sabato 26 novembre 2011

L'incapacità di guardare oltre

Siamo giunti, a grandi passi, al giro di boa. Al capolinea della presente Amministrazione di Andrea Robbiani mancano circa 2 anni che, come rapidamente sono trascorsi gli altri, in un baleno svaniranno. Cosa ci resterà di questq consigliatura? Cosa ricorderemo del "Rinascimento" Robbiani? Facciamo una breve raccolta di pensieri:
  1. l'anno problema della Riserva di Sartirana lasciato a sè stesso dopo tanti annunci
  2. lo smembramento della Polizia Locale con un servizio nettamente peggiorato
  3. lo schianto della Proloco, con la conseguente subordinazione del nuovo direttivo alle idee dell'Amministrazione
  4. Palazzo Tettamanti la grande incompiuta: ma non avevano la bacchetta magica?
  5. la fuga di Vera Brianza dall'area Cazzaniga
  6. il fantasma dello spogliatoio di Brugarolo
  7. i dossi di colore verde
  8. il Va Pensiero al centralino del Comune
  9. le sommesse interne dei dipendenti comunali
  10. lo scomparso CDD, sogno di una notte di mezza estate
E l'elenco potrebbe continuare all'infinito in una pochezza progettuale disarmante. Ma dove sono finiti i giovani rampanti che dovevano cambiare la Città? La corale si è sciolta al primo stormir di fronda ed i due rami, PdL e Lega sono entrati subito in conflitto. Insomma, ciò che resterà è una incapacità fondamentale di guardare oltre, di valorizzare il territorio con le sue risorse, di far crescere la partecipazione dei cittadini.
Abracadabra

L'ospedale di Merate è un presidio fondamentale per il territorio

Il Consigliere Segretario dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, Carlo Spreafico (Pd), è intervenuto lo scorso 21 novembre all’inaugurazione del nuovo blocco operatorio dell’Ospedale “San Leopoldo Mandic” di Merate (Lecco).“La cerimonia - ha dichiarato- va ben oltre il significato dell’ammodernamento tecnologico e della creazione di sale all’avanguardia nell’Ospedale “San Leopoldo Mandic” di Merate. L’inaugurazione del nuovo blocco operatorio sancisce, una volta di più, il torto di tutti coloro che in questi anni hanno continuato a non credere nella possibilità dello sviluppo del presidio ospedaliero lecchese. Il “Mandic” di Merate, come sostengo da tempo – ha proseguito Spreafico- si conferma invece un presidio fondamentale per il territorio e perdere questa struttura avrebbe voluto dire compromettere la capacità di risposte ai bisogni dei cittadini, “indebolendo” anche l’Ospedale di Lecco. Ora bisogna sfruttarne le grandi potenzialità con un accordo organico per la ricerca utilizzando la collaborazione dell’Inrca di Casatenovo per favorire lo sviluppo di un polo meratese di ricerca e cura all’altezza della domanda di salute della provincia lecchese

