
Sono anni che denunciamo, nel corso dell’esame delle leggi finanziarie, il taglio costante delle risorse per la prevenzione e le messa in sicurezza del territorio. Dal 2008 ad oggi è stato tagliato un miliardo di euro e fino al 2013 sono in previsione altri tagli per oltre 200 milioni di euro. Emerge un scarico di responsabilità, a mio avviso non accettabile. I sindaci sono impegnati ogni giorno a fronteggiare, non solo le gravi emergenze in oggetto, trovandosi senza le risorse per la prevenzione e la messa in sicurezza delle aree a rischio idrogeologico e per il vincolo del patto di stabilità interno, a non poter utilizzarne di proprie. Il Governo cita invece un accordo di programma quadro sottoscritto da Ministero dell'Ambiente e regione Lombardia, che prevede, per la provincia di Lecco, la realizzazione di 13 azioni tra interventi urgenti per la difesa del suolo e manutenzioni ordinarie e straordinarie per un importo di 9.057.000 euro. Occorre ora capire, se questi 9 milioni non siano ancora quelli promessi nel giugno scorso. A questa domanda il sottosegretario, durante la mia replica, non ha risposto. Almeno questo punto, se non risulta già, deve avvenire al più presto.


Interrogazione a risposta in Commissione
20-09-2010 Numero: 503424 Lucia Codurelli 
Sui nubifragi nella zona di Lecco del 13 e 15 agosto 2010.

Al Presidente del Consiglio dei ministri.
premesso che:
  • nel periodo tra il 13 ed il 15 agosto 2010 si sono verificati violenti nubifragi nella zona di Lecco, con enormi danni alla rete di viabilità, colpita da smottamenti ed allagamenti;
  • le zone maggiormente colpite sono quelle di Olgiate Molgora, con 13 case allagate e sfollate e un ponte stradale divelto, e il Valmaderese, dove, a causa di una frana è stata interrotta la linea ferroviaria Monza-Molteno-Lecco;
  • altre frane e smottamenti hanno interessato la strada provinciale n. 58 e la strada provinciale n. 180, mentre numerosi allagamenti hanno reso difficile la circolazione su tutta la rete stradale;
  • a seguito degli eventi descritti i sindaci di Olgiate Molgora, Santa Maria Hoè, Perego, Cernusco Lombardone, Montevecchia, Merate, Osnago, Lomagna, Airuno, Brivio, Calolziocorte, Carenno, Casatenovo, Castello di Brianza, Colle Brianza, Dolzago, Erve, Molteno, Oggiono, Olginate, Sirone, Torre de' Busi, Valmadrera hanno inviato, il 18 agosto 2010, una lettera alla regione Lombardia, per segnalare lo straordinario disagio e i numerosi danni causati dalle abbondanti piogge e chiedere il riconoscimento dello stato di calamità naturale;
  • ad oggi non risulta che siano stati presi provvedimenti a beneficio delle comunità colpite dagli eccezionali eventi atmosferici del mese di agosto 2010:
per sapere che:
  • quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare affinché sia dichiarato in tempi rapidi lo stato di calamità naturale nel comune di Olgiate Molgora e negli altri comuni colpiti dall'alluvione, consentendo in tal modo l'individuazione di risorse straordinarie per fronteggiare la situazione di emergenza
Seduta del 9 novembre 2010
Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici
Risposta del governo del sottosegretario Roberto Menia

Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo n. 5-03427 presentata dagli onorevoli Codurelli e Mariani e concernente gli avversi eventi meteorologici verificatisi a Lecco dal 13 al 15 agosto 2010, anche sulla scorta di quanto comunicato dal Dipartimento della protezione civile, si rappresenta quanto segue. In data 13 agosto 2010 il Dipartimento della protezione civile ha emanato un avviso di avverse condizioni meteorologiche con il quale, recependo l'avviso meteorologico regionale emesso dal Centro funzionale della regione Lombardia, sono state previste, dalle prime ore del giorno seguente e per le successive 24-36 ore, precipitazioni da sparse a diffuse a prevalente carattere di rovescio o temporale puntualmente di forte intensità sulla Lombardia oltre che sulla Liguria, la Valle d'Aosta, la Toscana, il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia, l'Umbria, il Lazio e la Sardegna e in estensione, dalle prime ore del giorno successivo, al Lazio. Sempre secondo quanto previsto, i fenomeni sarebbero stati accompagnati da attività elettrica e da forti scariche di vento. In pari data, è stato emanato il bollettino di criticità nazionale nel quale sono state riportate le previsioni del Centro funzionale della regione Lombardia, sia per il 13 agosto 2010 che per la giornata successiva, ovvero condizioni di moderata criticità per rischio idrogeologico localizzato sulle zone di allerta della regione Lombardia denominate Pianura occidentale e orientale, Garda Valcamonica, Prealpi centrali e Nordovest. In provincia di Lecco, l'esame dei dati pluviometrici relativi alle giornate del 14 e del 15 agosto 2010 hanno evidenziato che nell'area in oggetto le precipitazioni sono state caratterizzate da intensità elevate e cumulate rispettivamente di 76 mm e 31 mm: a tale riguardo si fa presente che nelle stazioni di Caslino d'Erba e di Cortenova sono stati registrati 95 mm in tre ore (con tempo di ritorno fra 100 e 200 anni) e 81 mm in tre ore (con tempi di ritorno tra 200 e 500 anni). In tale provincia, in particolare, sono state segnalate l'evacuazione di una palazzina a scopo precauzionale per uno smottamento a monte dell'edificio, le esondazioni dei torrenti Bosisolo e Gandagliolo, la chiusura per frana della strada statale n. 36 tra Lecco e Palladio, l'istituzione di senso unico alternato per la rimozione del movimento franoso lungo la strada statale n. 639 all'altezza di Suello, la chiusura della linea ferroviaria Lecco-Monza tra le stazioni di Valmadrena e Oggiono per smottamenti, con l'istituzione di una linea alternativa di autobus per il tempo necessario al ripristino della stessa. Sulla base dei dati tecnici e delle informazioni a disposizione, il Dipartimento della protezione civile ha ritenuto che l'evento meteorologico in questione sia stato caratterizzato da una estensione provinciale e da un quadro danni modesti, sia per quanto riguarda la viabilità che per quanto attiene agli edifici di civile abitazione, ascrivibile, nel complesso, ad una situazione di ordinaria criticità, solo localmente più aggravata. Si ritiene, inoltre, importante precisare che, in merito, la regione Lombardia non ha trasmesso al Dipartimento della protezione civile una dettagliata relazione tecnica concernete la valutazione del rischio residuo e una analitica e motivata quantificazione economica dei danni subiti. Peraltro, dai documenti trasmessi dalla regione non si evince la sussistenza di significative condizioni di pericolo incombente sui predetti beni esposti. È invece chiaro come le predette criticità, seppure aggravate dalle precipitazioni, siano state originate anche da eventi condizioni di fragilità di un territorio che, come è noto, risulta intensamente antropizzato e caratterizzato dalla presenza di infrastrutture inadeguate a smaltire le precipitazioni registrate. Per quanto sopra esposto e sulla base degli elementi tecnici acquisiti, si ritiene quindi che i predetti fenomeni alluvionali siano ascrivibili ad eventi della tipologia di cui all'articolo 2, comma 1, lettera b), della legge n. 225 del 1992, ossia ad «eventi naturali o connessi all'attività dell'uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti ed amministrazioni competenti in via ordinaria». Infine, si rappresenta che il 4 novembre 2010 è stato sottoscritto un accordo di programma quadro tra il Ministero dell'ambiente della tutela del territorio e del mare e la regione Lombardia, ai sensi dell'articolo 2, comma 240, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (legge finanziaria 2010) che prevede, per la provincia di Lecco, la realizzazione di 13 azioni tra interventi urgenti per la difesa del suolo e manutenzioni ordinarie e straordinarie per un importo di 9.057.000 euro, oltre a 5.200.000 euro per la laminazione del fiume Lambro.

