sabato 16 luglio 2011

Processo sommario al presidente della Pro Merate

La vicenda Proloco con la dimissioni del Presidente "Pensasci Giacomino" Ventrice, come tutti avevano rilevato, si era risolta, da subito, da parte dell'amministrazione in un processo sommario a carico dell'ex Presidente; un processo con una sentenza già scritta: colpevole! Il fuoco di fila messo in atto a mezzo stampa e le dichiarazioni di condanna inappellabile si sono risolte, alla prova dei fatti, in un dietrofront senza sconti: deroghe in vendita! Solo la Proloco ha pagato dazio, solo il sodalizio più rappresentativo della Città è stato tacciato di irresponsabilità e di menefreghismo. Un fuoco di fila ad personam per poi ammettere che la causa di tutto sono stati i vuoti amministrativi creati dal cambio alla guida della Polizia locale. E non si poteva allora cercare subito la mediazione? Non si poteva usare il buon senso invece della scure dei regolamenti? No! E' stato più comodo scaricare le colpe su pochi, facendosi belli agli occhi della gente con un fallimentare e dilettantesco tentativo di salvataggio...tentativo di salvataggio portato avanti poi da chi, della Proloco, conosceva a malapena  l'indirizzo di sede!
Ed ora, di fronte, all'analisi amministrativa, di fronte alla necessità di spiegare attraverso i documenti il proprio operato si giunge alla verità...la burocrazia uccide il volontariato. Ecco il grido di allarme che Ventrice ha voluto lanciare, con il suo gesto, alle associazioni ed alla Città; un grido che nessuno pareva ascoltare ma di cui, persino chi ha contribuito ad affondare la Proloco, ora capisce la veridicità. Peccato nel mentre siano passati giorni di parole vuote, di questue per i negozi, di articoli sui giornali vuoti di contenuto...sono passati 40 giorni di nulla amministrativo. Assessorati in ritardo perenne sul tema, vertice di giunta fuori dalla realtà, gregari in ordine sparso ...ecco chi rappresenta Merate, una squadra improvvisata che fa della deroga la sua parola d'ordine. Ovviamente però deroghe, ma non per tutti!
Abracadabra

venerdì 15 luglio 2011

Le norme che cancellano l'autonomia e la dignità dei Comuni

Il presidente facente funzione e il presidente del Consiglio nazionale dell’Anci, Osvaldo Napoli e Gianni Alemanno, hanno inviato una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano chiedendo un incontro per esporre direttamente le gravi preoccupazioni e per avere indicazioni e conferme sulla bontà della strada si intende percorrere alla luce della manovra economica approvata in queste ore dal Parlamento.


