Ieri sera a Lecco si è svolto il incontro del Cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi con gli amministratori ed i politici locali. Ecco una sintesi dell'intervento ispirato alla parabola del seminatore da cui ha preso spunto anche l'ultimo “Discorso alla Città” di Sant’Ambrogio. Per il testo integrale invece clicca qui...>>
Introduzione: un servizio importante.
Il Cardinale esprime la propria riconoscenza e il ringraziamento a coloro che attraverso l’amministrazione del territorio offrono un servizio qualificato contribuendo significativamente alla costruzione del bene comune al servizio della persona. Nell’evidenziare la caratterizzazione locale dell’attività amministrativa, individua le difficoltà dell’operare con risorse sempre più scarse. Ma l’impegno amministrativo, se ben vissuto, permette alla gente di comprendere e rivalutare l’importanza dell’azione politica.
1. In ascolto di una parabola.
L’Arcivescovo di Milano si rivolge agli amministratori esortandoli a guadagnarsi la stima con l’onestà del servizio e invitandoli a cercare con fiducia il dialogo nelle comunità cristiane. Riprende, quindi, con riferimento al “Discorso alla Città”, la parabola “del seminatore” per rileggere in profondità il vissuto quotidiano come occasione per riappacificarsi con se stessi, con i problemi di tutti i giorni.
2. Il seminatore e i diversi terreni della semina.
Come il seminatore, il sapiente amministratore pubblico si trova di fronte a quattro diversi terreni: con generosità affida la semente non al solo terreno buono, ma anche al terreno che si trova lungo la strada, tra le pietre e in mezzo ai rovi. Gli amministratori sono le persone che per prime possono e devono occuparsi della cura di tutto il territorio. Per giungere a questo traguardo, il Cardinale riprende quanto detto nel Discorso alla Città: l’apertura di quattro cantieri sociali per favorire il confronto delle esperienze e mettere in comune le risorse. Questo è necessario per affrontare seriamente ed efficacemente i problemi.
3. Un seminatore fiducioso e che sa trasmettere fiducia.
In tempi di crisi, raro è il desiderio di progettare serie condizioni e situazioni di vita nuove, per tutti più giuste; ma la crisi è quell’opportunità dalla quale può nascere, pur tra molteplici sofferenze, il nuovo e il buono. L’atteggiamento di fiducia degli amministratori consiste anzitutto nella capacità di considerare e comunicare positivamente il proprio compito, facendosi promotori di una fiducia condivisa. Occorre seminare relazionalità.
4. Uno sguardo profetico.
Siamo in un tempo in cui si è indebolita la comunicazione tra le persone. La “profezia” di questo tempo, per chi amministra, chiede perciò di seminare relazionalità. Per costruire la polis non basta sentirsi singoli cittadini di un territorio, portatori di diritti e doveri: occorre sperimentarsi con-cittadini, superando la logica che presta attenzione solo alla somma delle istanze delle singole categorie. La negoziazione tra i diversi bisogni dei differenti gruppi sociali deve essere posta in un orizzonte di bene comune, condiviso, sostenibile e capace di futuro.
5. Un seminatore paziente e lungimirante.
L’amministratore deve essere lungimirante e paziente per poter discernere ciò che è fondamentale e ciò che invece è trascurabile, affrontabile in un secondo tempo, rimanendo in profondo ascolto della necessità della vita quotidiana, che spesso viene dimenticata a favore di ciò che è straordinario, accattivante, capace di suscitare forti emozioni.
Occorre preoccuparsi di creare il consenso autentico intorno alle scelte da assumere, specie per quelle più rilevanti. Occorre creare occasioni di lavoro duraturo e la possibilità di disporre di una casa a condizioni accessibili ai giovani, offrendo loro spazi di sano e autentico protagonismo. Un’azione lungimirante è quella che sostiene la famiglia nelle sue esigenze concrete. Lungimiranza è anche preservare il patrimonio ambientale, senza devastarlo per fare spazio a nuovi insediamenti, commerciali o residenziali, non strettamente necessari. Amministratore lungimirante è colui che sa compiere scelte in funzione anche della comunità “del domani” e non solo dell’immediato tornaconto del consenso elettorale.
Il Cardinale invita quindi a riconoscere le nuove vocazioni alla politica, a sostenerle, formarle, introdurle al servizio e lasciare loro il posto a tempo opportuno.
6. Una tenace perseveranza.
Un ultimo atteggiamento positivo è la perseveranza. Perseverare non significa però procedere su linee prefissate e non più modificabili. L’approccio ideologico è cattivo consigliere, come d’altra parte quello puramente pragmatico disposto ogni giorno a mutare gli obiettivi in vista dell’interesse del momento.
L’approccio migliore, suggerito dalla Bibbia, è quello antropologico e storico: quello che conosce e vuole affrontare il faticoso orientarsi della libertà, l’incerto progredire delle decisioni, le resistenze che si oppongono a ogni scelta. Perseverante è quell’amministratore che sa sopportare le avversità. È nella pratica della vita di fede e nella preghiera regolare che l’amministratore cristiano accresce la virtù della perseveranza. Così nelle difficoltà troverà non solo lo sconforto, ma anzitutto l’occasione per rigenerare il proprio servizio e renderlo più attento e autentico.
7. Il buon seme.
Come il buon seme, anche le scelte dell’amministratore devono essere buone, in tutto e non soltanto nelle intenzioni, nelle finalità o nei modi. Il seme buono è il bene dell’uomo stesso, della persona umana, colta nella sua struttura di base, nei suoi dinamismi profondi e nelle sue fondamentali finalità. L’amministratore che vuole essere come il seminatore è chiamato a diffondere il buon seme dell’umanizzazione, realizzando il più possibile le condizioni per una vita sempre più dai tratti pienamente umani, di quella stessa umanità che risplende in Cristo Gesù.
8. Giustizia e benevolenza.
La difesa e la promozione della persona umana nei suoi diritti e doveri costituisce il criterio fondamentale e irrinunciabile di ogni azione umana. L’amministratore semina umanità, umanizza il territorio che amministra, quando opera con giustizia e quando costruisce giustizia. Come dice l’etimologia della parola, sindaco è l’“amministratore di giustizia” che tratta tutti i cittadini allo stesso modo.
Un contributo concreto verrà da una maggiore intesa e sinergia tra le diverse istituzioni sul territorio e tra le amministrazioni vicine. L’amministratore semina umanità anche quando agisce animato dalla benevolenza nei pensieri, nelle parole e nelle azioni.
Conclusione: “fruttò cento volte tanto”.
Per evitare di restare paralizzati da una sensazione di sproporzione tra le attese della gente e quanto si riesce a fare da amministratori con le risorse a disposizione è necessario fare affidamento alla parola del Signore. Alla luce della Parola evangelica, il bene, pur se piccolo seme, è destinato a crescere, progressivamente lungo la storia, a contagiare gli altri, finché giungerà al suo compimento.