Replica di Lucia Codurelli

Replicando, si dichiara del tutto insoddisfatta della risposta fornita dal Governo, dalla quale non emerge un pieno riconoscimento della gravità dei fenomeni atmosferici che hanno colpito la zona di Lecco nel periodo tra il 13 ed il 15 agosto 2010 e degli enormi danni che tali fenomeni hanno causato alla rete della viabilità e alle attività delle aziende e dei cittadini che vivono sul territorio. Osserva, inoltre, che la causa vera dei disastri ambientali in gran parte del territorio italiano sia da ricercare in una mancata politica di prevenzione a sua volta legata, da una parte, agli ingiustificati tagli operati dal Governo in carica agli stanziamenti per la messa in sicurezza delle aree a rischio idrogeologico e, dall'altra, all'inaccettabile impossibilità, conseguente al patto di stabilità interno, per gli enti locali di utilizzare le proprie risorse in attività di prevenzione.

mercoledì 10 novembre 2010

Brugarolo, refugium peccatorum

Si sono presentati alle elezioni promettendo mari e monti, sollecitando la paura dei cittadini con il mostro dell'elettrodotto (clicca sui testi evidenziati in grassetto per leggere i precedenti scritti), sproloquiando sulla dissennata cementificazione della frazione di Brugarolo: ed hanno raccolto voti! Molti voti, pure troppi per chi a Brugarolo ci tiene veramente. Ed ora i risultati li pagheranno tutti gli abitanti, elettori e non, ora accomunati nell'ugual infelice destino: cornuti e mazziati!
Partendo dal presupposto della necessità di garantire uno sviluppo alla "Fomas" la precedente Giunta di Giovanni Battista Albani aveva almeno ottenuto che la stessa concorresse, in gran parte, alla riqualificazione dell'immobile ex Cse, Centro socio-educativo, donando finalmente alla frazione un luogo comune di incontro e di servizio. Sviluppando, ragionevolmente, l'idea di qualificare le frazioni aveva anche correttamente progettato di inserire il nuovo Cdd, Centro diurno per disabili, punto di riferimento territoriale, nella frazione di Brugarolo, posizionandolo quale intermezzo tra le nuove residenze di Via Sandro Pertini e gli esistenti capannoni con a fronte un'ampia area a verde: un'attività solo diurna che frapponesse il pubblico tra gli interessi privati elevando la frazione nei suoi contenuti di vivibilità.
Ed invece, con cosa ci ritroviamo: con un pugno di mosche!!! Il tracciato dell'elettrodotto, per accontentare pochi, è stato spostato (senza vantaggi per la salute pubblica...a meno che la salute di alcuni sia più importante della salute di altri...) incrementandone il costo e spingendo l'operatore a ritirarsi dalla ristrutturazione dell'ex Cse; risultato: la sede di quello che era il Cse di via Enrico Fermi in stato di totale abbandono ed addio ai sogni di un luogo pubblico di aggregazione per i cittadini.
Il Cdd, per supposti motivi di inserimento sociale dei ragazzi ospiti (???), è stato ricollocato nel centro di Merate, all'ex plesso scolastico, ritardandone l'esecuzione ed incrementandone i costi di realizzazione; risultato: il Cdd è ben al di là dall'essere realizzato ed i malumori tra i parenti degli ospiti iniziano a levare la propria voce! Con tale spostamento l'area di Brugarolo, strategica per una corretta convivenza civile, prima destinata ad usi sociali verrà messa all'asta per ricavarne denaro in cambio di una volumetria residenziale per la costruzione di nuovi appartamenti; risultato: possiamo solo sperare che non sorgeranno inevitabili problemi di convivenza!!!
In ultimo, ma non per importanza, i famosi spogliatoi per il Brugarolo Calcio sono scomparsi dall'agenda politica dell'attuale Amministrazione; ed allora prendiamo i cittadini di Brugarolo a pesci in faccia! Che dire: dovevano salvare la frazione, dovevano renderla vivibile, dovevano risollevarne le sorti ma, senza qualcuno che veramente fosse nato e cresciuto a Brugarolo era un sogno realizzabile? Oggi capiamo di no e, speriamo, lo capiscano anche coloro che li hanno, malauguratamente anche per loro, votati. Lasciata la monotona e triste tranquillità della tradizione, in questo caso, lo sfavillio del nuovo ci sta conducendo alla rovina!

