sabato 6 novembre 2010

Trasporto pubblico in Lombardia: tagli del 12% ai servizi e aumenti dei biglietti del 30%

La somma dei tagli ai servizi e della tariffe proposte dall'Assessore regionale  comporterebbe una perdita di utenti che può essere stimata nel 9%, causando un incremento delle auto circolanti in Lombardia pari a 200.000 veicoli e quasi 400 milioni di chilogrammi di gas serra in più. A pagare sono sempre e solo i pendolari

 I pendolari giudicano irricevibili le proposte fatte ieri sera, venerdì 5 novembre, al tavolo Traposto Pubblico Locale (TPL) della Regione Lombardia relativamente ad aumenti tariffari e tagli ai servizi (clicca sui testi evidenziati in grassetto e con il colore azzurro per accedere ai rimandi).
Nel corso della serata, l'Assessore Raffaele Cattaneo ha evidenziato non solo l'impossibilità di utilizzare, per mitigare gli effetti del taglio alle risorse per i trasporti pubblici, i fondi FAS (ndr: Fondi per le aree sottoutilizzate), ma anche di incrementare le entrate attraverso una azione di riequilibrio finanziario delle risorse all'interno del sistema della mobilità.
La proposta dell'Assessore consiste, di fatto, in tagli ai servizi sino al 12% e di aumenti tariffari del 25% con punte sino al 30% per la corsa semplice. La somma dei tagli ai servizi e della tariffe comporterebbe una perdita di utenti che può essere stimata nel 9%, causando un incremento delle auto circolanti in Lombardia pari a 200.000 veicoli e quasi 400 milioni di chilogrammi di gas serra in più.
Sono state rigettate le proposte dei pendolari, che chiedevano una maggiore oculatezza nell'utilizzo degli investimenti, in particolare dei 25 miliardi connessi all'EXPO, ai fini di aumentare la velocità commerciale dei trasporti pubblici, anche mediante la predisposizione di un Piano della Mobilità regionale.
L'Assessore Cattaneo ha completamente ignorato che l'aumento della velocità commerciale, previsto entro il 2011 come obiettivo dal Patto TPL, consentirebbe, se perseguito, di ottenere maggiore produttività ed incrementi di utenza e di introiti ben superiori ai tagli della manovra, con grandi benefici ambientali ed economici. Vengono clamorosamente contraddetti gli altri obiettivi del Patto del TPL di incremento degli utenti del trasporto pubblico e di diminuzione dell'utilizzo dell'auto privata.
Tutto il peso della manovra viene quindi scaricato sui pendolari, sugli utenti dei trasporti pubblici e sui lavoratori del settore a causa delle preclusioni ideologiche nella ricerca di un maggiore equilibrio delle ricadute della manovra economica, perseguibile, ad esempio, con la ricerca di nuove risorse, quali una piccolissima rimodulazione delle accise sui carburanti.
Riproporremo le nostre soluzioni in occasione dell'audizione da parte della V Commissione Trasporti e Territorio del Consiglio regionale della Lombardia, prevista per giovedì 11 novembre.


