sabato 6 marzo 2010

Riaperti i termini per il buono famiglia

Con deliberazione n.VIII/011464, la Regione Lombardia ha riaperto i termini per l’assegnazione del buono famiglia 2010. I Comuni ed i Sindacati hanno premuto per cambiare il bando che, altrimenti, sarebbe stato assegnato a pochissime persone. La Regione, in sostanza, prende atto che complessivamente in Lombardia sono state presentate solo 252 domande (lo 0, 46% dei ricoverati). Se si dovesse applicare questa percentuale in Provincia di Lecco avrebbero fatto domanda 9 cittadini.
Il fondo messo a disposizione per la nostra Provincia, secondo l’ASL, è di 585.000 euro. Essendo 1.300 euro il buono avrebbero dovuto assegnarlo a 450 persone. Se ne avessero distribuite già 10, potrebbero usufruirne ancora 440 famiglie. 450 buoni arrivano a coprire il 23,5% dei ricoverati.
Il tempo per fare domanda è limitatissimo: dall’8 marzo al 19 marzo p.v.. I requisiti sono sostanzialmente due: avere un anziano in RSA od un disabile in RSD o CSS ed avere un reddito familiare (IRS) non superiore a 22 mila euro.
Il mio consiglio è quello di recarsi, a partire da lunedì, negli orari di apertura al pubblico, dalle assistenti sociali dei Comuni che saranno in grado di dirvi se si ha diritto o no e vi aiuteranno a compilare le domande. Esse dovranno essere consegnate ad un ufficio dell’ASL per distretto. Anche questo vi sarà spiegato in Comune.

Ambrogio Sala
Assessore ai Servizi alla persona
di Olgiate Molgora

venerdì 5 marzo 2010

Ecosystem: la strana nostalgia di Massironi, uomo di utili e bilanci, che guarda al passato

Visti i toni e i contenuti del recente intervento di Andrea Massironi relativo alla fusione di Ecosystem Gas in Acel Service riteniamo necessario un nostro riscontro.
Continuare ad analizzare la questione solo dal punto di vista dell’azienda specifica significa persistere in una visione angusta delle necessità dei servizi pubblici, oltre a mettere in luce dei chiari elementi di incompetenza in materia aziendale.
Iniziando da questi ultimi; Massironi sostiene che, qualora non si fosse portata in fusione Ecosystem Gas, Merate avrebbe incamerato 372.000€ come quota degli utili di 608.000€ maturati negli ultimi tre anni; così commette due errori. Il primo veniale, più un’imprecisione che altro, dato che gli utili generali di Ecosystem Gas sono stati 508.000€ e non 608.000€, il secondo invece molto più serio. È infatti evidente che per rendere a tutti gli effetti autonoma Ecosystem Gas da un quadro di gruppo sarebbe stato necessario assumere almeno tre persone aggiuntive (fatturazione, commerciale e direzione), prendere a proprio carico un sistema informativo ed assumersi un certo numero di costi ausiliari. Questo avrebbe eroso una quota ampiamente superiore al 50% degli utili di cui Massironi sente nostalgia. Inoltre, ma non ultimo, la quota residua dei risultati netti non si sarebbe potuta dividere tra i soci ma sarebbe stato necessario, almeno per qualche anno, lasciarla in società per la dovuta capitalizzazione, assolutamente necessaria per garantirne l’autonomia e soprattutto per minimizzare il rischio che eventuali perdite ricadessero sui Comuni.
Strano che Massironi, uomo di utili e bilanci, non si renda conto di questi problemi.
Ma vogliamo ricordare anche un ultimo elemento che, al di là di tecnicismi, è stato quello che ha guidato le nostre decisioni politiche. La fusione in LRH con un modello di multi utility (acqua e gas) piuttosto che di società specifica (solo ciclo idrico) ha consentito di reggere per questi due anni una situazione di stallo relativa al settore acqua il quale, come ben noto, accusa perdite annue complessive tra gestione ed erogazione superiore ai 3 Milioni di €; se si fosse proceduto alla fusione dei soli settori idrici, attenendoci strettamente alla normativa, avremmo creato un’azienda le cui perdite sopra ricordate sarebbero inevitabilmente ricadute sui Comuni.
Merate in questo caso sarebbe stata chiamata a ripianare in ragione di un’importante percentuale, data la sua predominanza (almeno in transitorio) come azionista al 20% circa; questo avrebbe portato una ricaduta di oneri pari a circa 600.000€ all’anno. Al contrario il varo della multi utility ha permesso di beneficiare di conti economici ben più solidi che hanno evitato il maturare di queste perdite; in altre parole la fusione è risultata un’assicurazione per il nostro Comune, altro che un mancato guadagno!
In chiave strategica inoltre è inutile sottolineare i benefici di una aggregazione organica sul territorio.
In merito agli utenti: i servizi non pare siano cambiati a valle della fusione ma condividiamo certamente l’invito a vigilare sul mantenimento di quanto garantito fino ad oggi; questo non tanto per ottenere compensazioni ma quanto per mantenere un’ipotesi iniziale del progetto di fusione che assicurava la continuità in termini di sportelli, letture e quant’altro.
Ci pare questo l’unico contributo positivo emerso in questo ritorno di fiamma su di un tema in merito al quale non solo non ci vergogniamo ma, al contrario, crediamo di aver preso l’unica decisione utile per dare continuità e sviluppo agli sforzi ed agli eccellenti risultati degli anni trascorsi che, una volta tanto correttamente, Massironi ricorda.