Consigliere segretario dell’Ufficio di Presidenza
del Consiglio regionale

venerdì 25 novembre 2011

Costruiamo insieme una nuova scuola a misura di territorio

L’applicazione dell’art. 19 della legge 111/2011 (manovra estiva) impone il dimensionamento degli istituti comprensivi a non meno di 1000 alunni (ridotti a 500 per comuni montani e piccole isole) a decorrere dall’a.s. 2011/2012.
Nella provincia di Lecco si tratterebbe di por mano a un gran numero di istituti che non raggiungono le dimensioni prescritte, e di farlo con un criterio esclusivamente numerico, con l’obiettivo primario del risparmio e in tempi strettissimi. Non vi sono certo le premesse per una seria operazione di razionalizzazione e ristrutturazione del servizio scolastico provinciale.
Questo non riguarda solo la nostra Provincia: nell’ordine, la Conferenza Stato-Regioni, la Provincia di Milano, il Consiglio regionale e la Giunta della Regione Lombardia hanno rivolto istanze al MIUR per ottenere:
  • gradualità di applicazione della norma, da spalmare su almeno un triennio, da attuare secondo un’attenta programmazione sul territorio per evitare soluzioni affrettate
  • maggiore protagonismo degli Enti locali, tempistica adeguata alla consultazione dei territori e di tutti i soggetti coinvolti per attuare soluzioni condivise
  • adozione per il dimensionamento di criteri non solo quantitativi e di modalità non rigide, per rispondere agli specifici bisogni formativi dei territori.
Il PD federazione provinciale di Lecco condivide le istanze sopra esposte e, in attesa di una risposta del MIUR, ritiene che il dimensionamento non debba essere attuato se non nei casi in cui un confronto approfondito fra Enti locali, Istituzioni scolastiche e parti sociali abbia portato a concordare una soluzione condivisa.
Riguardo alle proposte di dimensionamento attualmente in discussione in Provincia, è positivo il giudizio sulle verticalizzazioni proposte nei Comuni di Missaglia e Casatenovo, dove nascerebbero due nuovi istituti comprensivi di dimensioni adeguate, per un’effettiva progressione degli apprendimenti dai 3 ai 14 anni.
Analogo giudizio positivo per la creazione di un istituto comprensivo unico con un tolale di 925 alunni comprendente le scuole dell'infanzia di Cortenova, Primaluna, Taceno, scuola primaria di Cortenova, Introbio, Pasturo, Primaluna, Cassina Valsassina e scuole secondarie di primo grado di Cremeno, Introbio con sede a Cremeno.
Si esprimono invece forti riserve circa la proposta di costituire, nei Comuni di Calolziocorte e della Valle S.Martino, un unico grande istituto comprensivo con oltre 2.000 alunni e più di 100 classi, su 16 plessi, con un Collegio composto da circa 220 docenti su un territorio particolarmente complesso. Si devono cercare alternative praticabili coinvolgendo i Comuni interessati in un confronto costruttivo per consentire una riorganizzazione funzionale del servizio scolastico, da programmare in tempi adeguati e da finalizzare alla qualità dell’offerta, con equa distribuzione degli oneri.
Il PD auspica che egli Enti locali possano tornare a investire sulle loro scuole: sarebbe il primo segnale di una ripresa del Paese non solo sul piano economico, ma anche sul piano civile, per una società che non rinunci a guardare al futuro.
Il PD si adoprerà perchè i Comuni vogliano e sappiano lavorare insieme, consorziandosi per condividere risorse e oneri, coinvolgendo tutti i soggetti interessati a programmare al meglio il futuro delle scuole.