venerdì 5 novembre 2010

Nostradamus

"Voglio vedere adesso quando farete il Piano urbano della mobilità, voglio vedervi tutti voi Sindaci, che vi mettete a parlare di queste cose, quando soltanto due Sindaci per il senso unico di Olgiate sono andati al TAR, voglio vedere cosa succederà, perché è quello che bisogna realmente fare. Qui ogni Comune s’è fatto il suo Piano urbano del traffico, spendendo i suoi 70-80 o 90.000,00 Euro, per definire i suoi sensi unici, che potevano essere fatti anche con criterio dalla Polizia locale, senza poi mettere a posto quello che è il Piano urbano di tutto il comprensorio. Io è quello che voglio vedere, è lì che voglio misurare le Amministrazioni, assieme alla Provincia, assieme alla Regione, è lì che non vedo sinergie". Avete capito di chi è l'affermazone. Sì, avete indovinato. E' proprio del Signor Andrea Ambrogio Robbiani. Era l’11 febbraio 2008 e all’epoca era capogruppo della Minoranza della Lega Nord,. La dichiarazione è quella ruilasciata  durante la discussione sulle Osservazioni al Piano Urbano del Traffico (clicca sui testi evidenziati in grassetto e azzurro per accedere ai rimandi). Alla luce ci quello che sta succedendo da quando è Sindaco le parole sembrano quasi un’anticipazione profetica del suo operato. Infatti il "Re Sole delle Alpi" preferisce affidarsi al “qualificato” parere delle Comandante della Polizia Locale Donato Alfiniti per modificare la circolazione stradale, invece che allo studio di seri professionisti che per mesi hanno analizzato flussi di traffico ed effettuato situazioni per proporre le soluzioni ottimali. Le ordinanze sul divieto di svolta a sinistra all’incrocio delle vie Terzaghi/Statale e il divieto di transito ai non residenti in via A. Baslini insegnano. E anche la critica ai Sindaci che non comunicano tra di loro e non considerano la viabilità in termini di comprensorio era un modo per far capire che se sarebbe stato eletto Sindaco avrebbe mandato a monte l’Accordo di programma per l’avvio dell’agenda strategica di coordinamento locale per la definizione del sistema ambientale infrastrutturale e produttivo del Meratese sottoscritto da tutti i Sindaci della zona. Cioè:  niente sistemazione dell'incrocio tra la ex Statale 36 e la Provinciale 54  di Cernusco Lombardone. Ma ormai è risaputo, anche tra i Consiglieri comunali della sua Maggioranza: predicava bene e adesso razzola non male ma peggio!


R.I.

giovedì 4 novembre 2010

Errori viabilistici ed orrori linguistici

Ci risiamo: ancora una volta senza dire niente a nessuno la "strana coppia" Andrea Ambrogio Robbiani - Donato "tacchettino" Alfiniti hanno assunto decisioni che riguardano tutta la città senza dire niente a nessuno. Dopo l'istituzione del divieto di svolta di svolta a sinistra all'incrocio tra le vie Terzaghi e Statale (clicca sui testi evidenziati in grassetto per accedere ai rimandi) adesso con ordinanza n° 55 del 03/11/2010 la via Antonio Baslini e laterali (???) è ad uso e consumo esclusivo dei residenti, eccezion fatta per i carri funebri e i veicoli di soccorso. Di questo passo circolare liberamente a Merate sarà impossibile, perché le strade saranno riservate solo agli abitanti del posto. Secondo il provvedimento la "conformazione urbanistica... non consente il transito in sicurezza di pedoni e veicoli diretti nel centro della città". Ma cosa significa conformazione urbanistica di una strada? E poi la via non porta necessariamente in centro città perchè permette di recarsi anche a Sartirana, Cassina, Imbersago... E poi: "il flusso veicolare può essere convogliato sulla via San Vincenzo quale idonea alternativa viabilistica". Ma via A. Baslini era una delle due uniche vie che collegavano la parte sud a quella nord e in questo modo si dirotterà tutto il traffico verso in un solo passaggio ingolfando l'incrocio delle vie San Vincenzo/Cerri. Ancora: "preso atto delle segnalazioni inoltrate dai residenti che opportunatamente (opportunatamente??? Sì, c’è scritto veramente opportunatamente…) verificate rispecchiano le criticità riscontrate". Quali segnalazioni? Quante? Di chi? Verificate e riscontrate da chi e con quali modalità? E "constatato la cessazione dell’attività commerciale". Ma cosa significa questo? Cosa si intende dire?  Cosa ha a che fare? Infine: "Richiamata la precedente ed inerente Ordinanza emessa anche se materialmente non trascritta". Cioè? Ma che senso ha una frase del genere? Tralasciando gli aspetti sintattici, grammaticali e letterali (a proposito: perché agli agenti di Polizia locale viene chiesto il diploma di scuola superiore quando il Comandante ha la terza media???), stupisce poi la pervicacia nel non voler affrontare argomenti così importanti nelle sedi opportune come la Commissione Urbanistica, Ambiente e Territorio, proprio da parte di chi quando era esponente di Minoranza si lagnava che l'eliminazione di alcuni parcheggi non fosse stata discussa preventivamente. Il suo atteggiamento denota arroganza e mancanza di rispetto per il 60% dei cittadini che non lo hanno votato. Stia attento però perché la rana a forza di gonfiarsi per assomigliare al bue è esplosa...


