sabato 10 marzo 2012

Imu, minipatrimoniale e Irpef più bassa

Ecco come hanno agito a Firenze per l'IMU e l'Irpef: aliquote al minimo per le prime case e percentuali differenziate sugli immobili sfitti. Un esempio da imitare o su cui almeno riflettere

Abbassamento dell’Irpef malgrado i minori trasferimenti, più investimenti in cultura e sociale, una ‘minipatrimoniale’ sulla casa. Questi alcuni dei punti principali del bilancio di previsione 2012 del Comune, approvato questo pomeriggio dalla giunta. Per la prima volta è stato deciso di abbassare l’addizionale Irpef, che passa così dallo 0,3 allo 0,2. Anche sull’Imu per la prima casa i fiorentini pagheranno meno rispetto all’ultima Ici, quella del 2007: allora corrispondeva al 6 per mille, adesso l’Imu sarà al 4 per mille, una percentuale comprensiva dell’adeguamento catastale che consentirà di andare a pagare un po’ meno di prima.
Diverso il discorso per le seconde case e terze case affittate e in negozi, con l’Imu al 9,99 per mille, e per le seconde e terze case sfitte, per le quali l’Imu sarà al massimo, 10,6 per mille, più del doppio di prima. E’ stata inserita in bilancio anche una speciale Imu pari al 7,6 per mille con rimborso del 50% per chi affitta le case a canone concordato. Si tratta, come ha spiegato il sindaco Matteo Renzi insieme all’assessore al bilancio Claudio Fantoni, di una sorta di ‘minipatrimoniale’ che va a colpire la rendita. Ci sono inoltre nel bilancio alcuni punti definiti di ‘gentilezza urbana’: per esempio è stato deciso che chi ha bambini in affido non pagherà per rette o mense scolastiche (a Firenze sono circa 60 famiglie); per quanto riguarda la tassa di soggiorno, questa non sarà più pagata dagli studenti universitari e da due parenti di persone ricoverate (prima era concesso di non pagare a un solo parente).

venerdì 9 marzo 2012

Riparta il piano dei 1.000 treni dei pendolari: chi vuole la TAV danneggia anche te

Un metro di TAV vale 10 posti a sedere sul treno, dieci metri un vagone, venti metri un locomotore

