Dieci anni fa cominciò, con capofila la stessa Regione Lombardia, una campagna contro i piccoli e medi ospedali. Nella nostra Provincia nel mirino furono due presidi ospedalieri: Merate e Bellano. Si mobilitarono in prima persona i vertici politici locali di Forza Italia, Giulio Boscagli e Bruno Colombo, che fecero da “artiglieria pesante” a sostegno delle “operazioni di strangolamento” dell’allora Direttore Generale, Roberto Rotasperti.
Agli inizi del 2002 si cominciarono a mobilitare i Sindaci del Centrosinistra, poi i cittadini che formarono un Comitato che raccolse quasi 30 mila firme a sostegno del San Leopoldo Mandic. Vi furono ordini del giorno nei Consigli Comunali ed assemblee nei nostri Comuni. Il primo incontro pubblico fu organizzato dall’Ulivo Meratese e vedeva come oratori Virginio Brivio ed il sottoscritto Ambrogio Sala. Il culmine della partecipazione dei cittadini fu una fiaccolata a Merate il 7 giugno 2002 con un lungo corteo che partì dall’ospedale ed arrivò nella piazza sotto la Torre. Aderirono cittadini e operatori della sanità di ogni colore politico. Nel Comitato c’era un leghista molto conosciuto (Silvio Mandelli ndr) che, poi, venne messo ai margini del suo partito. Ci fu un consigliere comunale di Forza Italia, primario (Roberto Zagni ndr) al San Leopoldo Mandic, che fece appendere uno striscione in difesa dello spedale sul balconcino del suo reparto.
Nel mirino furono il ridimensionamento drastico dell’innovazione tecnologica e della formazione del personale. Si spostarono servizi. Si spostò gran parte del servizio amministrativo.
La manovra regionale provocò ovunque una vasta mobilitazione popolare che costrinse la Regione a fare un passo indietro, ma i segni ci sono ancora: la capacità di attrazione del Mandic era, allora, del 30%, ora è scesa al 22%. L’operazione di accentramento a Lecco non riuscì. I dati, anche qui, parlano da soli: la capacità di attrazione del Manzoni era, allora, del 20% ed è rimasta anche nel 2010 del 20%, nonostante l’ospedale nuovo, il trasferimento da Bellano della riabilitazione cardiologica e l’istituzione del reparto di cardiochirurgia.
Apro una parentesi per segnalare che i Consigli Comunali del Meratese approvarono in massa un ordine del giorno proposto dall’Amministrazione Provinciale, allora di centrosinistra, per l’istituzione della cardiochirurgia a Lecco!
In questi dieci anni tutti, o quasi, hanno compreso che la posizione geografica strategica del Mandic, unita alle capacità di chi vi lavora, sono essenziali per la sopravvivenza dell’Azienda Ospedaliera Provinciale.
Merate sta reggendo, sia pure con qualche lieve perdita, all’apertura del nuovo ospedale di Vimercate.
Però non bisogna abbassare la guardia. Infatti nelle scorse settimane a Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera di Vimercate è stato nominato il dr Pietro Caltagirone, già Direttore Generale della nostra Azienda Ospedaliera. Tutti coloro che si occupano di sanità sanno chi è e sanno delle sue capacità di intervenire quando ve ne è la necessità.
Ricordo solamente tre episodi:
- lo “smontaggio” dell’illusione dell’Hospital Service, carrozzone tipo vecchia IRI, dimostrandone la costosità;
- la dimostrazione che l’ospedale di Bellano non era il “buco nero” della sanità lecchese;
- l’inizio concreto della ristrutturazione del Mandic sulla base dei fondi dell’edilizia sanitaria stanziati, alla fine degli anni novanta, dal Governo di Romano Prodi.
Per concludere vorrei focalizzare alcuni obiettivi che abbiamo da conquistare per il nostro ospedale:
- mantenimento del ruolo di ospedale di base per acuti;
- ruolo fondamentale per l’autonomia territoriale dell’Azienda Ospedaliera della Provincia di Lecco;
- attuazione del Protocollo tra ASL, Azienda Ospedaliera e INRCA per l’apertura della Pneumologia a Merate;
- rafforzamento dell’autonomia, pur nell’ambito della programmazione aziendale, ed istituzione di due dipartimenti gestionali locali;
- investimenti tecnologici ed ammodernamento degli esistenti (risonanza magnetica, ad esempio);
- specialistica ambulatoriale (ruolo medici di base, Poliambulatorio forte all’INRCA per il Casatese e decentramento punti prelievo);
In tempi di crisi e di recessione, qualcuno dirà: ma come fa ad intervenire la Regione dopo i tagli? In tempi difficili le istituzioni e, quindi, anche la Regione, deve autoriformarsi tagliando, ad esempio, propri Enti (oggi si chiamano liberalizzazioni), i “Pirellini, molti direttori, pagatissimi, nelle aziende sanitarie.
Ambrogio Sala
Assessore ai Servizia alla Persona
di Olgiate Molgora