sabato 17 marzo 2012

La Lega delle tasse

I leghisti tuonano ora contro le tasse. Ma dimostrano di avere la memoria corta
L’autore del libro “Umberto Magno”, Leonardo Facco, ha elencate sinteticamente sul sito del Movimento Libertario  le tasse volute dalla stessa lega negli anni in cui ha governato e che gravano a tutt’oggi sulle tasche degli Italiani. Eccole nel dettaglio:
  • Tassa di 30 euro più marca da bollo di 8 per ogni ricorso al giudice di pace
  • Eliminata la detrazione del 19% per gli acquisti di abbonamenti ai trasporti pubblici locali
  • Eliminata la detrazione del 19% per le spese di aggiornamento degli insegnanti. Cancellato il credito d’imposta, introdotto dal Governo di Romano Prodi, del 10% alle imprese che fanno ricerca ed innovazione
  • Niente restituzione fiscal drag a lavoratori e imprese.
  • Introduzione della cosiddetta tassa sulla tecnologia (lettori multimediali, telef. cellulari, computer). Costerà circa 100 euro a famiglia.
  • Aumento tariffe dell’ acqua (grazie alla privatizzazione fatta da Tremonti, art. 23 bis decreto legge 133/2008).
  • Aumento delle tariffe postali
  • Aumento pedaggi austostrade Anas
  • Aumento biglietti dei treni, sia regionali che a lunga percorrenza
  • Raddoppio dell’ IVA sugli abbonamenti alle pay tv
  • Tassa di scopo e tassa sul turismo introdotta dalla Legge 42 fortemente voluta dalla Lega Nord!

venerdì 16 marzo 2012

Il De profundis della Festa di Cicognola

Il nostro Gruppo di Insieme per Merate sta promuovendo una campagna di pubbliche affissioni per denunciare la soppressione della Festa di San Giuseppe di Cicognola e l'incapacità dell'attuale Amministrazione Comunale formata da Lega Nord e Popolo delle Libertà in carica di trovare soluzioni per consentire lo svolgimento della manifestazione. Specifichiamo che i volontari del Comitato che organizzavano la Festa, che, visto quello che è successo è stato indicato come "Comiato", pur essendo citati sui manifesti "funebri", non sono stati coinvolti nella nostra iniziativa.

Insieme per Merate

giovedì 15 marzo 2012

"Punto Comume": un'occasione mancata

Martedì sera, 13 marzo 2012, nella rubrica "Smart City - La città intelligente", Radio 24 ha ricordato il decimo anniversario dell'istituzione, nel Comune di Vimercate, di Spazio Città, un ufficio polifunzionale di primo approccio (front office) per i Cittadini e raggruppante i diversi servizi comunali, dal Protocollo, all' Anagrafe, ad Altro. Se la richiesta del Cittadino è semplice, essa viene subito soddisfatta; se richiede il lavoro degli uffici dedicati, la pratica viene, agli stessi, dirottata. La grande valenza di Spazio Città risiede nell'ampiezza di orario offerta al pubblico: dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 19, (il giovedì dalle 8 alle 21) ed il sabato dalle 8,30 alle 12,30 ; in tal modo tutti possono accedere agli uffici, senza essere penalizzati nella propria occupazione: 61 ore allla settimana contro le 17 del Comune di Merate (3,6 volte!).
Inoltre l'ubicazione in un solo locale dei diversi sportelli, evita al Cittadino di girare nei meandri del Municipio, alla ricerca dell' ufficio giusto.
L'attivazione di Spazio Città ha costituito, per Vimercate, una rivoluzione nel rapporto fra Cittadini e Pubblica Amministrazione.
L'Amministrazione di Battista Albani aveva "copiato" detto servizio con l'avvio di un analogo "Punto Comune" che l'attuale Amministrazione ha fatto abortire sul nascere.
Davvero un'occasione mancata!

