sabato 2 aprile 2011

Molti fiori e nulla più

Un bouquet da 65.000 euro!!!


Eccoci di nuovo: dopo lo sperpero di Merate Musica, un nuovo sperpero si profila all'orizzonte. Data: 20/21/22 maggio 2011. Evento: flori@cultura (clicca sul nome evidenziato in grassetto per accedere al sito della manifestazione). Organizzatori: sconosciuti ai più, di origine Toscana, inesperti del settore. Assessorato: Cultura, Commercio, Ecologia. Costo di ingresso: € 5. Luogo: Villa Confalonieri. Visistatori previsti: 5.000. Costo manifestazione: € 65.000. Di cosa stiamo parlando???
Stiamo parlando del grande evento primaverile meratese, una mostra mercato florovivaistica con contorno di concerti, visite guidate, eventi, workshop e chi più ne ha più ne metta...insomma l'evento dell'anno. Ecco come costi sicuramente l'evento dell'anno, un evento da € 65.000! Per fare cosa? Per introdurre una manifestazione di dubbio spessore, una manifestaizone senza storia e senza aggancio con il territorio...insomma la tipica manifestazione buttata lì, (alla fiori e sapori della passata satagione poi saltata per manifesta disorganizzazione...), al solo fine di gettare dalla finestra un pò di denaro pubblico. Dopo le luminarie, dopo Merate Musica ed annesso festival internazionale (????) dell'armonica, eccoci con la florovivaistica nuova passione dell'Amministrazione Comunale. Speriamo che passioni tanto onerose con continuino in futuro a proliferare.

Mago di Oz

venerdì 1 aprile 2011

Il sindaco del futuro: ritorno al passato a Merate

Il sindaco del futuro deve essere un cittadino, prima ancora che un politico. Deve essere un padre di famiglia che come tale agisce per il bene della collettività nella gestione dei beni comuni.
Il sindaco del futuro deve lavorare concretamente, con spirito di servizio, rispetto per le istituzioni, buonsenso e concretezza.
Il sindaco del futuro deve intuire che intervenire a favore dell’ambiente non è più solo necessario e utile, ma anche conveniente, sotto tutti i punti di vista: economico, sociale, ambientale.
Il sindaco del futuro sperimenta progetti per portare la raccolta differenziata dei rifiuti al 90%, riducendo al contempo la produzione pro-capite degli stessi a meno di 40 Kg. all’anno.
Il sindaco del futuro taglia la bolletta energetica negli edifici pubblici del 70%, introduce le fonti rinnovabili (quelle vere…) per l’autoproduzione di energia a beneficio della comunità locale.
Il sindaco del futuro consuma zero territorio, e recupera aree dismesse consentendo una riqualificazione energetica di tutto il patrimonio edilizio (pubblico e privato) esistente.
Il sindaco del futuro introduce percorsi, spazi e strumenti di democrazia partecipativa, coinvolgendo i cittadini nelle scelte dell’ente locale.
Il sindaco del futuro incentiva e valorizza i nuovi stili di vita delle famiglie: gruppi di acquisto, banche del tempo, consumo di prodotti da filiera corta e bio, ecc.
Il sindaco del futuro costruisce piste ciclabili e isole pedonali al posto di parcheggi e rotatorie, avvia progetti come il piedibus e il bicibus.
Il sindaco del futuro introduce gli acquisti verdi nella pubblica amministrazione: usa l’acqua del rubinetto nelle mense scolastiche, i pannolini lavabili negli asili nido, i pulmini elettrici per il trasporto scolastico, gli arredi ecologici e le apparecchiature tecnologiche a basso impatto ambientale.