La Redazione

mercoledì 3 novembre 2010

Sette comuni su dieci a rischio idrogeologico

In Italia sono a rischio per frane o alluvioni sette comuni su dieci. E’ qaunto afferma la Coldiretti nel sottolineare che lungo la penisola ci sono 5.581 comuni, il 70 per cento del totale, a rischio idrogeologico dei quali 1.700 sono a rischio frana e 1.285 a rischio di alluvione, mentre 2.596 sono a rischio per entrambe le calamità. All'elevato rischio idrogeologico in Italia non è certamente estraneo il fatto che un territorio grande come due volte la regione Lombardia, per un totale di cinque milioni di ettari equivalenti, è stato sottratto all'agricoltura che interessa oggi una superficie di 12,7 milioni di ettari con una riduzione di quasi il 27 per cento negli ultimi 40 anni. L'erosione di terre fertili è imputabile alla sottrazione per usi industriali, residenziali, civili ed infrastrutturali, oltre che all'abbandono delle zone marginali. Il progressivo abbandono del territorio e il rapido processo di urbanizzazione spesso incontrollata non e' stato accompagnato da un adeguamento della rete di scolo delle acque ed è necessario intervenire per invertire una tendenza che mette a rischio la sicurezza idrogeologica del Paese. Una situazione aggravata dai cambiamenti climatici in atto che si manifestano con una maggiore frequenza con cui si verificano eventi estremi, sfasamenti stagionali, maggior numero di giorni consecutivi con temperature estive elevate, aumento delle temperature estive e una modificazione della distribuzione delle piogge.


martedì 2 novembre 2010

Lo scaricabarile

Il Signor Sindaco di Merate Ambrogio Andrea Robbiani ha diramato una nota stampa (che pubblichiamo integralmente in calce) sull’annosa questione della sistemazione dell’incrocio di Cernusco Lombardone. In sostanza dice che è colpa del Sindaco di Cernusco Sergio Bagnato se non si è ancora proceduto alla riqualificazione dell’intersezione perché non ha voluto realizzare le due rotatorie prima della tangenziali di collegamento con via Laghetto. Le inesattezze e le discrepanze riportate nel suo scritto invero sono molteplici. Ne evidenziamo solo alcune. Poi ognuno può ripercorrere gli atti ufficiali e scoprire da sé la verità.
  1. L’accordo non prevede quello che dice lui: prima le rotonde e poi la bretella. Basta leggerlo, sebbene dal sito internet dell’Amministrazione Comunale di Merate sia misteriosamente sparito.
  2. Non c’è bisogno di studiare ancora i flussi di traffico: il numero di veicoli in transito sono già stati conteggiati molte volte suddivisi per provenienza e per direttrice di marcia come sono state effettuate simulazioni al computer che dicono chiaramente che le rotatorie non bastano. Meraviglia poi che uno che prende decisioni sulla viabilità alla carlona (vedi il divieto di svolta a sinistra all’incrocio tra le vie Statale e Terzaghi o la chiusura temporanea al transito di via Cappelleta a Pagnano) adesso voglia riscontri.
  3. Il raddoppio di via Bergamo è previsto dal Piano del Traffico di Merate insieme all’adeguamento dell’incrocio tra via Statale e viale Giuseppe Verdi. Si possono cominciare ad attuare soluzioni poco dispendiose da subito e man mano che si liberano risorse completare l’opera.
Quindi la verità vera è che il Signor Sindaco Andrea Ambrogio Robbiani insieme all’Assessore Provinciale ai Lavori Pubblici Stefano Simonetti vogliono, contrariamente a quanto dicono, boicottare l’accordo di programma. Se non avessero cercato di stravolgerlo adesso sarebbe stato in buona parte applicato. Per senso si rivalsa verso che li ha preceduti, cioè Giovanni Battista Albani e Virginio Brivio, hanno provato a mandare tutto all’aria in modo che i soldi venissero utilizzati per altro, ma in questo modo hanno reso un pessimo servizio ai Meratesi. Errare humanum est, perseverare autem diabolicum. Si può anche fingere di credere che si sia sbagliato, ma che non cerchi di scaricare le sue colpe sugli altri.