Giovanni Battista Albani
capogruppo di Insieme per Merate

Il Centro per il volontariato di Lecco a rischio chiusura

A nome di tutto il Consiglio direttivo del So.Le.Vol. Vi scrivo per rendere nota la situazione che oggi si trova a fronteggiare la nostra associazione in merito alla gestione del Centro di Servizio per il Volontariato di Lecco e provincia.
La ben nota e diffusa crisi economica ha avuto ripercussioni anche sui fondi che annualmente vengono messi a disposizione da parte delle fondazioni bancarie (secondo la L.266/91) per la gestione dei CSV e per le attività a sostegno del volontariato.
Purtroppo la riduzione dei fondi è andata ben oltre ogni possibile previsione; l’entità delle risorse a disposizione è fortemente discostante dalle risorse che negli armi scorsi ha garantito l’attività dei Centri. Nel caso del CSV di Lecco è ormai certa, per il triennio 2010-2012, una riduzione di oltre la metà dell’erogazione prevista e ciò determinerà non solo un ridimensionamento dell’organico e una trasformazione dell’organizzazione, ma potrebbe anche condizionare la futura esistenza del Centro stesso. Nel corso del Consiglio direttivo del 25 febbraio 2010 sono state intraprese le necessarie azioni amministrative e contabili, comprensive anche della messa la cassa integrazione del personale, per poter poi provvedere ad un ridimensionamento della struttura e ad una ridefinizione delle attività sostenibili anche in un’ottica strategica: sarà necessario riprogrammare l’attività del Centro mirando a costruire un modello di CSV che, pur nella ristrettezza di risorse, sappia proseguire l’attenzione al territorio, alla promozione del volontariato ed alla cittadinanza attiva, evitando la riduzione a-mero sportello con raggio provinciale dedicato alle sole consulenze.
Nell’attesa di poterVi incontrare per condividere ancora di più le rimodulazioni organizzative e le scelte strategiche, Vi confermo, pur nelle difficoltà, il nostro impegno al servizio delle associazioni, dei cittadini attivi e del territorio.
Cordialmente

Giovanni Leoni
Presidente di Solidarietà Lecco Volontariato

Niente ristrutturazione della palestra e tempi troppo stretti per il nuovo Cdd

Ieri pomeriggio, giovedì, si è riunita la Commissione Bilancio. Durante la seduta l’assessore Andrea Massironi ha annunciato la presenza di un avanzo di esercizio nel 2009 di circa 800.000 euro derivanti anche dal trasferimento delle spettanze sull’Ici degli anni arretrati. I soldi verranno in parte utilizzati per estinguere anticipatamente il leasing per l’acquisto degli arredi nuova scuola elementare di via Montello, in modo che quelli del vecchio plesso di via Fratelli Cernuschi sostituiscano quelli degli altri edifici scolastici. La maggior parte delle risorse disponibili, oltre a venire utilizzate per completare le opere già in fase di realizzazione, serviranno per il nuovo Cdd, il Centro diurno per disabili che troverà posto al “Frisia” una volta ultimato il trasferimento. L’Amministrazione comunale investirà circa 700.000 euro di denaro proprio, mentre la restante quota di pari importo potrebbe essere finanziata con un bando della Fondazione Cariplo riservato alle province di Lecco e Pavia. Bisogna però presentare per accedere al concorso i progetti esecutivi entro metà mese, mentre attualmente esistono unicamente quelli preliminari. Quello che noi però temiano è il rischio di una progettazione affrettata, che non consideri la sistemazione dell’intero comparto all’incrocio tra viale Giuseppe Verdi e via Fratelli Cernuschi che comprende la palestra della stessa scuola, l‘asilo nido e la Scuola dell‘infanzia. In più ci sarebbe il problema dei parcheggi da sistemare e l’utilizzo degli spazi che non saranno destinati a Cdd. Il nostro consigliere comunale Cesare Perego ha anche lamentato il fatto che nessuno delle minoranze ha ancora avuto modo di visionare i disegni e per questo ha domandato e ottenuto la convocazione di una riunione di Commissione Ambiente e Territorio per analizzare le soluzioni proposte. Rimane il rammarico per la cancellazione del progetto che avevano elaborato noi durante la precedente legislatura, che prevedeva il Cdd a Brugarolo. Se si fosse andati avanti sulla strada indicata probabilmente la fase di valutazione sarebbe stata già conclusa e con il coinvolgimento di tutte le parti in causa, comprese le altre Amministrazioni della zona e Retesalute, l’azienda consortile che gestisce i servizi sociali nel Meratese. E’ stato anche comunicato lo slittamento della ristrutturazione del Centro sportivo di via Filippo Turati, la palestra dell’ex macello per il quale erano stati stanziati indicativamente 200.000 euro. Al momento quindi niente di nuovo sotto il sole di Merate. L'attuale Giunta si limita a lavorare sui cantieri già avviati senza nuovo proposte, disattendendo le promesse e gli annunci. Le uniche novità sono i colpi di spugna su iniziative che avevamo avviato e avrebbero risposto alle esigenze della popolazione, come il nuovo asilo, l'ambulatorio medico e la sala civica di Brugarolo e il Cdd.

