sabato 30 aprile 2011

La mosca al naso

E’ come una corda tesa pronta a scattare o un tappo su una bottiglia di spumante in procinto esplodere in aria. Basta un niente per far saltare i nervi all’illustrissimo Sindaco Andrea Ambrogio Robbiani, che anche ieri sera non è riuscito a controllarsi e si è lasciato andare al solito sproloquio. Ma nessuno mica gli aveva detto niente di grave. Il giudizio che i conti del Comune sono in regola ma che è cambiato poco nella gestione delle decisioni e delle opere pubbliche è un parere politico non un rimprovero personale. Anche la richiesta che i Consiglieri Comunali vengano informati delle cose rilevanti pare una domanda legittima, perché era lui che lo esigeva quando si trovava dall’altra parte. Ma un paio di osservazioni e gli è saltata subito la mosca al naso e avanti con la tiritera del “voi avete fatto”, “voi l’altra volte avete detto”, “voi avete scritto”, e sul “blog c’è riportato”… Perché rovinare una bella serata di condivisione e sano confronto?!? Rischia di diventare come l’incredibile Hulk, vok che il colore verde le piace ma si calmi signor Sindaco, che non fa tanto bene alla salute e alle coronarie scaldarsi così. E poi il Consiglio Comunale non è il mercato delle vacche dove si urla, si strepita, si toglie la parola. Suvvia un poco di contegno. Il momento è difficile, gli amici del PdL non la sostengono e la criticano pubblicamente, gli avversari le stanno con il fiato sul collo, la gente mormora e si lamenta, ma non se la prenda così. La calma è la virtù dei forti. A meno che il dente batte dove la lingua duole. Ma allora la colpa è sua, non se la prenda con gli altri.

C.B.

Percorso a ostacoli

Che brutta sta diventando Merate.. Ovunque ti giri ti giri ci sono cartelli di divieto, archetti per impedire il parcheggio, transenne che vietano il passaggio. Il centro storico è diventato un percorso a ostacoli. Da una Giunta di Centrodestra mi aspettavo meno imposizioni e più libertà di azione. Invece questo sindaco sa solo proibire e dettare regole. Vuoi vedere che dopo essere diventato milanista si è trasformato anche in comunista bolscevico?!? Vuole mettere il becco ovunque, comandare, interferire con la normale vita quotidiana di noi poveri cittadini. E la piazza così si svuota.

R.I.

venerdì 29 aprile 2011

Ordine del Giorno contro ogni guerra e oppressione dei popoli

Il Gruppo di Maggioranza di Osnago "Progetto Osnago" ha presentato in Consiglio un Ordine del Giorno sulla guerra in Libia. Questo Ordine del Giorno vuole essere anche modo per ricordare Vittorio Arrigoni, operatore umanitario vittima inerme della violenza e della guerra.