La Redazione


IL COMUNICATO DEL SINDACO DI MERATE

A seguito del comunicato stampa dell’assessore provinciale Stefano Simonetti (clicca sui testi in grassetto per accedere ai riferimenti), relativo all’accordo di programma sulla viabilità meratese ed al comunicato stampa del Sindaco di Cernusco Lombardone, Sergio Bagnato, l’amministrazione di Merate prende atto della volontà della Provincia di confermare l’accordo nella sua interezza e rileva con soddisfazione che l’amministrazione di Cernusco Lombardone, proprio l’anno scorso di questi tempi, dichiarava la sua contrarietà alla realizzazione delle rotonde, proponendo in alternativa i cosiddetti “semafori intelligenti”, sembra ritornare finalmente sui propri passi, confermando anch’essa la volontà di procedere alla “desemaforizzazione” dello snodo in questione.
L’occasione è oltremodo utile per rimarcare che la nostra amministrazione non ha mia inteso boicottare l’accordo di programma come più parti hanno detto e scritto. Abbiamo sempre espresso parere favorevole alla realizzazione delle rotonde per l’incrocio di Cernusco e una forte perplessità verso la realizzazione della bretella così come congeniata, in quanto su di essa si convoglierebbe solo una parte del traffico che insiste sull’incrocio, in quanto gran parte di esso, che da sud si muove verso nord, tende a non arrivare al semaforo ma usa le diramazioni che già esistono sia su Osnago che su Cernusco, all’altezza della rotonda di via Cavalieri di Vittorio Veneto.
Si riteneva quindi utile subordinare la realizzazione della bretella in un secondo momento, allorquando le rotonde non avessero sortito l’effetto sperato. Del resto la bretella non ha nessun effetto benefico per il traffico veicolare che si muove in andata e ritorno da Montevecchia – Missaglia, traffico che necessariamente transita sul crocevia di Cernusco.
Rileviamo purtroppo che se si fosse perseguita questa strada, le rotonde oggi sarebbero già realizzate ed operative, e avremmo dei dati reali utili alla eventuale necessità di realizzare la bretella, o viceversa, utilizzare le risorse finanziarie ad essa destinate, per altre opere viabilistiche da realizzare sempre nel meratese, come ad esempio la sistemazione del crocevia di Robbiate.
Detto questo, la nostra amministrazione non intende opporsi alla volontà della Provincia di dare seguito nella sua interezza all’accordo di programma, pur nella consapevolezza che la realizzazione della bretella comporterà fatalmente un aumento di traffico su un arteria cittadina già densamente trafficata quale è il tratto comunale della SP 54 ovvero la via Bergamo, che dovrà essere a questo punto, oggetto di una profonda riqualificazione, così da rendere più sopportabile l’ulteriore afflusso veicolare.
A suo tempo, i firmatari dell’accordo (tra i quali anche l’attuale Sindaco di Cernusco), non rilevarono questo importante effetto collaterale, peraltro confermato in più occasioni anche dagli stessi estensori del Piano Urbano del Traffico della nostra città.
Crediamo che l’assessore Simonetti, comprenda appieno che l’intervento di riqualificazione di quel tratto viario non potrà essere sostenuto solo ed esclusivamente dalla città di Merate e auspichiamo una contribuzione diretta della Provincia, magari utilizzando le economie derivanti dai ribassi d’asta relativi alle gare di affidamento delle due opere.
In conclusione, si conferma all’assessore Simonetti, la piena volontà di questa amministrazione a procedere responsabilmente nella realizzazione delle infrastrutture viabilistiche e si auspica che altrettanto faccia responsabilmente l’amministrazione di Cernusco Lombardone (la quale già nei mesi scorsi, bocciò almeno tre differenti progetti di rotonde), trovando finalmente in tempi brevi un accordo incondizionato con la Provincia, così che la stessa possa procedere con l’esecuzione dei lavori.