Che i treni regionali e a bassa velocità siano obsoleti e insufficienti i pendolari lo sapevano a proprie spese già da tempo, ma ora è arrivato il Leader Maximo Comandante di FS Mauro Moretti a dichiararlo. Manco a dirlo, a tirare fuori i soldi per nuovi treni, secondo lui, dovrebbero essere i pendolari.
Parlando poi di TAV, Moretti smentisce il Governo affermando che il nuovo progetto di traforo del Frejus non costerà meno dei precedenti. Già sulla credibilità del Premier Mario Monti abbiamo avuto dei dubbi quando, pochi giorni or sono, ha affermato in una mega conferenza stampa che, col “nuovo” progetto, da Milano a Parigi occorreranno solo quattro ore. Balle! Simili tempi di percorrenza non sono mai stati realistici, neanche coi progetti più mirabolanti, e men che meno con quello “nuovo”. Il professor Monti forse non sa che il risparmio di tempo possibile col “suo” progetto “low cost” o la “fase 1” sarebbe di soli 48 minuti, e non di 3 ore. Intanto, oggi, il modernissimo TGV che collega Milano a Parigi non può percorrere la linea AV Milano-Torino… solo questo fatto gli fa perdere qualcosa come 40 minuti. Senza contare il tempo che un “pendolino” potrebbe ulteriormente risparmiare tempo sulla tratta montana. Ma non sarà per un problema di concorrenza che il TGV non può percorrere la Milano-Torino? E Arenaways, che chiedeva solo di fare qualche fermata ed è stata fatta volutamente fallire, non era un altro concorrente di Trenitalia? O forse certi conflitti di interessi di
membri dell’esecutivo non sono poi così ben risolti?
Invece che fare chiarezza, la dichiarazione di Moretti aumenta la confusione sul progetto TAV, peraltro alimentata dallo stesso sito del Governo che riporta le solite argomentazioni inconsistenti. In realtà si vuole solo trascinare il Paese in un’avventura fallimentare che nessun studio serio micro-macro economico, trasportistico e ambientale giustifica, in nessuna versione di costo e di tracciato, mentre è certo che farà solo crescere quel “debito sovrano” che ci sta affossando. Altro che pensare alle future (e presenti) generazioni. Non bastasse, con grande spudoratezza dichiarano che mancano i soldi per i treni che servono ai milioni di italiani che quotidianamente si devono recare al lavoro o al luogo di studio col mezzo pubblico. Moretti non si preoccupa nemmeno lontanamente – quando dovrebbe invece essere compito suo - di rivedere i canoni di produttività delle nostre ferrovie, che sono la metà di quelle europee, le modalità di manutenzione, con centinaia di carrozze fuori servizio, e neppure i regolamenti borbonici, che appesantiscono il bilancio di Trenitalia e le velocità commerciali dei nostri treni.
Riparta subito il piano "dimenticato" dei 1.000 treni dei pendolari.
La TAV se la paghino di tasca propria Monti, Moretti e i politici che la vogliono.
Pendolari, noi costituiamo larga parte della realtà produttiva e sana di questo Paese, a differenza di Comandanti che preferiscono abbandonare le nostre città, le nostre periferie al loro accertato isolamento per salire sul profittevole treno della TAV.
Un metro di TAV vale 10 posti a sedere sul treno, dieci metri un vagone, venti metri un locomotore. Sappiate che questa è la reale misura di quanto viene sottratto a voi e ai vostri figli. Invitiamo tutti i pendolari e coloro che condividono con noi il desiderio che il popolo torni ad essere sovrano, che l’utilizzo delle risorse sia equo e solidale, che sia garantito il diritto alla mobilità nel rispetto dell’ambiente per recarsi sul luogo di lavoro e di studio, ad unirsi e a dichiarare la propria indignazione con una grande e civile mobilitazione. Nei prossimi giorni sul sito www.patto.ilpendolare.com forniremo alcuni strumenti per esprimere la protesta, che ora ha inizio.
Chi vuole la TAV danneggia anche te, digli di smettere!

giovedì 8 marzo 2012

Quando il cambiamento di ruolo determina anche il cambiamento di pensiero

Circa le aliquote IMU ricordo che sella seduta consiliare del 13.03.2007, al punto relativo all'aumento IRPEF l'allora Capogruppo della Lega Nord per l'Indipendenza della Padania, ora Sindaco di Merate, Andrea Robbiani, così intervenne: "...Sarebbe stato quantomeno apprezzabile - ed è il motivo per cui ho votato contro il discorso ICI - dimostrare un minimo di considerazione verso chi è sopra i 15.000,00 Euro, ma è proprietario di una casa e paga un mutuo, che già incide, portando l'aliquota ICI dallo 0,50 % della prima casa allo 0,47%, perché, comunque, 720.000 Euro di imponibile IRPEF sono una cifra gigantesca! Avreste potuto perlomeno lavorare meglio sull' ICI e dimostrare che non siete solamente una macchina che porta via il denaro alla cittadinanza, ma che in qualche modo migliora anche, sotto certi aspetti, che agevola, se non altro , che adegua l'aliquota ICI a una tariffazione più ragionevole...". Quando il cambiamento di ruolo determina anche il cambiamento di pensiero...