Ordine del Giorno contro ogni guerra
e oppressione dei popoli

Il Consiglio Comunale premesso che
  • in Medio Oriente e in nord Africa è in corso da mesi un movimento di rivolta verso regimi che opprimono i propri popoli
  • il movimento di protesta ha caratteri comuni di ribellione per la negazione delle libertà di espressione che vige in quei paesi ma assume inevitabilmente aspetti peculiari in ogni paese
  • in Libia la rivolta ha assunto nei fatti la forma di una guerra civile a fronte delle forti repressioni di ogni forma di dissenso scatenate dal regime
  • la guerra sta costringendo migliaia di persone provenienti da diversi Paesi africani che lavoravano in Libia a fuggire dalle proprie case e rifugiarsi in altri paesi compresa l’Italia
  • l’ONU con deliberazione 1973 sulla guerra libica ha indicato due obiettivi principali: l'immediato cessate il fuoco e la fine delle violenze contro i civili
  • alcune nazioni tra cui l’Italia riunite nella cosiddetta “coalizione dei volenterosi” si sono assunte il compito di dare attuazione alla suddetta risoluzione tramite azioni militari attuando inizialmente bombardamenti contro obiettivi militari del regime di Gheddafi al fine di dare attuazione alla cosiddetta “no fly zone”
  • nelle settimane successive sono seguite azioni sempre meno coerenti con il mandato ricevuto sino a delineare un vero e proprio intervento militare a favore di una delle parti in confitto
  • il conflitto è in una fase di stallo caratterizzato da un numero crescente di vittime tra cui molti civili inermi a causa dei bombardamenti della coalizione internazionale e dell’assedio cui le forze governative sottopongono città e comunità impiegando contro la popolazione cecchini e armi bandite dalle convenzioni internazionali
considerato che
  • qualunque iniziativa intrapresa in nome dell’ONU deve essere coerente con gli obiettivi del mandato, ovvero deve spegnere l'incendio e non alimentarlo ulteriormente, deve proteggere i civili e non esporli a una nuova spirale della violenza
  • gli stati che si sono assunti la responsabilità di intervenire militarmente non possono permettersi di perseguire obiettivi diversi e devono agire con mezzi e azioni coerenti sotto il "coordinamento politico" dell'Onu previsto dalla Risoluzione 1973: è innegabile invece che alcune nazioni si siano prodigate nell’azione militare soprattutto allo scopo di ricavare vantaggi, per esempio il futuro controllo delle risorse energetiche libiche
  • la Carta dell'Onu autorizza missioni militari (art. 42), non qualsiasi missione militare
  • da tempo la comunità internazionale avrebbe dovuto intervenire in difesa dei diritti umani, mettendo in campo gli strumenti della politica e della diplomazia
  • il principio della “responsabilità di proteggere”, in discussione nelle sedi internazionali, prevede anche azioni anche militari contro gli stati e i regimi che minacciano la propria popolazione o parte di essa, al fine di prevenire la diffusione della violenza e violazioni massicce dei diritti umani, ma va applicato in modo non arbitrario, e soprattutto con una regia esercitata da organismi internazionali legittimati a questa funzione
  • la Costituzione italiana stabilisce all’art. 11: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo"
  • l'iniziativa militare contro Gheddafi è stata assunta in fretta da un gruppo di paesi che hanno fatto addirittura a gara per stabilire chi bombardava per primo, che non ha nemmeno una strategia comune, che non ha un chiaro comando unificato ma solo una forma di coordinamento, con una coalizione internazionale che si incrina ai primi colpi e che deve già rispondere alla pesante accusa di essere andata oltre il mandato ricevuto
  • ad attuare le risoluzioni ONU dovrebbe essere un dispositivo politico, diplomatico, civile e militare sotto il completo controllo dell'Onu: quel dispositivo non esiste perché le grandi potenze hanno sempre impedito all'Onu di attuare quanto previsto dall'art. 43 della sua Carta e di adempiere al suo mandato attraverso la costruzione di un vero e proprio sistema di sicurezza comune globale, che non è più rinviabile
  • l'Italia ha un solo grande interesse e una sola grande missione da compiere: fermare l'escalation della violenza, togliere rapidamente la parola alle armi e ridare la parola alla politica, promuovere il negoziato politico a tutti i livelli per trovare una soluzione pacifica e sostenibile. L'Italia deve diventare il crocevia dell'impegno europeo e internazionale per la pace e la sicurezza umana nel Mediterraneo
  • va favorita ogni soluzione che mantenga l’unità della nazione libica contro ogni progetto di balcanizzazione della situazione al fine di favorire la spartizione delle risorse energetiche del sottosuolo di quel paese
  • va ribadita la netta condanna del regime dispotico di Gheddafi e le gravi complicità di natura anche economica che hanno caratterizzato la relazione tra il governo italiano e quel regime a cui era stato affidata la repressione e il contenimento manu militari del flusso di profughi verso il nostro paese
chiede che
  • il Comune si faccia portavoce nei confronti del Governo nazionale della richiesta di far tacere le armi per far riprendere immediatamente il dialogo tra le parti anche attraverso l’invio di ispettori delle Nazioni Unite e di osservatori indipendenti della comunità internazionale
  • che il Governo italiano si impegni per l’apertura immediata di un corridoio umanitario per dividere i contendenti e portare assistenza alla popolazione libica duramente colpita dal conflitto
  • il Governo si impegni affinchè a tutti i richiedenti asilo provenienti dalla Libia o dai paesi limitrofi sia data assistenza e siano assicurati tutti i diritti, conformemente alle normative nazionali e internazionali in materia
  • il Comune perseveri nella sua opera di educazione alla pace e alla solidarietà facendosi promotore, all’interno del Comitato Lecchese per la Pace e la Cooperazione tra i Popoli, di iniziative politiche e culturali in tal senso

giovedì 28 aprile 2011

L'immigrazione è la storia dei poveri

Ma i leghisti non sono  capaci di comprenderlo. E non capirlo significa, come sta avvenendo, non fare alcuna politica a sostegno di questa vera emergenza che ha anche nomi italiani, che si chiamano famiglie giovani o rotte, i giovani precari, i lavoratori non riqualificabili che non possono andare in pensione, i “tagliati fuori”.

