sabato 10 settembre 2011

Città e campagna: aveva per caso ragione il Duce?

È noto che Benito Mussolini non amava affatto le città, quell’impeto di meccanica futurista vitale sì, ma che fatalmente finiva per provocare spirito critico, ribellione antigerarchica, insomma la terribile libertà di opinione e parola acerrima nemica di ogni regime. Con l’ovvia eccezione dei percorsi trionfali lungo i quali sfilare sulla ducesca auto, e far sfilare le scenografiche falangi, la metropoli brulicante faceva proprio schifo al fascismo, forse più ai buzzurri tirapiedi di terza fascia che ai capi veri e propri, ma erano i primi a far massa e cinghia di trasmissione. Alla nascente cultura degli architetti/urbanisti toccava adattarsi: da un lato progettoni urbani un po’ alla Albert Speer (il più famoso e realizzato è la via della Conciliazione di Piacentini, ma praticamente ogni città e cittadina ha un concorso con trionfali prospettive del genere); dall’altro la nascita della perentoria Urbanistica Rurale=Urbanistica Fascista.
Con questo slogan al primo congresso INU nel 1937 l’influente Vincenzo Civico costruisce la cornice entro la quale dovrebbe svilupparsi il concetto di pianificazione territoriale in Italia. L’obiettivo è quello, ancora stampato a chiare lettere all’art. 1 in una qualunque delle edizioni economiche della legge nazionale urbanistica in vigore, di “frenare la tendenza all’urbanesimo” attraverso una modernizzazione della vita rurale. Modernizzazione tecnica si intende, e del resto lo diceva pure Lenin che con l’elettrificazione si fanno miracoli politici. Dal punto di vista sociale invece modernizzazione proprio niente, almeno come la intendiamo noi: anche quella avrebbe avuto caratteri sospettosamente urbani e democratici. Poi finito il fascismo le politiche nazionali si indirizzarono verso urbanizzazione e industrializzazione, e di tutte queste cose si parlò molto meno, salvo qualche rigurgito di riflessione per casi di riforma agraria e dintorni. Roba da convegni iniziatici, comunque. Ma a modo suo il Duce l’aveva pensata giusta: la polarizzazione urbano-rurale in Italia era una ricetta vincente, almeno per l’immaginario, che è quello che conta quando si vive anche (a volte soprattutto) di promesse.
Almeno tre o quattro generazioni dopo, pare siamo rimasti al medesimo punto. La comunicazione con o senza fili o su quattro ruote, la diffusione delle culture popolari e dei consumi, l’estrema mobilità di singoli, famiglie, imprese, merci e servizi, fanno sì che esistano territori enormi di fatto riassumibili in un unico distretto almeno per chi può o vuole fruirne, ovvero quasi chiunque. È una città vera, anche senza arrivare a certe esagerazioni da geografo, o da sociologo del territorio che non sa bene cosa sia davvero il territorio, ad esempio quando se ne tracciano i confini calcolando il pendolarismo dei discotecari del sabato sera. Evitando certi salti retorici, forse più degni del cripto-fascio-futurista Marinetti che del geografo della megalopoli Gottmann, si possono comunque ipotizzare bacini ragionevoli, di un’ora in macchina più o meno dal centro principale. Posti dove magari il sindaco e qualche altro, in buona o più interessata fede, potranno anche continuare a raccontare storie di specificità, localismo, radici nel territorio e nella storia, ma dove basta guardarsi attorno per capire che qualcosa non quadra, a parte certi cortili storici.
La campagna, invece di essere modernizzata dai pianificatori regionali fascisti di Vincenzo Civico (o dagli elettrificatori coatti leninisti, se è per questo) ha finito per urbanizzarsi virtualmente, ma in fondo come sarebbe piaciuto proprio al Duce. Ovvero senza quei caratteri di cultura urbana che il regime temeva come la peste nera. Spesso sono urbane le densità del cemento, fra villette di dimensioni spropositate dentro a giardini privati ancora più spropositati, per non parlare dei capannoni, la cui quantità complessiva in termini di metri cubi sembra aumentare tanto più rapidamente quanto crolla il valore economico e occupazionale delle attività che ospitano (o dovrebbero ospitare, visto che molti sono vuoti). Sono urbani i consumi e i redditi, certi stili di vita superficiali, appunto legati a mode più che a culture, ma resta spesso assai arretrato tutto il resto, a partire dall’identità locale, quando il “locale” è pura invenzione, come certe fiere tradizionali del salamino made in China inventate a tavolino dalla pro loco il mese prima. Eppure il reddito di gran parte degli abitanti di queste sedicenti campagne lo si guadagna in città, luogo dove si abita di fatto, salvo crollare a letto la sera, riverniciare la recinzione al sabato, avventurarsi tre volte l’anno al massimo, non in macchina, fino ai margini dei campi in fondo alla lottizzazione. Tutto il resto sono centri commerciali nello svincolo, frusciare di stampanti e fotocopiatrici, il parcheggio del multisala, la pausa pranzo nell’area pedonalizzata dove suona il saxofonista.