Una testimonianza di politica radicalmente alternativa

Quando s’intende organizzare incontri in cui si parla di cultura dell’ambiente, di esperienze “virtuose” da parte di sindaci e di amministrazioni locali, allora ci si fa prendere dalla paura di fallire l’obiettivo (il pubblico), e il più delle volte l’obiettivo è deludente: la gente diserta, preferendo una partita di calcio o stare davanti all’imbecille tv.
Questo non è successo mercoledì sera, 23 novembre, nel salone parrocchiale di Rovagnate, in provincia di Lecco, che ha visto tanta gente venuta ad ascoltare la testimonianza di Domenico Finiguerra, famoso sindaco “virtuoso” di Cassinetta di Lugagnano (Mi), in prima fila in Italia, insieme ai suoi amministratori, a tentare la sfida dello sviluppo zero nel proprio comune. Sviluppo zero, ovvero evitare costruzioni nuove, favorendo casomai il recupero dell’esistente. E questo non perché il cemento puzza male, ma per evitare di far morire la terra sotto il cemento. Una volta si diceva: un paese a misura d’uomo, ma purtroppo non è sempre l’uomo ad essere il criterio di misura per lo sviluppo di un paese, eppure l’uomo senza la natura muore, e muore il suo futuro, che è quello dei figli.
Tanto pubblico, con la presenza anche di amministratori e di politici locali. Numerosi quelli venuti da fuori, come al solito, ma questo non è una nota negativa, visto che oggi la gente non trova sempre sul posto occasioni per riflettere, e si sposta con convinzione appena sente il bisogno di imparare qualcosa di nuovo. Certo, è impressionante quella marea di gente che accorre a sentire i maghi, i cialtroni, i politici famosi per la loro idiozia pseudo-carismatica e anche i santoni dal miracolo facile. Ma non importa: anche duecento persone in sala desiderose di cambiare un po’ il volto di questa società sono una speranza promettente.
Basterebbe un piccolo seme in ogni paese per ottenere domani frutti insperati. Ma bisogna seminare. Con coraggio. Contro ogni ostacolo. Il momento è grave, non si può rimandare troppo a lungo. Non si può più dire: Tanto, non cambia nulla! Se si vuole, se si crede in qualcosa di grande, nulla è impossibile. Anche Raimon Panikkar diceva che la Politica - lui parlava addirittura di Meta-Politica - deve osare l’impossibile. Ma oggi l’impossibile sembra il chiodo fisso di qualche folle. Ma i veri pazzi sono coloro che pretendono di salvare questo mondo con la cultura dell’effimero. E noi italiani ne sappiamo qualcosa. Abbiamo sofferto per troppi anni la politica di un governo di dementi e di barbari, in tutti i sensi, tanto analfabeti nel campo politico quanto criminali nelle loro finalità e nei loro metodi.
La parola “virtuosità” è entrata sì anche nella politica, ma non nel senso che invece intendono i sindaci e i comuni “virtuosi”. Non basta essere a posto con il bilancio, non basta evitare di essere sciuponi nelle spese inutili. Virtuosità sta per cultura della vita, per qualità della vita: sta nel puntare ad uno sviluppo “sostenibile”, nel senso che non va a danneggiare il nostro sviluppo umano. Il benessere, nella virtuosità, è inteso in quanto ben-essere, e non nell’avere sfrenato.
I sindaci, meglio dire “le amministrazioni virtuose” (i sindaci da soli non possono far nulla se non sono sostenuti dalla loro amministrazione), hanno di mira il vero bene del paese, che è il Bene comune. Il Bene comune non sempre corrisponde con il bene pubblico, che solitamente è un’altra cosa, tutt’altra cosa.
Chi oggi pensa al vero bene del cittadino, in quanto singolo e in quanto sociale? Il cosiddetto localismo della cultura leghista finora non ha fatto che favorire l’egoismo del singolo cittadino, ma non è andato oltre: l’uomo è un essere sociale. Il localismo leghista punta solo a frammentare una nazione, che è un bene comune, come lo è l’Europa e il mondo intero.
La “virtuosità”, dunque, non può essere il pallino di una singola amministrazione o di un solo paese, e neppure di alcuni paesi che decidono di star bene rifugiandosi nel loro piccolo. Non permettere altre o nuove costruzioni può comportare anche questa critica: chiudersi a riccio. Ma non è questo l’intento dei Comuni “virtuosi”. Se si allargano non è allo scopo di allargare una esperienza singolare. Giustamente Domenico Finiguerra ha fatto notare che, fuori dell’Italia, non ci sono Comuni “virtuosi”, perché negli altri paesi tutto tende alla “virtuosità”. In Italia la normalità è non-virtuosità, per cui l’Associazione dei Sindaci virtuosi è nata proprio per andare in contro-tendenza, quella della normalità non virtuosa.
L’incontro con Domenico Finiguerra è stato per il pubblico presente - e lo si è capito dai numerosi e costruttivi interventi - come una boccata di aria fresca.
Diamine! Smettiamola di stare al gioco di una politica rissosa e banale che pensa solo alla crisi economica, intesa nella sua peggiore emergenza. Tagli di qua, tagli di là, tasse o non tasse, e poi… nulla si risolverà, se non daremo una svolta radicale alla cultura di un Paese che non ha mai voluto capire in che cosa realmente consistano la Democrazia e il Bene comune. Un Paese che lotta coi referendum per i beni universali, e poi si lascia fregare da una politica bastarda, di destra e di sinistra, che appena può, di nascosto, vigliaccamente, violenta un voto democratico. Questa è l’Italia, ragazzi! Un Paese in piena contraddizione, perennemente con la testa tra l’incudine e il martello.
Ho visto presenti tra il pubblico alcuni sindaci della zona. Avranno raccolto la provocazione di Domenico Finiguerra?
Grazie, Domenico! Sursum corda! Pensa anche tu al domani dei ragazzi!


NotaBene: tra il pubblico presente in sala c’erano anche esponenti della Lega e del Pdl, che però hanno pensato bene di tacere, lamentandosi il giorno dopo di aver sentito durante gli interventi di Finiguerra e del pubblico solo accuse contro la Destra. In realtà, le cose non stanno così. Domenico Finiguerra ha contestato duramente la Sinistra per la sua politica praticamente simile a quella della Destra, facendo anche nomi e cognomi, e ha anche detto che, presentandosi ora come candidato sindaco di Abbiategrasso, dove attualmente abita, per le prossime elezioni amministrative (non può più ricandidarsi a Cassinetta di Lugagnano per aver già esercitato due mandati), i suoi più accaniti oppositori sono quelli della Sinistra locale. Un dato, comunque, è certo: la maggiore responsabilità dell’attuale situazione di degrado ambientale e, allargando il discorso, del degrado istituzionale e democratico del nostro Paese cade sul governo Berlusconi, sostenuto dalla Destra, dalla Lega e da Comunione e liberazione. Ma questo sfascio è potuto avvenire perché è mancata una forte politica della Sinistra. La Sinistra in realtà non esiste: quella Sinistra che tutti sogniamo. Quelli della Destra devono fare un mea culpa i cui colpi dovrebbero risuonare fino all’estremità della terra. Il regime imposto dalla Destra ha distrutto tutto! E la Sinistra non ha saputo opporsi, se non con parole, parole, parole… Se dovessimo andare a votare (speriamo non ora) e dovesse vincere la Sinistra, forse rifarebbe le stesse cose di Berlusconi, anche se con uno stile diverso, con minori sporcizie varie. Che cosa cambierebbe? Nulla! La Sinistra non esiste. Bisogna rifarla daccapo. Ripartire da zero.
Anche quando si organizzano incontri di alto livello, è diffuso un certo pessimismo sulla eventuale presenza di pubblico, tranne quei casi di emergenza che attirano la gente del posto, perché - diciamola tutta – essa teme un pericolo o per la propria salute o per la incolumità del proprio pezzo di terra. Ma, terminata l’emergenza, talora risolta “anche” per la mobilitazione della massa, tutto rientra, e si torna a rimettersi le pantofole.