E a Merate? Ritorno al passato, anzi al Medioevo, in attesa del Risorgimento promesso dalla Lega Nord

giovedì 31 marzo 2011

Sosta in centro: i conti della serva e il Sindaco che dà i numeri

Il Sindaco Andrea Robbiani dà i numeri, ma non è pazzo, è furbo, o pensa di esserlo. I conti dell’utilizzo dei parcheggi nel centro storico divulgati durante l’ultimo Consiglio Comunale non tornano per niente. E’ vero che la matematica non è un’opinione e che i 3.085 veicoli in sosta a gennaio sono di più dei 1.627 di dicembre. Ma i numeri occorre interpretarli. Con onestà intellettuale possibilmente. Gli statistici possono sbizzarrirsi nel conteggiare l’occupazione di ognuno degli 11 posti davanti alla facciata di Palazzo Prinetti, ma una cosa balza subito all’occhio: le medie proposte sono errate. Sono state elaborate in base ai giorni dei mesi, mentre l’operazione va calibrata sui giorni utili per la sosta. Bisogna decurtare i martedì perchè c’è mercato, le domeniche e i festivi perchè non si paga, gli eventi atmosferici che bloccano la circolazione… Si scopre così che il divario tra dicembre e il periodo successivo a causa della Fiera di Sant’Ambrogio, del Natale e delle nevicate è leggermente inferiore di come lo si vuole fare apparire. Si deve peraltro considerare che diversi uffici e servizi sono rimasti chiusi per le ferie, che la gente dopo le abbuffate non si muove, che le persone non fanno compere dopo aver esaurito la tredicesima per i regali… tutti fattori che diminuiscono il flusso di gente. Ergo, il paragone andrebbe semmai fatto con gli stessi mesi del 2010. Ma anche così o conti della serva si rivelerebbero errati: nel computo di gennaio e febbraio entrano anche le soste di via Papa Giovanni XXII°, dove prima si parcheggiava gratis. Chi si ferma a lato delle mura del Castello non utilizza i parchimetri nuovi posizionati dall’altra parte della strada e verso la discesa, ma è più comodo a sfruttare quello di piazza Prinetti. Stimando che la colonnina di piazza Prinetti è certamente più comoda di quelle di via Papa Giovanni XXIII° per una decina di stalli è evidente che questo grande aumento della rotazione annunciato in pompa magna non c’è stato. Al contrario, fatte le debite proporzioni, gli automobilisti che parcheggiano in centro sono calate. Ma non ci vuole un matematico per capirlo. E’ sufficiente osservare il deserto di via Papa Giovanni, sempre vuota, o sentire quanto ci stanno rimettendo i commercianti. Per chi vuole ascoltarli, è ovvio, perchè non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.

Marco G.

mercoledì 30 marzo 2011

Si scrive acqua, ma si legge democrazia: due sì al referendum per l'acqua pubblica

Pubblichiamo la lettera inviata dal Conitato referendario lecchese "2 Sì per l'Acqua Bene Comune" inviata a tutti gli Amministratori locali della Provincia di Lecco

Alla cortese attenzione dei
Sindaci, Assessori, Consiglieri Comunali
della Provincia di Lecco
 22 marzo 2011

Che cosa ci chiedono gli amministratori di questo territorio
Ci è stato richiesto, più volte, da diversi amministratori del nostro territorio provinciale, quali dovessero essere le ragioni per votare 2 sì al referendum per la ripubblicizzazione dell’acqua. In particolare ci si chiede: se dovessero vincere i sì, poi si ritorna alla situazione precedente? Si tratta di capire cosa si intende per situazione precedente. Certamente non vuol dire tornare alla frammentazione di pre-integrazione di più servizi idrici che ha caratterizzato la nostra provincia prima dell’insediamento dell’A.ATO.