giovedì 4 marzo 2010

Sicurezza: la politica fallimentare del Centrodestra al Governo

Pubblichiamo una nota del Sindaco di Casatenovo Antonio Colombo sulla questione della sicurezza. Lo scritto è una risposta alle minoranze del suo paese che lo accusano di non aver fatto abbastanza contro la criminalità, ma contiene alcune considerazioni che certamente interessano tutto il circondario.

Il gruppo "Popolo delle Libertà - Lega Nord - Nuova Casate Nuovo" torna a parlare nuovamente del tema sicurezza commentando i dati della Prefettura sulla criminalità al suono del “ve l’avevamo detto noi!”.Con malcelata soddisfazione, il gruppo di minoranza di Casatenovo torna a battere sul tasto ed estrapolando a suo piacimento i ragionamenti del gruppo di maggioranza, afferma che finalmente l’amministrazione non potrà “fare finta di non vedere” e che il Sindaco, solo ora e grazie a loro, si è reso conto della situazione. Spiacente, ma queste affermazioni non corrispondono alla realtà dei fatti. L’attuale amministrazione agisce con fatti concreti su questo tema, da tempo e per tempo, con azioni che ho già avuto modo di illustrare, facilmente riscontrabili nelle decisioni e nelle prese di posizione degli ultimi anni.
In qualità di Sindaco, con il supporto dell’intera Amministrazione:
  1. ho instaurato un costante dialogo con il comando dei carabinieri con l’obiettivo di estendere ulteriormente la presenza di militari nella caserma di Casatenovo ( a fine 2009 abbiamo ottenuto l’incremento di organico)
  2. ho proseguito nel progetto di installazione delle videocamere sul territorio (13 installate negli scorsi anni ed altre 4/5 in arrivo nel 2010)
  3. insieme agli altri Sindaci del Casatese , per primi nel 2007, primi anche rispetto a forze politiche che hanno fatto della sicurezza una strumentale arma elettorale, abbiamo avanzato richiesta di un nuovo Commissariato di Polizia, di un potenziamento delle forze dell’ordine e di modifica dei vincoli assurdi che gravano sulle Polizie Municipali
  4. con il Prefetto ho recentemente concordato l’attuazione del Progetto SMART a Casatenovo (servizio monitoraggio attività rischi territorio) che sarà attivo sin dai prossimi giorni.

Il ruolo di Sindaco m’impone di lasciar da parte facili polemiche sui risultati del tutto deludenti delle campagne sulla sicurezza del Centrodestra al Governo e sul fatto che i Sindaci del casatese sono rimasti inascoltati quando, sin dal 2006, evidenziavano la potenziale pericolosità della criminalità locale sull’intero territorio (PdL e Lega provinciale hanno oscillato prima sul Commissariato a Merate e solo recentemente si sono convertiti sulla Tenenza a Barzanò). Quindi, intendo riportare il dibattito a scelte concrete e chiedo al gruppo PdL-LN-NCN di Casatenovo di uscire dalla logica poco costruttiva dell’emergenza e di formulare proposte per il nostro Comune e per il territorio Casatese, ad esempio quella di sostenere da subito un ulteriore potenziamento della Caserma di Casatenovo, scelta molto più economica e fattibile in tempi brevi, rispetto alla proposta di Tenenza a Barzanò, sostenuta dai vertici di centro-destra provinciale.