giovedì 24 novembre 2011

Ripensiamo alle Benemerenze Civiche

Si apprende dagli organi di informazione locale e dal sito internet Merate News che la Giunta Comunale ha deliberato le Benemerenze Civiche di quest’anno. I premiati sono Silvio Cogliati, l’avvocato Biagio Spinelli, Cristian Marasco, la Società Operaia di Mutuo Soccorso, il Centro di Aiuto alla Vita Brianza Lecchese di Novate e l’Osservatorio Astronomico di Brera. Sono nomi e realtà di tutto rispetto ed a loro va il plauso ed il riconoscimento di tutta la popolazione.
Occorre tuttavia riflettere sull’istituzione della Benemerenza Civica. Il Sindaco Andrea Robbiani nel suo comunicato dice che per la scelta sono stati consultati “tutti i Gruppi Consiliari”. Invero mi pare che l’argomento non sia stato portato all’oggetto della Commissione Cultura come avveniva in passato. Forse se ne è parlato in sede di Conferenza dei Capigruppo, ma non è la stessa cosa, perché è un organismo meno rappresentativo.
Sarebbe in proposito interessante conoscere le motivazioni in base alle quali è stata formulata la decisione, da chi arrivavano le proposte, se è stato rispettata l’indicazione di consegnarle in busta chiusa anonima, per quali logiche altri suggerimenti altrettanto degni sono stati scartati.
Occorrerebbe che venissero fissate una volta per tutte delle regole precise, più stringenti e da mantenere sempre. Il bando indica come criterio quello dei cittadini, enti, aziende o associazioni che abbiano saputo “distinguersi nelle virtù della rettitudine e della saggezza, nel compimento dei doveri civici, famigliari e sociali, nello spirito filantropico, nella scienza, nelle belle arti e in tutto quanto onora Dio e il proprio paese… perché è compito di un’Amministrazione Civica attribuire ai propri amministrati particolarmente meritevoli un pubblico riconoscimento e di additarne l’esempio e d’inculcarne l’imitazione a tutta la cittadinanza”. Invece da qualche tempo a questa parte pare che in molti casi venga privilegiato chi “ha portato in alto il nome di Merate”. Sono due concetti altrettanto validi ma esprimono considerazioni profondamente diverse. Un commerciante, un professionista, un dipendente che svolge in maniera impeccabile il proprio lavoro e ottiene risultati tanto ragguardevoli da farlo conoscere in tutta Italia e nel mondo non necessariamente diventa esempio per la cittadinanza. La medesima cosa dicasi di associazioni di volontariato o di realtà imprenditoriali o di personalità sicuramente degne di nota e di rispetto, ma forse non così tanto da "onorare Dio e il proprio Paese".
Questo senza togliere nulla a nessuno dei premiati presenti e passati. Vorrei proporre liberamente riflessioni di carattere generale senza che mi riferisca ai singoli casi e senza che nessuno si senta offeso oppure sminuito.
Il manifesto delle Benemerenze Civiche indica inoltre che le Benemerenze stesse sono state istituite con delibera di Consiglio Comunale nel 1965. Per questo sarebbe bene ripristinare l’usanza che le Benemerenze siano assegnate dall’intero Consiglio Comunale non dalla sola Giunta. Avrebbero maggiore pregnanza e sarebbero espressione dell’interezza della popolazione al posto che dei soli Sindaco e Assessori. A Milano ad esempio succede così e una volta anche a Merate.
Anche il numero dei premi a mio parere è sproporzionato rispetto a una realtà come Merate. Sarebbe opportuno consegnarne uno, due, massimo tre per ogni edizione. Questo per non “inflazionare” le Benemerenze Civiche e non svuotarle del significato che ricoprono. Non è un rimprovero esclusivamente all’attuale Amministrazione. Pure quelle del passato recente ne hanno dispensate troppe, offrendo la sensazione che le Benemerenze fossero un regalo agli “amici” degli Amministratori di turno, assumendo quasi una dimensione personale o privata piuttosto che coinvolgere tutti i cittadini.
Mi piacerebbe che si aprisse un dibattito sereno e insieme franco su questo tema. Qualcuno ha suggerito di prendersi una pausa di riflessione per ripensare alle Benemerenze Civiche. Non credo ci sia bisogno, ma adesso c’è un anno e più per discuterne prima della prossima Festa Patronale del 2012. Voi Consiglieri Comunali di Minoranza potreste farvi promotori di queste riflessioni, certamente se lo proporrete alcuni Consiglieri Comunali della Maggioranza disponibili al dialogo si uniranno volentieri a questo interessante confronto.
E ancora tante congratulazioni ai nuovi Benemeriti, ognuno a suo modo merita di esserlo.