Ernesto Passoni

mercoledì 7 marzo 2012

IMU leghista: memoria corta e naso lungo

Dopo lo smemorato di Collegno ecco lo smemorato di Merate

Solo a dicembre le camicie verdi proclamavano l’ennesima crociata contro Roma ladrona, esortando a boicottare l’IMU, l’imposta municipale unica. A seguire una nutrita schiera di consiglieri comunali ha depositato mozioni in ogni dove per evitare il pagamento dell’odiato balzello. E’ successo non più tardi di qualche giorno fa anche a Barzanò, un tiro di schioppo da Merate. Ma un conto è la propaganda un conto sono i fatti. Capita così che a Merate le aliquote saranno maggiorate. Per la prima casa, diritto essenziale, si parla del 4,8 al 5%, pochi punti percentuali ma che significano in soldoni decine e decine di euro. Poiché un amministratore pubblico parla e esprime la propria linea politica non con i vaniloqui e le facile promesse ma con gli atti e le deliberazioni ognuno tragga le conclusioni che ne conseguono. Troppo comodo nascondersi dietro la necessità di far quadrare i conti, garantire i servizi, lo Stato che toglie risorse agli Enti Locali. Il gioco dello scaricabarile non regge più. Specialmente se attuato da un Sindaco che non più di tre anni fa quando sedeva sugli scranni dell’Opposizione ha tuonato contro l’addizionale municipale Irpef, una tassa, ricordiamo, estremamente equa perché basata sul reddito. Ebbene, non solo adesso che è al governo l’addizionare Orfe è rimasta tale e quale, ma opta per innalzare le aliquote IMU rispetto a quelle standard. Ma si sa, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare…
Viene in mente la storia dello smemorato di Collegno. La conoscete? E’ una vicenda vera che narra di un tizio partito per la prima guerra mondiale e dato per disperso, poi rintracciato in un manicomio privo di memoria. Quando sembra tutto risolto viene arrestato perché si sospetta che lui non sia il disperso ma un altro, un latitante che aveva inscenato tutto per non saldare i suoi debiti con la giustizia. Ecco, non si capisce più se il Signor Sindaco abbia veramente perso la memoria breve e non ricordi cosa predicava prima di indossare la fascia tricolore o se lo faccia apposta per non prestare fede alle roboanti promesse elettorali. Quello che è certo è che i Meratesi la memoria non la perderanno e tra due anni e mezzo (ma magari anche prima, speriamo!) al momento di tornare al voto si ricorderanno bene di essere stati illusi.

Infiltrato

martedì 6 marzo 2012

Ladroni a casa nostra

Il leghista Davide Boni, Presidente del Consiglio regionale della Lombardia, è indagato per corruzione nell’ambito di un’inchiesta condotta dal procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e del sostituto procuratore Paolo Filippini su alcuni centri commerciali nell’ambito di un settore di indagini diverso e nato dall’inchiesta su tangenti per concessione di aree edificabili nel Comune di Cassano D’Adda.


 In quella circostanza fu arrestato l’allora sindaco Edoardo Sala. Boni non è indagato da solo. Con lui, infatti, oggetto di indagine sono anche il capo della segreteria Dario Ghezzi e l’immobiliarista Luigi Zunino, ex numero uno di Risanamento, che avrebbe beneficiato di alcuni interventi sul piano regolatore di Cassano D’Adda. Di un’altra persona indagata, invece, non sono state rese note le generalità, in quanto la perquisizione a suo carico ancora non è cominciata.
I fatti contestati dagli inquirenti a Boni fanno riferimento ad eventi accaduti tra il 2005 e il 2010, quando il Presidente della regione Lombardia ricopriva l’incarico di assessore all’Urbanistica e Territorio della Regione. La notizia dell’indagine in capo al leghista è pervenuta al Pirellone poco prima della pausa pranzo. “Confermo che in data odierna mi è stata notificata un’informazione di garanzia, contestualmente ad una perquisizione degli uffici della mia segreteria. In relazione ai fatti oggi contestati anticipo fin ora la mia totale estraneità. Confermo la mia piena disponibilità a chiarire la mia posizione e la mia estraneità, con gli organi inquirenti, in modo da poter fare piena luce nella vicenda nei tempi più rapidi possibili” ha dichiarato Boni.
Il leghista è il quarto indagato nell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale in questa legislatura. Solo il segretario Carlo Spreafico (Pd), non ha ricevuto alcun avviso di garanzia. Nell’ordine, i guai giudiziari hanno coinvolto Filippo Penati (Pd), ex sindaco di Sesto San Giovanni, ex presidente della Provincia ed ex capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani. Poi è stata la volta dell’altro vicepresidente, Franco Nicoli Cristiani (Pdl). L’ex assessore all’Ambiente e al Commercio è stato arrestato a novembre per tangenti e Scarcerato lo scorso 24 febbraio. Infine, ad essere arrestato è stato Massimo Ponzoni (Pdl), che si è costituito il 17 gennaio dopo aver saputo che la Procura di Monza aveva emesso un provvedimento di arresto con l’accusa di bancarotta per il fallimento della società Pellicano.