Illustre Presidente,
i Comuni sono pienamente consapevoli della grave e difficile situazione economica e finanziaria e della necessità di uno sforzo corale e responsabile per fronteggiare i molteplici rischi a cui il nostro Paese è esposto.
Sentono allo stesso tempo il peso e la responsabilità di richiamare con forza l’attenzione sull’accentuarsi di interventi e norme che stanno cancellando l’autonomia e la dignità dei Comuni e di chi li amministra, negando lo stesso ruolo di soggetti politici ed istituzionali autonomi nell’assunzione delle scelte nel rapporto democratico con i cittadini.
I valori costituzionali dell’autonomia, della partecipazione democratica, del decentramento e della sussidiarietà ci appaiono oggi fortemente incrinati da norme che mortificano il nostro ruolo e la politica in generale.
Gli interventi nel settore della finanza comunale sono stati negli anni molto pesanti, con un contributo dei Comuni, come testimoniano i dati relativi all’andamento della PA nel suo complesso, molto significativo al risanamento della finanza pubblica, portando l’intero comparto in avanzo strutturale.
Oggi, caro Presidente, l’aggravamento dell’obiettivo del patto di stabilità determinerà il pressoché azzeramento della spesa per lo sviluppo dei territori e l’abbassamento delle tutele sociali e dei servizi ai cittadini che le nostre amministrazioni si sforzano di garantire.
Noi riteniamo che il sacrosanto processo di razionalizzazione della spesa pubblica debba realizzarsi in modo equilibrato e complessivo su tutti i settori, tenendo conto del peso degli stessi. Inoltre, riteniamo che la logica dei tagli lineari, che continua ad essere applicata, comporta una riduzione della spesa non strutturale e duratura, perché non c’è alcun dubbio che di crescita e di investimenti il nostro Paese ha bisogno, così come i nostri cittadini hanno bisogno di tutele sociali e interventi contro le diseguaglianze.
Tutti i sindaci chiedono quindi di poter concorrere ad impostare riforme strutturali in un clima di coesione nazionale, con l’obiettivo prioritario di riuscire a coniugare rigore e sviluppo e di salvaguardare il processo in atto di costruzione di un assetto di federalismo fiscale autentico e capace di far avanzare l’Italia, persuasi che con il concorso di tutti si possa recuperare fiducia e credibilità .
La Sua costante attenzione e vicinanza ai problemi dei Comuni ci ha sempre stimolato e confortato e riteniamo che, in questo frangente, sia opportuno poterLa incontrare per esporLe direttamente le nostre gravi preoccupazioni e per avere indicazioni e conferme sulla bontà della strada che intendiamo percorrere.
Con profonda gratitudine e stima

Il Presidente del Consiglio Nazionale
On. Gianni Alemanno
e il Presidente facente funzione
On. Osvaldo Napoli

giovedì 14 luglio 2011

Un PGT senza sostanza

Insomma ci si aspettava un PGT capace di disegnare una Merate del futuro, di prevedere le linee di sviluppo e riqualificazione della Città, di rilanciare l'azione urbanistica dell'amministrazione. Ed invece ci si è ridotti alla solita conta dei sì e dei no...una casetta qui, un capannone là, un terreno agricolo che resta verde, un altro che diventa edificabile. Il tour delle frazioni ha dimostrato essenzialmente un PGT privo di personalità e colmo di banalità. Tranne alcune scelte contestabili, alcune scelte opinabili, alcuni possibili cambi di destinazione che lasciano stupiti...per il resto nulla, se non una semplice conta numerica dei metriquadri da realizzare e di quelli da annullare. I piani di riqualificazione delle aree dismesse sono tanti punti interrogativi senza premesse, in ogni caso, per modificare gli equilibri del tessuto urbano cittadino. Insomma un PGT per il quale si è speso tanto tempo, ma senza mettere in esso i germi del futuro. I problemi restano problemi e nessuno pensa a risolverli.

