lunedì 26 ottobre 2009

La sicurezza urlata

Dopo la disastrosa conclusione della questione del Commissariato di Polizia in Brianza, forse è il momento di fermarsi e cercare di affrontare le questioni con un po’ di serietà e lasciando perdere la propaganda. Da due anni la vicenda è stata cavalcata dal Segretario provinciale della Lega come il punto fondamentale della politica in Brianza, nel corso dell’ultima campagna elettorale è stata usata a piene mani per attaccare, anche personalmente, gli amministratori di centrosinistra che non facevano quotidianamente una dichiarazione di fede all’idea del Commissariato, il parere favorevole definitivo del Ministro veniva dato per certo mese dopo mese e chi si permetteva di dubitare era un disfattista. Ora che la vicenda si è conclusa con un nulla di fatto dobbiamo pensare che, visto quanto raccontato per anni, la nostra terra cadrà nelle mani delle bande criminali? Cosa intende fare chi ha cavalcato la vicenda ed ha la responsabilità di questo fallimento? Come intende regolarsi chi ha attaccato coloro che non si accodavano a quel coro? Ci sarà una riflessione ed una doverosa autocritica?
Sicuramente no! La questione della sicurezza urlata, brandita come un corpo contundente, gettata in faccia agli avversari è una fabbrica di voti, è un prodotto che “va via come il pane”, ma poi che succede realmente sul territorio? Chi usa questi temi sta governando l’Italia quasi ininterrottamente dal 2001, se le risposte fossero veramente efficienti la criminalità dovrebbe essere stata debellata, invece non è successo e non potrà succedere per la semplice ragione che in nessuna parte del mondo e con qualsiasi regime, la criminalità è stata debellata completamente, esisteva anche nel Cile di Pinochet nonostante la presenza totalizzante dei Carabineros e dell’esercito col dito sul grilletto, ha continuato ad esistere in Sicilia anche con la presenza dell’esercito. Questo non significa che ci si deve arrendere alla criminalità, anzi tutt`altro! Significa che bisogna cercare delle risposte complessive, dei percorsi che eliminino anche parte delle cause profonde e del terreno di coltura della criminalità, tutta la criminalità la piccola e la grande, quella del disperato che ci scippa ed entra nelle nostre case e quella dell’amministratore pubblico corrotto o controllato dalla mafia. Quale credibilità può avere la guerra alla criminalità se non si riesce neppure a sciogliere il Consiglio comunale di Fondi (Latina) infiltrato dalla mafia e si consente a quegli amministratori di dimettersi e di ricandidarsi azzerando così le denunce del Prefetto e ridicolizzando la proposta di scioglimento fatta dal Ministro dell’Interno?
Per fortuna qualcosa si sta muovendo, alcuni esponenti del centrodestra, da Fini a Pisanu a Urso, stanno cominciando a porre i temi delle politiche di inclusione e integrazione come elementi fondamentali per togliere spazio alla criminalità, per fortuna esponenti di quasi tutte le forze politiche stanno avanzando proposte di legge alternative alla semplice militarizzazione del territorio, la strada è ancora lunga ma è un inizio e spero che anche nella nostra provincia si possa iniziare a ragionare insieme sull’Italia del futuro, sulle risposte complesse e realmente efficaci che devono essere messe in campo, lasciando perdere la propaganda fine a se stessa che porta voti ma non risolve i problemi. Intanto, ciò che si può fare è sostenere l’azione dei comuni già attivi da anni su questi temi e integrare con politiche sociali l’azione di contrasto, che personalmente giudico positiva, messa in campo dalla Polizia e, in particolare in Brianza, dai Carabinieri.

Marco Molgora