Antonio Colombo
Sindaco di Casatenovo

mercoledì 3 marzo 2010

Raddoppio ferroviario: la Provincia non paga

Come si è avuto modo di vedere i lavori per la creazione delle infrastrutture rese necessarie dal raddoppio della ferrovia stanno procedendo regolarmente nonostante una serie di difficoltà dovute:
  1. al mancato riscontro a nostra lettera del novembre 2009 a RFI relativa alla rimozione di materiali che ancora invadono le zone dell’ex cantiere (campo sportivo) e ad altri aspetti che attengono al decoro della zona stazione cose cui deve porre rimedio RFI e l’impresa Todini;
  2. a ritardi dovuti alla non avvenuta rimozione dei cantieri come da programma, ritardi che hanno a loro volta ritardato l’esecuzione dei lavori previsti dall’accordo di programma. Questa circostanza ha reso necessaria la richiesta alla Regione di una proroga rispetto al cronoprogramma. Se non fosse stata accertato dalla Regione che la causa dei ritardi non era imputabile al Comune la stessa avrebbe potuto bloccare l’erogazione dei finanziamenti a suo carico;
  3. non rispetto delle date dei pagamenti da parte della Provincia.
Come noto l’ accordo di programma stipulato tra Regione, Provincia, RFI, Comune di Merate e di Cernusco Lombardone prevede la realizzazioni dei lavori connessi con il raddoppio ferroviario divisi in tre lotti funzionali e precisamente:
  1. ampliamento e attrezzaggio parcheggio di via Stoppani;
  2. riqualificazione complessiva di Piazza Mazzini;
  3. riqualificazione di via Stoppani quest’ultima in corso.
Il finanziamento complessivo delle suddette opere il cui costo previsto ammonta a 1.000.000 di € è stato concordato come segue: € 500.000 a carico della Provincia di Lecco; € 300.000 a carico della Regione; € 100.000 a carico del Comune di Merate; € 100.000 a carico del Comune di Cernusco. I suddetti importi dovevano essere erogati alle seguenti scadenze al 50% a inizio lavori, il 40% a completamento del 60% dei lavori e il 10% a fine lavori. Tutti gli enti sono in regola con i versamenti ad eccezione della Provincia che, a fronte del primo 50%a suo carico (250.000 € ) che avrebbe dovuto essere già versato ha di fatto versato solo 150.000 € con un debito residuo di 100.000 €. In un incontro in Provincia, da me sollecitato per avere chiarimenti sulla situazione, è stato fatto presente che, a causa di mancati trasferimenti da parte della Regione e dei vincoli imposti dal patto di stabilità, la Provincia non è in grado di rispettare le scadenze e ha chiesto se, avvalendoci della nostra eventuale liquidità di cassa potremmo far fronte agli impegni immediati consentendo quindi alla Provincia una proroga di qualche mese nell’esigere i pagamenti. Intendiamoci la Provincia è assolutamente consapevole che, essendo il nostro credito certo, liquido ed esigibile in base a convenzione, potremmo pretendere i pagamenti nel pieno rispetto delle scadenze e la Provincia non potrebbe rifiutarsi di pagare. Questo anche se da ciò dovesse derivare il non rispetto del patto di stabilità che, come è noto, crea problemi a tutti gli enti che ad esso sono sottoposti nonché a tutte le ditte creditrici degli Enti. La proroga richiesta è per qualche mese nella speranza che, nel frattempo, i vincoli del patto di stabilità subiscano un allentamento. Pur manifestando un orientamento in favore dell’accoglimento della richiesta ci siamo riservati di fornire una risposta non appena avremo verificato sulla base delle scadenze degli impegni del Comune se tecnicamente la cosa è possibile. Abbiamo anche manifestato l’assoluta esigenza di avere in ogni caso certezze circa le date per le quali possiamo contare sui pagamenti. A questo scopo nei prossimi giorni avremo un secondo incontro.

Sergio Bagnato
Sindaco di Cernusco Lombardone
dal sito dell'Amministrazione comunale

martedì 2 marzo 2010

Edilizia convenzionata in via De Gasperi: intervenga subito il Comune

(Clicca sull'immagine per leggere l'articolo)

Sono rimasto molto amareggiato dalla lettura, sull'edizione di Lecco de Il Giorno nella pagina di Merate Brianza dell'articolo,"Case popolari per non residenti" (per leggerlo integralmente lcicca sull'immagine) perché, al di là della Convenzione in essere, sarei molto contrariato dal venir meno del "gentlemen agreement" informale, intervenuto con l' Operatore degli alloggi di edilizia convenzionata di via Alcide De Gasperi.
Nel corso dell'elaborazione riguardante l'ultima Variante di Piano regolatore generale fui, in seno alla maggioranza di Insieme per Merate, fra i più determinati a mantenere le tre iniziative di Edilizia convenzionata, previste dall'Amministrazione precedente, convinto come ero e come sono che esse potessero e possano, in qualche modo, calmierare il prezzo delle abitazioni a Merate, causa della fuga delle giovani coppie ed, in generale dei meno abbienti, verso approdi meno onerosi (Verderio, Lomagna, la Bergamasca, ecc.). Ciò, nonostante qualche dubbio in seno al Consiglio comunale, soprattutto in considerazione della limitata possibilità, per il Comune, di verificare il pieno rispetto delle clausole previste dalla Convenzione; verifica effettuabile solo sulla documentazione notarile. Il Consiglio Comunale approvò una Convenzione, invero più restrittiva delle precedenti e volta a favorire maggiormente i residenti, gli occupati a Merate ed i meno abbienti. L' Operatore di cui sopra si lamentò delle clausole più restrittive, soprattutto riguardo al limite reddituale e portai, prima in Commissione e poi per approvazione in Consiglio Comunale, una modifica che pareva venire incontro alle richieste; successivamente mi pervennero altre lamentazioni, specialmente in ordine alla residenza, ma mi rifiutai di proporre al Consiglio comunale una seconda modifica. Le lamentazioni pervennero sempre dalla stessa parte e non capisco perché non dagli altre due Operatori, viste le pari condizioni di Convenzione.
Visto che, dall'articolo di cui sopra, si evince che l' Agente della filiale di via don Cesare Cazzaniga millanta un cambiamento di clausole che solo il Consiglio comunale può approvare, ci si aspetta che Puntocasa lo smentisca pubblicamente. Se invece così non fosse, al di là della disattesa degli accordi con l' Ente pubblico, volti a favorire i Cittadini più disagiati, si ravviserebbe un inganno per gli stessi Cittadini e una scorretta concorrenza con gli altri Operatori convenzionati.
Chiediamo, infine, l'intervento dell' Amministrazione comunale per le necessarie verifiche.