Nel corso della serata del 24 marzo 2011 organizzata dalla Consulta Immigrazione a Merate, una serata nella quale abbiamo cercato di portare all’attenzione dei partecipanti quanto vedono e fanno Retesalute, l’Istituto Comprensivo e la Scuola professionale Clerici per agevolare il percorso scolastico dei minori stranieri c’è stato un punto cruciale. La Preside del Clerici, descrivendo cosa significa la presenza di adolescenti stranieri nella scuola, ha chiesto di prestare attenzione all’emergenza educativa che ha luogo nella famiglia di stranieri che si ricongiunge.
Esperienza che quasi tutte queste famiglie di immigrati incontrano. ”Essa arriva in Italia non come famiglia strutturata, perché nella stragrande maggioranza dei casi, ci sono processi migratori diversi che coinvolgono i diversi membri. Il ricongiungimento avviene negli anni e la relazione entro la coppia è cambiata. Se è difficile dare senso ai ruoli all’interno della famiglia nell’adolescenza pensiamo cosa significa per i figli essere stati accuditi dai nonni a dalle zie e poi vivere un ricongiungimento a 10-12 anni od oltre, in un paese straniero. Non c’è riconoscimento tra di loro, tra genitori e figli. La scuola vive questa emergenza educativa, riconosce di avere ragazzi difficili, ma occorre capire che la famiglia ha dei problemi seri".
L’immigrazione non è una questione di opinioni diverse, per cui si tratta di accordarsi entro la società italiana, se siano una risorsa o un problema, ma del punto di osservazione. Un punto solo di osservazione potrà porre argine ad un problema, tralasciandone altri, spesso determinanti. Quando sentiamo i leghisti dichiarare che possiamo accettare gli stranieri solo se accettano di vivere rispettando le nostre regole, quando ci si dichiara attenti alla necessità di favorire l’integrazione che deve avvenire alle nostre regole, si concepisce lo straniero, quando va bene, come “la persona che si incontra per strada” oppure “quello dell’indesiderato vicino di casa”. Questo è il modello dello straniero che la soverchiante verbosità leghista ha imposto nel dibattito quotidiano. E’ quindi un punto di vista reale (questa è la forza del messaggio leghista, parla di cose sotto gli occhi di tutti), ma di breve raggio, che si esprime sul singolo uomo o uomini che incontra e giudica per quello che vede in un attimo.
Avete mai sentito una riflessione, una reazione di un sostenitore leghista che parta da un prima, un durante ed un dopo? Qualcuno di loro che pensi cosa significa un viaggio, l’illegalità, la sopravvivenza, una separazione, una ricostruzione di vite altrimenti alla deriva? L’immigrazione per la Lega è carburante per il consenso, ma il desiderio di leghisti di mostrarsi capaci di agire semplificando i problemi con legge ed ordine, è una debolezza di pensiero politico. Quello che la politica della Lega è incapace di fare è comprendere che l’immigrazione è una faccia della storia dei poveri entro una società per la quale lo stato sociale è visto come corpo estraneo. I fenomeni che l’immigrazione chiede di gestire riguardano i poveri, questo la Lega non lo ha ancora capito. E non capirlo significa, come sta avvenendo, non fare alcuna politica a sostegno di questa vera emergenza che ha anche nomi italiani, che si chiamano famiglie giovani o rotte, i giovani precari, i lavoratori non riqualificabili che non possono andare in pensione, i “tagliati fuori”.
Oggi investire nei poveri non è un investimento razionale. Essi sono una passività permanente, non un potenziale attivo. Lo Stato non dedica più le sue attenzioni alla povertà con lo spirito primario e fondamentale di tenere in buone condizioni i poveri, ma con quello di sorvegliarli, di evitare che facciano danni o che creino problemi, controllandoli, osservandoli, disciplinandoli. Questo perché il povero è difettoso come consumatore”(Z.Baumann). Borghezio eurodeputato della Lega Nord, ha sostenuto alla radio, che i genitori che hanno accompagnato i loro figli ad affrontare il pericolo di attraversare il Mediterraneo e sono morti nel capovolgimento della barca che li trasportava nel mare di Lampedusa sono dei criminali. Rileggete questa frase pensando a quanto detto dalla Preside del Clerici su cosa costi il ricongiungimento di un figlio in una famiglia che è emigrata. Un padre di 22 anni a chi abbandona suo figlio? Come i corpi galleggianti che si sono riversati nel mare di Lampedusa sono scesi sul fondo marino facendo apparire risolto il problema e poi riemergono e trascinati dalle correnti, arrivano sulle spiagge, esempio di rifiuti umani, così le tracce di irrisolte questioni si avvitano nella società della sfiducia e sospetto in attesa che rinsavendo, la si elevi a comunità.