Marco Airoldi

mercoledì 23 novembre 2011

Come uscire dalla crisi? Quale futuro per l'Italia?

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Con grande saggezza il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ispirato l’inizio di una fase storica per l’Italia. La crisi che ci attanaglia, originariamente di indole internazionale, sta mettendo a dura prova il Paese facendo leva su quelle deficienze strutturali che negli ultimi tre decenni non siamo riusciti a sanare mediante una opportuna opera riformatrice. Ora gli eventi stanno precipitando. O siamo risoluti a compiere le riforme e decidiamo di investire sul futuro, oppure vedremo crescere a dismisura il disagio in cui siamo immersi. Tutti siamo chiamati alle nostre responsabilità di cittadini, tutti in questo momento dobbiamo essere protagonisti nello sforzo comune per affrontare la crisi e per costruire un futuro per l’Italia.
Allora come uscire dalla crisi? Quale futuro per l'Italia?
Ne parliamo venerdì 25 novembre, ore 20.45, nella sala civica di vialele Lombardia a Merate, con l'on. Antonio Misiani, membro della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione della Camera dei Deputati per il Partito Democratico e con l'avv. Stefano Motta, ex sindaco di Brivio ed ex segretario provinciale PD Lecco. Vi aspettiamo numerosi a questa interessante iniziativa che abbiamo organizzato in collaborazione con gli altri Circoli del PD del Circondario Meratese.

Claudio Firmani
e Riccardo Brivio

Venerdì si riunisce il Consiglio Comunale

Giovedì sera il nostro pre-Consiglio

Venerdì 25 novembre alle ore 21 è convocato il Consiglio Comunale con i seguenti punti all’ordine del giorno:
  1. Approvazione delle modifiche alla convenzione e allo statuto dell’azienda speciale Retesalute
  2. Riconoscimento debito fuori bilancio e contestuale variazione di bilancio per il relativo finanziamento
  3. Variazioni per assestamento generale al bilancio di previsione per l’esercizio 2011
In vista del Consiglio Comunale il nostro Gruppo di Insieme per Merate si ritrova con i Consiglieri Comunali domani sera, giovedì, alle 21 presso la sede del Circolo del PD di Merate in via Trento 26 per analizzare i vari argomenti.


Insieme per Merate

martedì 22 novembre 2011

Ospedali: tagliato un reparto su dieci. Meno posti letto ma arrivano nuovi ticket

