sabato 7 aprile 2012

Che lavoro fai? Il Politico

Lo scandalo Lega Nord, lo scandalo Margherita, lo scandalo Penati, lo scandalo Scajola, lo scandalo Marrazzo...e si potrebbe continuare. In definitiva, quando il diventare politico ti fa credere al di sopra della legge, ti fa sentire onnipotente e, molto più semplicemente, ti ricopre di soldi. Quanti semplici cittadini, anche dei nostri territori, uno volta eletti alla Regione oppure in un qualunque Parlamento si sono sistemati per sempre? E poi, chi li ha più visti tornare ad un'onesta e seria occupazione professionale? Ecco la vera stortura del nostro sistema politico: il fiume di denaro che ruota attorno ad un dolce far nulla, ad un'inerzia che è causa della debolezza strutturale del nostro Paese e delle sue arretratezze. Probabilmente, nella nostra società, non vi è più spazio per il fare disinteressato e non retribuito; non c'è più spazio per il dare senza ricevere nulla in cambio....eppure così dovrebbe essere! Il Politico, quello con la P maiuscola, è un volontario; un cittadino che si presta all'interesse di tutti senza chiedere per sè; senza ricevere denaro in cambio ma per passione. L'impegno Politico vero non può essere a vita ma deve essere inevitabilmente a termine, un impegno temporaneo all'interno del quale ognuno da il suo contributo alla vita del proprio territorio. Terminato questo periodo devono subentrare forze nuove, interessi diversi che facciano evolvere il Paese. Non ha senso prevedere uno stipendio per i pubblici amministratori se non il dovuto rimborso spese: il farsi eleggere è scelta volontaria e non cooptata. Non si fa politica per mangiare, si fa Politica per contribuire con le proprie forze a progettare il futuro. Sentire che vi sono partiti che investono i propri soldi (che sono soldi di tutti i cittadini, anche di quelli senza stipendio e la pensione al minimo...); che vi sono parlamentari o semplici consiglieri che rifiutano il taglio delle indennità (per non dire la cancellazione) perchè fare l'amministratore è un impegno...ecco, ci fa capire che siamo finiti in un mondo dove tutto ha un prezzo e, forse, è troppo tardi per tornare indietro. Il buon vecchio Pericle, credo, ne sarebbe inorridito.
Abracadabra

mercoledì 4 aprile 2012

La Regione vuole svendere le strutture sanitare che appartengono alla comunità

La Regione Lombardia, in questi giorni ha presentato un disegno di legge denominato “CresciLombardia” in cui all’articolo 20 stabilisce norme sulla gestione e le eventuali alienazioni dei patrimoni delle strutture sanitarie (ospedali, ASL, poliambulatori, centri psichiatrici). In buona sostanza vuole mano libera per vendere queste proprietà che sono in gran parte frutto delle eredità di privati e di impegni (mutui e fideiussioni) degli enti locali, non appartengono quindi solo alla Regione Lombardia ma a tutta la comunità.
Basta entrare nei presidi ospedalieri di Bellano e Merate e nel vecchio ospedale di Lecco per leggere sulle pareti i nomi dei benefattori e dei Comuni donatori. Da quando la Regione ha centralizzato la gestione delle strutture sanitarie escludendo i Comuni e le comunità locali dalla programmazione sanitaria le donazioni sono quasi sparite. Non è una scelta che riguarda solo gli ospedali, ma anche gli ex Enti Morali. Fa parte dell’ansia di Roberto Formigoni di tappare buchi che una eccessiva apertura di ospedali e centri residenziali ha creato e non ha soldi per investire sulla sanità moderna, cioè sulla medicina territoriale.
Quindi la Regione non può decidere da sola sul destino dei patrimoni di ospedali e Asl. Per questo ogni scelta relativa alla loro alienazione o dismissione deve essere compiuta con il coinvolgimento delle direzioni delle Asl e dei Comuni, oltre che della Terza commissione sanità.
Il Gruppo Regionale del P.D., ha chiesto che l’articolo 20 sia stralciato dal progetto di legge e che la norma sia trattata in un altro progetto ad hoc e questo solo dopo essere stata discussa nelle commissioni competenti, prima fra tutte la Terza, come non è accaduto fino ad oggi.