fonte dalla Rete

lunedì 5 marzo 2012

Riunione su Bilancio e IMU

Venerdì 9 marzo alle ore 21:00 ci troviamo presso la sede del Circolo del PD di Merate in via Trento 26 per discutere del Bilancio comunale e dell'introduzione dell'IMU. Sono argomenti molto importanti, sollecitiamo la partecipazione di quanta più gente possibile.

Insieme per Merate

domenica 4 marzo 2012

In provincia di Lecco nasce la "monster school"

La struttura è costituita da venti plessi distribuita su sei comuni. Circa 2.100 alunni e oltre 250 docenti, tra organico di diritto e di fatto. Questo il risultato della delibera appena approvata dalla giunta regionale della Lombardia

In provincia di Lecco una scuola monstre: dal prossimo anno scolastico in un unico plesso tutta l’offerta formativa della Valle San Martino. Un’unica scuola autonoma di 20 plessi distribuita su sei comuni. Circa 2.100 alunni e oltre 250 docenti, tra organico di diritto e di fatto.
Questo uno dei risultati della delibera appena approvata dalla giunta regionale della Lombardia sul dimensionamento della scuole. Un’operazione clamorosa effettuata dal neo-assessore all’istruzione Valentina Aprea, soprattutto se si pensa che sono state soppresse 60 istituzioni scolastiche mentre lo stesso ministero dell’istruzione aveva chiesto un taglio di soli 24 scuole.
Il piano è stato subito contestato dalle organizzazioni sindacali di categoria, anche perché a fianco delle scuole monstre si lasciano al loro posto scuolette di poche centinaia di alunni. “E’ sicuramente cosa difficile analizzare la “rivoluzione” messa in atto – sostiene la Flc cgil lombarda – di fronte al dato complessivo che coinvolge quasi 1.300 istituzioni autonome scolastiche. Ci viene cosa facile, dopo una prima e sommaria lettura del piano di dimensionamento, mettere in evidenza come sul territorio si conservino autonomie dell’ordine di 500 alunni, anche al di fuori delle situazioni di montagna e contemporaneamente se ne vadano a creare alcune al di sopra dei 2.000 alunni, tre volte tanto! Vedasi Lecco e Brescia”.
Difficile immaginare le ricadute di questa operazione sulla qualità del servizio scolastico. “Alla Flc Cgil Lombardia – si legge in un comunicato – continua a rimanere del tutto incomprensibile, come, rispetto al conseguimento di un obiettivo fissato dallo Stato in meno 24 autonomie scolastiche, Regione Lombardia abbia deciso di tagliarne 60. Non ne comprendiamo le ragioni, comprendiamo invece i sacrifici e le disfunzioni che tutti gli operatori delle scuole interessate e i loro utenti saranno costretti a subire”. Da qui la richiesta di ritiro della delibera e il rispetto delle previsioni fatte dallo stesso Miur.

Augusto Pozzoli