In tempi di crisi la Lombardia non può più permettersi di avere un primario per soli 30 letti. Gli incarichi dirigenziali si sono moltiplicati negli anni, spesso per non far litigare sulle nomine l'università e gli ospedali. Così adesso il Pirellone dice basta: e nelle linee guida per il 2012 impone il taglio del 10 per cento delle unità ospedaliere. Si tratterà, in pratica, di ridurre il numero dei reparti, con accorpamenti che fanno presagire anche la perdita di posti letto per i malati.
Soprattutto nei poli universitari, i posti al vertice che possono superare i 100 mila euro l'anno si sono spesso sdoppiati, con la nomina di un primario ospedaliero e di uno universitario. [...]
Saranno chiesti nuovi sacrifici anche ai pazienti. Le linee guida del Pirellone, discusse ieri in commissione Sanità, prevedono l'introduzione di un ticket (presumibilmente da 66 euro) per interventi come la cataratta e il tunnel carpale, finora gratuiti. Per fare ingoiare il rospo, la Regione farà scrivere sulle cartelle cliniche e sui referti medici il costo per le casse pubbliche di ogni singola prestazione. La speranza è che di fronte ai 500 euro e più spesi dal Pirellone per una Tac, i 66 euro sborsati di tasca propria per il ticket diventino accettabili. Per i familiari a carico dei titolari di pensione sociale sarà, invece, estesa l'esenzione dal ticket.
L'assessore Luciano Bresciani ammette: «Stiamo attraversando una fase economicamente delicatissima, ma non ci sottraiamo alle responsabilità di governare con trasparenza. E lo facciamo tagliando gli sprechi senza intaccare la qualità delle cure». I soldi a disposizione del Pirellone per la Sanità passano dai 17 miliardi e 187 milioni di euro del 2011 ai 17 miliardi e 450 nel 2012 (più 1,5%, al di sotto della crescita dell'inflazione). «L'obiettivo delle nuove regole in discussione è "più territorio, meno ospedale". Andiamo avanti con l'innovativa modalità di presa in carico dei malati cronici (con il Cronic Related Group ) e la creazione di posti letto per i malati non gravi - spiega Bresciani -. In più sono previste sperimentazioni di forme associative di medici di famiglia che lavoreranno insieme con gli specialisti per fornire prestazioni di primo livello e consulti mirati».
Ma il consigliere regionale del Pd, Alessandro Alfieri, è preoccupato: «Il rischio è che si facciano pagare sempre di più le prestazioni sanitarie ai cittadini lombardi come per gli interventi di cataratta e di tunnel carpale. È una scelta che preoccupa ancora di più in vista della possibile introduzione di nuovi ticket sui ricoveri, dovuta ai tagli di 8 miliardi al fondo sanitario nazionale per il 2013 e il 2014 contenuti nella manovra estiva varata dal governo Berlusconi-Bossi». Stretta anche sulle assunzioni: «Il rischio è di non garantire - insiste Alfieri - l'inserimento di giovani medici».

Simona Ravizza

Il Sindaco di partito

A dispetto delle cassandre  che nei mesi scorsi hanno cercato di adombrare il futuro del nostro ospedale, quest’oggi si sono inaugurate le nuove sale operatorie, alla  presenza di Roberto Formigoni,  presidente della Regione Lombardia , accompagnato dagli assessori Boscagli e Bresciani.  Una inaugurazione davvero  sentita, partecipata e caratterizzata dal fatto che le sale operatorie sono già funzionanti. Infatti,  dopo la cerimonia abbiamo potuto effettuare una breve visita del blocco operatorio che era in funzione  e posso dire di essere rimasto davvero colpito dalla qualità dei macchinari. Posso affermare con assoluta certezza che a Merate in questo momento abbiamo un blocco operatorio fra i più avanzati del mondo.  Il nostro ospedale è in buone mani: il dott. Lovisari,  che da inizio anno ha preso in mano le redini dell’azienda ospedaliera provinciale  sta veramente rilanciando  la nostra struttura e posso garantire che quest’oggi non va considerato come un punto di arrivo ma come un punto di partenza. L’ospedale continuerà a progredire, a migliorare per essere sempre più competitivo e sinergico con le altre realtà  del territorio e perché no,   strizzando l’occhio al progetto della Città della Salute!”. Così scrive il Sindaco Andrea Ambrogio Robbiani sul sito internet del Comune Merate News. Tralasciando il fatto che le sale operatorie non funzionano a pieno regime e che il progetto concluso è stato avviato ben prima delle sua elezioni e della scalata delle camice verdi ai posti di comando, viene da chiedersi se ci è o ci fa… Dove sono finiti i leghisti della fiaccolata degli anni ‘90 contro l’accorpamento del Mandic all’Azienda Ospedaliera di Lecco, quelli che sostenevano il Comitato civico di difesa del nostro ospedale contro il rischio della chiusura, quelli che poco prima delle elezioni firmavano la petizione per sostenerne il rilancio??? Dovrebbe sapere benissimo quali sono i termini della questione e che la sanità non è tema banale: dove sono ad esempio i medici, gli infermieri e il personale in numero adeguato? oppure dove sta la maggiore autonomia del Mandic? … Con le sue affermazioni di propaganda Andrea Robbiani si conferma ancora una volta uomo di apparato più che rappresentante di tutti i cittadini: deve a tutti i costi sostenere gli “uomini di potere” della Lega Nord, dal consigliere regionale Stefano Galli al Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Mauro Lovisari. Lega Nord di lotta o di governo? Andrea Robbiani indubbiamente ha scelto: Sindaco di partito.

Max

lunedì 21 novembre 2011

Dove sono i nostri vagoni?