Ernesto Passoni


P.S: Spazio Città è dotato di numero telefonico verde, non nel senso del "Va, pensiero", ma della gratuità.

mercoledì 14 marzo 2012

Un politico deve porre non solo delle domande ma anche dei percorsi per uscire dal pantano

Lo scorso 6 marzo sul Giornale di Merate, sono state pubblicate le spiegazione ed i commenti sia del Sindaco che del Vicesindaco di Merate, sulle ragioni che li hanno portati alla non concessione delle autorizzazioni necessarie allo svolgimento della Festa di Cicognola, festa che animava la primavera meratese da 35 anni.
Il Sindaco ha ribadito, che in assenza di piena corrispondenza tra le documentazioni presentate dalle associazioni e quanto richiesto per la verifica da parte della Commissione di Vigilanza competente, lui in veste di Sindaco, non concede alcuna deroga. Ed aggiunge, come motivo di vanto “a differenza di quanto fatto dalle Amministrazioni precedenti“. Quello che non risulta accettabile in queste vicende è che l’Amministrazione ne parli come se il fatto che le iniziative a Merate vadano una dopo l’altra incontro al naufragio, sia una cosa che non li riguardi.
La posizione espressa dal Sindaco Andrea Robbiani è quella di prendere atto che le attività vengono cancellate.
Ricordiamo però che tra le richieste non ottemperate, oggetto della lettera del 21 febbraio spedita dall’Ufficio SUAP al Gruppo San Giuseppe di Cicognola si può leggere: “L’elaborato grafico non indica con quali strutture ed arredi si svolgono alcune attività che richiedono l’assembramento di più persone come la S. Messa all’aperto”. Ora, se per realizzare la Messa all'aperto per 300 persone, una Amministrazione non riesce a trovare una soluzione che non obblighi le associazioni a ricomprare le sedie od a rifare un modestissimo palco, più di una riflessione è d’obbligo.
E’ “normativamente” vietato distinguere un palco per una rock star da quello per una banda di paese o quello per un sacerdote con due lettori e quattro chierichetti? Distinguere tra assemblea al chiuso da quella all’aperto? Oppure differenziare le richieste per un impianto luci da 40.000 watt per Lady Gaga , da quello di un impianto fatto di due microfoni?
Il Vicesindaco Massimiliano Vivenzio poi cita che non era possibile far svolgere l’evento “in assoluta sicurezza”, ma questo è un termine sbagliato, visto che la sicurezza è solo governata dalla probabilità e non dalla certezza.
Ma la vera riflessione che i due amministratori avrebbero dovuto proporre doveva contenere un altro tema, e cioè quello che permetta di spiegare perché i volontari non arrivino mai all’obiettivo. Forse perché non hanno capito che il contesto normativo è cambiato? Perché pensano che i problemi siano sempre troppo complessi per essere risolti, ed i problemi sottoposti sono veramente troppo complessi per essere risolti? O perché esasperati da richieste come quella che ho citato?
E’ da questo punto che, a mio avviso, degli amministrativi devono partire parlando ai cittadini, perché ciò li riguarda direttamente. Agli amministratori spetta il compito di impostare questo percorso di aggiornamento delle associazioni, non di essere spettatori dello sfacelo di quel poco di vita collettiva che anima la città di Merate.
Perché in un frutteto, i frutti troppo maturi cadono a terra e marciscono? E’ veramente un problema riconducibile ai frutti? No, spesso essi cadono perché l’agricoltore non li ha raccolti prima.
Un politico o una maggioranza politica invece di rivendicare di “fare le cose a norma”, deve porre ai cittadini non solo delle domande, ma anche dei percorsi per uscire dal pantano.
La lettera di chiarimenti inviata dal Sindaco Andrea Robbiani , avrebbe dovuto chiudersi con un impegno a trovare una formula risolutiva adeguata al nuovo contesto normativo, perché la Festa di Cicognola potesse svolgersi, magari modificata, ma capace di mantenere in vita le forze e l’impegno dei volontari che in questi anni vi hanno dedicato talento ed energie.
I volontari di Cicognola sono stati i primi ad impostare le loro attività in modo “razionale”, occupandosi di programmazione e prevenzione, integrando diverse competenze. Sono le loro competenze che sono venute a mancare o sono quelle della classe politica che si sono trasformate? Da questa vicenda, dopo quella dellaPpro Loco, si conclude certamente che oggi a Merate gli amministratori interpretano un nuovo ruolo.

