venerdì 13 aprile 2012

Andrea Robbiani, elegante in gessato grigio, trascina la sua ramazza

Voglio condividere coi lettori del blog un percorso di pensiero. Questa mattina sul treno (e già la mattina potrebbe partire meglio) leggo sul Corriere della Sera il fondo di Severgnini  e cosa ti leggo ? Ecco: “La “serata dell’orgoglio leghista” è un raduno di reduci preoccupati. In molti, da Roberto Maroni a Matteo Salvini, sventolano una scopa, simbolo un po’ forzato della necessaria pulizia. Anche il sindaco di Merate, Andrea Robbiani, elegante in gessato grigio, trascina la sua ramazza. Sembra l’amministratore delegato che insegue la donna della pulizie (“Signora, ha dimenticato qualcosa!”)”.
Allora, penso tra me, è famoso! Vuoi vedere che punta a fare carriera nel bistrattato mondo della politica ? A parte il fatto che ha scelto un movimento in parabola discendente, non ci sarebbe nulla di male, ognuno ha le sue aspirazioni. Forse se non fossi stato sul treno noto simbolo d’inefficienza, mi sarei fermato qui, col mio ragionamento.
Invece non posso fare a meno di constatare che la politica non è forma dell’essere, è una questione pratica che si declina con azioni, parole e atti. Ovviamente alla base di queste, che non possono venire così come scende la pioggia deve stare una idea. Non una singola, diciamo una visione del mondo e nello specifico un progetto. Ecco cosa serve al politico: un progetto! Cosa sali (o scendi?) a fare in politica, se non hai un progetto? Se non hai idee su come intervenire per le ferrovie, se non hai il coraggio di prendere una decisione importante sul regolamento IMU, se non verifichi le strane congetture del segretario comunale, eccetra eccetra.
Ma voi, dopo questi anni, lo avete capito il progetto politico di Andrea Ambrogio Robbiani? A me viene il dubbio che prenda decisioni sconnesse tra loro, alla rinfusa secondo come vengono i problemi: oggi succede una cosa, la tappiamo così, quel che accadrà domani lo aggiusteremo si vedrà in quale modo. Che poi è l’essenza del conservatorismo: fin che la barca va, lasciala andare. Guardando fuori dalla finestra e vedendo come va il mondo, c’è da chiedersi se possiamo ancora permetterci l’immobilismo conservatore, che non fraintendiamo è una posizione politica legittima, ma se i conservatori si vestono da progressisti (e non mi riferisco alla grisaglia sfoggiata dal Nostro e assurta a notorietà nazionale) il povero elettore si trova confuso.
Per uscire dall’impasse basta però poco: è sufficiente chiedersi se l’individuo candidato abbia o meno un progetto, una visione del mondo, oppure se basta una frase a sintetizzare anni di attività politica. Mi spiace dire che salvo novità entusiasmanti, l’era di Andrea Robbiani a Merate sarà sintetizzabilissima. Ultima chiosa. Andrea Robbiani: io critico il politico Robbiani ma faccio i miei auguri alla persona Andrea, perché ho ragione di sperare che sarà sempre tra quelli con la scopa in mano e non tra quelli turpemente scopati via.


Edoardo Zerbi

giovedì 12 aprile 2012

La superiorità morale? Ora è leghista...

C'era un tempo in cui la sinistra tutta veniva tacciata (a ragione) di ritenersi portatrice di una superiorità morale illimitata rispetto agli altri partiti. E' interessante notare come, questa dote celestiale, si sia trasferita sul popolo leghista che, invischiato nel grande scandalo di questi giorni, ritiene di essersi comportato meglio degli altri perchè Bossi, Belsito ed altri si sono dimessi. Insomma, mi sembra un pò poco.
Io sarei stato contento se gli esponenti del mio partito (che fortunatamente non c'è) non avessero arraffato alcunchè! Ma si sa: mal comune mezzo gaudio!
Speriamo bene 

mercoledì 11 aprile 2012

I Sindaci contro la nomina del nuovo Prefetto "sospettato" di contatti con la mafia