Presentate le modifiche all'orario: ora basta! Prima venga risolto il problema dell'affollamento

Venerdì 18 u.s. sono state sottoposte ai pendolari, da parte dalla Regione Lombardia, alcune proposte di razionalizzazione dell’orario dei treni tra Milano e Lecco. Nella sostanza, si tratta di modifiche minime che, sulla carta, consentirebbero di diminuire di due minuti le percorrenze di alcuni diretti tra Milano Centrale e Lecco, e di un minuto degli S8 Lecco-Milano p.ta Garibaldi via Carnate. I treni diretti da/per la Valtellina farebbero una sosta a Lecco di tre minuti (oggi un minuto), per risincronizzarsi con l’orario a nord di Lecco, che rimarrebbe invariato. Peccato che la situazione peggiori di giorno in giorno: infatti, anche oggi ritardi sino a 50 minuti; il Tirano 2557 (di quelli “riverniciati” con la scritta “Valtellina”) ha accumulato 20 minuti di ritardo, aveva una carrozza chiusa, altre fredde e a Milano Centrale è dovuto intervenire il personale a sbloccare le porte per far scendere la gente!
Come già avvenuto a maggio, l’annuncio delle imminenti modifiche e la convocazione sono stati effettuati con un preavviso di meno di un giorno, e chi era presente doveva controfirmare seduta stante le modifiche d’orario, pena la decadenza del progetto. Una procedura quanto meno discutibile considerati i tempi e le modalità di comunicazione approssimative.
Da anni chiediamo, inutilmente, che le modifiche d’orario siano sottoposte ai comitati sin dalla progettazione preliminare, tenendo conto delle richieste dei pendolari. E sulla nostra linea di richieste inevase pregresse, dal famoso cambio d’orario del dicembre 2008, ne abbiamo parecchie: dall’anticipo dell’ora di arrivo dei treni diretti al mattino a Milano, al ripristino della fermata a Mandello per il treno 2578 (diretto delle 20.20 da Milano) e per il treno 2572 a Varenna (diretto delle 18.20 da Milano), e così via.
Ma oltre a ciò, abbiamo soprattutto evidenziato le condizioni inaccettabili che si verificano a causa dell’affollamento, in particolare sui treni S8 del mattino e sui treni che portano gli studenti a Lecco, tra i quali il tristemente noto 10551 (partenza da Lecco ore 7.09), dove l’affollamento è tale da provocare frequentemente svenimenti. L’affollamento è causato dalla rarefazione dei treni nel periodo di massima punta, attuato dal 2008, (la fascia del 10551, che si prende il carico di due treni) e dalla riduzione, ormai sistematica, di tutte le composizioni. Abbiamo inutilmente chiesto alla Regione, nel corso della riunione, di conoscere quale sia la composizione programmata da Contratto di Servizio dei treni S8 del mattino. Ci arrangiamo quindi con quello che sappiamo, e abbiamo scoperto che, rispetto al lontano 2004, mancherebbero ben 880 posti, con una diminuzione di oltre il 20%. Ecco perché la gente sviene e i treni fanno ritardo! Altro che “correzioni d’orario”: queste modifiche sembrano invece studiate per aumentare la fascia temporale a disposizione degli S8 e stipare la gente come bestie!
Quest’anno abbiamo subito il 20% di aumenti tariffari, e dovremmo ben avere il diritto sia ad un servizio quanto meno dignitoso, sia ad un trattamento più rispettoso rispetto ad esigenze documentate. Ci siamo invece, al solito, confrontati con delle controparti caratterizzate dalle solite risposte vaghe ed evasive, dalla indisponibilità a fornire dati ed informazioni, dal tentativo di scaricare su altri soggetti le responsabilità sul servizio e sugli orari.
Le condizioni di viaggio sui Lecco-Milano del mattino e sui treni che portano gli studenti a Lecco sono veramente divenute, a causa di una irresponsabile diminuzione delle carrozze e della struttura dell’orario, umanamente inaccettabili, da terzo mondo e potenzialmente pericolose. Non può quindi appartenere alle categorie dell’umano rinviare ulteriormente dei provvedimenti su questo tema, e quindi abbiamo deciso di non controfirmare il documento.
Sia chiaro che non accettiamo alcun ribaltamento delle responsabilità, e, anzi, ci riserviamo, se nei prossimi giorni non ci saranno novità positive, di verificare le eventuali rilevanze civili e penali in merito all’affollamento dei treni. ora basta!