Ambrogio Sala
Coordinatore del Forum Sanità e Sociale
Federazione Provinciale PD Lecco

martedì 3 aprile 2012

L'IMU deve restare al territorio per pagare imprese e finanziare lavori e servizi

Il nostro pensiero sull’IMU è chiaro: una tassa locale i cui introiti devono restare sul territorio per pagare le imprese, finanziare le opere pubbliche e i servizi ai cittadini.
Possibile che tutti abbiano titolo a parlare di IMU, salvo i diretti destinatari, i Comuni?!?
Le variazioni approvate ieri in Senato attraverso l’emendamento presentato dai relatori in commissione ne è l’ulteriore prova: grazie all’intervento dei CAF il cittadino pagherà in base alle aliquote base la prima tranche del 50% nel mese di giugno e, sulla base del gettito, lo Stato valuterà in un secondo tempo se rivedere nuovamente aliquote e detrazione per il saldo del mese di dicembre
I Comuni si troveranno dunque a vivere una situazione di totale incertezza nella quale la loro voce in capitolo è praticamente annullata.
Le ricadute sono principalmente due:
  • l’impossibilità di predisporre i bilanci o meglio di farli quadrare entro il 30 giugno, in quanto i Comuni già piegati dai tagli dei trasferimenti, si trovano senza le risorse per poter garantire ai propri cittadini i livelli minimi di servizi.
  • In second’ordine c’è una questione “etica”: lo stato trattiene il 50% dell’IMU (esclusa la 1^ casa) e fa pesare esclusivamente sui Comuni la responsabilità dei quasi certi aumenti delle aliquote a fine anno!
Nessuno vuole esimersi, in una situazione critica come quella attuale, da dare il proprio contributo per il risanamento dei conti pubblici, ma si vuole altrettanto porre un limite al continuo ricorso alle risorse delle autonomie locali per fare cassa.
La presa di posizione dell’ANCI su questo tema è pienamente condivisibile, un scontro fra i livelli di Governo del Paese non ha senso, si cerchi invece di arrivare ad una soluzione condivisa che operi il risanamento ma che nello stesso tempo tuteli l’autonomia e il funzionamento dei Comuni italiani.