Sono diversi i Sindaci di differente estrazione politica della provincia di Lecco che hanno sottoscritto un documento che hanno consegnato in Prefettura e che vede come destinatario il Ministro dell'Interno per chiedere che il nuovo Prefetto di Lecco Paolo Maddaloni non venga confermato nell'incarico.
Il PD lecchgese ha sostenuto questa importante azione che ha carattere amministrativo, dato che molti degli aderenti sono Amministratori locali del Partito Democratico. In una situazione come quella attuale così delicata e complessa per il nostro territorio, che ha registrato e continuamente registra episodi di infiltrazione mafiosa, la nomina a Prefetto di Lecco di Paolo Maddaloni, rinviato a giudizio per fatti illeciti dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli, è inopportuna e politicamente grave. Come Partito Democratico abbiamo già sollevato il problema nelle opportune sedi attraverso l’intervento immediato dei nostri Parlamentari, il Senatore Antonio Rusconi e l'Onorevole. Lucia Codurelli.
Rispetto le Istituzioni che sono tenute ad applicare le regole senza ledere i diritti di chicchessia, ma quando le Istituzioni godono di un qualche grado di discrezionalità, non possono sottrarsi al dovere di esercitare responsabilmente questo loro potere. Questo episodio rivela, come minimo, la sottovalutazione della situazione. Ci auguiamo come PD che il Ministro riveda la decisione anche a fronte di questa partecipazione così ampia.
Hanno fino ad oggi firmato l'appello: Virginio Brivio Sindaco di Lecco, Adele Gatti di Airuno, Alessandro Origo di Verderio Inferiore, Alessandro Salvioni di Robbiate, Andrea Ambrogio Robbiani di Merate, Andrea Ferrari di Barzio, Antonio Colombo di Casatenovo, Carlo Colombo di Annone di Brianza, Carmelo La Mancusa di Santa Maria Hoè, Cristina Bartesaghi di Abbadia Lariana, Dorina Zucchi di Olgiate Molgora, Ernesto Longhi di Valgreghentino, Gian Mario Fragomeli di Cassago, Giancarlo Aldeghi di Barzanò, Gilberto Fumagalli di Calco, Giovanna De Capitani di Cernusco Lombardone, Giovanni Codega di Malgrate, Giuseppe Conti di Garlate, Guido Agostoni di Pasturo, Livio Bonacina di Galbiate, Marco Panzeri di Rovagnate, Marco Rusconi di Valmadrera, Paola Panzeri di Perego, Paolo Strina di Osnago, Renato Ghezzi di Viganò, Riccardo Mariani di Mandello del Lario, Roberto Paolo Ferrari di Oggiono, Rocco Briganti di Olginate, Sandro Capra di Montevecchia, Stefano Fumagalli di Lomagna, Ugo Panzeri di Brivio e Valter Motta di Paderno d’Adda.
"Esprimiamo la nostra preoccupazione per la nomina a Prefetto di Lecco del dott. Paolino Maddaloni", c'è scritto nella lettera. "Già Prefetto di Frosinone il suo nome appare nelle indagini (anche se non risulta indagato) condotte dalla DDA di Napoli relative allo scioglimento del Consiglio Comunale Capasenna (Caserta) provocato dall’allora vicesindaco Michele Zagaria anche in collegamento con il clan camorristico dei casalesi: inoltre il dott. Maddaloni è anche a giudizio davanti al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) per il reato di turbativa d'asta relativo all'appalto per le centraline per la misurazione della qualità dell'aria a Caserta. Al di là della presunzione di innocenza sino a sentenza che vale per ogni cittadino indagato, chiediamo al Ministro dell’Interno di valutare con maggior prudenza l’opportunità di tale nomina che sarebbe meglio avvenisse solo a completo chiarimento dei fatti addebitati al dott. Maddaloni. In un momento difficile per il nostro Paese è necessario che i servitori delle Istituzioni siano non solo integerrimi ma che non vi siano elementi che possano far dubitare l’opinione pubblica della loro integrità morale".

Ercole Redaelli
Segretario  provinciale del PD lecchese

martedì 10 aprile 2012

Palazzo Tettamanti, ovvero chi è causa del proprio ed altrui mal, pianga se stesso