Nonostante la Legge Regionale non si tornerà più indietro
Come previsto dalla legge Galli il sistema idrico continuerà ad essere un sistema integrato. Se problemi ci saranno questi dipenderanno dalla forma proprietaria delle reti, soprattutto alla luce della recente impugnazione della legge regionale lombarda da parte del Governo, che contesta alla Regione Lombardia profili di illegittimità costituzionale poiché stabilisce che gli enti locali, per la gestione del servizio idrico integrato, possono costituire una società patrimoniale di ambito, che, essendo società, è in quanto tale soggetta a norme privatistiche, e contrasta con le norme statali di riferimento, contenute nel Codice dell'Ambiente e nell'articolo 23 bis del d. l. 122/2008, che affermano la proprietà pubblica delle reti e delle  nfrastrutture. Inoltre illegittima è la norma secondo la quale i nuovi enti responsabili dell'ATO possono assegnare alla società patrimoniale costituita il compito di espletare le gare per l'affidamento del servizio, le attività di progettazione preliminare delle opere infrastrutturali e le attività di collaudo delle stesse. E' stato tuttavia, dal Governo, d'intesa con la Regione Lombardia, individuato un percorso che potrà portare alla modifica delle parte impugnate delle leggi e, all'esito, alla conseguente rinuncia alle impugnative. Il Governo, però, non contesta la Regione Lombardia su quella parte della Legge che Vi espropria come amministratori dei poteri finora attribuiti alla Assemblea dell’ATO dove siete soggetti deliberanti. In sostanza la Provincia potrà operare in assoluta autonomia, escludendo completamente i Comuni e i suoi rappresentanti, anche da pure funzioni consultive. Detto in altre parole ci potrebbe essere una situazione di proprietà delle reti (non una società patrimoniale proprietaria delle reti) completamente pubblica ma gestita e amministrata dalla sola Provincia. In sintesi, con la vittoria dei sì si riconferma e rafforza il carattere pubblico delle reti e si superano le ambiguità della forma societaria patrimoniale lombarda, senza ritornare a una situazione di preintegrazione.

Il nostro sistema idrico provinciale: una situazione precaria che esclude i Comuni
Se allora non si tornerà a una situazione di sistema idrico pre-integrato, che cosa già possiamo dire per l’oggi nel nostro territorio:
  1. che la situazione di gestione in house nella nostra Provincia non è rassicurante. Sappiamo che la gestione in house è del tutto provvisoria e transitoria, oltre che concessa in deroga e in difetto di legittimità rispetto alle leggi vigenti e quindi in ogni momento reversibile. Sappiamo che, in ogni caso, entro il 31/12/ 2011 questa gestione terminerà e bisognerà allinearsi alla normativa Statale e regionale e mettere a gara il servizio.
  2. Ma in primo luogo sappiamo già fin d’ora che come rappresentanti nei comuni nell’ATO e nell’Assemblea non hanno più alcuna voce in capitolo. Sono stati mandati a casa, nonostante il loro impegno pregresso, senza alcun riconoscimento di ruolo e funzioni.
Le vostre ragioni per sostenere i referendum
Per queste ragioni schierarsi per i due sì al referendum vorrà dire:
  1. chierarsi per fermare la privatizzazione dell’acqua abrogando l’art. 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008, relativo alla messa sul mercato dei servizi pubblici di rilevanza economica attraverso l’affidamento della gestione del servizio idrico integrato a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%. In questo modo si eliminerà l’obbligo di mettere definitivamente sul mercato, con una legge centralistica, con un’unica scelta obbligata, le gestioni dei 64 ATO (su 92) che o non hanno ancora proceduto ad affidamento, o hanno affidato la gestione del servizio idrico a società a totale capitale pubblico.
  2. mettere fuori i profitti dall'acqua abrogando l’art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto della “adeguatezza della remunerazione del capitale investito”. Poche parole, ma di grande rilevanza simbolica e di immediata concretezza. La parte di normativa che si chiede di abrogare è quella che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio. Abrogando questa parte dell’articolo si elimina il “cavallo di Troia” che ha aperto la strada ai privati nella gestione dei servizi idrici: si impedisce di fare profitti sull'acqua.
Noi cittadini dell’acqua cosa vogliamo fare assieme agli amministratori?
Vogliamo restituire questo bene essenziale alla gestione collettiva. Per garantirne l’accesso a tutte e tutti. Per tutelarlo come bene comune. Per conservarlo per le future generazioni. Vogliamo una gestione pubblica e partecipativa.
Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia.

