La decisione del Sindaco Andrea Robbiani di non partecipare alla protesta indetta dall’ANCI lombarda, andava sottoposta all’attenzione dei cittadini perché i tagli aggiuntivi dei trasferimenti ai Comuni previsti ad agosto, sono estremamente ingiustificati, in quanto i Comuni hanno abbondantemente già prodotto i risparmi per contribuire al risanamento. Questi nuovi tagli sforano la soglia di guardia.
Per dare un’idea della dimensione degli interventi, si tratta di manovre equivalenti a circa il 12 per cento della spesa degli enti territoriali (esclusa la sanità), pari a 14,5 miliardi solo nel 2012. Se la stessa riduzione fosse stata applicata a tutti i comparti di spesa delle amministrazioni pubbliche, la manovra sarebbe stata pari a circa 100 miliardi nel solo 2012, invece dei 53 previsti.
L’intervento “ad effetto” che il gruppo Insieme per Merate ha attuato nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale, aveva come obiettivo quello di non far passare inosservato questo aspetto. Non si poteva poi non censurare la sottostima sugli effetti della manovra che la scelta del Sindaco invece mostrava, e sull’importanza di stare al fianco di altri sindaci. Avesse detto che era stanco di protestare, avrebbe per una volta raccolto il sorriso di tutti invece cosa fa? Si ostina e prosegue ad oltranza, tira in ballo che in altri casi lui si sarebbe dimostrato indipendente dalle scelte del partito. Ma sulla questione posta, perché si astiene dal sostenere le ragioni dei Comuni? Vogliamo dire che i Comuni che non pagano i fornitori sono oggi grandi responsabili dei fallimenti di aziende già in crisi di liquidità per il loro? Vogliamo ricordare che impedire gli investimenti in opere pubbliche che appaltano i Comuni significa bloccare il primo motore dell’asfittica economia italiana? Vogliamo descrivere ai distratti cittadini, che i servizi sono sempre più sulle spalle dei Comuni? Ma che idea si è fatta del territorio il Sindaco Andrea Robbiani?
Tanto lontano è oggi (tra sei mesi si vedrà) dal concepire un dibattito su questo punto, che chiude il suo recente intervento pubblicato il 2 Ottobre su Merateonline, riaprendo antiche polemiche verso due decisioni della Giunta precedente, già assi portanti della sua vincente campagna elettorale quali l’aumento dell’Irpef e la scelta di cambio di destinazione di Palazzo Tettamanti. Proprio perché la storia dei Comuni è stata ed in qualche modo deve continuare ad essere quella di investire in opere pubbliche, la questione oggi non è dare il suo giudizio, ampiamente noto, delle “sciagurate” opere pubbliche del passato, ma esprimersi sul futuro delle opere pubbliche nei Comuni. Sull’addizionale Irpef, la cui possibilità di essere introdotta dai Comuni venne poi bloccata per alcuni anni, la sua utilità c'era (la realizzare del plesso scolastico), il non riconoscerlo è solo astio. Essa inoltre serve ancora a far respirare il suo bilancio di amministratore, quindi ringrazi di averla trovata già esistente quando si è insediato. Sempre più tutti i Comuni vi dovranno ricorrere. Il trasferimento del Comune nel Palazzo Tettamanti era stato messo nel programma elettorale di Battista Albani, che allora risultò vincitore e quindi venne fatto. Sui preventivi di spesa non centrati, vedremo come evolverà la vicenda del costruendo Centro Diurno Disabili.
Il Sindaco, inoltre trascura di aggiungere qualche dato sui costi che avrebbe comportato il progetto originale, compresi i suoi costi di manutenzione.
Infine sempre nel testo del 2 Ottobre scorso, come treno senza pilota, si scaglia dando del sovietico al testo letto in aula dal Consigliere Achille Panzeri, per dare spazio ad sua ricorrente polemica verso il Partito Democratico. Forse gli è scappata la mano sulla tastiera, ma le critiche che la minoranza oppone alla maggioranza, che è la sostanza della dichiarazione fatta in aula, non hanno niente a che vedere con la tragedia di quello che succedeva negli anni 30: "allora sulla terra russa venne la menzogna. Il male peggiore , la radice del male futuro fu la perdita nel valore della propria opinione. Si credette che il tempo in cui si seguivano le suggestioni del senso morale fosse passato, che bisognasse cantare in coro e vivere di concetti altrui, imposti a tutti. Cominciò a estendersi il dominio della frase, prima in veste monarchica, poi rivoluzionaria. Questo traviamento della società coinvolse tutto, contagiò tutto” (B.Pasternak).
Ora se vogliamo lasciare la parola su questo tema a chi se ne intende, come lo scrittore Pasternak, invito a confrontare se l’obiettivo di “far cantare in coro” sia più aderente all’agire politico della Lega o del Partito Democratico, partito affetto forse da stato di artrosi, ma decisamente lontano da questa ambizione. E’ infelice inoltre metter sotto il tappeto la discussione sul significato della decisione di Umberto Bossi di obbligare i "suoo" amministratori a non protestare per tagli, proprio nella settimana in cui arrivano sui giornali le lettere del Sindaco leghista di Macherio, o le dichiarazioni del Sindaco di Verona sulla Padania, bollate dal Senaturi come “parlare a vanvera”. Esse testimoniano invece che alcuni sindaci della Lega hanno avuto reazioni più attente alla sostanza delle questioni che alle linee politiche imposte.
Cesare Perego
Capogruppo Consiliare di Insieme per Merate