Eppure pare impossibile smettere di pensare a quei posti come se ancora fossero immersi in arcani ritmi tradizionali, in improbabili solidi valori locali, trasmessi forse come certe malattie sociali attraverso l’umidità dei muri? Evidentemente, è una spiegazione come un’altra, i giornalisti si adeguano, danno al popolo ciò che il popolo vuole. O magari la pensano proprio così.
Un caso abbastanza recente è quello tragico della ragazzina uccisa sulla strada di casa dalla palestra nel pedemonte bergamasco. Non sto parlando a vanvera: in quella zona ci ho portato i giornalisti di Report per costruire immagini di sprawl urbano, di distesa cemento asfalto senza fine, quindi la campagna da quelle parti la vede solo qualcuno che ha fumato qualcosa di veramente forte. Eppure i giornali, tutti, raccontando le varie fasi della vicenda, intervistando gli abitanti, descrivendo gli ambienti, davano l’idea di una specie di idillio rurale sconvolto dall’intruso (presumibilmente immigrato, si diceva come al solito in un primo tempo). Bastava guardarsi attorno togliendosi le fette di salame ideologiche, e vedere che di sbagliato lì c’era l’immagine di sé stessi della collettività.
Ve lo ricordate il mitico “rapporto col territorio”? La povera ragazzina era stata mollata in un prato: in una zona rurale tutti si muovono benissimo e a proprio agio fra campi filari, strade poderali e cascine, là dove non ci sono ostacoli insormontabili, geografici o di proprietà. L’hanno trovata dopo mesi, a dimostrazione che lì il “territorio” è ormai solo una cosa sui mappali del catasto, in attesa di urbanizzazione, anni luce ad esempio dalle magnifiche immagini di quei passaggi di Don Camillo e Peppone dove si vigila sugli argini contro la piena del Po, o si fanno i picchetti contro i crumiri per il raccolto. Il territorio urbanizzato, in assenza di una corrispondente cultura urbana dello spazio pubblico rivendicato e governato, è invece sconosciuta terra di nessuno, o meglio di qualcuno che attende il momento buono per cavarci il massimo profitto. Tutto il peggio della campagna in termini culturali, tutto il peggio della città in termini di qualità fisica dell’insediamento. Eppure, a qualche centinaio di metri di distanza, uno dei temi ricorrenti di un pur virtuoso piano regolatore a zero consumo di suolo è stato quello dell’identità locale: preservarla dalla confusione metropolitana. Forse un buon cavallo di battaglia elettorale per un sindaco: ma per il resto del mondo, e più in generale per la chiarezza molto probabilmente no.
Adesso arriva un’altra notizia, forse un po’ meglio da questo punto di vista: un comune sugli argini del Po, forse salvato a suo tempo dalle piene da versioni locali di Peppone e Don Camillo, offre come servizio opzionale a tutti i cittadini l’allarme antifurto. La notizia in sé può suscitare reazioni contrastanti. La prima è pensare alla solita paranoia per la sicurezza in questi posti che, da quando esiste l’automobile, sono facilmente raggiungibili da chiunque, ma chissà perché pare sviluppino una specie di spropositata sindrome da invasione. La seconda, dopo aver capito esattamente di cosa si tratta (appunto, un servizio proposto da un sindaco che per caso è pure assicuratore), è il sollievo nello scoprire che almeno la gated community elettronica padana per adesso ce la siamo scampata.
Ma ci sono poi i passaggi di atmosfera, quelli che descrivono il posto, e qui l’immaginario lisergico che tanto piaceva al Duce ci ricasca: il borgo sugli argini, le giornate sonnacchiose scandite dalle stagioni, eccetera. Eppure chi scrive dovrebbe saperlo dov’è quel posto. Oppure si è limitato a guardare frettolosamente un motore di ricerca e a telefonare in Comune?
Anche così, quando si osserva che la popolazione cresce, che i redditi dei nuovi residenti sono alti, non viene da chiedersi come se lo guadagnino questo reddito, gli abitanti? Nei solchi bagnati di servo sudor magari? La piana di Mantova è nota da tempo per la sua agricoltura ricca, già dai tempi in cui una contadina si sgravò sulla via dei campi scodellando sul prato il futuro poeta Virgilio. Ma appunto è passato un pochino di tempo, e si presume che i neoimmigrati benestanti non si facciano i calli con la zappa, se non per hobby: ergo possiamo ben considerare questo posto una specie di suburbio un po’ più decentrato della media. Dentro quelle case si guardano schermi ultrapiatti, si naviga su internet, e tutti i giorni ci si sposta di decine di chilometri dentro e verso l’area urbana propriamente detta: perché pervicacemente ignorarlo? Quando ad esempio i cronisti americani ci raccontano dei quartieri lasciati a metà e desertificati dalla crisi dei mutui subprime l’eventuale vecchio casale che dava il nome alla località resta al massimo sullo sfondo. Perché da noi, anche quando attorno a una chiesa e due cortili tradizionali si addensa una distesa di edifici e lottizzazioni moderne grande venti volte tanto, l’atmosfera pare pietrificata a un immoto Angelus di Millet?
Non è una domanda retorica, e magari rispondere aiuterebbe a capire qualcosa. O a modo suo aveva ragione il Duce, a prenderci per i fondelli prima di tanti altri?