Cesare Perego
Capogruppo Consiliare di Insieme per Merate

PS: nelle lettera spedita dal Comune il riunirsi di più persone è definito “assemblamento” errore certamente non voluto, ma divertente perchè compiuto da severi censori.

martedì 13 marzo 2012

Il Marchese del Grillo e il Centro Diurno per Disabili

Lui e lui e gli altri non sono un c...


L'Assessore del Grillo
 Mentre rimango in trepida attesa che “altri più competenti ribattano alle altre inesattezze contenutenelle mie affermazioni ringrazio l’Assesore Dr. Emilio Vulmaro Zanmarchi per le precisazioni e per le informazioni relative a quanto da me affermato a proposito del Centro Diurno Disabili (CDD), e lo ringrazio anche per la sua implicita disponibilità a contribuire al miglioramento della mia ortografia (cosa di cui so di aver bisogno, ma certamente privati cittadini non possono avere la preparazione e la competenza di chi ricopre posizioni importanti quali Assessore,vicepresidente ecc...).
Leggendo l’intervento del 5 marzo mi è venuta in mente la famosa frase del Marchese del Grill: “Io so’ io e voi non siete un c...”
Nel merito di quanto affermato dall’Assessore Dr. Emilio Vulmaro Zanmarchi mi sembrano doverose le seguenti precisazioni:
  • Piano di zona 2009-2011: leggo a pag. 28 del documento, ed è l’unica parte in cui si parla di CDD sul piano organizzativo (ma forse le mie difficoltà ortografiche influiscono anche nella mia capacità di lettura): ”Nonostante ci sia stato un ampliamento dei posti nei CDD permane il bisogno di un ulteriore ampliamento da realizzare nel prossimo triennio” implicitamente assegnando al prossimo Piano 2012-2014 la responsabilità di definire le necessità,la localizzazione ed i tempi di realizzazione dei nuovi posti necessari. Ora,s e non esistono altri documenti successivi e/o accordi specifici, non mi sembra che quanto affermato dal Piano di zona sia in contrasto con la mia posizione.
  • Retesalute: affermando la necessità di coinvolgere Retesalute che,con la sola eccezione di Missaglia,include tutti i Comuni dell’Assemblea Distrettuale e quindi circa 111.000 cittadini rispetto ad un totale di circa 119.700 euro, intendevo suggerire di coinvolgere l’ente cui il Piano di zona assegna la funzione di Capofila per l’Accordo di programma. Sono in completo disaccordo con l’Assessore quando afferma che il “conferimento del CDD Retesalute è non conveniente ed antistorico” perchè personalmente ritengo che l’unico modo che avremo nel futuro per mantenere e migliorare i servizi sia quello di realizzarli e gestirli in modo associato.
Quanto successo con il progetto del CDD negli ultimi anni ne è un esempio, il Comune di Merate,dopo averlo programmato per il 2010-2011 presentò nel dicembre 2009 un progetto per la realizzazione del nuovo CDD con un spesa prevista di 2,2 milioni di euro. Dopo aver seguito tale progetto per anni (ancora nella Relazione previsionale e programmatica allegata alla bozza di Bilancio presentata in Consiglio Comunale alla fine di Dicembre 2011 è indicata la realizzazione di un nuovo CDD con una spesa di 2,2 mil. finanziata tramite leasing) è costretto, per evidenti motivazioni di Bilancio, a recedere dalla posizione proponendo nella commissione urbanistica del 17 febbraio 2012 un nuovo progetto che prevede un ristrutturazione “leggera” della ex scuola di via Fratelli Cernuschi con una spesa prevista di 500.000 euro ed il trasferimento nella stessa del CDD senza di fatto ottenere un reale miglioramento qualitativo del servizio rispetto alla situazione attuale. Da notare che nel progetto solo un terzo dello spazio disponibile è dedicato al CDD mentre due terzi sono dedicati ad altro. Inoltre secondo quanto affermato dal Dr. Emilio Vulmaro Zanmarchi in Commissione questa sistemazione non è un primo passo verso una sistemazione definitiva ma che, in una auspicabile futura progettazione del CDD, gli spazi di cui oggi si prevede la ristrutturazione verranno dedicati ad altre destinazioni.
Colgo l’occasione per confermare, a scanso di malintesi, la mia posizione sull’argomento, posizione che ribadisco essere assolutamente personale: il servizio Centro Diurno Disabili è importante e indispensabile, è giusto che le risorse di tutti vengano destinate a supportare la situazione di chi è stato meno fortunato. L’unico modo economicamente sostenibile per ottenere il risultato di offrire servizi adeguati e sempre migliori è che che tutte le istituzioni interessate siano coinvolte nello sforzo. Limitando il coinvolgimento ad una parte della popolazione, nel nostro caso il 13%, non potremo che ottenere un risultato limitato e quindi non soddisfacente. E’ altresì auspicabile che le famiglie degli utenti del servizio esercitino pressione sui Comuni in cui sono residenti per sollecitarne l’impegno finalizzato ad un effettivo miglioramento del servizio.
Considero di avere con questi commenti chiarito la mia posizione e ringrazio tutti per l’ attenzione riservata alle mie considerazioni.