domenica 20 novembre 2011

Il ritorno della politica

Più che un cambio di governo, è stata la fine di un regime. Se il regime non fosse finito, non si sarebbe potuto fare alcun governo Monti, e non ci sarebbe stato altro che andare alle elezioni a combattere all’arma bianca mentre l’Italia, inghiottita dal gorgo dei mercati, avrebbe rischiato di andare a fondo. Infatti era un dogma del regime caduto che il capo eletto dal popolo non potesse essere sostituito altro che dal popolo, che la maggioranza come un solo uomo dovesse sostenere il governo per l’intera legislatura, che qualunque tentativo di dar vita a una nuova maggioranza e a un nuovo esecutivo dovesse essere bollato come un golpe.
L’interpretazione berlusconiana della democrazia era quella di un regime del capo, che grazie all’investitura o all’unzione dei cittadini, incorporava in sé tutto il popolo, ne ricapitolava in se stesso la sovranità, faceva di questa sovranità un potere superiore ad ogni altro potere, e si considerava sciolto da ogni legge: un potere “sciolto”, cioè assoluto. L’onesto regime rappresentativo e parlamentare italiano veniva così, mediante lo strumento di una legge elettorale iniqua, forzato a trasformarsi in un regime pseudo-presidenziale, che in mancanza delle regole proprie di un governo presidenziale, diventava piuttosto un regime pseudo-cesariano.
La buona notizia è che questa metamorfosi del regime politico italiano, perseguita per diciassette anni, è fallita. La Costituzione ha resistito, la divisione dei poteri ha retto, la Corte Costituzionale ha cancellato leggi incompatibili con il nostro ordinamento, la magistratura ha continuato a esercitare il controllo di legalità, il Parlamento ha avuto un guizzo di dignità mettendo alfine in minoranza il governo, il presidente della Repubblica ha mantenuto la sua autonomia con una equità e una fermezza che gli sono venute buone quando ha dovuto fare il “deus ex machina” della crisi. La battaglia promossa fin dal 1994 da don Giuseppe Dossetti per difendere la Costituzione messa sotto scacco dalla destra al potere, è stata vittoriosa. Se infatti Berlusconi ha perduto, a vincere non sono stati solo i suoi avversari, è stata la Costituzione. Il clima da fine del regime che si respirava nei sacrosanti festeggiamenti popolari per la sua caduta, diceva che non solo finiva una leadership divenuta ormai intollerabile sia all’interno che all’estero, ma finiva l’umiliazione di una democrazia fatta cadere nell’impotenza, nella volgarità e nella corruzione.
I costi sono stati altissimi. Quelli più palesi, che hanno morso nella vita delle persone, sono stati i costi economici, l’impoverimento, il precariato, la disoccupazione e da ultimo il rischio del crack. Ma altri costi sono stati altrettanto gravi, hanno inciso nella cultura, nella vita morale e anche nella vita religiosa del Paese. Il culmine simbolico del degrado è stato raggiunto nella sentenza di Roberto Formigoni (CL): “a un governante non si deve chiedere quante ‘fidanzate’ ha, ma se i treni arrivano in orario”. Etica pubblica contro treni in orario: non è un grande baratto, almeno qualcuno con una Messa scambiava Parigi.
Ora possiamo tornare alla politica: perché c’è più politica nel governo “tecnico” Monti di quanta ce ne sia stata in questi anni, impedita da maggioranze bulgare alle Camere e da vincoli di obbedienza. Il cambio di governo è stato in effetti una grande operazione politica, e il ritorno della politica consiste oggi nel fatto che possiamo ricominciare a pensare al bene del Paese.
Ora, finito il regime, bisogna porre mano a che non ritorni. Già il ripristino della serietà ai vertici del sistema, l’adozione di uno stile di rigore e di gravità – rispetto alla portata dolorosa dei problemi da affrontare - manifestano un tale salto di qualità che sarà difficile vi si voglia rinunciare. Ma soprattutto occorre metter alcuni paletti che rendano impossibile la ripetizione dell’esperienza passata: la legge sul conflitto di interessi, la rottura dei monopoli mediatici, pubblicitari e televisivi, una RAI rigenerata, la riapertura del sistema elettorale a finalità di effettiva rappresentanza, sia riguardo alla scelta degli eletti, sia riducendo a proporzioni accettabili – non da “legge truffa” – eventuali premi di maggioranza e sbarramenti. E, tra tutte, la misura più simbolica ed efficace per impedire il ritorno a un leaderismo demagogico, sarebbe quella di vietare per legge che nei contrassegni elettorali figurino nomi di persone; il regime populista e plebiscitario che in questi anni si è avuto in Italia, è cominciato infatti col culto delle personalità portato fin dentro i simboli elettorali, per cui l’elettorato è stato portato a credere che si dovesse designare un padreterno, e non votare per una politica, per un programma, per un partito, per una cultura politica, per un’opzione morale.

Raniero La Valle