Fabrizio Bottini

venerdì 9 settembre 2011

Area di via Pertini a Brugarolo: le parole dette e gli atti scritti

Si sta discutendo molto sull'area di via Pertini a Brugarolo. Secondo molti sostenitori dell'attuale Amministrazione Comunale, il Sindaco Andrea Robbiani vorrebbe renderla ad uso pubblico. Ci si augura sia veramente così e il coinvolgimento della popolazione lo lascia desumere. Attualmente però le carte dicono tutt'altro. Cioè quell'area da terziario per il CDD diventerà residenziale. Gli atti dicono anche che il nostro Consigliere Comunale Roberto Riva ha chiesto ufficialmente che invece sia destinata per spazi verdi.

La Variante del PRG, sostituita dal PGT recentemente adottato, destinava l'area in oggetto al settore terziario; nell' edizione di PGT del luglio 2010 tale area veniva designata quale Area di Completamento (AC 8), come si desumeva dal documento "Piano delle Regole / Allegato sub B"; nell' edizione adottata del PGT, nel luglio 2011, tale designazione è sparita (Piano delle Regole/Allegato B).
L'area compare, ora, solo nella planimetria DP 13.PDF che riporta, graficamente, la trasformazione da destinazione "terziario a "residenziale".
Dando per invariato quanto è stato scritto nell'edizione luglio 2010 la scheda AC 8 riportava la seguente declaratoria:
"L' intervento è finalizzato alla realizzazione di edifici residenziali a bassa / media densità, dotati di parcheggi pubblici ed area a verde attrezzato a filtro (nei confronti dell'attigua zona industriale).
Indici e parametri urbanistici:
Superficie territoriale: 6.000 mq
Superficie Lorda di Pavimento (S.l.p.): 2.100 mq. Volume: 2.100 x 3 = 6.300 mc
Altezza massima: 10,5 m (3 piani)"
Abitanti presunti in base al parametro regionale di 150 mc/abitante: 6.300 :150 = 42 abitanti.
S.l.p. per esercizi commerciali di vicinato: 20% max della S.l.p.(2.100 mq): 420 mq.
Al di là delle parole pronunciate nelle assemblee, dall' Amministrazione, resta il fatto che la destinazione a residenziale è stata adottata e, quindi, se non interverrà una modifica, in sede di approvazione da parte del Consiglio Comunale, tale destinazione rimarrà; poiché l' Amministrazione ha la maggioranza del Consiglio, la decisione finale dipende solo e soltanto dalla stessa.
A questo punto non rimane, per i Meratesi, che protocollare Osservazioni riguardo ad una diversa destinazione d'uso.
Ritengo che tale area debba rimanere di proprietà comunale e che, vanificata l'ipotesi del Centro Diurno Disabili, la destinazione debba essere a verde per uso pubblico, eventualmente per orti pubblici, una volta verificata l'effettiva esigenza in tal senso.