Cesare Perego
capogruppo Consiliare
di "Insieme per Merate"

mercoledì 27 aprile 2011

La Maggioranza snobba i valori della Resistenza e della Liberazione

XXV Aprile: alla cerimonia hanno partecipato come al solito più Consiglieri Comunali di Minoranza che di Minoranza

Come dappertutto, in Italia, anche a Merate l'Amministrazione Comunale ha rievocato l'anniversario della Liberazione; ma come? Il calendario non ha certo favorito la giornata, ma i nostri attuali amministratori - notoriamente goderecci - ne hanno approfittato, preferendo la "gita fuori porta"; ma neanche l'orario stabilito non ha favorito la solita consistente partecipazione della cittadinanza: a quell'ora, infatti, il buon brianzolo è a tavola! Pertanto, Santa Messa alle ore 11,30 con scarsa partecipazione; in prima fila il sindaco e due consiglieri di maggioranza; un assessore, probabilmente giunto tardi, per non cadere nel ridicolo, si è defilato; Prevosto assente, il celebrante non ha accennato alla ricorrenza civica, riflettendo unicamente sulla "Pasqua"; breve intenzione per i "caduti per la patria" e i "governanti" nella Preghiera dei fedeli. Al termine della celebrazione liturgica si è formato il corteo, sparuto, scarsa partecipazione dei cittadini, poche le associazioni presenti; stupefacente l'assenza del corpo musicale (che però attendeva ai piedi del monumento ai caduti). Il vertice dell'Amministrazione comunale era rappresentato, come detto prima, dal sindaco, un assessore e due consiglieri di maggioranza; ben più significativa la partecipoazione dei consiglieri di opposizione (4 su 7) e di alcuni gruppi familiari, che di gran lunga battevano numericamente le rappresentanze civiche! Il solito alpino, con inflessione dialettale (possibile che in municipio non ci sia un addetto al cerimoniale!), ha scandito i momenti della cerimonia al cospetto del monumento ai caduti. Il sindaco, in un breve discorso apatico e distaccato, ha ancora accomunato in un unico ricordo (sic!) i caduti di "entrambe" le parti e ha auspicato la pronta approvazione del federalismo, ancora in discussione al Parlamento. Che dire? Nell'era berlusconbossiana anche gli amministratori locali si adeguano: sminuiamo i valori della Resistenza e della Liberazione, snobbiamo le manifestazioni, freghiamocene del comune senso civico, tanto comandiamo noi!

Iolapensocosì

Pedemontana ferroviaria: una questione strategica

Si è svolto nella sala consiliare del Comune di Oggiono il Convegno del Partito Democratico sul tema della “Pedemontana Ferroviaria Briantea: Prospettiva di territorio”. Tra i partecipanti amministratori dei comuni interessati dal servizio delle ferrovie Lecco-Molteno-Como, Lecco-Molteno-Monza, Milano-Asso; l’incontro ha visto l’intervento dei rappresentanti delle Camere di Commercio delle due province di Lecco e Como, degli Ordini provinciali degli Architetti, dei comitati dei pendolari.
Ospite speciale, seppure solo mediaticamente con una videointervista realizzata per l’occasione, l’assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità Raffaele Cattaneo che ha illustrato prospettive e problemi del futuro sviluppo delle ferrovie briantee.
“Una questione strategica, che riguarda direttamente il futuro di questi territori e il modo con cui pensiamo lo sviluppo dei prossimi decenni”: questa la definizione della Pedemontana Ferroviaria Briantea data da Carlo Spreafico, consigliere regionale democratico e promotore dell’incontro. Il tempo, però, si fa stretto: “entro l’inizio dell’estate entreranno in servizio sulla Lecco-Molteno-Milano i nuovi convogli diesel: se il territorio e le amministrazioni che lo rappresentano non danno riscontro agli investimenti compiuti e non manifestano il loro forte interesse per il potenziamento di queste infrastrutture, allora anche il collegamento ferroviario sarà attratto verso sud, come è già accaduto con la Pedemontana autostradale”.
Sulla necessità che dal territorio venga un segnale ha insistito anche l’assessore regionale Cattaneo nel suo messaggio, durante il quale ha ricordato i colloqui in corso con le controparti svizzere per collegare, attraverso il tratto attualmente in costruzione tra Stabio e Arcisate, Lecco, Como e Varese.
Attenzione in sala per la relazione del professor Salvatore Bordonaro, di Ferrovie del Gargano, che ha illustrato la riattivazione della linea Lucera-Foggia; dismessa da un quarantennio, ora trasporta più di seicentomila viaggiatori annui: “Lodevole l’iniziativa di non disperdere il patrimonio costruito con grande fatica dalle generazioni passate. I moderni rotabili ferroviari sono in grado di assecondare la mobilita’ delle persone nel rispetto dell’ambiente e del territorio.”
E’ dall’esempio pugliese che prende spunto il capogruppo PD in Regione Luca Gaffuri: “Dimostra che non sono solo le regioni e le province autonome come Bolzano che possono eseguire interventi come quelli che auspichiamo sulle ferrovie della Brianza. Serve una forte volontà politica; se c’è, è possibile anche individuare le risorse. I risultati che finora sono stati conseguiti, con i nuovi convogli o l’avvio di un ragionamento sul cadenzamento orario tra Como e Lecco, lo dimostrano. Per tale ragione è importante che, accanto ai sindaci, anche le categorie professionali e gli organismi di rappresentanza economica inizino a mostrare il loro interesse.”
Per tale motivo il prossimo passo per sostenere le prospettive della Pedemontana Ferroviaria Briantea, annunciano Gaffuri e Spreafico, sarà l’avvio dei tre comitati provinciali di sostegno del progetto a Como, Monza e Lecco.