G.G.

P.S.: Che dire poi del comitato di frazione... no comment!

Una firma contro gli aumenti tariffari del trasporto pubblico e la riduzione delle corse

Gli effetti della manovra economica concepita nei mesi scorsi dal ministro Tremonti, consistente nella riduzione dei trasferimenti dallo Stato alle Regioni e agli Enti Locali, arriveranno presto a farsi sentire nelle tasche dei pendolari italiani. La prima a scoprire le carte è stata la Regione Lombardia, il cui Assessore ai Trasporti ha preannunciato aumenti tariffari dal 25% al 30% su biglietti ed abbonamenti per l’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblico locale a partire da gennaio, nonché un taglio di servizi pari ad una corsa ogni dieci (clicca sul testo evidenziato per leggere l'intervento precedente). Analoghe decisioni stanno per venire prese anche in molte altre regioni italiane. Non si può allontanare il sospetto che, in realtà, dietro agli aumenti tariffari si nasconda una strategia precisa che ritiene il trasporto pubblico, anziché una risorsa, un inutile fardello per le casse dello Stato, penalizzando così milioni di cittadini che si comportano in modo virtuoso. Viene altresì completamente ignorato il basso livello qualitativo dei nostri trasporti pubblici e le gravi inefficienze che li caratterizzano, a cominciare dalla velocità commerciale dei nostri autobus, tram e treni, che risulta essere di gran lunga più bassa degli altri Paesi e che ne influisce negativamente la produttività e l’efficacia. Ciò è dovuto alla mancanza di una vera politica della mobilità sostenibile e di un quadro normativo arretrato, causando un enorme dispendio di risorse e danni incalcolabili al sistema economico e produttivo.
Se, peraltro, vi fosse reale necessità di risorse, una politica che vuole assegnare la priorità al trasporto pubblico si dovrebbe preoccupare, anziché penalizzare gli utenti, di recuperare nuove entrate per sostenerlo, mirando a riequilibrare il rapporto tra trasporto pubblico e trasporto privato. Ciò sarebbe possibile, ad esempio, mediante una piccolissima accisa regionale sui carburanti. Si eviterebbero così i gravi danni sociali ed ambientali conseguenti ad un ulteriore aumento della mobilità privata, l’aumento della congestione e la necessità di costruire nuove strade. L’assenza di qualunque tipo di strategia complessiva di riforma del sistema della mobilità in questo contesto è la riprova più evidente che dagli aumenti tariffari non si avrà alcun miglioramento qualitativo, ma solamente un indebito prelievo economico per milioni di pendolari che finirà per alimentare ulteriormente sprechi ed inefficienze. Ecco perché dobbiamo dire No! ad ogni ipotesi di adeguamento tariffario e chiedere invece una verificata e trasparente politica di aumento della qualità e di sviluppo dei trasporti pubblici.