Elemenentari di via Montello: i genitori sono indisciplinati

Riceviamo e pubblichiamo

Buon giorno,
Mi rivolgo a voi perché ho votato "Insieme per Merate" ma il problema interessa tutti.
Sono la mamma di un bambino di terza delle nuove elementari del Montello e voglio chiedere il vostro intervento sulla grave situazione di mancanza di sicurezza che si viene a creare ogni giorno fuori da scuola. E’ meglio dell’anno scorso al "Frisia" ma potrebbe essere ancora meglio se noi genitori facessimo più attenzione alle regole e chi di dovere facesse il suo di dovere facendole rispettare.
Ci sono mamme che appena scaricano il figlio ripartono senza badare a quelli degli altri. Hanno fretta di andare ma poi le trovi al bar a bere il caffè e parlare per mezz’ora. Ma allora perché non aspettano un minuto per lasciare passare quelli a piedi? Poi ci sono quelle che portano i figli sul sedile davanti, senza cinture e senza i seggiolini, addirittura in braccio!!! Dico ma siamo matti??? Ma lo sanno che ogni anno in Italia 200 bambini muoiono per colpa di genitori sciagurati che non li hanno assicurati a dovere? Ci sono anche quelle che parcheggiano sulle strisce pedonali e dove finisce il marciapiede così io che ho anche un passeggino non possono passare.
Ma quello che è peggio è che i vigili non dicono mai niente. Rimangono lì come belle statuine addormentate a chiacchierare davanti all’ingresso degli scuolabus senza alzare sopracciglio. Ma è possibile che nessuno veda niente? Anche il sindaco o l’assessore che dirigono il piedibus non si accorgono? Troppo comodo sorprendere gli automobilisti alle spalle con i divieti di sosta o prendersela con i vucumprà che non possono difendersi e che non interessano a nessuno.
Ma la prevenzione? E l’educazione? Penso che a scuola sia importante apprendere il rispetto delle leggi, ma che esempio diamo ai nostri figli se subito fuori insegniamo a infrangerle e chi deve farle rispettare chiude gli occhi? Sarebbe bello organizzare una campagna di sensibilizzazione contattando la Provita e dopo un periodo di prova passare alle vie di fatto con le multe.

Una mamma

lunedì 1 novembre 2010

La fine delle politiche sociali

Il drastico ridimensionamento deciso con la manovra finanziaria per il 2011 dei fondi statali di carattere sociale potrebbe segnare la fine di importanti politiche socio assistenziali. E’ uno dei dati più eclatanti che emerge dai numeri del Disegno di legge di stabilità 2011 (A. C. 3778) e del Bilancio di previsione 2011 dello Stato (A. C. 3779).


(Clicca sull'immagine per leggere la tabella)