Rilancio del Mandic: nuove sale operatorie, attrezzature e l'accordo con l'Inrca

I prossimi passaggi che segneranno il rilancio del Mandic: il completamento delle nuove sale operatorie, l’acquisizione di nuove attrezzature e tecnologie sanitarie e l’ipotesi di accordo che si sta discutendo con l’INRCA di Casatenovo.


Ampio apprezzamento reciproco per il confronto avviato fra il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci e la Direzione Generale dell’Azienda Ospedaliera della Provincia di Lecco, nel corso di un incontro, mercoledì 20 aprile, nel tardo pomeriggio. Presente il Consiglio di Rappresentanza al completo, col Presidente Guido Agostoni Sindaco di Pasturo, Franca Colombo Sindaco di Barzanò, Ivano Donato Assessore di Lecco, Emilia Hoffer Assessore di Calolziocorte e Alessandro Salvioni Sindaco di Robbiate. Presenti anche i Presidenti dei Distretti di Bellano e Merate, rispettivamente Luisa Ongaro e Felice Baio.
Nel corso della riunione sono state affrontate, in particolare, alcune questioni relative alle prospettive dei tre Presidi Ospedalieri di Lecco, Merate e Bellano, e alle prestazioni specialistiche erogate presso i poliambulatori territoriali. Sottolineato, da parte dei sindaci, il valore di alcune attività – ritenute significative per il territorio – come l’Assistenza Domiciliare Integrata e le Cure Palliative, oppure la Terapia anticoagulante orale (TAO) , per le quali è stata chiesta una certa continuità e, se possibile, un potenziamento e un decentramento in sinergia con l’Azienda Sanitaria Locale e i medici di medicina generale. Richieste anche una serie di informazioni su strutture e servizi delicati come i due Pronti Soccorso di Lecco e di Merate e sulle liste d’attesa.
Mauro Lovisari , Direttore Generale dell’Azienda – affiancato nel corso dell’incontro da Patrizia Monti, Direttore Sanitario, e da Roberto Pinardi, Direttore Amministrativo - ha puntualmente risposto indicando gli obiettivi che intende perseguire e le azioni che sta ponendo in essere. Nel merito dei presidi ospedalieri, oltre alle ipotesi di potenziamento che interessano il Presidio lecchese, si è soffermato sui prossimi passaggi che segneranno il rilancio del Mandic: il richiamo del Direttore è stato, ad esempio, al completamento delle nuove sale operatorie, all’acquisizione di nuove attrezzature e tecnologie sanitarie, all’ipotesi di accordo che si sta discutendo con l’INRCA di Casatenovo.
Per quanto riguarda il Presidio riabilitativo di Bellano, Lovisari ha confermato l’intenzione di rendere operativi tutti e tre i piani, prevedendo l’attivazione di alcuni posti letto per l’assistenza di pazienti in fase post acuta e , grazie anche ad un accordo che si sta perfezionando con INAIL, di altri posti letto dedicati alla riabilitazione specifica degli infortunati sul lavoro : progetto molto apprezzato dai sindaci , insieme alle ipotesi di sviluppo per l’Ospedale di Lecco e di Merate.
“Ringrazio il dr. Lovisari ed i suoi collaboratori – ha detto il Presidente Guido Agostoni a nome anche degli altri Sindaci – per la disponibilità e la schiettezza del confronto. Mi auguro che su tali basi si possa continuare un dialogo proficuo condividendo l’obiettivo di una sanità sempre più di qualità in risposta ai bisogni dei nostri cittadini”.
“Confermo la mia particolare attenzione, come pure quella dei miei collaboratori – ha dichiarato Mauro Lovisari - alle istanze ed alle sollecitazioni dei Sindaci in quanto rappresentanti dei cittadini. Ritengo che questi incontri (oltre a quelli istituzionalmente previsti), per i quali opereremo in sinergia con l’ASL , possano avvenire periodicamente, almeno un paio di volte all’anno, o comunque quando se ne avvertisse la necessità”.