Gian Mario Fragomeli
Sindaco di Cassago Brianza

lunedì 2 aprile 2012

Tre anni di riforma scolastica: tre anni di tagli di ore, risorse e qualità

Dopo tre anni dall’entrata in vigore della riforma della scuola voluta dall’allora ministro Maria Stella Gelmini (legge 133 del 2008), il taglio di ore, di risorse e di qualità, è diventato ormai palese a tutti. Il nuovo governo non ha posto, per ora, correttivi importanti.
La proposta forte della legge per la scuola primaria che consiste nell’impostare l’organizzazione scolastica con il maestro unico (come si usava nella scuola degli anni ’50 e ’60 ) quale punto fondante, non è stata accolta con favore dalle famiglie dei nostri quattro Comuni, (come, peraltro, da quelle di gran parte d’Italia) che non hanno mai scelto questo modulo.
L’indicazione dei genitori, anzi, è stata, in questi tre anni, assolutamente opposta e contraria: è stata preferita la formula a tempo pieno (40 ore di lezione settimanali) nella maggior parte dei Comuni (Cernusco Limbardone Montevecchia e Osnago) mentre a Lomagna è stata scelta la settimana a tempo lungo con 30 ore di lezione più il tempo dedicato alla mensa (5 ore – totale 35 ore) e il mercoledì pomeriggio libero.
Però le richieste dei genitori non sono state accolte: negli scorsi anni non sono stati assegnati insegnanti per i tempi pieni richiesti e anche per chi ha optato per il tempo scuola a 30 ore ci sono state sorprese negative: l’orario è rimasto sì a 30 ore, per ora, ma il numero di insegnanti è diminuito, quindi il personale a disposizione ha dovuto operare su più classi con brevi interventi pensati per completare l’orario, (quasi un riempitivo).
Ma allora contano solo i tagli alle spese di personale, non la qualità della scuola, non gli obiettivi didattico – educativi, non la scuola per i ragazzi del 2000 e che tenga conto anche delle esigenza delle famiglie!
Per fortuna i docenti dell’Istituto Comprensivo sono di grande esperienza, sensibilità e di apprezzabile livello professionale, ma i miracoli non li fa nessuno!
Oggi la scuola è in difficoltà, in sofferenza. Sono state tolte anche (riducendo il personale) quelle pochissime ma tanto preziose ore di compresenza (2 insegnanti contemporaneamente nella stessa classe) che permetteva interventi individualizzati o a piccoli gruppi per gli alunni con qualche momentanea difficoltà, per dare a tutti la possibilità di “farcela” e “farcela bene”.
Inoltre verrà presto a mancare la disponibilità degli insegnanti per la vigilanza degli alunni durante l’intervallo della mensa. Questo comporterà necessariamente l’assunzione, da parte dei Comuni, di personale per l’assistenza durante e dopo la consumazione del pasto, con una spesa aggiuntiva per i Comuni (in gravi difficoltà di bilancio) ed eventualmente un aumento dei costi per le famiglie.
Anche la scuola secondaria di primo grado (ex scuola media), con la riforma scolastica vede diminuire il numero degli insegnanti e aumentare, di conseguenza, il numero di alunni per classe, con il conseguente sovraffollamento delle aule che in qualche caso comporta problemi di sicurezza che i Comuni devono giustamente risolvere, ma, soprattutto, con l’estrema difficoltà ad impostare un insegnamento che tenga conto di tutti e di ciascuno in particolare .
Altro grosso problema emerso è quello della “scuola potenziata”, progetto nato alcuni anni fa nell’istituto comprensivo con due sezioni di scuola primaria (a Osnago e a Cernusco Lombardone) e una alla scuola consortile per i ragazzi disabili con gravi difficoltà.
Questo progetto
  • permette l’inserimento di alunni con gravi handicap psicofisici in una struttura scolastica “normale” nel rispetto dei bambini stessi e delle loro specifiche necessità
  • realizza una “cultura dell’ integrazione più avanzata” che non si limita più ad integrare gli alunni diversamente abili facendoli partecipare alle attività della classe, ma che tenta di far ruotare parte della scuola intorno a loro
  • fa diventare l’aula potenziata luogo e momento di integrazione e relazione significativa per e tra tutti gli alunni coinvolti nel progetto
  • valorizza le attività operative ed artistiche quale veicolo di espressione di attitudini individuali e occasioni di sviluppo di capacità anche di tipo superiore (analisi, sintesi, astrazione).
Per il buon funzionamento delle classi di scuola potenziata occorre necessariamente l’assegnazione di personale specializzato con un numero di ore massimo.
Sempre, in questi anni, i Comuni hanno provveduto ad assumere personale educativo che svolgesse attività a completamento della proposta didattica, hanno sempre sostenuto questa esperienza credendo nei valori che l’hanno ispirata.
Anche per l’attribuzione di personale di sostegno si parla di riduzione.
In questo caso è particolarmente grave per il fatto che togliere a chi ha già meno è andare nella direzione opposta alla crescita civile.
Dato che per il prossimo anno scolastico l’attuale governo non ha previsto nuove assunzioni di insegnanti per la scuola dell’obbligo, dall’assemblea è emerso che l’unica strada praticabile per migliorare momentaneamente le cose sia quella di provvedere, almeno, ad una migliore distribuzione degli organici su scala nazionale: ci sono scuole (in alcune parti d’Italia) con pochi alunni e insegnanti in numero più che sufficiente e scuole (come le nostre) con personale insufficiente.
Durante l’assemblea si è espressa, a più voci, la determinazione a farsi sentire per chiedere che alla nostra scuola non sia tolto ma aggiunto, aggiunto personale, qualità, opportunità.
La scuola deve “promuovere” nel senso sviluppare e potenziare le capacità dei nostri giovani per una migliore società del futuro.
Il Dirigente Scolastico svolgendo, come dovuto, il suo ruolo di dipendente dal Ministero della Pubblica Istruzione, ha sempre dimostrato di fare quanto in sua facoltà per gestire al meglio le nostre scuole e continuerà sicuramente a farlo.
Tutti i rappresentanti delle Istituzioni presenti : Il senatore ANtonio Rusconi, capogruppo della commissione Istruzione del Senato, il presidente del Consiglio di Istituto, i Sindaci e i loro assessori hanno formalmente preso l’impegno di chiedere al Dirigente Scolastico Provinciale e al Ministero di provvedere ad una distribuzione delle risorse che sia meglio confacente alle realtà locali.
Per il giorno 11 aprile p.v. e previsto un incontro con l’ autorità scolastica provinciale

I Sindaci e gli Assessori all'Istruzione di Cernusco Lombardone Giovanna De Capitani e Alvaro Pelà, di Lomagna Stefano Fumagalli e Emma Mantovani, di Montevecchia Sandro Capra eVirginia Scaccabarozzi e di Osnago Paolo Strina e Daniele Lorenzet

domenica 1 aprile 2012

Dalla secessione al federalismo all’annessione alla Svizzera

Il Trota
I nostri finti leghisti non finiranno mai di stupirci! Come una ballerina di avanspettacolo, cambiano look ad ogni atto della commedia: nati secessionisti, fulminati dal berlusconismo, diventano poi federalisti fiscali.
Ma dopo 10 anni di potere hanno prodotto solo disastri!
Difatti sopprimono le poche imposte che si potevano definire federaliste, e dicono “Roma Ladrona” ma proprio a Roma accentrano soldi e potere.
Anche Bobo Maroni, definito il più scaltro tra i leghisti, fa propria la boutade del destrorso Svizzero Maurer, che definisce possibile l’annessione della Lombardia alla Svizzera.
Cos’altro dobbiamo aspettarci? Speriamo davvero che la burla non degeneri in tragedia.

P.S. Ai tempi della lega lombarda il Seprio stava con l’imperatore Barbarossa… viste le origini del gruppo dirigente leghista, la prossima mossa sarà un imperatore straniero?

fonte dalla Rete