IL TESTO DELLA PETIZIONE

Egregio signor Presidente, Onorevole, Assessore, Consigliere,
gli effetti della manovra economica approvata nello scorso mese di luglio, consistente nella riduzione dei trasferimenti dallo Stato alle Regioni e agli Enti Locali, arriveranno presto a farsi sentire nelle tasche degli utenti del trasporto pubblico. Apprendiamo infatti con grande preoccupazione che le regioni, cui è delegata la gestione del Trasporto Pubblico Locale, hanno cominciato a programmare pesanti adeguamenti tariffari e tagli ai servizi. Ad esempio, in Regione Lombardia, sono allo studio aumenti tariffari dal 25% al 30% su biglietti ed abbonamenti per l’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblico locale, nonché un taglio di servizi pari anche a più di una corsa ogni dieci. Sappiamo inoltre che analoghe decisioni sono allo studio anche in molte altre regioni italiane.
Il sottoscritto ritiene che la ricerca di un mero equilibrio dei conti non possa prevalere sulla grande valenza sociale ed ambientale del trasporto pubblico, che va ritenuto una risorsa, anziché un inutile fardello per le casse dello Stato, in quanto utilizzato da milioni di cittadini che adottano così un comportamento virtuoso.
Non si può inoltre ignorare il basso livello qualitativo dei nostri trasporti pubblici e le gravi inefficienze che li caratterizzano, a cominciare dal fatto che i nostri autobus, tram e treni hanno la velocità commerciale di gran lunga più bassa degli altri Paesi europei. Ciò provoca un enorme dispendio di risorse e danni incalcolabili al sistema economico e produttivo. Ritengo che vada innanzitutto perseguito l’obiettivo di aumentare la produttività e quindi l’efficacia e l’efficienza del sistema della mobilità nella direzione della sostenibilità ambientale e sociale, liberandolo dai vincoli normativi arretrati o inadeguati che ne appesantiscono la gestione e adottando una coerente politica degli investimenti. Ritengo peraltro che, se vi fosse una reale carenza di risorse, una politica che vuole assegnare la priorità al trasporto pubblico si dovrebbe preoccupare non di penalizzarlo con tagli e aumenti tariffari, ma di recuperare nuove entrate per sostenerlo.Occorre, in particolare, cercare di evitare di squilibrare il difficile rapporto tra trasporto pubblico e trasporto privato, cosa possibile, ad esempio, mediante una piccolissima accisa regionale sui carburanti. Si eviterebbero così i gravi danni sociali ed ambientali conseguenti ad un ulteriore aumento della mobilità privata, come l’aumento della congestione, dell’inquinamento, dell’incidentalità e la necessità di costruire nuove strade. Ogni regione potrebbe così decidere autonomamente quali e quante risorse dedicare per lo sviluppo del trasporto pubblico, senza dover sottostare a meri criteri di equilibrio di stampo ragionieristico. Le evidenzio infine che, dagli adeguamenti tariffari attuati con le modalità che si stanno prefigurando, ovvero al di fuori di una strategia complessiva di riforma del sistema della mobilità, verrebbe completamente a mancare ogni criterio di giusto rapporto tra qualità e prezzo del servizio. Non vi è, infatti, alcuna garanzia che, a fronte di un consistente aumento delle tariffe, vi sia un aumento della qualità adeguato. Al contrario, come sopra detto, vengono annunciate diminuzioni del livello di servizio. Se ciò dovesse realmente avvenire, le manifesto sin d’ora la mia più netta contrarietà.
Sono dunque a chiederLe di impegnarsi in prima persona affinché:
  • vengano innanzitutto ricercate e perseguite tutte le forme di risparmio, intervenendo in particolare sui fattori che limitano la produttività e l’efficacia del servizio reso;
  • venga salvaguardato il livello di finanziamento per il trasporto pubblico locale, che sia adeguato non solo al mantenimento dei livelli di servizio, ma anche all’incremento in funzione delle necessità degli utenti, anche attraverso la ricerca di nuove risorse, come intervenendo sulle accise, nell’ottica del riequilibrio tra trasporto privato e trasporto pubblico;
  • ad un eventuale adeguamento tariffario corrisponda un immediato, adeguato, proporzionale e concretamente misurabile miglioramento della qualità del servizio offerto.
Certo che prenderà in considerazione le richieste sopra enunciate, porgo i miei più cordiali saluti.
Per firmare la petizione clicca qui ...>>

martedì 9 novembre 2010

Ancora nessun distributore di metano per auto in provincia di Lecco

Ma a Osnago proseguono le trattative per allestire un impianto sulla Sp 342 dir ampliando la stazione di rifornimento dell'Agip