Antonio Urti
Ufficio Comunicazione e Relazioni Esterne
dell'Azienda Ospedaliera della Provincia di Lecco

martedì 26 aprile 2011

Federalismo municipale: grande delusione per i Comuni

Siamo ad oltre metà strada della cosiddetta “riforma federalista” che ha visto approvare a tutt’oggi cinque degli otto decreti attuativi (federalismo demaniale, Roma capitale, fabbisogni standard, federalismo municipale, Province-Regioni e Sanità, Fabbisogni standard), mentre mancano all’appello i decreti attuativi relativi a perequazione e rimozione squilibri, premi e sanzioni ed armonizzazione dei sistemi contabili.
Proprio in questi giorni parecchi organi di stampa pubblicano tabelle di buoni e cattivi, di regioni e comuni che guadagnano e che perdono e, come succede da qualche tempo per alcune scelte governative, si propaganda questa riforma come epocale e di grandi contenuti. Va precisato che le cifre che vengono propagandate rimarranno solo teoriche perché entreranno a far parte del fondo di riequilibrio nazionale ed ogni Comune sarà di fronte ad un’unica certezza: recuperare i tagli subiti nel 2011 e 2012 con nuove tasse o con riduzione di servizi ai cittadini.
Mi limito a valutare alcuni elementi della riforma che riguarda più da vicino i Comuni, con alcuni esempi che riguardano il comune di Casatenovo.
Il federalismo municipale prevede una fase transitoria che va fino al 2013 ed a tutt’ oggi non c’è alcuna norma che indichi come i Comuni possano recuperare i tagli effettuati dalla legge di stabilità alle entrate correnti (per Casatenovo 272.000 euro per il 2011 e 453.000 euro per il 2012), in quanto la “riforma “ federalista parte al netto di queste riduzioni. I sindaci si chiedono come possono recuperare questi tagli indiscriminati. La riforma per le regioni parte per lo meno con i dati del 2010 senza alcun taglio. Qualcuno spera nel recupero di evasione fiscale che potrebbe finire nelle casse comunali, ma le modalità di concertazione con l’Agenzia delle Entrate sono ancora da definire nel concreto. Qualche esperto amministrativo ha definito l’attuale riforma municipale come una “ partita di giro al ribasso con l’unica certezza di maggiori tasse per i cittadini”. E se facciamo un’analisi di dettaglio economico la ridistribuzione fiscale funziona con più tasse per lavoratori dipendenti e pensionati (addizionali IRPEF), più tasse per i ceti produttivi dal 2014 (artigiani, commercianti ed industriali) e meno tasse per i redditi immobiliari (cedolare secca sugli affitti, con aliquote inferiori rispetto alle attuali).
Qualche domanda di carattere più generale viene spontanea:
  • Una vera riforma federale non presuppone un’autonomia impositiva di cui non si vede l’ombra in questa proposta?
  • Come si combina la riforma federale con le norme del patto di stabilità che impediscono ai Comuni di spendere i propri soldi?
  • Una vera riforma federale non deve affrontare il tema delle dimensioni di Comuni e Provincie e favorire aggregazioni per lo svolgimento di funzioni associate?
  • Perché si colpiscono i Comuni che più di altri hanno contribuito al risanamento del Bilancio dello Stato in questi ultimi anni?
  • Perche il Governo PdL-Lega ha ridotto il numero dei consiglieri comunali ma si guarda bene dal ridurre il numero di deputati e senatori?
  • Perché la riforma federalista riguarda solo le regioni a statuto ordinario e non le regioni a statuto speciale?
  • I sindaci di centro destra e della Lega sono disposti a chiedere modifiche sostanziali a questa legge, o devono “stare zitti” e difendere l’operato dei propri parlamentari centralisti, contro gli interessi dei propri cittadini?
Antonio Colombo
Sindaco di Casatenovo