Ernesto Passoni

Ex Oratorio di San Rocco: che farne?


(L'ex Oratorio di San Rocco)

Della sistemazione dell'ex Oratorio di San Rocco se ne parla da anni ma sino ad oggi nessuno è stato in grado di trovare una soluzione. La struttura, realizzata nel 1906, è stata donata nel 1975 dal parroco dell'epoca don Franco Longoni al Comune di Merate, con l'indicazione che diventasse un ossario a raggiera con al centro un altare. Purtroppo il progetto è stato accantonato per la presenza nelle vicinanze di un'attività produttiva, il salumificio "Nava". Non si sarebbe quindi rispettata la fascia di rispetto cimiteriale. Adesso però la macelleria è stata chiusa e forse si potrebbe finalmente sfruttare il vecchio centro parrocchiale giovanile, che rappresenta una delle architetture più tipiche, probabilmente la più caratteristica, della città, trasformata nel frattempo in un deposito e di fatto abbandonata a se stessa. Abbattere l'edificio sarebbe certamente un peccato, anche perchè una perizia che risale agli anni '90 indica che i muri portanti sono solidi e che solamente il tetto è pericolante. Si potrebbe anche considerare di adibire l'area a forno crematorio. La proposta è del nostro capogruppo Giovanni Battista Albani, secondo il quale si potrebbe anche pensare a una sala per il commiato. Alcuni operatori privati del settore delle onoranze funebri si sono già mostrati interessati all'iniziativa e detti disponibili a un investimento. In realtà non si tratta di una novità assoluta, perchè l'hanno avanzata sia dall'ex Assessore al Bilancio Raffaele De Sario che quello ai Lavori pubblici Pier Paolo Arlati. Adesso però sono mutate le condizioni per la chiusura per l'appunto del "Nava". Occorre tuttavia verificare lo stesso la fattibilità del progetto, perchè la legge, che equipara i forni crematori a inceneritori per il trattamento di rifiuti speciali, prevede che questi posti distino almeno 200 metri dalle abitazioni. La distanza può essere ridotta a 50 ma unicamente a determinate condizioni e per motivazioni d'urgenza che a Merate probabilmente non sussistono. L'idea è comunque degna di massima considerazione e di tutti gli approfondimenti del caso, sfruttando anche la concomitanza con la redazione del nuovo Piano di governo del territorio. Ci auguriamo quindi che l'Amministrazione comunale valuti il suggerimento. Se non fosse valida l'ipotesi del forno crematorio potrebbe sempre rimanere possibile quella dell'ampliamento del camposanto esistente. Quello che è certo è che bisogna decidere che fare del vecchio Oratorio per evitare di perdere altri anni inutilmente.