Ernesto Passoni

Il Coordinatore del PdL di Merate si dimette?

A Lecco circolano voci che il Coordinatore del Popolo delle Libertà di Merate Paolo Felice Colombo abbia rassegnato le dimissioni. I motivi non si conoscono, sempre che il pettegolezzo sia vera. Forse non condivide le scelte del partito a livello nazionale, forse l’alleanza con la Lega Nord a livello locale comincia ad andargli stretta… bhò, ma la lettera con le dimissioni sarebbe già sul tavolo della segretaria provinciale del PdL. La corazzata azzurra, che oggi sembra ridotta ad una bagnarola, risulterebbe così nelle mani del suo vice Giuseppe Procopio Assessore al Commercio.

Gola profonda

giovedì 8 settembre 2011

Manovra: cambia in peggio ed a pagare il conto sono le donne

Una manovra cambiata per la quarta volta e ancora più iniqua. Regali generosi agli evasori, pilloline per i redditi alti, nulla sui patrimoni e l'aumento dell'iva che farà aumentare i prezzi a fronte di stipendi sempre più magri e ultima ciliegina l'aumento pensionabile delle donne a fronte di servizi sempre più carenti. Ancora e sempre le donne per tamponare le crisi. Questa è la politica - prosegue Codurelli - di chi fa gli interessi di pochi e disprezza donne e famiglie. 4 miliardi già sottratti alle donne lo scorso anno per fare cassa e altrettanti verranno sottratti con questa manovra per non far pagare le rendite e i patrimoni. E' evidente a tutti che le iniquità sono drammaticamente aumentate per l'incapacità di questo governo fatto solo di proclami, che sopravvive solo per i propri interessi a scapito di tutto il paese e che per questo se ne deve andare. Dopo le grandi manifestazione di ieri, ancor di più oggi, il PD non accetterà supinamente queste ingiustizie aggiunte all'art.8: il lavoro, le donne e i giovani non possono permettere questo disprezzo da ministri incapaci e arroganti, in primis Sacconi. La lega dopo tanto ‘urlare', ha buttato ancora una volta la maschera e si è visto da che parte sta: una vera vergogna.

mercoledì 7 settembre 2011

Burocrazia

Pubblichiamo la lettera che Pierpaolo Arlati, rappresentante della Banda Meratese, ha protocollato in Comune per domandare all'Amministrazione più sostegno alle iniziative della Associazioni e meno burocrazia


Merate, 5 Settembre 2011


Egregio Signor Andrea Robbiani
Sindaco di Merate


Oggetto: Burocrazia


Le comunico che mercoledì 31/8 scorso, ha avuto luogo una riunione alla quale hanno partecipato le tredici associazioni sotto elencate per discutere sul tema “documentazione richiesta dall’Amministrazione Comunale per l’organizzazione di eventi culturali, sociali, sportivi”.
Dopo ampio scambio di opinioni è emerso che, denominatore comune e costante è il disagio che ogni associazione incontra nella compilazione delle domande e relativi allegati richiesti per gli eventi programmati dalle stesse. Ovviamente la difficoltà non è tanto la mera compilazione ma l’ottemperanza delle norme alle quali si fa riferimento che, a nostro dire, vanno oltre il buon senso per manifestazioni che il più delle volte durano qualche ora.
In particolare si riscontrano le seguenti perplessità:
  1. tempistica troppo lunga (la domanda va fatta 60 giorni prima)
  2. responsabilità e sicurezza (non si vedono per quanto ci riguarda difficoltà ad assumerci tali problematiche)
  3. referente unico (avere un unico referente che sia da voi autorizzato a ricevere la domanda, controllarla e deliberare l’ammissibilità o meno della stessa, raccogliendo ovviamente le delibere di tutti gli uffici)
  4. deroghe (autorizzazione in deroga per manifestazioni che prevedono la manipolazione e la somministrazione di alimenti fatte salve le elementari norme di igiene e pulizia)
Concludendo, come già ribadito in altri contesti da alcuni assessori , riteniamo doveroso da parte dell’Amministrazione da lei presieduta proporre una convocazione di tutte le associazioni per spiegare a loro le motivazioni e le norme esistenti e fino a dove gli uffici si fanno carico per venire incontro alle esigenze di tutti.
Cordiali saluti