Durante l'odierno Question Time al Consiglio regionale della Lombardia l'Assessore al Commercio Stefano Maullo (PdL) ha risposto all'interrogazione del Consigliere regionale Carlo Spreafico (PD), che pubblichiamo inegralmente in calce, sul tema dei distributori di metano nelle Provincia di Lecco con particolare riferimento all'impianto di Suello (LC) già terminato da anni e per il quale ancora non si è in grado di prevedere l'apertura. Ad oggi insieme a Sondrio la Provincia di Lecco è l'unica in Lombardia senza distributori di metano.
Nella risposta, molto articolata, dell'Assessore ha  riferito di tre distributori in costruzione/progetto nella Provincia di Lecco, tra i quali anche quello di Osnago per il quale il gruppo di “Insieme per Merate” aveva presentato una mozione (clicca sul testo evidenziato in grassetto per leggere di più sulla nostra proposta) per chiedere all’Amministrazione comunale di Merate di collaborare con quella di Osnago per il raggiungimento dell’obiettivo.
Ma veniamo al dettaglio quello che è emerso.
  • Suello - E’ certamente la situazione più critica e l'Assessore ha ripercorso tutti i problemi relativi al passaggio del metanodotto che a tutt'oggi impediscono l'apertura dell'impianto che, lo ricordiamo, è terminato da anni. Dalla mancata autorizzazione relativa al passaggio nei terreni da parte dei proprietari al mancato espletamento del provvedimento di esproprio per pubblica utlità da parte del Comune di Suello si è arrivati alla situazione attuale che prevederebbe un nuovo tracciato (molto più lungo e più costoso) del metanodotto progettato da Snam lungo la SS36. Difficile a questo punto prevedere se il distributore sarà mai veramente operativo...
  • Cesana Brianza - Sono in corso trattative con i responsabili di ACEL per la realizzazione di un impianto e la Regione si sta impegnando per favorire le trattative
  • Osnago - Eni con il Comune sta sviluppando le trattative per la realizzazione di un impianto di distribuzione ma sono in corso di valutazione le richieste da parte dell'amministrazione comunale che in sostanza chiede la realizzazione di un contro-viale a spese della Società. Richieste che di fatto, data l'estrema onerosità, potrebbero anche bloccare il tutto.
Sembrerebbe però che di recente per quanto concerne la situazione di Osnago, che è quella che più preme al distretto di Merate, si sia svolto un incontro tra gli Enti e che si potrebbe addivenire presto ad un accordo.
Clicca sull'immagine per leggere il testo dell'interrogazione

La sciarpetta d'ordinanza

(Foto tratta da Merateonline.it in occasione delle celebrazioni del IV Novembre)
Questa volta almeno la divisa l’ha indossata (clicca sul testo evidenziato per leggere il precedente intervento) e pazienza per gli stivaletti con il tacco e la barba di tendenza. Quella sciarpa bluette indossata a mo’ di stola però stonava proprio. E’ il Comandante della Polizia Locale perbacco, non un prete! Nei regolamenti sulle uniformi si parla di camicie, giacche, berretti, elmenti, perfino tubolari e guanti, ma di sciarpette non vi è traccia alcuna. E se ci teneva tanto a sfoggiate qualche accessorio che richiamasse ai paramenti sacri poteva scegliere il colore liturgico appropriato, il bianco non il blu...

M.A.

lunedì 8 novembre 2010

L'Italia è un Paese meraviglioso, ma ha una malattia molto grave: il consumo di territorio

Un cancro che avanza ogni giorno, al ritmo di quasi 250 mila ettari all’anno. Dal 1950 ad oggi, un’area grande quanto tutto il nord Italia è stata seppellita sotto il cemento.