Il taglio più significativo riguarda il Fondo nazionale per le politiche sociali (FNPS), istituito dall’art. 59, comma 44 della Legge 449 del 1997. La configurazione del fondo è stata ridefinita dall’art. 80, comma 17 della Legge finanziaria 2001 e dall’art. 20, comma 8 della Legge 328 del 2000 (“Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”). Da ultimo, l’art. 2, comma 103 della Legge finanziaria 2010 ha stabilito che gli oneri relativi ai diritti soggettivi (agevolazioni a genitori di handicappati, assegni di maternità, assegno ai nuclei familiari, indennità per i lavoratori affetti da talassemia major) in precedenza finanziati dal riparto del FNPS, sono finanziati tramite appositi capitoli di spese obbligatorie iscritti nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Le risorse del FNPS, che rappresenta la principale fonte di finanziamento statale degli interventi di assistenza alle persone e alle famiglie, contribuiscono in misura decisiva al finanziamento della rete integrata dei servizi sociali territoriali attraverso la quota del fondo ripartita tra le regioni (che a loro volta attribuiscono le risorse ai comuni, che erogano i servizi ai cittadini in conformità ai Piani sociali di zona).
Al netto delle risorse dedicate ai diritti soggettivi gli stanziamenti del Bilancio di previsione dello Stato relativi al FNPS – destinati in gran parte alle regioni - erano pari a 939,3 milioni nel 2008. Nel biennio successivo il governo Berlusconi ha deciso una prima, drastica riduzione fino ai 435,3 milioni previsti per il 2010. Per il 2011 si prospetta, di fatto, lo smantellamento del Fondo con uno stanziamento abbattuto a 75,3 milioni di euro (-82,7% rispetto al 2010).
Poiché tale somma basterà a malapena a coprire l’attribuzione al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dal 2011 le risorse destinate alle regioni (progressivamente diminuite, come
evidenzia un recente Dossier della Conferenza delle regioni, dai 670,8 milioni del 2008 ai 518,2 milioni del 2009 fino ai 380,2 milioni del 2010) verranno azzerate, compromettendo dieci anni di lavoro di costruzione della rete territoriale dei servizi sociali.
La manovra di bilancio per il 2011 cancella ogni stanziamento per il Fondo per la non autosufficienza, istituito dall’art. 1, comma 1264 della Legge finanziaria 2007 e finalizzato a garantire su tutto il territorio nazionale l’attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali in favore delle persone non autosufficienti. Le risorse destinate al Fondo, pari nel 2007 a 100 milioni (di cui 99 attribuiti alle regioni), erano salite a 300 milioni nel 2008 (di cui 299 alle regioni) e a 400 milioni nel 2009 (di cui 399 alle regioni) e nel 2010 (di cui 380 alle regioni). La cancellazione del fondo è un passo indietro molto negativo, in un Paese dove – come ricordato da una recente Ricerca promossa dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali – a fronte di almeno 2,6 milioni di persone non autonome nello svolgere le normali funzioni quotidiane le risorse pubbliche destinate a sostenere le disabilità e la non autosufficienza sono assolutamente esigue in rapporto a quanto accade nel resto d’Europa.
Il Fondo per le politiche della famiglia, istituito dall’art. 19, comma 1 del Decreto legge 223 del 2006, era destinato a finanziare il funzionamento dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia, l’elaborazione del Piano nazionale per la famiglia, il sostegno delle adozioni internazionali, le iniziative di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, il fondo di credito per i nuovi nati e alcuni interventi relativi ad attività di competenza regionale. Se nel 2008 il Fondo poteva contare su 346,5 milioni, nel biennio successivo gli stanziamenti sono stati dimezzati (186,5 milioni nel 2009 e 185,3 milioni nel 2010). Nel 2011 le risorse destinate al Fondo verranno ridotte del 71,3% rispetto al 2010, scendendo a 52,5 milioni. Con buona pace di tanta retorica sulla necessità di un welfare più orientato verso le famiglie.
Il Decreto legge 223 del 2006 aveva anche istituito (art. 19, comma 2) un Fondo per le politiche giovanili finalizzato al finanziamento di progetti di progetti per la promozione del diritto dei giovani alla formazione culturale, professionale e all’inserimento nella vita sociale (attraverso interventi riguardanti il diritto all’abitazione e l’accesso al credito). Nel 2008 il Fondo era stato finanziato con 137,4 milioni, poi scesi a 79,8 milioni nel 2009 e 94,1 milioni nel 2010. Nel 2011 gli stanziamenti saranno ridotti a 32,9 milioni (-65% rispetto all’anno precedente).