Pierpaolo Arlati
Associazioni presenti alla riunione: Banda Sociale Merateses - A.s. Cassina – A.s. Sartirana – A.s. Merate – Pro Loco – Dietro la lavagna – La nostra mela – Scuola d’arte pura ed applicata – Lega contro i tumori – Moto Club –Fabio Sassi – Semina – Casa amica.

martedì 6 settembre 2011

I vigili urbani dov'erano?

I vigili c’erano, ma quelli del fuoco, degli urbani nemmeno l’ombra. Domenica mattina, durante la parata dei pompieri tutti hanno notato l’assenza degli agenti della Polizia Locale. Per fortuna hanno ovviato i volontari della Protezione Civile che hanno provveduto a regolare il traffico e bloccare le macchine che altrimenti rischiavano di andare addosso al corteo. La scelta del Consorzio della Polizia Locale Intercomunale è stata giusta e l’abbiamo sostenuta. Il risultato di maggiore controllo del territorio e di più presenza dei vigili è però ben lungi dall’essere raggiunto. Merate sta diventando il fanalino di coda. Il Comando della Polizia Locale doveva rimanere dislocato a Merate, che è il Comune più grosso, ma il Sindaco Andrea Robbiani ha venduto la primogenitura per un piatto di lenticchie.

Max

lunedì 5 settembre 2011

Volantini abusivi per ritrovare la sua cagnolina Cartier: multata la Ministra al Turismo

Ci risiamo. La Ministra al Turismo Michela Vittoria Brambilla da Calolziocorte è stata ancora una volta multata. Dopo le contravvenzioni (una annullata) per violazioni al codice della strada in quanto vista a Calco sfrecciare a bordo della sua autoblu a velocità folle senza sierene e lampeggianti accese, ora i solerti agenti della Polizia Locale la incolpano di aver disseminato manifesti abusivi per ritrovare la sua amata cagnolina Cartiere, un nome un programma... Affetti animali e gioielli di famiglia a parte è la riprova del ri(di)sp(r)e(zz)tto delle regole da parte della Ministra o dei suoi collaboratori

Ha promesso una lauta ricompensa a chi ritroverà l'adorata cagnolina "Cartier". Ma si ritroverà a pagare un conto davvero salato. Proprio per le decine e decine di volantini affissi abusivamente da Calolziocorte fino a Lecco, da Olginate fino a Garlate, affissi su ogni palo della segnaletica stradale o dell'illuminazione, per chilometri e chilometri, per cercare la cagnolina scomparsa. Si parla di migliaia di euro. E a dover pagare sarà il ministro Michela Vittoria Brambilla: perché è lei la proprietaria disperata.
E' diventato il gossip del momento, la vicenda che da giorni anima Calolzio, dove la Brambilla abita da sempre. Se da una parte la città è inquieta e angosciata per il grave attentato incendiario che ha distrutto i mezzi della Polizia locale, dall'altra parte c'è incredulità per la vicenda che ruota intorno alla scomparsa della piccola "Cartier".
Da giorni sono comparsi prima in giro per la città, e poi sono spuntati come funghi in tutto il circondario, diversi volantini alcuni stampati su semplici fogli A4, altri attaccati su appariscenti cartelloni di colore fucsia, con il drammatico appello: «Il 31 agosto si è smarrita una piccola cagnolina che si chiama Cartier. Si trovava in zona Folla, Cornello, Somasca. Chi lo trovasse telefoni in qualsiasi orario ai numeri 335/280150 oppure 335/6533300. Lauta ricompensa».
Con il passare delle ore le voci sono diventate incontrollabili, ma hanno trovato riscontri. Il cane scomparso è del ministro Brambilla, talmente addolorato dalla vicenda, da aver mandato in giro parecchi collaboratori per il territorio per attaccare i cartelloni senza preoccuparsi delle normative in vigore.