Speriamobene

mercoledì 13 luglio 2011

Annullato l’ ampliamento del Parco Adda Nord

Dal Documento di Piano del PGT leggiamo: “La variante al Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) adottata nel mese di marzo 2007 e composta da un Documento Strutturale, che delineava le strategie generali ed un Piano Operativo che individuava le caratteristiche del Territorio e ne disciplinava gli usi è decaduta e verrà ritirata prossimamente dal deposito avvenuto in Regione Lombardia”.
La Giunta Albani aveva proposto al Parco Regionale Adda Nord un ampliamento della piccola porzione di Parco, in Merate, a tutto il corridoio ecologico interessante le zone agroboschive di Cassina e Sartirana, comprendendo il Lago di Sartirana e determinando, quindi, la congiunzione con il Parco Regionale di Montevecchia: un’operazione di grande valenza ambientale ed urbanistica. Il Parco inserì tale proposta nella Variante del PTC insieme ad altre modifiche di alcuni Comuni aderenti, l’approvò e la inviò alla Regione Lombardia per la relativa modifica legislativa in ordine al Parco stesso.
Il 2009 vide l’affermarsi di Amministrazioni di destra a Merate, in altri Comuni aderenti al Parco ed in Provincia di Milano, capovolgendo i rapporti di forza nell’Assemblea Consortile. Tale organo deliberante del Parco, nella seduta del 10.03.2011, aveva di fronte due alternative: controdedurre i rilievi della Regione e ripubblicare la Variante o revocare la stessa; l’Assemblea ha optato, a maggioranza, per la revoca.
Purtroppo va segnalata l’assenza del Sindaco di Merate, tra l’altro Presidente della Riserva di Sartirana, in molte sedute di Assemblea, specialmente nelle ultime, in cui si è affrontata la questione in oggetto, con ciò confermando l’indifferenza rispetto alla funzione dei Parchi Regionali già palesata con il voto di astensione sulla delibera del Comune di Merate in ordine all’ampliamento.
Il cambiamento di politica sui Parchi si colloca nel quadro generale che vede il Consiglio Regionale lombardo proporre un progetto di legge sui Parchi, nel segno della diminuita autonomia degli stessi ed i cui Presidenti verrebbero nominati dalla Regione e non dall’Assemblea Consortile. Tutto ciò, ovviamente, nel segno del decentramento amministrativo e del “padroni a casa nostra”!
In compenso a Cassina, proprio nel corridoio ecologico, verranno consumati 10.000 mq costruendovi 7.000 mc.
Altro motivo di rammarico è che, ad un tema così importante per la salvaguardia del territorio meratese in particolare e lombardo in generale, non sia stato dato rilievo sulla stampa locale.