Assieme agli amministratori con il sì ai due referendum vogliamo dar vita a un nuovo scenario, con loro di nuovo protagonisti
Il combinato disposto dei due quesiti comporterebbe uno stop all'obbligo di cedere ai privati la gestione
del servizio idrico integrato e farebbe venire meno l'interesse da parte dei privati a intervenire in questo
settore stante l'impossibilità di trarne profitto. Si riaprirebbe in tutto il paese il confronto sulla ridefinizione di un nuovo modello di pubblico, che può chiamarsi tale solo se costruito sul controllo democratico e sulla partecipazione diretta dei cittadini e delle comunità locali. Verrebbero di conseguenza poste le premesse per l’approvazione della legge d’iniziativa popolare, già consegnata al Parlamento nel 2007 dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, corredata da oltre 400.000 firme, la quale tende alla completa ripubblicizzazione dell'acqua potabile in Italia.
Ci sembra che le ragioni sopra illustrate, restituiscano agli amministratori, che operando sul territorio rispondono quotidianamente ai cittadini, il loro ruolo e quei poteri da cui sono espropriati sia dalla Legge Statale vigente che da quella Regionale.

Il Comitato Referendario Lecchese 
"2 Sì per l'Acqua Bene Comune"
c/o Arci Provinciale Lecco 0341/365580
via Cesare Cantù 18 - 23900 Lecco

Venerdì si riunisce il Gruppo Urbanistica

Venerdì sera alle 21 si riunisce il Gruppo Urbanistica, Ambiente e Territorio. Ci si trova nella sede del Circolo del PD di Merate in via Trento 26 (prima rampa di scale sulla destra appena entrati nella corte, salire fino in fondo). Parleremo di:
  1. Valutazioni sulle modifiche alla viabilità
  2. Aggiornamenti sul PGT
  3. Area industriale di Brugarolo
  4. Lago di Sartirana
L'incontro è aperto a tutti, chi desidera collaborare e approfondire gli argomenti è sempre be accetto. Fate passare voce anche chi si sa può essere interessato.

Insieme per Merate

martedì 29 marzo 2011

Il Lago di Sartirana ed il Consilium interruptus

I pareri e i suggerimenti degli esperti sono stati ingnorati e non è stato investito della questione nessuno Comitato Tecnico-scientifico nonostante i sei mesi di tempo a disposizione