lunedì 25 aprile 2011

La Liberazione dall'indifferenza e dalla paura

Quest’anno il 25 aprile è giorno particolare, cade a Pasquetta: temevamo per questo tante assenze perché molte persone sono in ferie. Vedo invece che c’è una buona presenza di persone e questo mi rende felice perché la scelta di mantenere non solo le cerimonie ufficiali, ma anche il pranzo popolare e la festa in piazza è stata una scelta giusta ed opportuna.
Abbiamo voluto mantenere la tradizione anche perché rigurgiti di pensiero fascista rimettono in discussione la Festa della Liberazione. Sono apparsi a Roma manifesti fascisti con scritto “25 aprile, Buona Pasquetta”, invitando a disertare le cerimonie pubbliche. A Corsico sono stati bruciati gli addobbi predisposti per la festa. Ma quel che è più grave In Parlamento riappaiono progetti di legge per abolire il divieto di ricostruire il Partito Fascista. La nostra presenza qui vuole anche essere un chiaro messaggio agli autori di questi gesti: il 25 aprile non si tocca, è una data fondante della nostra democrazia.
Anche ieri per me è stata una giornata particolare: a Pasqua, giorno di Resurrezione ho partecipato a Bulciago ad un funerale, quello di Vittorio Arrigoni, detto Vik. Conoscete tutti la storia di questo attivista umanitario che aveva fatto di Gaza la sua seconda casa: giunto là nel 2008 con la Freedom Flottilla, attivo nel fare da “scudo umano” ai contadini ed ai pescatori palestinesi, morto infine per per mano di oscuri terroristi. Si è trattato di una cerimonia funebre molto partecipata con la presenza di tanti sindaci, della Provincia, di tante associazioni e moltissime persone. Purtroppo spiccava l’assenza di qualsiasi autorità di Governo. Io ieri ero là per portare il mio saluto a una persona che a mio avviso ha onorato l’Italia nel mondo.
Perché ne parlo oggi? Non certo per confondere questioni diverse, il 25 aprile e il problema palestinese. Ma per cercare di fare memoria, cioè di ricordare per trarre qualche insegnamento per il futuro del nostro 25 aprile e quindi della nostra democrazia.
Vik è stato un “partigiano”, cioè una persona di parte, che ha scelto con nettezza da che parte stare: la parte dei più deboli e oppressi. Qualcuno può anche legittimamente non essere d’accordo con le sue idee ma è indubbio che la sua posizione fosse molto chiara. E che abbia fatto valere le sue idee con la sola forza della scrittura e della denuncia: era un pacifista convinto. Ed era un umanista convinto: quel “restiamo umani” rimarrà io spero con forza scolpito nelle nostre menti.
La partigianeria è il contrario di due vizi purtroppo diffusi nel nostro Paese: il cerchiobottismo e l’indifferenza. Oggi 25 aprile noi ricordiamo e onoriamo la memoria di chi negli anni bui del fascismo ha saputo schierarsi dalla parte giusta: quella della libertà, quella della democrazia.
Dobbiamo quindi combattere l’indifferenza, che è un cancro che corrode la democrazia dal di dentro. Non possiamo essere indifferenti a quanto accade. Ricordiamoci che la libertà non l’abbiamo conquistata una volta per tutte. Che la Costituzione va attuata prima che riscritta. E che l’equilibrio dei poteri è essenziale per una vera democrazia. Se mancano i contrappesi si va verso la dittatura della maggioranza: la maggioranza governa, non comanda.
C’è un secondo motivo per ricordare Vittorio Arrigoni: la sua concezione del Mediterraneo come spazio che ci divide ma anche ci unisce. Siamo segnati in questo periodo dalle ripercussioni in Italia della guerra in Libia e delle rivolte nei paesi del Medio Oriente e del Nord Africa. Ondate di migranti approdano sulle nostre coste e c’è preoccupazione per l’impatto di questi arrivi sul nostro Paese.
Anzitutto va fatta chiarezza partendo dai dati: l’Italia è un paese in difficoltà economica ma la 7° o 8° potenza economica del mondo può essere messa in ginocchio da 30mila arrivi? Perché vengono fatti sondaggi sulla disponibilità a prendere in casa un migrante, che non è una questione all’ordine del giorno? C’è un problema, ci si organizza per risolverlo: invece si diffonde – anche con metodi subdoli – la paura.
Perché invece si diffonde attraverso i mezzi di comunicazione la paura? Possono spiegarlo due citazioni. “Naturalmente, la gente comune non vuole la guerra; né in Russia, né in Inghilterra, né America, e per quello neanche in Germania. Questo è ben chiaro. Ma, dopo tutto, sono i capi della nazione a determinarne la politica, ed è sempre piuttosto semplice trascinare la gente dove si vuole, sia all'interno di una democrazia, che in una dittatura fascista o in un parlamento o in una dittatura comunista. [...] La gente può sempre essere condotta ad ubbidire ai capi. È facile. Si deve solo dirgli che sono attaccati e accusare i pacifisti di mancanza di patriottismo e di esporre il paese al pericolo. Funziona allo stesso modo in qualunque paese” e “Ripetete una menzogna cento volte ed essa diventerà realtà”. Sono citazioni di Hermann Goering, maresciallo del Reich, successore designato di Hitler e ideatore della “soluzione finale” per gli ebrei. La paura è nemica della democrazia, quindi noi dobbiamo combattere la paura.
L’Italia non può sfuggire al proprio destino: siamo una penisola dell’Europa protesa nel Mediterraneo. L’Italia può essere il ponte tra questi due mondi da sempre in comunicazione (pensiamo solo che dobbiamo agli arabi i numeri e tanta parte della filosofia greca che altrimenti sarebbe andata dispersa). Ma questo ponte è interrotto: chi può colmarlo è la buona politica. Sarebbe una strada verso la Pace e l’Italia ne avrebbe anche grandi vantaggi economici perché il nord Africa è sul punto di crescere rapidamente dal punto di vista economico. Ricordiamoci di quanto scriveva Sandro pertini nel suo discorso di insediamento come Presidente della Repubblica "L'Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa è la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire”. Il Governo deve impegnarsi affinchè a tutti i richiedenti asilo provenienti dalla Libia o dai paesi limitrofi sia data assistenza e siano assicurati tutti i diritti, conformemente alle normative nazionali e internazionali in materia.
Buon 25 aprile dunque, che sia festa di Liberazione anche dall’indifferenza e dalla paura.