Molto significativo è il pesante ridimensionamento del Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione, previsto dall’art. 11, comma 1 della Legge 431 del 1998. Obiettivi del Fondo sono la concessione, ai conduttori aventi i requisiti minimi richiesti, di contributi integrativi per il pagamento dei canoni di locazione nonché il sostegno delle iniziative intraprese dai comuni tese a favorire la mobilita' nel settore della locazione attraverso il reperimento di alloggi da concedere in locazione per periodi determinati. Nel 2008 il Fondo aveva ricevuto risorse per 205,6 milioni. Nel biennio successivo gli stanziamenti erano stati ridotti a 161,8 milioni nel 2009 e 143,8 milioni nel 2010. Nel 2011 il Fondo sarà praticamente cancellato, con la riduzione delle risorse disponibili a 33,5 milioni (-76,7% rispetto al 2010). Nello stesso anno dovrebbe essere introdotta, nelle intenzioni del governo (art. 2 dello schema di Decreto legislativo sul “federalismo municipale”), la cosiddetta “cedolare secca sugli affitti” con la previsione di un’aliquota unica del 20% per la tassazione dei canoni di locazione relativi agli immobili ad uso abitativo. La cedolare secca comporterebbe, elaborando i dati della Relazione tecnica del decreto, un risparmio per i proprietari immobiliari pari a ben 852 milioni annui.
Sono stati azzerati negli anni scorsi il Fondo per l’inclusione sociale degli immigrati, istituito dall’art. 1, comma 1267 della Legge finanziaria 2007 (i 100 milioni stanziati nel bilancio di previsione 2008 sono stati cancellati dal Decreto legge 93 del 2008. Nessun finanziamento è stato previsto negli anni successivi) e i fondi destinati al Piano straordinario di intervento per lo sviluppo del sistema territo-riale dei servizi socio educativi per la prima infanzia previsto dall’art. 1, commi 1259-1260 della Legge finanziaria 2007Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, istituito dall’art. 19, comma 3 del Decreto legge 223 del 2006: dai 64,4 milioni stanziati nel 2008 si è passati ai 30 del 2009, ai 3,3 del 2010 e ai 2,2 dal 2011. (finanziato con 446 milioni nel triennio 2007-2009, di cui 100 milioni nel 2009, dal 2010 non è stato più rifinanziato). Quasi del tutto smantellato è anche il
Il Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, introdotto dall’art. 1 della Legge 285 del 1997 e destinato alla realizzazione di interventi a livello nazionale, regionale e locale a favore dell’infanzia e dell’adolescenza è invece rimasto sostanzialmente invariato: 43,9 milioni nel 2008 e 2009 e 40 milioni nel 2010 e seguenti.
Sono stati drasticamente tagliati, infine, gli stanziamenti destinati al Fondo nazionale per il servizio civileLegge 230 del 1998. Dai 299,6 milioni del 2008 si è scesi a 171,4 milioni (2009) e 170,3 milioni (2010). Dal 2011 le risorse per il Servizio civile nazionale (SCN) verranno abbattute a 113 milioni (-33,6% rispetto al 2010). degli obiettori di coscienza, istituito dall’art. 19 della
Dopo il picco toccato nel 2006 (4.100 progetti finanziati e 45.890 volontari avviati), il SCN ha registrato negli ultimi anni un progressivo ridimensionamento. Nel 2009 sono stati finanziati 2.154 progetti con l’avviamento di 30.377 volontari. Dei 29.878 volontari avviati in Italia 18.238 (il 61% del totale) sono stati impiegati nel settore dell’assistenza. Il taglio dei finanziamenti è destinato a produrre un ulteriore, forte calo delle attività di valenza sociale promosse dal SCN.
Conclusioni: i dieci fondi a carattere sociale presi in esame (quattro dei quali istituiti nel 1997-1998 e sei nel 2006-2007) potevano contare, nel 2008, su stanziamenti complessivamente pari a 2 miliardi e 520 milioni nel bilancio di previsione dello Stato. La diversa scala di priorità del nuovo governo di centrodestra, insieme alla crisi dei conti pubblici, ha dato luogo ad un netto calo delle risorse statali destinate alle politiche sociali, scese ad 1 miliardo e 851 milioni nel 2009 (-30,5%) e 1 miliardo e 472 milioni nel 2010 (-15,9%). La manovra di bilancio per il 2011 ha segnato un ulteriore, drastico taglio, abbassando gli stanziamenti di bilancio a poco più di 349 milioni. Una riduzione di tali proporzioni (-86,1% tra il 2008 e il 2011) avrà come inevitabile conseguenza la cancellazione o il ridimensionamento di una moltitudine di iniziative e servizi, molti dei quali gestiti da enti territoriali a loro volta colpiti duramente dalla manovra di finanza pubblica. E’ una prospettiva decisamente negativa per un Paese colpito dalla crisi occupazionale e sociale peggiore del dopoguerra.