La discussione nel corso del Consiglio Comunale del 21 marzo sull’interrogazione presentata dal nostro Gruppo di "Insieme per Merate" circa i lavori effettuati al Lago di Sartirana a partire da gennaio 2011 è stata interrota a causa di un irrituale stop alla mia replica di Capogruppo motivata da ragioni di tempo (aver superato 5 minuti!!!). Occorre quindi rendere noto quanto non è stato possibile dire in sede di Consiglio Comunale.
L’argomentazione portata dal Vicesindaco incaricato di rispondere all’interrogazione in qualità di Assessore all'Ambiente, che i lavori siano stati approvati dal Consiglio di Gestione del Lago, non è neppure verosimile, perché la relazione tecnica redatta dagli Uffici Comunali è stata prodotta il 27 luglio, ben successiva all’incontro in cui ne venne data una anticipazione generica (“verranno fatti dei canali”). Solo dalla suddetta relazione si può sapere sapere che si intende estirpare 5.000 metri quadrati di canneto per una profondità di 2 metri. Quindi 10.000 metri cubi di materiale sono stati asportati dal fondo del Lago. Il volume del lago è pari a 196.000 metri cubi. Quindi si agisce sul 5% dell’ecosistema. Non è trascurabile movimentare tale quantitativo di sedimenti che contengono fosforo e che vengono messi sulle sponde. Quando piove (ed è piovuto parecchio), i composti portati in superficie rientrano nell'acqua, vanificando l’intervento. Nella replica di Massimiliano Vivenzio non si è avuta risposta a questo aspetto. O meglio, si sostiene (che è la sua giustificazione dei lavori fatti) che questo tipo di intervento è previsto dal Piano di Gestione della Riserva, un documento datato 1990. Nessun Comitato Tecnico-scientifico è stato investito 20 anni dopo, per offrire parere su un intervento di questo tipp , ma soprattutto di queste dimensioni, mai fatto finora, nonostante i sei mesi di tempo per farlo. Questo è il punto che sollevavamo.
Tra l’altro, un precedente membro di questo organismo (scaduto, ritenuto irrilevante, non rinnovato, non si capisce) si è recentemente dichiarato contrario ai lavori eseguiti. Il resto è pura burocrazia. Poiché “sono sottoposti a valutazione di incidenza tutti i progetti non direttamente connessi alla gestione dei Siti” e questa competenza spetta alla Provincia, la relazione descrittiva dei lavori viene mandata in Provincia a settembre. Attenzione in essa da Merate si scrive “che non è stata prevista valutazione di incidenza, salvo vostro diverso intendimento”. La valutazione di incidenza espressa dalla Provincia in data ottobre 2010, pur indicando che “lo studio di incidenza deve essere connotato da un elevato livello qualitativo dal punto di vista scientifico” (e chi lo dà se non un comitato tecnico scientifico?) non entra mai nel merito degli aspetti ambientali che l’intervento di sradicamento del canneto mettavano in atto. Salomonicamente l'Amministrazione Provinciale afferma che “il documento proposto dal Comune di Merate in effetti non è formulato come studio di incidenza, ma ne presenta a tutti gli effetti le caratteristiche salienti”. Ma se lo stesso stesso documento di Merate ammette di non avere ambizioni di avere un contenuto tecnico scientifico!!!
Quindi formalmente Merate ha l’ok dell’ente superiore, la Provincia, senza che nessuno si esprima sui contenuti veri dell’intervento, quelli che hanno conseguenze sull’ambiente. Eppure la segnalazione che fosse necessaria una maggiore attenzione ad alcuni aspetti citati nella nostra interrogazione, l’Assessore all'Ambiente li aveva ricevuti dai docenti del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e Territorio dell'Università Bicocca di Milano che si erano anche dichiarati disponibili ad entrare nel Comitato Tecnico. Pareri e suggerimenti che sono stati trascurati con frasi liquidatorie del tipo “ognuno dice la sua” che dette da Consiglieri o Assessori con alto tasso di laurea e specializzazione, ci impensierisce.

Cesare Perego
Capogruppo consiliare
di "Insieme per Merate"

lunedì 28 marzo 2011

Ride bene chi ride ultimo, ma in questo caso piangiamo tutti

"Vorrei rivendicare, anche a nome della sezione di Merate che mi onoro di rappresentare, che i metodi utilizzati dagli amministratori della Lega Nord presso il comune di Merate sono svolti all'insegna della correttezza e con l'unico scopo di tutelare i nostri cittadini, garantendo loro un esborso minore di soldi pubblici (e pertanto dei cittadini Meratesi) a parità di standard qualitativi". Si esprimeva così il Segretario della Sezione locale della Nord Alessandro Zanini per rispondere alle lamentele del nostro Consigliere Comunale Giovanni Battista Albani sull’affidamento dei lavori di sistemazione di via Promessi Sposi a Pagnano. Alla gara di appalto non furono invitate le imprese della zona e venne vinta dalla “Colombo Strada” di Monza. Ebbene la “Colombo Strade” è fallita. Ci spiace specialmente per i dipendenti che sono rimasti senza impiego. Ma ci chiediamo a questo punto dove siano l’”esborso minore di soldi pubblici” e gli “standard qualitativi” esaltati da Alessandro Zanini. Se un’impresa fallisce non è colpa di nessuno, anzi qui è colpa del Patto di Stabilità e del Governo a parole federalista che però continua a penalizzare i Comuni virtuosi che non possono pagare i lavori eseguiti anche se ci sono i soldi. Questo però dovrebbe insegnare al giovane e inesperto Segretario della Lega Nord di Merate un po’ più di prudenza e pazienza e a non trarre conclusioni affrettate. Ride bene chi ride ultimo, ma in questo caso piangiamo tutti: i lavoratori della “Colombo Strade” per primi, i residenti di Pagnano e i Meratesi che non sanno quando la sistemazione della strada verrà completata e non possono prevedere quanto costerà.