Paolo Strina
Sindaco di Osnago

Il gene L.

Riporto testualmente dalla sentenza: "il ricorso non pare essere supportato dal requisito del danno grave e irreparabile, atteso che il senso unico, posto a tutela della sicurezza stradale, impone solo un percorso più articolato per i cittadini dei Comuni ricorrenti". Questa la considerazione finale in base alla quale i magistrati della Sezione Seconda del Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia ha respinto il ricorso presentato dai Sindaci di Calco, Castello Brianza, Colle Brianza, Perego, Rovagnate e Santa Maria Hoè. Naturalmente ci riferiamo al senso unico di via Pilata a Olgiate. Ormai tanto è già stato detto su questo, e tranne qualche olgiatese non ho memoria di persone d’accordo. Inseriamo questa decisione in quadro più ampio, così per gioco. Il comune O. mette dossi che son colline per disincentivare il passaggio delle auto a chi non è residente; non bastando perché è davvero comodo passare di lì piazza sensi unici che impongono solo un percorso più articolato Già, vogliamo questo dai nostri comuni: che impongano percorsi più articolati. Ancora, il comune di M. mette dei doppi sensi che se guardiamo le frecce dicono “prego, la statale è di là, uscite dal nostro centro non vi vogliamo”. Il comune di C. fa il parcheggio per la stazione che di fatto è intercomunale, usata da migliaia di persone, ma lo rifà così piccolo che alle 8 del mattino già è straripante. E’ indubbiamente la conseguenza pratica del gene L: io sto a casa mia e tu a casa tua, se vivi a 2km sei forestiero e per punire uno (che magari lo merita anche) rompiamo le balle a tutti. Ecco, il fallimento del federalismo sta tutto qui: nell’incapacità di guardare più in là del proprio naso. Spiace ma il principio di sussidiarietà deve avere come contrappeso il principio del buon senso. No, l’Italia non è ancora matura per il partito L.

Edoardo Zerbi

domenica 24 aprile 2011

Multe pasquali

Negli altri paesi, nei paesi normali, quando vengono cambiate le cose ed alla gente si chiede di rinunciare alle abitudini di anni, buone o cattive non interessa, viene lasciato il tempo di abituarsi alle novità. Ad esempio se si proibisce di posteggiare dove si è sempre posteggiato, dopo che si sono messi i cartelli di divieto di sosta, i vigili urbani non partono lancia in resta per dare le multe: avvisano i cittadini che non si può più fare, ammoniscono che devono stare più attenti la prossima volta, fanno la ramanzina, ma il blocchetto lo lasciano in tasca. A Cernusco Lombardone hanno fatto così. A Olgiate Molgora con il senso unico di via Pilata hanno fatto così. A Merate per le modifiche (s)viabilistiche no. Il Sindaco Andrea Robbiani, tutore dell’ordine che vuole il rispetto delle regole soprattutto se a doverle rispettare sono gli altri e non lui, ha dato disposizione di sanzionare tutti coloro che venerdì e sabato hanno lasciato la macchina in viale Lombardia dove adesso non si può più. Sarebbe bello che per dare l'espempio lui rinunciasse al suo pass per parcheggiare dove vuole, quando vuole e a costo zero. I meratesi per ora lo ringraziano per la gradita sorpresa di Pasqua.

R.I.