Leonardi Leonardo

lunedì 12 marzo 2012

Il treno lumaca

Questa mattina, 12 marzo 2012, c'è stato un grave problema per un presunto investimento sulla linea Milano-Lecco-Tirano, che ha provocato il blocco della circolazione in Valtellina, tra Sondrio e Morbegno.
Il treno 2555 (arrivo previsto a Milano ore 8.10) ha accumulato tra Sondrio e Morbegno quasi due ore di ritardo, il 2557 (arrivo previsto a Milano) è arrivato a Morbegno con un'ora di ritardo, il treno successivo da Tirano 2561 non ha potuto che accodarsi agli altri.
Chi si trovava in stazione a Lecco intorno alle 9.00, si aspettava di veder arrivare per primo, in base ai tabelloni, il 2557. Ma il treno non arriva, non arriva. Eppure a Colico aveva "solo" 60 minuti di ritardo, quindi sarebbe dovuto arrivare a Lecco per le 9.00. Alle 9.02 viene invece fatto partire da Lecco, un treno per Tirano, quando il 2557 era finalmente ad Abbadia. Quindi il 2557 ha dovuto attendere l'incrocio ad Abbadia, accumulando ulteriore ritardo. Il 2557 compare finalmente a Lecco solo verso le 9.25. I viaggiatori speranzosi salgono... convinti che in 40 minuti si sarebbe arrivati a Milano. Gli altri, il 2555 e il 2561, seguono a ruota.
Ma ben presto ci si accorge che c'è qualcosa che non va, qualcosa che Trenord sapeva, ma di cui non ha avvisato i viaggiatori, e cioè che il treno deve avere qualche problema, forse un guasto. Infatti si accorgono subito che il treno non prende velocità, e viaggia alla fantasmagorica velocità di circa 40 km/h. La linea è stata nel frattempo percorsa a velocità regolare da altri treni tra Lecco e Milano, quindi non può essere un problema alla linea.
Fatto sta che nessuno si è preoccupato, a Lecco, di avvisare ii viaggiatori che il diretto 2557, tra Lecco e Milano, avrebbe avuto una velocità da lumaca, misurata con gps, di 43 km/h. Questo treno ha peraltro fatto da "tappo" anche agli altri diretti in ritardo, tra cui il 2555, che aveva "sorpassato" a Colico.
Cosa ci voleva a fermare il 2557 a Lecco, ammettendo il guasto e informandone i viaggiatori, e far passare avanti il 2561? Per la cronaca, il 2557 è arrivato a Milano Centrale alle 10.30, con quasi due ore di ritardo. Nessuno si è preoccupato di informare i viaggiatori che il treno avrebbe viaggiato a poco più di 40km/h.
Che ci siano incidenti può capitare. Che questi vengano gestiti male e l'informazione ai viaggiatori deficitaria, che in tali occasioni diviene fondamentale, sia una invariabile costante nonostante tutti i proclami di "attenzione alla clientela", è però imperdonabile.