Insieme per Merate

Déjà vu

Manifesti a confronto
Il Sindaco di Milano Letizia Moratti ha cominciato la campagna elettorale con una imponente operazione pubblicitaria. Chi si è recato in questi giorni a Milano avrà notato suoi manifesti ovunque. Molti Meratesi saranno stati colti come da un senso di déjà vu. E infatti sembra che i cartelloni di propaganda siano stati "copiati" da quelli del nostro Giovanni Battista Albani. Auguriamo alla Sindachessa i medesimi risultati, perchè la vera differenza è che il nostro Battista è una pesona seria, mentre lei si prende troppo sul serio...

fonte dalla Rete

domenica 27 marzo 2011

Per una provincia denuclearizzata

Ecco il testo la mozione che presenteremo domani, lunedì, in Provincia, a firma dei Capigruppo delle Minoranze, che richiede al Consiglio Provinciale di esprimersi in modo chiaro e univoco nei confronti dell'energia nucleare, impegnando Presidente e Giunta a contrastare qualsivoglia ipotesi di allocazione di impianti sul territorio provinciale e regionale. Nei prossimi giorni trasmetteremo la mozione anche ai Capigruppo di Maggioranza, con l'auspicio di un'adesione unitaria delle diverse forze politiche su un tema di tale importanza, tornato alla ribalta dopo i tragici fatti di cronaca delle ultime settimane.

Alessandro Pozzi
per conto dei Capigruppo
di Sinistra e Libertà, PD, Azione Positiva e IdV

Al presidente della Giunta provinciale, Daniele Nava
Al Presidente del consiglio provinciale, Carlo Malugani