lunedì 1 marzo 2010

La Riforma scolastica è nata solo per il tagli di Tremonti

Lo scorso giovedì 24 febbraio mi sono recata al convegno sulla riforma delle scuole superiori tenutosi nell’auditorium dell'Istituto Beata Vergine Maria - Dame Inglesi. In platea c’erano una sessantina di persone: molti insegnanti e alcuni genitori. Sul palco la responsabile dell’Associazione genitori scuole cattoliche e il professor Bruschi, Consigliere del ministro della Pubblica istruzione Mariastella Gelmini.
Il relatore, dopo aver ricordato i suoi natali brianzoli, ha mostrato un sampietrino che gli era stato lanciato alcuni giorni prima, dicendo che quello sarebbe stato d’ora in avanti il suo portafortuna e che la strada delle riforma è disseminata di sampietrini. Ha raccontato che quando ha iniziato a lavorare sulla Riforma tutti gli dicevano che non sarebbe riuscito a fare niente come era successo con i suoi predecessori il cui nome (Berlinguer, Bretagna) cominciavano proprio con la B, come il suo. Ha ricordato che tutto è cominciato con il Decreto Tremonti il quale toglieva il 25% alle spese amministrative di ogni Ministero. Si è pensato quindi di approfittare dell’occasione per mettere mano alla Riforma. Le prove di verifica a livello europeo a cui sono stati sottoposti i ragazzi italiani hanno dato un esito negativo: essi si attestano come fanalino di coda nella Comunità europea. Anche le prove di ammissione delle università hanno evidenziato gravi lacune nella preparazione degli studenti così che molti Atenei sono stati costretti ad impegnare i fondi a loro disposizione per i corsi di recupero.
Riporto ora le parole esatte del professor Bruschi: “L’Europa ci ha detto che abbiamo sbagliato. Abbiamo investito troppo nel tempo scuola, mentre i ragazzi, per essere preparati, hanno bisogno di sedimentare con lo studio personale quanto appreso a scuola”. Da qui la riduzione dell’orario scolastico. Io ricordo che, ai tempi, l’orario è stato prolungato proprio perché i ragazzi a casa non riuscivano a studiare anche perché la situazione delle famiglie (genitori che tornano a casa solo la sera) era tale che risultavano essere abbandonati a se stessi.
Bruschi è poi passato a considerare i nuovi indirizzi dei licei dicendo che prima ce ne erano veramente troppi. Ha specificato che la Riforma è stata fatta non da pochi ma da una “cabina di regia” formata da sindacati, operatori della scuola, pedagogisti... con i quali hanno interloquito anche attraverso il sito del Ministero dell’Istruzione.
I nuovi licei permetteranno di potere accedere, con una preparazione adeguata, a diversi corsi di laurea. C’è ancora molto da fare soprattutto per quanto riguarda i programmi.
L’Assessore alla Istruzione e Formazione della Provincia di Lecco Teti ha fatto presente la situazione del "Badoni", fiore all’occhiello di Lecco, che ha potuto svilupparsi fino a diventare un istituto scolastico di eccellenza, anche per l’impegno condiviso di pubblico e privato. Il consigliere della Gelmini ha risposto che, comunque, l’esperienza del "Badoni" non andrà perduta ma che potrà diventare un esempio di “best practice” da replicare nei nuovi corsi
E’ intervento, per i soliti convenevoli, anche l’Assessore regionale Giulio Boscagli che ha partecipato in qualità di Assessore alla famiglia .

Luciana Vidili

Tagli all'istruzione pubblica: la rivolta di presidi e genitori

(Clicca sull'immagine per leggere la lettera)

Dopo le lettere del Dirigente scolastico e del Presidente del Consiglio dell'Istituzione di Merate e di Brivio per denunciare la grave situazione economica in cui versano le scuole del territorio a causa dei continui tagli è giunta anche quella di Olgiate Molgora. La situazione è sempre la stessa: lo Stato deve pagare molti arretrati e in più non stanzia i soldi per le supplenze. Così mancano i fondi per la gestione ordinaria, la sicurezza, il corretto svolgimento delle lezioni e per coprire le assenze.

Ecosystem: basta con la retorica vuota e falsa

L'Assessore al Bilancio Andrea Massironi è nuovamente tornato alla carica per accusare i precedenti Amministratori comunali di aver svenduto "Ecosystem Gas" e più in genarale l'intero Gruppo che ha gestito il ciclo delle acque nel Meratese , sostenendo che dovrebbero vergognarsi. Ha anche snocciolato cifre su quanto il territorio ci avrebbe rimesso. In futuro risponderemo anche noi con numeri e dati precisi per smentirlo. Per ora ci limitiamo a ribattere che la realtà è ben diversa e che è tempo di smetterla con la retorica vuota e falsa. Grazie all'operazione complessiva condotta dalla precedente Giunta insieme alle Amministrazioni di tutto il Circondario, solo per citare alcuni esempi, Merate ha potuto cedere i sottoservizi, "diluire" l'ingente deficit del "Ciab" di cui eravamo soci, ottenere la realizzazione di tratti di rete fognaria attorno al lago di Sartirana, coprire i buchi finanziari della stessa "Ecosystem Gas"... Ci rammarichiamo anche dell'atteggiamento dell'Assessore provinciale Antonio Conrater, che dovrebbe provare un minimo di gratitudine verso Giovanni Battista Albani che è stato uno dei pochi a difenderlo e a garantirgli il posto. L'unico rammarico semmai è quello che la costituzione e l'operatività di "Lario reti holding" siano state troppo ritardate con tutti i problemi che adesso ne conseguono per quanto riguarda l'affidamento del servizio idrico. La nostra lista ha sempre cercato di tralasciare inutili campanilismi, di guardare all'intero territorio e riteniamo sia stata la scelta più idonea.

domenica 28 febbraio 2010

Giornalino del gruppo: quale titolo preferisci?




(Clicca sulle immagini per ingrandirle)

A breve dovremmo pubblicare un giornalino del nostro gruppo d asitribuire a tutti i cittadini. Proponiamo una sorta di sondaggio per decidere quale sia il titolo più appropriato e anche la grafica della testata. Ci siamo rivolti al nostro amico Elio Bronzino, pubblicitario di professione che ha curato anche l'Informatore comunale e la campagna elettorale di Insieme per Merate, per alcune idee. Ne ha elaborate tre su cui vogliamo accogliere pareri ed eventuali suggerimenti. E' possibile indicare una preferenza partecipando al sondaggio e scriverci un parere al nostro indirizzo di posta elettronica insiemepermerate@gmail.com