Giorgio Dahò

Alla faccia delle tradizioni celtiche!

La verità sulla soppressione della Festa di San Giuseppe di Cicognola


Mi chiamo Egidio Spreafico per oltre 20 anni ho organizzato con l’aiuto di validi collaboratori la Festa di S. Giuseppe, di cui sono stato anche presidente per più di 10 anni fino allo scorso 31/12/2011.
Mi sono sentito personalmente un po’ a disagio nel leggere la lettera del sig. Sindaco di Merate del 06/03/2012 sul “Giornale di Merate”, sembra che noi abbiamo organizzato per ben 35 anni la suddetta festa senza tenere in considerazione l’incolumità di chi vi partecipava.
Tutto ciò non corrisponde a verità per la sicurezza abbiamo sempre avuto un occhio di riguardo!
  • Tutti gli impianti necessari per lo svolgimento della festa, dall’ impianto elettrico, impianto di riscaldamento, impianto di erogazione gas metano per la cucina ecc… venivano ogni anno certificati e testati da professionisti abilitati.
  • Inoltre la Palestra ha il “certificato prevenzione incendi", rilasciato dai Vigili del Fuoco con scadenza ottobre 2013.
  • Su indicazione dei tecnici che ci hanno supportato nella compilazione della domanda da presentare al comune, abbiamo aumentato le uscite di sicurezza della palestra, rendendole visibili con dei segnali luminosi.
  • Tutti gli anni venivano controllati e certificati gli estintori all’interno della palestra e presenti ai vari stand.
  • Ad ulteriore garanzia, per la sicurezza di tutti i partecipanti alla manifestazione, avevamo predisposto un generatore di corrente di back-up , che subentrava illuminando la palestra e i vialetti del parco in caso di Black-out.
Ma non è finita qui, dovevamo indicare con planimetrie allegate, dove si svolgevano le varie attività,il posizionamento dei pittori , dove si svolgeva la manifestazione folcloristica, la pesca di Beneficenza, la S. Messa e le eventuali vie di fuga dal parco di Villa Perego.
Tengo a precisare che siamo in parco all’aperto di circa settanta mila metri quadri e la festa si svolge al massimo in 10/12 mila metri rimangono sessantamila metri di via di fuga!
Gli anni scorsi tutte queste certificazioni e queste attenzioni alla sicurezza sono bastati affinchè gli uffici comunali preposti ci rilasciassero le autorizzazioni per lo svolgimento della festa.
A onor del vero per quanto riguarda la tensostruttura (Palestra), abbiamo cercato di renderla idonea come struttura permanente e non solo provvisoria (come attualmente risulta), ma autonomamente non siamo stati in grado di produrre tutta la documentazione necessaria in quanto di proprietà della Curia di Milano.
Quest’anno tutte queste documentazioni non sono bastate!
Il 22 Febbraio ci è stato comunicato che erano necessarie altre certificazioni e che le stesse andavano presentate entro il giorno 24 Febbraio previa il diniego dell’autorizzazione alla manifestazione, capite anche voi che i tempi erano troppo stretti per riuscire a rispondere per tempo.
Questa ulteriore richiesta, sommata alla scarsa collaborazione riscontrata ogni volta che ci siamo recati presso gli uffici Comunali competenti , ha portato il direttivo del “gruppo San Giuseppe” presieduto dal nuovo Presidente Alberto Brivio, a rinunciare alla Festa.
Mi domando se questo atteggiamento così rigoroso nel rispetto delle regole è valido per tutti?
Per esempio il mercato del martedì che si svolge sul territorio Comunale e che coinvolge migliaia di persone richiede le stesse regole? O qualcuno concede deroghe??? Dove si trovano le vie di fuga forse dietro le bancarelle??? Se ci fosse la necessità di un intervento in piazza Prinetti con ambulanze o vigili del fuoco ci sono gli spazi idonei al transito dei mezzi di soccorso?
Se l’atteggiamento degli organi competenti nell’interpretazione delle regole che regolamentano le manifestazioni pubbliche , continuano ad essere così stringenti le feste popolari sono destinate a sparire!!!
Alla faccia delle tradizioni celtiche!
Distinti Saluti