Il limite di non ritorno, superato il quale l’ecosistema Italia non è più in grado di autoriprodursi è sempre più vicino. Ma nessuno se ne cura. Fertili pianure agricole, romantiche coste marine, affascinanti pendenze montane e armoniose curve collinari, sono quotidianamente sottoposte alla minaccia, all’attacco e all’invasione di betoniere, trivelle, ruspe e mostri di asfalto. Non vi è angolo d’Italia in cui non vi sia almeno un progetto a base di gettate di cemento: piani urbanistici e speculazioni edilizie, residenziali e industriali; insediamenti commerciali e logistici; grandi opere autostradali e ferroviarie; porti e aeroporti, turistici, civili e militari. Non si può andare avanti così! La natura, la terra, l’acqua non sono risorse infinite. Il paese è al dissesto idrogeologico, il patrimonio paesaggistico e artistico rischia di essere irreversibilmente compromesso, l’agricoltura scivola verso un impoverimento senza ritorno, le identità culturali e le peculiarità di ciascun territorio e di ogni città, sembrano destinate a confluire in un unico, uniforme e grigio contenitore indistinto.
La Terra d’Italia che ci accingiamo a consegnare alle prossime generazioni è malata. Curiamola!
Il consumo di territorio nell’ultimo decennio ha assunto proporzioni preoccupanti e una estensione devastante. Negli ultimi vent’anni, il nostro Paese ha cavalcato una urbanizzazione ampia, rapida e violenta. Le aree destinate a edilizia privata, le zone artigianali, commerciali e industriali con relativi svincoli e rotonde si sono moltiplicate ed hanno fatto da traino a nuove grandi opere infrastrutturali (autostrade, tangenziali, alta velocità, ecc.). Soltanto negli ultimi 15 anni circa tre milioni di ettari, un tempo agricoli, sono stati asfaltati e/o cementificati. Questo consumo di suolo sovente si è trasformato in puro spreco, con decine di migliaia di capannoni vuoti e case sfitte: suolo sottratto all’agricoltura, terreno che ha cessato di produrre vera ricchezza. La sua cementificazione riscalda il pianeta, pone problemi crescenti al rifornimento delle falde idriche e non reca più alcun beneficio, né sull’occupazione né sulla qualità della vita dei cittadini. Questa crescita senza limiti considera il territorio una risorsa inesauribile, la sua tutela e salvaguardia risultano subordinate ad interessi finanziari sovente speculativi: un circolo vizioso che, se non interrotto, continuerà a portare al collasso intere zone e regioni urbane. Un meccanismo deleterio che permette la svendita di un patrimonio collettivo ed esauribile come il suolo, per finanziare i servizi pubblici ai cittadini (monetizzazione del territorio). Tutto ciò porta da una parte allo svuotamento di molti centri storici e dall’altra all’aumento di nuovi residenti in nuovi spazi e nuove attività, che significano a loro volta nuove domande di servizi e così via all’infinito, con effetti alla lunga devastanti. Dando vita a quella che si può definire la “città continua”. Dove esistevano paesi, comuni, identità municipali, oggi troviamo immense periferie urbane, quartieri dormitorio e senza anima: una “conurbazione” ormai completa per molte aree del paese.
Ma i legislatori e gli amministratori possono fare scelte diverse, seguire strade alternative? Sì!
Quelle che risiedono in una politica urbanistica ispirata al principio del risparmio di suolo e alla cosiddetta “crescita zero”, quelle che portano ad indirizzare il comparto edile sulla ricostruzione e ristrutturazione energetica del patrimonio edilizio esistente. Il movimento di opinione per lo "Stop al consumo di territorio" individua sei principali motivi a sostegno della  campagna nazionale"Stop: perchè?"
  1. Perché il suolo ancora non cementificato non sia più utilizzato come “moneta corrente” per i bilanci comunali.
  2. Perché si cambi strategia nella politica urbanistica: con l’attuale trend in meno di 50 anni buona parte delle zone del Paese rimaste naturali saranno completamente urbanizzate e conurbate.
  3. Perché occorre ripristinare un corretto equilibrio tra Uomo ed Ambiente sia dal punto di vista della sostenibilità (impronta ecologica) che dal punto di vista paesaggistico.
  4. Perché il suolo di una comunità è una risorsa insostituibile perché il terreno e le piante che vi crescono catturano l’anidride carbonica, per il drenaggio delle acque, per la frescura che rilascia d’estate, per le coltivazioni, ecc.
  5. Per senso di responsabilità verso le future generazioni.
  6. Per offrire a cittadini, legislatori ed amministratori una traccia su cui lavorare insieme e rendere evidente una via alternativa all’attuale modello di società.
Movimento di opinione per la difesa del diritto al territorio non cementificato