I Comuni soggetti di sviluppo, ma occorre cambiare il patto di stabilità

In questo ultimo anno di grandi difficoltà per l’economia i Comuni Italiani hanno saputo ricoprire con senso responsabilità, e ottenendo buoni risultati, il loro ruolo naturale: quello di baluardo contro la crisi. Infatti da una parte hanno garantito servizi indispensabili ai cittadini, soprattutto a quelli appartenenti alle classi più in difficoltà, e investendo 13,5 miliardi di euro in progetti rappresentano un investitore sicuro, in grado di mettere in moto il motore dell’economia facendo lavorare il settore privato e attivando un indotto di importanti dimensioni, vitale per la sopravvivenza di molte piccole e medie imprese. Eppure quando si parla di amministrazioni locali parte regolarmente il ritornello sugli sprechi del settore pubblico, i costi della politica e i tagli che ogni anno è necessario fare.
Allora lasciatemi dire: è vero, il settore pubblico spreca: ma “settore pubblico” non vuole dire “Comuni”, e certamente non è dai Comuni italiani che vanno estirpati gli sprechi maggiori: allora perché ogni anno si ripetono i tagli ai bilanci comunali, e le amministrazioni non vengono più messe nelle condizioni di garantire servizi di qualità ai cittadini e lavoro alle imprese del territorio?
I servizi garantiti ogni giorno dai Comuni sono sotto gli occhi di tutti, ma non per questo vanno dimenticati o ignorati. Per fare solo qualche esempio:
  • Si stima che nel 2008 abbiano operato sul territorio nazionale oltre 3.450 asili nido comunali, che ogni mattina hanno accolto complessivamente quasi 170.000 bambini.
  • Nelle città italiane, tutte le notti vengono raccolte e smaltite 102mila tonnellate di rifiuti urbani: l’equivalente di una superpetroliera.
  • Ogni giorno, in tutta Italia, vengono assistiti 215.000 anziani (pari all’1,8% della popolazione con oltre 65 anni di età) che ricevono a domicilio pasti, assistenza sanitaria e amministrativa.
  • Complessivamente, ogni giorno viaggiano sui mezzi pubblici delle aziende municipali dei trasporti oltre 38 milioni e mezzo di passeggeri.
  • Le biblioteche comunali aperte al pubblico sul territorio nazionale sono 6.492. Si stima che complessivamente ogni giorno il sistema bibliotecario comunale, fornisca più di 880.000 prestiti, oltre a tutti i servizi di accesso a mediateche, a internet, ecc.
  • Nei Comuni italiani sono operativi (nel senso che hanno emesso almeno un provvedimento) 3.297 Sportelli Unici per le Attività Produttive che quotidianamente erogano servizi fondamentali per le piccole e medie imprese.
  • I comuni provvedono all’assistenza quotidiana di 7000 minori non accompagnati. Ed i soli 321 comuni monitorati da ANCI in materia, nel 2008 hanno sostenuto una spesa di oltre 170 milioni di euro che si vanno a sommare ai 400 milioni impegnati per l’accoglienza di minori in difficoltà o in stato di abbandono non appartenenti alla categoria dei minori non accompagnati.
  • Per garantire l’ordine pubblico durante la partite di calcio di Serie A i Comuni pagano più di 40 milioni di euro l’anno.
  • Il costo dei libri di testo per le scuole elementari e’ sostenuto quasi interamente dai Comuni. Si tratta di 29 euro ad alunno che corrispondono complessivamente – fonte Miur - a oltre 74 milioni di euro l’anno.
  • Per il finanziamento dei pasti degli insegnanti e del personale ATA nelle mense comunali, quindi per personale dipendente dallo Stato, viene rimborsato ai Comuni, con ritardi anche di un paio di anni, una cifra pari a 62 milioni di euro- per circa 119.000 dipendenti – che divisa per 200 giorni di fruizione della mensa, determina un rimborso inferiore ai 3 euro a pasto. I Comuni mediamente invece spendono circa 6 euro a pasto. La differenza, più del doppio di quanto rimborsato, è interamente sostenuta dai Comuni.
Al tempo stesso, i Comuni italiani sono in prima linea sul fronte dell’abbattimento del debito pubblico. Mentre nel 2008 i Comuni hanno contribuito a risanare i conti dello Stato per 1 miliardo e 200 milioni, la pubblica amministrazione nel suo complesso ha fatto registrare un peggioramento di 20 miliardi di euro. Questo significa che i Comuni non sono una fonte di spreco ma una realtà virtuosa. Al tempo stesso però deve essere chiaro a tutti che ai Comuni non si possono addossare i conti altrui. Noi da anni applichiamo i criteri di una sana gestione, anche dal punto di vista economico. Si intervenga allora laddove è necessario. Procedere con ulteriori 1030 milioni di tagli ai Comuni, come previsto per il 2010 secondo i parametri del patto di stabilità, significa solo produrre effetti devastanti in un quadro complessivo che è già andato oltre il limite della sopportabilità.