Ad ogni fine stagione invernale e ogni qualvolta che si in difficoltà l’attuale Sindaco di Merate Andrea Ambrogio Robbiani esterna le proprie lamentazioni per il costo di esercizio del nuovo municipio. Forse lo fa per sviare l'attenzione dalle proprie responsabilità, come quella dell'aumento delle tasse ai cittadini con le aliquote del'IMU per la prima casa all'4,8%.
Conviene allora, per l’ennesima volta, ricordare le responsabilità dell’iniziativa che nasce, nel 2000, con l’Amministrazione Dario Perego, di cui l'attuale Assessore esterno al Bilancio Andrea Massironi era colonna portante, dall'idea di destinare Palazzo Tettamanti di piazza degli Eroi, già Municipio e scuola elementare, ad altro uso, in particolare a centro culturale polivalente con biblioteca, mediateca e pinacoteca.
Inizialmente si trattava di ristrutturare gli edifici esistenti senza aumento di volumetria; improvvisamente, a fronte della possibilità di accedere ad un finanziamento regionale (FRISL), in qualche giorno, si cambia indirizzo e, senza discussione alcuna nelle Commissioni comunali e tanto meno in Consiglio, viene commissionato il progetto preliminare al solito studio Archea di Firenze (lo stesso dell’Area Cazzaniga); anche qui senza concorso di idee, né bandi di concorso. Sfumato il finanziamento regionale, si prosegue ugualmente con il progetto esecutivo che prevede un notevole aumento di nuova volumetria con l'aggiunta di un auditorium né carne, né pesce (circa 300 posti, quindi troppo grande per essere sala civica e troppo piccolo per essere Cineteatro). Il progetto prevede solo le opere edili ed impiantistiche, dimenticando opere indispensabili quali la cabina elettrica di trasformazione, gli impianti antintrusione, audio-video ed arredamento scenico dell'auditorium, nonché degli arredi in generale; un involucro vuoto, appunto, non un edificio “chiavi in mano”.
L'appalto viene assegnato, nel 2002, al Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna per conto della cooperativa consorziata C.C.G. di Palermo per un importo di 2.657.270 euro, con fine lavori prevista nei primi mesi del 2004. In realtà, in tale data, i lavori sono molto in arretrato e l'appaltatore contesta l'ammissibilità della penale conseguente. La nuova Amministrazione di Giovanni Battista Albani decide di procedere alla risoluzione del contratto che viene formalizzata nel febbraio 2005 con atto solutorio e di cambiare la destinazione d'uso degli immobili in costruzione, da centro culturale a nuovo Municipio. Viene riaffidato l'incarico per la progettazione della modifica conseguente e nell'ottobre 2005 si appalta alle omprese Zenga e Sbrescia di Napoli per un importo di 3.330.208 euro. I lavori vanno a rilento per le difficoltà economiche delle ditte ed è necessario prevedere nuove spese per un importo di circa 1,5 milioni di euro per le opere indispensabili e non previste nel progetto iniziale, come sopra riportato. A tali opere sono state aggiunte un parcheggio sotterraneo (che il settimanale locale sentenzia, senza motivazione, essere inutile) ed un impianto fotovoltaico. Alla fine della Consigliatura retta da Giovanni Battista Albani le opere rimangono incompiute e la previsione di spesa a finire ascende a più di 6 milioni di euro (più del doppio del preventivo iniziale).
Ora l’ attuale Amministrazione si lamenta per i costi di esercizio del nuovo municipio che risultano superiori a quelli del vecchio. Il raffronto è improprio, perché effettuato fra entità non simili per volumetria; se mai andrebbe fatto con l’ ipotizzato centro culturale costituito da biblio-mediateca, Auditorium e da una fantomatica pinacoteca cui sono sfuggiti i quadri.
Non si capisce, perché i costi di esercizio del virtuale centro culturale debbano essere inferiori a quelli del nuovo municipio. Le volumetrie sono le stesse: forse che le temperature possano essere diverse, a seconda della destinazione d'uso? Il difetto sta in un progetto di ampliamento, opinabile nei sui scopi e che trascurò completamente gli aspetti di risparmio energetico realizzando un involucro di vetro permeabilissimo al freddo invernale ed al caldo estivo (un colabrodo energetico). Per ovviare all'inconveniente era stato progettato e finanziato un impianto fotovoltaico, ma, non si sa il motivo, l'attuale Sindaco ha deciso di non procedere all'opera.
Il trasferimento del municipio da Villa Confalonieri, allo stato dei lavori nel 2004, è stato il male minore, perché altrimenti ci si sarebbe ritrovati con un municipio totalmente inadeguato anche per motivi di sicurezza, ovvero Villa Confalonieri, e un edificio vuoto, cioè Palazzo Tettamanti dato che, come poi è emerso, non sarebbe mai stata allestita alcuna pinacotera. D'altro canto tale operazione era prevista nel programma elettorale di “Insieme per Merate”, lista che fu eletta dalla maggioranza relativa dei Meratesi; piaccia o no questa è la democrazia!
Ora che la maggioranza relativa dei Meratesi ha accordato la fiducia al Centrodestra, il Sindaco Andrea Robbiani pensi a rispettare il proprio di programma elettorale e non cerchi di dare la colpa a chi lo ha preceduto per i suoi continui fallimenti. Ad oggi abbiamo assistito solo all'aumento della pressione fiscale, all'aumento delle tariffe dei parcheggi a pagamento in centro, a una riorganizzazione viabilistica caotica, alla cancellazione delle manifestazioni pubbliche, allo svilimento delle associazioni di volontariato locali, allo smantellamento della Polizia Locale, alla rottura dei rapporti con le Amministrazioni Comunali del circondario, allo slittamento della realizzazione del nuovo CDD... Un'Amministrazione Comunale si esprime attraverso atti ufficiali, non tramite proclami e promesse non mantenute; e gli atti ufficiali dicono chiaramente che Merate è una città più povera e meno accogliente di come le precedenti Amministrazioni l'avevano lasciata.