Brugarolo: sull'area di via Sandro Pertini belle parole ma cattivi comportamenti

Dopo tante parole in libertà uscite negli anni passati dalla bocca del Sindaco Andrea Robbiani, oggi possiamo vedere i fatti e la negazione di quanto da lui sostenuto in diverse occasioni.

1. Da esponente dell’opposizione
Delibera di Consiglio Comunale n° 17 del 12/05/2008 sulla Variante al P.R.G “Area Industriale Fomas”: “Un breve intervento per confermare il voto di astensione che avevamo già dato l’altra volta quando abbiamo cominciato a parlare di questo problema . Al di là della problematica della viabilità, credo che c’è sempre da sottolineare il fatto che a Brugarolo si è continuato e si continua alla commistione fra industriale e residenziale. E’ evidente che in quella frazione è stato commesso un errore originario, dove oggi c’è la commistione fra commerciale e industriale e questo è un errore da cui non si potrà tornare indietro. Lo vogliamo evidenziare ancora una volta, chi ha governato in questi anni ha comunque continuato un errore che era iniziato già in passato. Comunque il nostro voto è di astensione”.

2. Da candidato Sindaco di Merate
Programma elettorale elezioni 6/7 Giugno 2009 della Lista “Robbiani Sindaco”: “Riqualificare le aree verdi comunali e i parchi giochi cittadini”.

3. Da Sindaco di Merate
Lettera del 03/04/2010 del Sindaco Andrea Robbiani al Consigliere Comunale Roberto Riva pubblicata su Merateonline: si perpetua “lo stesso errore che si ripete dagli anni ’60, ovvero mettere insieme a Brugarolo residenziale e industriale”.

Questi, invece, sono i fatti concreti e le scelte della Giunta da lui guidata che lo contraddicono: l’area di via Sandro Pertini prevista dal vecchio Piano come area verde è stata trasformata in area residenziale. Invece di erba ed alberi i cittadini di Brugarolo vedranno crescere migliaia di metri cubi cubi di cemento. Quella che doveva rimanere un’area pubblica a disposizione di tutti, per compensare l’edificazione dei decenni passati, diventa un’ulteriore area da lottizzare.
Dove sono finite le riflessione di Andrea Robbiani Consigliere leghista? Che fine hanno fatto le promesse di Andrea Robbiani Candidato Sindaco di Lega Nord e PdL? Dov’è finito l’impegno a non ripetere gli errori del passato, espresso da Andrea Robbiani Sindaco di Merate?
Sicuramente il Sindaco riuscirà come al solito ad escogitare una ragione o una scusa per giustificare il cambiamento di orientamento od attribuire le responsabilità ad altri, ma la realtà dei fatti rimane.
Ricordiamo che già la Giunta di Dario Perego, della quale quella attuale è la erede, aveva venduto l’area ad un prezzo di £ 3.000.000.000 (tre miliardi delle vecchie lire) per fare cassa per pagare l’intervento di Piazza degli Eroi e dell'area Cazzaniga.
Visti i risultati possiamo dire che al danno si è aggiunta la beffa.
Ricordiamo anche che nell’attuale gruppo di governo sono presenti esponenti che avevano già avuto un ruolo nell'Amministrazione di Dario Perego e che portano per intero la responsabilità di quanto avvenuto in passato.
Da parte nostra c’è una posizione chiara e netta, a difesa dell’area di Brugarolo Per questo abbiamo assunto l’iniziativa con una osservazione al P.G.T.: "Il sottoscritto Roberto Riva,consapevole della necessità di evitare la creazione di nuove situazioni di conflitto tra le attività produttive e il comparto residenze; convinto della necessità di garantire il mantenimento di spazi verdi e coltivati per equilibrare la presenza dell’edificato; propone che le aree contraddistinte in “Zone F1 Via Pertini” siano utilizzate per attrezzature pubbliche per servizi comunali e vengano qualificate come area per attività sociali e che alcune aree vengano destinate alla realizzazione di orti comunali per i pensionati residenti a Merate".
Chiediamo ai cittadini di Brugarolo, dopo il deposito degli atti all’albo, di attivarsi già a partire da settembre per una mobilitazione con raccolta firme all'osservazione, per scongiurare la vendita dell’area in modo da poter realizzare orti sociali o attività per la comunità invece che un’altra nuova colata di cemento.


Roberto Riva e Gabriella Mauri
Consiglieri Comunali
di Insieme per Merate