La manovra si abbatte solo sulle fasce medie che già pagano le tasse, cioè sui lavoratori dipendenti e sugli autonomi onesti.
Tra pochi giorni sarò chiamato a valutare la manovra economica proposta dal Governo Berlusconi.
Nessuno nega, neppure i recenti documenti dell'ANCI, che la situazione economica critica e difficile che l'Italia in particolare attraversa abbia bisogno di risposte strutturali e di sistema e di sacrifici da parte di tutti, ma ritengo assurdo (altro che federalismo...) pensare di risolvere i problemi dello Stato tagliando ancora risorse ai Comuni che, stretti all'angolo, saranno costretti a far pagare ancora il cittadino con un aumento dei costi dei servizi. Non posso dimenticare inoltre che la mia storia politica dipende quasi esclusivamente dai ruoli che ho rivestito per un decennio come Sindaco della mia comunità, Vicepresidente nazionale dei Sindaci dei piccoli Comuni, ecc. Conosco altresì un'altra storia, quella di Sindaci e Assessori di piccoli Comuni degli ultimi vent'anni in questo territorio, che è in gran parte memoria di impegno serio, di sacrifici per la propria comunità e di scarsi compensi.
Sono quindi convinto che caricare sui Comuni ancora una volta un peso sproporzionato in questa manovra che si cumula con quello degli anni precedenti, porterà a un'ulteriore diminuzione della spesa per investimenti, che, causa la continuazione della "follia" dei limiti del patto di stabilità, verranno ancor più limitati interventi e iniziative che sarebbero in gran parte servite alle imprese locali, con l'aggravante del sempre più diffuso blocco dei pagamenti. Inoltre sui Comuni si scaricheranno anche le spese conseguenti ai tagli effettuati a Ministeri e Regioni, per esempio sulle politiche sociali, mettendo così a rischio servizi essenziali per le famiglie e i cittadini più deboli.
Ma si pensa davvero che un intervento serio sui costi della politica si realizzi eliminando le Amministrazioni Comunali di comunità storiche o riducendo a meno della metà i consiglieri comunali, togliendo così a parecchi giovani una prima esperienza significativa di democrazia e di attenzione alla propria comunità.
Mi è già capitato di dichiarare che si deve intervenire con serietà, altrove, nei costi dei partiti e nel loro finanziamento pubblico, sull'eliminazione delle centinaia di enti inutili, sempre promessa e mai mantenuta, sulle indennità e sul numero di noi parlamentari e consiglieri regionali, con l'assurdità che non si tiene in nessun conto la produttività degli stessi, le proposte, i disegni di legge portati alla realizzazione, le presenze nelle Commissioni (vero fulcro dell'attività parlamentare) e il continuo raccordo con il mondo economico e produttivo del proprio territorio. Basta verificare che il contributo di solidarietà è chiesto a chi dichiara di più e non a chi possiede di più e la manovra è caricata sulle spalle del ceto medio e degli onesti che pagano le tasse. Infatti, sono pochi coloro che dichiarano più di 90 mila euro l'anno. Dobbiamo guardare alla realtà del Paese: ci sono più macchine che costano 100.000 euro che redditi annui superiori ai 75.000... Inoltre, il 49% dei contribuenti, uno su due, dichiara meno di 15.000 euro all'anno. Quindi la manovra si abbatte solo sulle fasce medie che già pagano le tasse, cioè sui lavoratori dipendenti e sugli autonomi onesti.
Un caso a parte merita il contenzioso che si è aperto in questi giorni con i calciatori professionisti, dal momento che giuridicamente sono dei lavoratori dipendenti che però, soprattutto nei casi più famosi, concordano con le società contratti per compensi netti e dunque col rischio che, le ingenti quote di solidarietà finiscono per essere a carico delle società già in evidente difficoltà economica. Ma se sono così pochi coloro che in Italia denunciano oltre 90.000 euro lordi, prima di stabilire soglie di tassazione sulla carta, bisogna guardare la realtà del Paese e affrontare serenamente il tema dell'evasione fiscale reintroducendo misure abolite in questi anni dal governo Berlusconi.
Ma tornando al tema Enti Locali-manovra, forse occorre una riflessione seria che attui una chiara definizione delle funzioni dei vari livelli istituzionali che superi ogni sovrapposizione e duplicazione dei compiti che allungano tempi di realizzazione e rendono opache le responsabilità, in un contesto di vera attuazione del titolo V della Costituzione. Si può eliminare la Provincia di Lecco e non discutere del ruolo della Regione Molise che ha meno abitanti, quella di Brescia che ha quasi il doppio degli abitanti della Basilicata? Oppure continuiamo a chiudere gli occhi, in attesa di un concetto comune di montagna, sulle Comunità Montane ancora attive in località turistiche sul mare?
I piccoli Comuni, soprattutto in Lombardia, sono il comparto della Pubblica Amministrazione che più ha contribuito al miglioramento dei conti pubblici, che già recentemente hanno subito per il contenimento delle spese della politica, la riduzione del 20% di consiglieri per un'effettiva razionalizzazione, ma per restituire più credibilità alla politica siamo sicuri che occorra cominciare da qui?
Io la penso diversamente e mi impegnerò di conseguenza.
Capogruppo P.D. Commissione VII Senato