Il Gruppo di Insieme per Merate

lunedì 9 aprile 2012

Le lauree in canottiera

Nel cerchio magico, plurilaureato al mercato di Gemonio, c'è la vera anti-Italia di Bossi. È dunque un grave errore ridere di quel valzer di diplomie di lauree comprate, che sono purtroppo la nostra piccola "Fahrenheit 451" nel cuore del Nord più colto e raffinato. Sono il rogo dei libri nelle valli dei dané. E certo si capisce che ora circolino le battute sulla Lega che «chiude per rutto». E si sprecano le volgarità su Rosy Mauro, la nera che «sta rovinando il capo», «la dottoressa 'Mamma Ebe'» che ha laureato in Svizzera anche il suo giovane compagno, poliziotto ed artista che cantando «ci hanno ridotto a culi nudi» un po' si presta alla ferocia della satira sboccata. Perciò Mamma Ebe promette di riempire l'Italia di sganassoni con le sue grandi mani di fatica, rosse e nodose, il cerchio all'anulare, mani laureate in Svizzera che è un dettaglio gradasso di Bossi, una pernacchia in più all'Italia dei saperi: «non solo regalo la laurea alla mia badante, ma la compro addirittura in Svizzera», insomma meglio di quella di Mario Monti, meglio di quella della Fornero. Come si vede, dunque, la degradazione del titolo di studio in patacca da rigattiere nella zona più ricca d'Italia non è il dettaglio pittoresco di una ben più seria sconfitta politica. Al contrario, nel Trota che manda in pensione l'asino e, dopo tre bocciature, il partito gli compra l'agognato e immeritato diploma al mercato nero di chissà dove, c'è già la secessione in atto. Sulle spalle di questo povero figlio, che dal 2010 frequenta a Londra una misteriosa università («in economia» dissea Vanity Fair) pagata dagli italiani sotto forma di rimborsi elettorali, non c'è solo l'ennesimo aggiornamento del 'tengo famiglia' e della logica del cognome che pure spiegano la sua carriera politica. Ma c'è l'aggressione a quel primato dell'ingegno che ancora ci identifica in tutto il mondo, all'Italia che ora cammina sulle gambe di Riccardo Muti e di Renzo Piano, di Umberto Eco e di Carlo Rubbia, a quella che sarà pure diventata una retorica già gravemente minacciata di decadenza, ma che solo la faccia del trota economista a Londra riesce profondamente a umiliare. Papà Bossi, che lo voleva come delfino ed erede politico, gli ha negato un'individualità, lo ha azzeratoe senza offrirgli via di scampo lo ha modellato come pataccaro leghista, ancora più pataccaro e leghista di sé, ha marchiato la sua giovane coscienza con il dio Po e con tutte le altre corbellerie padane sino a fargli presentare, agli esami di maturità, delle tesi su quel Cattaneo che solo papà ha ridotto a piazzista politico e a imbroglione, ma che in realtà è un autore difficile anche per i professori. Il risultato ovvio non è solo la bocciatura, ma anche quella sua faccia apatica su cui si sarebbero esercitati Piero Camporesi e Arnold Gehelen, la faccia come modello d'inconsistenza che sognavano d'incontrare Walter Chiari, Cochi e Renato e i cabarettisti del Derby, la faccia su cui ora si sta crudelmente divertendo l'Italia. Ebbene, quella faccia andrebbe presa drammaticamente sul serio perché esprime benissimo l'aggressione dell'incultura leghista all'identità nazionale, è la faccia-bandiera della competenza degradata ad incompetenza nella provincia nordista degli Aiazzone dove i libri sono da sempre arredamento. Ecco perché il cerchio magico che si compra le lauree non è l'evoluzione nordista della vecchiae gloriosa truffa all'italiana. Qui non ci sono Totò e Peppino a Gemonio. E nella signora Bossi, premiata con una scuola privata, la Bosina, per la quale il marito chiede al partito un milionee mezzo di euro, non c'è solo il paese delle mogli, il