Ernesto Passoni

martedì 12 luglio 2011

L'efficienza non è solo un fatto di dimensione

Dopo il voto del Parlamento che ha bocciato la proposta di abolizione delle Province è ripreso il dibattito sul senso di mantenere o meno questo istituto. La soppressione delle Province tende a raccogliere un alto consenso tra i cittadini in quanto questo ente è visto come fonte di costi non necessari e di inutili duplicazioni di competenze, insomma un po’ il sunto della cronica inefficienza della Pubblica Amministrazione italiana. E’ sintomatico il fatto che in Provincia di Lecco la campagna elettorale dell’attuale Presidente dell’ente abbia avuto come slogan “una Provincia utile”, con il sottointeso evidente della sua inutilità.
La proposta di legge coglieva dunque gli umori di ampi strati dell’opinione pubblica. Tuttavia ritengo da cittadino che le semplici abolizioni di pezzi di legge spettino legittimamente soprattutto ai movimenti che indicono un referendum, dai parlamentari – che hanno il compito ben retribuito di legiferare in positivo - dovremmo pretendere di più: non leggi-bandiera ma disegni di legge organici, che nel caso in questione mettano mano ad un riordino delle competenze tra i diversi livelli dello Stato.
Da amministratore pubblico chiedo con forza ai parlamentari un impegno in questo senso perché i Comuni – il primo anello della Pubblica Amministrazione e quello più vicino al cittadino – sono allo stremo. Tra tagli di bilancio e norme che impediscono di spendere i soldi in cassa o di assumere dipendenti in caso di necessità i Comuni stanno lentamente soffocando, proprio in un momento in cui si fa più forte la domanda di sostegno e supporto dei cittadini visto l’evidente declino economico del Paese. La definizione chiara delle competenze di ogni ente, la semplificazione delle strutture (vorrei ricordare – solo per fare qualche esempio - che esistono decine di enti regionali con sedi decentrate provinciali e che la nostra Regione ha uffici di rappresentanza in stati esteri) e la chiarezza sulle fonti di entrata di ogni singolo ente sono temi non più rinviabili.
Come Comuni siamo consci di dover fare uno sforzo per aggregarci, vista la dimensione media ridotta dei nostri enti: come Conferenza dei Sindaci del meratese abbiamo deciso di avviare un monitoraggio dei servizi che vengono esercitati in forma associata per arrivare a definire in modo organico le future aggregazioni, nell’ottica di ridurre i costi dei servizi e di offrire le stesse opportunità ai cittadini dei diversi comuni del territorio. I Comuni si stanno muovendo autonomamente perché dal centro giungono segnali confusi: il Federalismo viene avviato monco perché sono escluse le Regioni a statuto speciale (un fatto scandaloso) e già mancano le risorse per attuarlo, tagliate nella recente manovra.
In un quadro di riforma organica si può e si deve ragionare di abolizione delle Province o di loro aggregazioni (nel 1861 erano 59, oggi sono 110 di cui 20 nate nel dopoguerra) tenendo conto di alcuni fattori. Anzitutto va considerato che un livello intermedio tra Regioni e Comuni esiste in molti grandi paesi europei come ad esempio Francia e Germania. Poi bisogna valutare che in Italia la situazione è molto diversa al nord ed al centro-sud: in Lombardia abbiamo oltre 1500 comuni con Province come Bergamo (244 Comuni), Brescia (206), Pavia (190) e Varese (141), mentre in Emilia le Province più vaste per numero di Comuni sono Modena e Parma (47 ciascuno, la metà dei 90 di Lecco); al Sud è raro trovare province che superano i cento Comuni, Torino nel ha 315. Forse occorre uno sforzo davvero federalista per consentire alle diverse realtà territoriali di organizzarsi in modo consono alla propria situazione. Segnalo che durante l’ultima Assemblea Nazionale di ANCI Piccoli Comuni è emersa come abbastanza condivisa l’idea che i Consigli Provinciali possano trasformarsi nell’assemblea dei sindaci (o di una loro rappresentanza). L’idea mi sembra interessante perché non taglia un livello intermedio necessario dove i comuni sono molto frammentati e costringe i comuni a lavorare insieme abbandonando gli egoismi localistici. Questo consentirebbe un certo risparmio sui costi degli amministratori provinciali (stimati in 100 milioni di €uro per l’intero Paese) anche se più importante – in termini di costi e di efficienza della macchina amministrativa - sarebbe definire la destinazione dei 60mila dipendenti delle Province.
Sempre a titolo di riflessione segnalo che l’efficienza non è comunque solo un fatto dimensionale: in Francia (stessa popolazione dell’Italia) i Comuni sono circa 36mila, contro i circa 8.100 italiani: nel caso specifico è stata privilegiata la rappresentatività (i cittadini si sentono più rappresentati dal sindaco del proprio paesino che da un apparato politico che sta lontano e con cui ha scarsa possibilità di dialogo) però i comuni sono stati indotti ad accorpare i servizi.
Mi auguro che la discussione che ha preso spunto dal dibattito parlamentare possa portare a sbocchi positivi e non finisca – come spesso succede – per trasformarsi in un “fuoco di paglia”: nel frattempo segnalo con un misto di rabbia ed amarezza che qualche brillante parlamentare va sostenendo la necessità di istituire la Provincia della Valcamonica con capoluogo Breno (DDL 604/2008 proposto dall’on. Davide Caparini).

Paolo Strina
Sindaco di Osnago

lunedì 11 luglio 2011

Lo sciopero, pagato, della Lega

I Consiglieri della Lega in Regione Lombardia hanno deciso di attuare uno “sciopero”. Non partecipano ai lavori delle commissioni consiliari. Pare che le ragioni siano da ricercare in una offesa rivolta loro non già dall’opposizione ma dai loro alleati del PDL. Il capogruppo azzurro li avrebbe bollati come “inaffidabili” dopo l’affossamento della legge sui parchi. Non entriamo qui nel merito di questa diatriba. Neppure vogliamo negare a chicchessia il diritto a scioperare. Ma i lavoratori che ricorrono a questa estrema forma per rivendicare i propri diritti, astenendosi dal lavoro, perdono la retribuzione. I consiglieri della Lega no. Firmano la presenza per ottenere la diaria e poi se ne vanno, disertando i loro banchi di lavoro. Altro che Roma ladrona!!!


Enrico Brambilla
Consigliere regionale del PD