Egidio Spreafico

P.S. Tanti auguri a chi vorrà buttarsi nell’organizzazione di feste popolari e\o manifestazioni Culturali.

domenica 11 marzo 2012

Alta Velocità: a quando un documento serio?

Il Governo italiano ha pubblicato, di fronte alle imponenti manifestazioni di dissenso alla proposta grande opera “Alta Velocità” Torino-Lione un breve documento di 9 pagine “Tav Torino-Lione: Domande e Risposte”.
Nel mondo scientifico e tecnico, questo documento ha causato imbarazzo. Fa davvero specie riscontare in un documento firmato dal Governo, e del quale il “tecnico” Monti si prende in qualche modo la responsabilità, l’affastellarsi di affermazioni approssimative, errate, e soprattutto – questa la cosa più grave – prive di fonti e studi verificabili a loro supporto. Lo scrivente, insieme ad un gruppo di tecnici e studiosi “seri”, sta elaborando un documento che metta in evidenza l’imbarazzante pochezza di questo compitino di nove pagine, evidentemente messo a punto allo stesso modo di quando noi, studenti delle medie, facevamo i compiti per la giornata scrivendoli sul tram che ci portava a scuola. Come è possibile che il governo ancora oggi non faccia uscire uno studio o un complesso di studi a supporto delle sue affermazioni che siano analizzabili e criticabili da esperti indipendenti?
Parlando di merito, farò un esempio unico, che concerne quel che mi compete. Dice il documento: “Il progetto non genera danni ambientali diretti ed indiretti. L’impatto sociale sulle aree attraversate, sia per la prevista durata dei lavori sia per il rapporto della vita delle comunità locali e dei territori attraversati è assolutamente sostenibile.”. Una affermazione molto netta, e basata sulle nuvole. Vediamo invece la realtà.
La Valsusa è stata per 40 anni oggetto di cantieri per grandi opere: la diga internazionale del Moncenisio, il raddoppio della ferrovia e dei tunnel ferroviari, il tunnel autostradale e l’autostrada del Frejus, poi l’impianto e la centrale idroelettrica di Pont Ventoux: la pretesa “sostenibilità” della nuova opera (a parte che il concetto di “sostenibile” non è definito se non in modo euristico) non viene mai valutata considerando l’impatto ambientale di quanto è già presente, che non è poco.
I cantieri danneggiano gravemente la salute degli abitanti: lo stesso studio di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) presentato da LTF, i proponenti l’opera [1], calcola un incremento del 10% nell’incidenza di malattie respiratorie e cardiovascolari a causa dei livelli di polveri sottili prodotte dai cantieri. In base alle statistiche attuali questo aumento corrisponde a circa 200 morti in dieci anni. I documenti considerano le polveri sottili PM 10, senza considerare, ad esempio per la tratta italiana – le polveri sottilissime PM 2,5 e altri inquinanti: attendiamo quindi una valutazione seria su questi aspetti, che tuttora manca.