trionfo della solita economia domestica che è l'unica scienza finanziaria nazionale, né c'è solo il tributo del celodurista spelacchiato all'Italia del matriarcato dove, nonostante la biologia, è sempre la moglie che ingravida il marito. Certo, la signora Manuela, governando il marito ha governato l'intero governo italiano che della Lega è stato lungamente ostaggio, ma in quella scuola privata c'è qualcosa di più e di peggio, qualcosa forse di irreparabile nel mondo del mito sciaguratamente brianzolizzato del self made man che ora ricicla danaro illecito, nella fuga dalla condizione operaia verso quella dei piccoli padroni che evadono il fisco, nella corruzione politica da record che devasta la Lombardia... La scuola della Bossi è il dileggio finalmente realizzato della cultura che in quel mondo ha una sola funzione: essere dileggiata dall'asino, e dunque comprata ed esibita. È la scuola in canottiera, l'antiscuola, non un nuovo modello Montessori ma il raglio al posto delle grammatiche. Non sarà facile liberare dall'anticultura e svelenire quella parte dell'Italia del Nord che con Bossi ha ancora un rapporto di identità corporale, non sarà semplice restaurare nei villaggi della val Brembana l'anima italiana, l'identità nazionale fondata sulle eccellenze dei saperi coltivati e depositati. Non c'è infatti nessuna simpatia canagliesca, non c'è nessuna allegria manigolda nelle due lauree - due - che il tesoriere Francesco Belsito, ex autista ed ex venditore di focacce, 'indossa' sul corpaccione da buttafuori, il tesoriere più pazzo del mondo, il gorilla leghista dottore in Scienza della comunicazione (università di Malta, scrisse nel sito del governo quando era sottosegretario) e dottore in Scienze politiche a Londra, dove, non avendo valore legale, si vendono lauree ai cialtroni di tutto il mondo, italiani, libanesi, ucraini... Attenzione, dunque: questo Bossi non è il terrone padano, il solito terrone capovolto. Qui c'è infatti l'attacco alla scuola che non ha solo alfabetizzato l'Italia ma l'ha unita nell'orgoglio rinascimentale, nell'amore per le eccellenze, da Dante sino a Rita Levi Montalcini. Bossi nella sua vita di pataccaro si è finto medico, ha festeggiato per tre volte la laurea mai conseguita e non dimenticheremo mai che la Gelmini, ministro della Pubblica istruzione, convocò il senato accademico dell'Università di Varese pretendendo di dare il tocco e la toga alla volgarità del linguaggio politico, di maritare il Sapere con l'indecenza grammaticale, di adottare l'insulto come forma di comunicazione colta: «Voglio proprio vedere chi avrà il coraggio di mettere in dubbio il buon diritto di Umberto Bossi, che è parte della storia di questo Paese, a ricevere una laurea honoris causa». Battistrada della via culturale alla secessione la Gelmini, appoggiata da un gruppetto di intellettuali disorientati e rampanti, diffondeva - ricordate? - tutta quella paccottiglia contro i professori meridionali, voleva gli esami in dialetto, fece guerra alla lingua del Manzoni in nome di una improbabile matematica, i numeri contro le lettere, roba che solo adesso, dinanzi al mercato della lauree, assume il suo vero volto di pernacchia. Il cerchio magico acquista solo lauree vere, non cerca la falsa laurea dei vecchi magliari del sud che, sia pure delittuosamente, esprimevano rispetto e soggezione per i professori che imitavano. Non viola in segreto la legge, ma la raggira alla luce del sole: non il delitto che collide con la norma, ma la patacca che collude con la norma; non il delitto che è grandezza e castigo, ma il valore comprato ed esibito, che è scherno e disprezzo. È l'unico vero sputo con cui la Lega ha davvero sporcato l'Italia.

Francesco Merlo