Ma dove sono gli sprechi del settore pubblico? Confrontiamo alcuni dati: in media, nei Comuni capoluogo c’è un dirigente ogni 52 lavoratori; al Ministero dell’Economia il rapporto è di 1 dirigente ogni 22 dipendenti, al Ministero dell’Ambiente si sale a 1 dirigente ogni 13 dipendenti, allo Sviluppo Economico 1 ogni 11, mentre alla Presidenza del Consiglio si raggiunge il dato di 1 dirigente ogni 7 dipendenti. La retribuzione media nel comparto Enti Locali è pari a 29.000 euro, mentre alla Presidenza del Consiglio questo valore è pari a 45.000 euro. Inoltre, i dipendenti dei Comuni rappresentano il 12% del totale dei dipendenti pubblici e la loro retribuzione ‘pesa’ per l’11% sul totale. In Lombardia la spesa per personale dei Comuni è più bassa che nelle altre regioni. Se bisogna tagliare, i Comuni dovrebbero essere l’ultimo anello della catena. E invece il risparmio dei Comuni è stato incamerato dalle Amministrazioni centrali senza trasferirlo come valore ai cittadini. Ai Comuni è stata anche tolta l’ICI e non c’è stato ancora il promesso rimborso integrale da parte dello Stato.
Per il 2010 si ripresentano tutte le difficoltà riscontrate nel 2009. Ma una soprattutto riguarda la possibile attività dei Comuni quale volano per l’economia, un’attività che viene frustrata da un Patto di stabilità che limita le spese degli Enti locali anche in presenza di fondi da impiegare per investimenti. I Comuni risparmiano, avrebbero già nelle loro casse i soldi per migliorare il territorio, facendo lavorare imprese e limitando la disoccupazione, ma non possono farlo per via dei vincoli imposti dal patto di stabilità. Anzi, per soddisfare il Governo i Comuni saranno costretti nel triennio 2009-2011 a ridurre la spesa totale del 10%, pari a circa 6 miliardi di euro. Questo vuol dire che verranno ridotti di circa il 30% gli investimenti e che alle aziende italiane verranno tolti 6 miliardi di euro (senza considerare l’indotto complessivo). Inoltre le regole attuali bloccano di fatto i pagamenti che i Comuni devono alle imprese per lavori e servizi già resi e per cui hanno già messo da parte le risorse.
Negli anni scorsi abbiamo avanzato la proposta di costruire un patto di stabilità a livello regionale che potesse meglio aderire alla specificità dei Comuni di un determinato territorio. Oggi, sia con la L. 133/08 sia con il disegno sul federalismo fiscale, questo è possibile. E’ possibile cioè adattare criteri e modalità del patto a livello regionale attraverso un necessario consenso del mondo delle Autonomie Locali. E’ una sfida per le stesse ANCI regionali che vogliano sperimentare questo percorso. In alcune regioni si è aperta la strada con la sottoscrizione di patti tra Regione, ANCI regionali e Provincie per l’attribuzione ai Comuni di plafond di spesa. E’ solo un primo passo, il nostro impegno è proseguire su questa strada per arrivare a definire regole appropriate per le diverse situazioni perché un’unica norma nazionale ormai non regge più. Nella discussione sul federalismo fiscale noi chiediamo che ai Comuni venga riconosciuta autonomia impositiva, che non si torni ad una finanza derivata che deriva risorse dai trasferimenti statali, che ai Comuni vada una imposta che razionalizzi quelle che oggi gravano sulla casa e una compartecipazione all’Irpef e all’IVA.
La discussione sul federalismo istituzionale e la Carta delle Autonomie è importante per definire compiti e funzioni dei diversi livelli di governo superando la sovrapposizione di compiti che ingenera confusione e aumento di costi. Chiediamo anche di ridefinire le funzioni fondamentali dei Comuni comprendendo la gestione del catasto e rivedendo le norme previste in materia di controlli che rischiano di far compiere passi indietro ai Comuni.
Una politica economica anticiclica deve dare fiato alle amministrazioni locali, una politica che vuole il Federalismo deve garantire ai Comuni risorse stabili per mantenere i soldi delle tasse sul territorio, sotto forma di servizi e investimenti. Occorre insomma ridare fiato ai Comuni che sono il primo motore dello sviluppo dei territori, i protagonisti di politiche di sostegno alle persone e alle famiglie in difficoltà, di promozione turistica e culturale. Per questo chiediamo con forza che venga modificato il patto di stabilità sia nelle regole assurde che bloccano di fatto i pagamenti sia nella individuazione dell’obiettivo che i Comuni devono rispettare per partecipare al risanamento della finanza pubblica oggi troppo alto al punto da mettere in discussione la possibilità di continuare a garantire qualità e quantità dei servizi per i cittadini e le imprese.

I presidenti delle Anci regionali
Attilio Fontana – Lombardia, Giorgio Dal Negro - Veneto,
Amalia Neirotti – Piemonte, Alessandro Cosimi - Toscana
Fernanda Cecchini - Umbria, Michele Lamacchia – Puglia
e Salvatore Perugini – Calabria
da Bilanci.net