Il Consigliglio Provinciale di Lecco Premesso che
  • l’avvio, negli anni ’40, negli Stati Uniti, della produzione di energia elettrica da fonte nucleare fu autorizzata sulla base della speranza, poi rivelatasi infondata, che il problema della messa in sicurezza delle scorie nucleari sarebbe stato risolto in breve tempo e che il processo di fissione sarebbe stato facilmente controllabile grazie alla tecnologia;
  • viceversa, a tutt’oggi, non vi è alcuna soluzione al problema delle scorie nucleari, che restano radioattive per decine e decine di migliaia di anni, determinando la necessità di militarizzare per il medesimo tempo i siti di stoccaggio ai fini di impedirne l’accesso;
  • nelle normali condizioni di funzionamento di una centrale nucleare vi sono continui rilasci di sostanze radioattive in atmosfera, nell’acqua e nel terreno, cosicché nel raggio di diversi chilometri attorno alla centrale i livelli di radioattività in aria, in acqua e nel suolo sono significativamente più alti del normale fondo;
  • non esiste una soglia al di sotto della quale le radiazioni emesse dalle sostanze radioattive non producano effetti sulla salute, e che pertanto la popolazione che vive nel raggio di qualche chilometro attorno ad una centrale nucleare è esposta a livelli di radiazioni ionizzanti che statisticamente provocano tumori in misura significativamente superiore alla media;
  • i rischi di incidenti anche gravi nelle centrali nucleari sono tutt’altro che trascurabili, come dimostrano i casi del 1979 negli Stati Uniti a Three Miles Island, nel 1986 in Ucraina a Chernobyl o, infine, a Fukushima in Giappone;
  • a seguito della drammatica vicenda che ha colpito la centrale nucleare di Fukushima in Giappone, la Germania, uno dei Paesi europei con il maggior numero di impianti nucleari (17), ha annunciato di sospendere l’attività delle 7 centrali antecedenti al 1990 e oltre che l’abbandono dell’energia atomica nei prossimi vent’anni;
  • l’illusione che ogni ipotesi di rischio sia prevedibile e prevenibile si è infranta sulla dura realtà e solo un processo “intrinsecamente sicuro” potrebbe garantire la sicurezza assoluta;
  • anche la terza generazione di centrali nucleari non è “intrinsecamente sicura” e pertanto sarebbe soggetta alla stessa situazione di pericolo delle attuali centrali;
Premesso altresì che:
  • attualmente la capacità elettrica installata in Italia, pari a 88.300 MW, eccede di molto la richiesta di consumo, che è attestata attorno a 55.600 MW, e non vi è dunque nessuna carenza di energia elettrica al punto che molte centrali a olio combustibile sono ferme;
  • la realizzazione del piano nucleare del Governo Berlusconi, fatta salva la moratoria di un anno recentemente annunciata dal Ministro Romani, porterebbe a realizzare 13 centrali con una copertura del 4% del fabbisogno di energia stimato e solamente a partire dal 2030;
  • il combustibile per il funzionamento delle centrali nucleari dovrebbe essere acquistato dai pochi Paesi in cui si trova e, quindi, vi sarebbe in ogni caso una dipendenza per gli approvvigionamenti;
  • una seria iniziativa pluriennale di investimenti nel campo dell’edilizia per il miglioramento della qualità energetica e per una migliore efficienza energetica degli edifici, comporterebbe una riduzione di oltre il 10 % del fabbisogno energetico già a partire dai prossimi anni e rilancerebbe un settore giunto ad un livello di crisi forse irreversibile;
  • lo sviluppo di un Piano nazionale per le fonti rinnovabili porterebbe a coprire oltre il 20% del fabbisogno di energia, creando contemporaneamente decine di migliaia posti di lavoro e porterebbe l’Italia all’avanguardia nel settore;
Valuitato che:
  • la legge n.99 del 23 Luglio 2009 (ex ddl sviluppo) e la conversione in legge del DL 105/2010 (decreto sblocca-reti) hanno impresso una netta accelerazione verso il ritorno del nucleare in Italia, prevedendo l’adozione di decreti legislativi finalizzati alla localizzazione degli impianti e dei sistemi di stoccaggio e deposito dei rifiuti radioattivi (ora temporaneamente congelati dalla moratoria annunciata dal Consiglio dei Ministri);
  • contrariamente alla scelta centralistica sostenuta dal governo Berlusconi, una recente sentenza della Corte Costituzionale considera obbligatoria l’espressione del parere delle regioni in merito alla scelta di realizzare impianti nucleari;
  • solamente 7 Regioni, tra cui la Regione Lombardia, non si sono ancora formalmente espresse contro l’allocazione di impianti nucleari sul proprio territorio;
  • in Regione Lombardia vivono milioni di persone concentrate in un ambito territoriale di poche decine di chilometri di raggio;
