Esercitare i propri diritti dovrebbe essere pratica comune e tutelata in un paese democratico e civile. Essere privati di questa opportunità, sotto l’occhio poco vigile e passivo di alcuni esponenti delle forze dell’ordine è pratica quotidiana nella Repubblica delle Banane.
Questa sera in Sala Ticozzi a Lecco era previsto l’arrivo di Roberto Maroni, fresco ex ministro degli Interni della quarta legislatura Berlusconi e novello baluardo di legalità e democrazia. Secessionista a giorni alterni, è stato dipinto negli ultimi anni dalle cronache giornalistiche come baluardo antimafia, nonostante il salvataggio di Nicola Cosentino o l’appoggio del suo partito di riferimento a misure come lo scudo fiscale, permettendo il rientro dall’estero di capitali illeciti.
L’ultima volta che arrivò in città fu sgomberata e transennata le piazza più grande del centro cittadino. Questa sera, nonostante non ricopra più cariche pubbliche, si è comunque contato un numero di appartenenti alle forze dell’ordine ben al di sopra di quante ce ne si possa aspettare in situazioni del genere.
Armati di voce, un volantino e uno striscione, ci siamo recati fuori dalla sala. A vigilare e a fare filtro all’entrata, oltre a esponenti delle forze dell’ordine, anche qualche “guardia padana” le quali si sono concesse addirittura lo sfizio di pronunciare frasi del tipo “O li fate spostare voi, o chiamo fuori gli altri e ci pensiamo noi” (riferito alle forze dell’ordine) seguito da qualche militonto che al grido di “abbiamo un sogno nel cuore, bruciare il tricolore” auspicavano il nostro allontanamento, in barba ai diritti sanciti in Costituzione.
Addirittura qualcuno si è permesso di minacciare “Io ti conosco a te, ti ho già visto a Varenna, stai attento” fra l’indifferenza generalizzata di chi dovrebbe tutelare il cittadino ed invece pensa a tutt’altro.
Alle 21.30 circa arriva il codazzo di macchine (3) e da quella centrale scende il “Bobo nazionale”. Tentiamo di avvicinarci ma subito veniamo accerchiati e spintonati (addirittura avvolti in uno striscione portato da alcuni Giovani Padani) e fra gomitate e spintoni, riusciamo solo a urlare qualche frase all’ex Ministro che, sorridente, si infila nella sala.
Ci allontaniamo, quindi, convinti che la serata fosse finita li.
E invece?
Alle 23.00 circa torniamo fuori dalla sala e notando il deflusso delle persone decidiamo di fermarci per provare a riavvicinarlo. Subito gli animi, però, si fanno molto più tesi. Sarà che qualcuno ha mal digerito il volantino o lo striscione, sarà lo spirito fondamentalmente fascistoide di alcuni esponenti del Carroccio, che veniamo subito circondati dal servizio d’ordine il quale, spintonando e sgomitando, ci impedisce di camminare in libertà. Addirittura alcuni utilizzano le aste delle bandiere per darcele in testa. Un ragazzo, da lontano, ci lancia contro una palla di ghiaccio raccolto ai bordi della strada. Altri invece creano un cordone e, insultando (“Sei un coglione!”), continuano minacciosi a spingerci e a venirci addosso (cercando di strapparci di mano le videocamere e mettendo le mani in faccia). Un signore di mezza età, addirittura, rivolge insulti sessisti assolutamente non riportabili nei confronti di due ragazze presenti.
E le forze dell’ordine, in tutto questo? Alcuni erano ancora all’interno della sala, altri si sono fatti beatamente gli affari loro davanti alle porte, incuranti della violenza verbale e fisica a cui eravamo sottoposti. Fra Polizia di Stato, Digos e Carabinieri ne abbiamo contati una decina: solo due di questi hanno fatto qualcosa per evitare che fossimo linciati da un’orda impazzita di invasati.
W la Padania e la Democrazia!