domenica 7 novembre 2010

Martedì sera il pre-Consiglio

In vista del Consiglio comunale di giovedì 11 novembre 2010, il gruppo di "Insieme per Merate" si riunisce martedì sera alle ore 21 presso la sede di via Trento 26 per discutere i punti all'ordine del giorno. L'incontro è aperto a tutti i sostenitori e simpatizzanti. In aula si discuteranno i seguenti argomenti:
  1. Lettura e approvazione dei verbali della seduta precente
  2. Ordine del giorno presentato dai gruppi Consiliari "Robbiani Sindaco", "Insieme per Merate" e "Merate Futura" per il sostegno all'Istituto comprensivo statale di Merate
  3. Risposta ad interrogazione presentata dal grippo consiliare "Insieme per Merate" inerente la concessione in uso alla ditta "Fomas" dell'area ove è situato un pozzo d'acqua a Brugarolo
  4. Risposta ad interrogazione presentata dal grippo consiliare "Insieme per Merate" inerente le modifiche riportate alle viabilità cittadina
  5. Ratifica Deliberazione di Giunta Comunale n° 137 del 19/10/2010 "Variazioni al bilancio di previsione 2010"
  6. Rinegoziazione mutui contratti con la Cassa Depositi e Prestiti
  7. Adesione al Sistema museale provinciale del Museo civico di storia naturale "Don Michelangelo Ambrosioni"
  8. P.E. n° 10666 - Approvazione Piano Attuativo in via Tagliamento / via Fontane Sartirana
Cesare Perego
Capogruppo consiliare
di Insieme per Merate

    Immobilismo di fine anno

    Sarà l'aria, sarà l'acqua, sarà quel che sarà ma l'Amministrazione meratese è immobile. Immobile probabilmente in attesa delle festività, di scollinare la salita di fine anno e di prendere fiato. Il Sindaco Andrea Robbiani è arrivato col fiato corto: aperta l'Area Cazzaniga è già allo stato di abbandono e non si hanno notizie su chi e come la occuperà; l'importante questione del semaforo di Cernusco Lombardone è ancora irrisolta e fonte di sempre nuove problematiche; la stabilità della Maggioranza è messa in dubbio dalle posizioni personali di più Consiglieri; gli Assessori vagano a briglia sciolta senza concordare tra loro le iniziative; la macchina burocratica è ancora ben al di là da potersi definire efficiente.
    E' passato un anno e mezzo ma la rivoluzione liberale non è ancora comparsa. I funzionari comunali sono sempre gli stessi, le lacune sempre le stesse... ecco forse l'erba un pò più curata, ma non troppo. Cosa ci aspetta di qui a fine mandato? Nella Pubblica amministrazione i sogni sono purtroppo sempre irrealizzabili ed i giovani Amministratori hanno dovuto capire a loro spese come parlare sia facile, fare impossibile in politica. Ci aspetta quindi il nulla, un nulla fatto di proclami e pochi gesti simbolici. Panem et circenses. Attendiamo le luminarie?


    R.I.