Il problema dell’amianto, poi, è stato minimizzato: si ammette la presenza di amianto solo per i primi 500 metri, in una zona dove per anni LTF ha negato che si potessero trovare rocce amiantifere. Salvo poi ammettere che “…la presenza di rocce potenzialmente contaminate da presenza naturale di vene asbestiformi (ofioliti, pietre verdi e serpentiniti) che possono determinare durante le fasi di scavo e movimentazione di materiale di risulta una contaminazione ambientale in aria e su superfici di entità non trascurabile”. Le misure di cautela per lo smarino amiantifero sono poi incredibili: dire che lo si chiuderà in sacchi per spedirlo all’estero significa non rendersi conto che anche solo 500 metri di tunnel di base corrispondono a 170.000 mc, pari al carico di 17.000 TIR. Per lo scavo del tunnel nella tratta italiana, si definisce come “tenore molto basso” un tenore sotto il 5% delle rocce potenzialmente riscontrabili durante lo scavo: che ne è del limite di legge, che parla di 0.1%?
Le mineralizzazioni di uranio in Valsusa sono una realtà: le presenze di uranio nelle rocce del massiccio D’Ambin oggetto dello scavo del tunnel di base sono ampiamente documentate fin dagli anni ’60 e ’70. Si va dallo studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) del 1965 [2] alle prospezioni condotte dall’Agip nel 1978, alle misure dell’ARPA [3]. Sul versante francese, analoghe prospezioni furono svolte dalla società Minatome [4]. Chi propone l’opera afferma che sono stati effettuati dei carotaggi nei dintorni del tunnel geognostico e che tutti i valori “rientrano nella norma”. Appare peculiare, innanzitutto, che proprio nella zona dove si pensa di costruire il tunnel geognostico e poi il tunnel di base, decine di chilometri in totale, sia assente la presenza di uranio, quando tutta la Valle di Susa abbonda (se ne contano ben 28) di affioramenti di filoni uraniferi. In realtà, nulla si conosce su quello che si incontrerà scavando, se non la ragionevole probabilità di andare ad incocciare in filoni uraniferi grandi e piccoli. Inoltre, valutazioni indipendenti effettuate sulla base di “valori normali” del contenuto di uranio prevedono, a causa dell’emissione di gas radon da parte di queste rocce “normali”, la necessità di ricambiare ogni ora l’intero contenuto di aria del tunnel in fase di scavo, oltre al problema della risospensione di polveri e al dilavamento del materiale di smarino, con dosi alle popolazioni non trascurabili.
Per lo smarino, una stima conservativa darebbe un volume da mettere a discarica sul lato italiano di 15 milioni di metri cubi, pari al volume di 6 piramidi di Cheope, il triplo di quanto dichiarato dal progetto. E quindi per 2/3 senza alcuna ipotesi di collocazione a discarica.
In ultimo, un cenno va fatto al problema del dissesto idrogeologico in seguito agli scavi dell’opera, alla sparizione di fonti, falde, corsi d’acqua, all’enorme spreco di una risorsa preziosa come l’acqua. Il Mugello insegna. Non aggiungiamo nulla a quanto scritto in un nostro precedente articolo: le belle parole passano, i grandi disastri restano, al Mugello, e resterebbero anche in Valsusa, qualora questa pazzia venisse effettivamente messa in opera. Ma tutte le evidenze – foss’anche soltanto la rigidità di chi dice “discutiamone pure, ma non si discute che l’opera si faccia” (un ossimoro quasi comico) – ci fanno capire come la vada a pochi. Occorre soltanto capire quanti ulteriori soldi pubblici verranno sprecati prima che il progetto venga abbandonato.

Massimo Zucchetti