  • nella nostra Regione si trova una parte preponderante dell’intera struttura produttiva del Paese;
  • un incidente rilevante potrebbe comportare la necessità di evacuare gran parte del territorio lombardo,
  • spostando milioni di persone e bloccando gran parte dell’attività produttiva nazionale;
Considerato che:
  • sulla base delle recenti dichiarazioni del Ministro allo Sviluppo Economico Paolo Romani (comunque precedenti al disastro accorso presso i reattori della centrale di Fukushima) riprese poi dal Governatore della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, si ipotizza che almeno una delle centrali nucleari previste in Italia potrebbe essere impiantata sul territorio lombardo, a nord di Milano;
  • il territorio della provincia di Lecco nel recente passato è stato oggetto di tentativi, da parte di aziende private, di installazione di impianti connessi alla produzione energetica (si pensi al progetto di centrale a Cassago Brianza o al più recente caso del pozzo petrolifero nel Parco del Curone e all’ipotesi di costruzione di un impianto in località Sernovella a Paderno d’Adda);
  • l’azienda di servizi di pubblica utilità A2A, società che gestisce gli inceneritori di Bergamo e Acerra, oltre a numerose altre attività legate al campo energetico, anche attraverso la multiutility lariana Acsm- Agam Spa, di cui detiene il 21,9% delle azioni, ha dimostrato interesse nella costruzione di una cordata, alternativa all’Enel, si è detta pronta a “giocare la partita del nucleare” (Corriere della Sera, 27 Dicembre 2009);
  • le verifiche effettuate nel territorio provinciale hanno dimostrato l’impossibilità pratica di realizzare centrali di dimensioni medio-grandi;
  • la provincia di Lecco garantisce già la copertura di significative quantità di energia grazie ai numerosi impianti idroelettrici e al termovalorizzatore di Valmadrera;
  • il territorio provinciale è interessato da importanti fenomeni di inquinamento atmosferico che richiederebbero investimenti importanti per l’eliminazione o il miglioramento di fonti di emissione esistenti, in particolare attraverso la riduzione dei consumi energetici;
  • la costruzione di centrali nucleari sul territorio della Provincia di Lecco comporterebbe un danno economico di rilevanti dimensioni, soprattutto per i settori agroalimentare e turistico, le cui eccellenze, oggi fase di rilancio, verrebbero fortemente danneggiate dall’ipotesi di costruzione di siti nucleari;
  • molte amministrazioni comunali del territorio e la stessa Provincia di Lecco promuovono da tempo investimenti nel campo dell’efficienza energetica e della produzione di energia da fonti rinnovabili, compatibili con l’ambiente;
  • il Piano Energetico Provinciale, approvato senza opposizioni dal Consiglio provinciale di Lecco prende atto dell’oggettiva impossibilità di costruire impianti energetici di taglio medio-grande nel territorio provinciale;
Dichiara:
  1. insostenibile e sbagliata la scelta di un ritorno al nucleare quale fonte di energia per il futuro dell’Italia;
  2. incompatibile con l’ambiente e la sicurezza dei cittadini la realizzazione di impianti nucleari in Lombardia;
  3. l’indisponibilità a collaborare alla collocazione sul territorio provinciale di impianti energetici da fonte nucleare;
  4. l’opposizione alla eventuale costruzione in provincia di Lecco ed in Lombardia di qualsiasi tipo di impianto connesso all’attività di produzione di energia da fonte nucleare;
Sollecita:
  • l’adozione di un piano energetico nazionale basato soprattutto sul risparmio, l’efficienza, la riduzione degli sprechi e lo sviluppo delle fonti rinnovabili, anche come strumento di rilancio dell’occupazione;
Impegna il Presidente della Provincia di Lecco e la Giunta:
  1. a contrastare qualsivoglia ipotesi di allocazione di impianti finalizzati alla produzione di energia da fonte nucleare o di altri impianti a servizio di questa tecnologia, su tutto il territorio della Provincia di Lecco;
  2. a chiedere alla regione Lombardia, annoverata tra le 7 Regioni che non si sono ancora espresse nel merito, l’assunzione di una delibera che esprima una chiara ed assoluta indisponibilità ad ospitare centrali nucleari sul territorio regionale;
  3. a trasmettere questa mozione al Governo italiano per esprimere la totale contrarietà della Provincia di Lecco al riavvio in Italia della politica nucleare, già bocciata nel 1987 dal voto di decine di milioni di cittadini italiani.
Lecco, 25 Marzo 2011
Alessandro Pozzi – capogruppo Sinistra e Libertà
Italo Bruseghini – capogruppo Partito Democratico
Rocco Cardamone – capogruppo Azione Positiva
Giancarlo Valsecchi – capogruppo Italia dei Valori