Lettera al Presidente del Consiglio Dottor, Professor, Senatore Mario Monti.
Gentile signor Presidente,
come milioni di altri connazionali ho guardato con favore e speranza alla nascita del Governo da Lei presieduto, convinto che potesse fare cose positive per il nostro Paese.
Non ho cambiato idea circa la possibilità di vedere attuate modifiche positive, mi permetto solamente un appunto nei confronti Suoi e della compagine del Suo esecutivo.
Per cortesia evitate affermazioni e dichiarazioni pubbliche fuori luogo, astenetevi dal fare affermazioni banali, dal ripetere concetti che, se non fossero drammatici per milioni di persone che faticano ogni giorno a campare, sarebbero solamente stucchevoli.
Mi riferisco a viceministri che hanno fatto carriere fulminee e danno dello sfigato a chi, magari, non ha trovato l’autostrada delle opportunità aperta, mi riferisco, anche, a Lei, che senza problemi comunica a noi plebei che il posto di lavoro fisso ce lo dobbiamo scordare, a noi privilegiati che prendiamo lo stipendio ogni mese che è monotono lavorare sempre nello stesso posto.
Vede signor Presidente, le persone “normali”, quelle che nascono in famiglie “normali” che vivono del loro lavoro, quelle che non fanno parte della cerchia ristretta degli “amici importanti”, in questa monotonia sono riusciti a far studiare i propri figli, a comprarsi una casa, a realizzare un progetto di vita, l’hanno fatto grazie ad una serie di garanzie, di tutele, di certezze, che il sistema politico e sociale ha prodotto.
Oggi viene chiesto loro di cambiare, di rinunciare ad ogni tutela e ogni certezza, di accettare la “sfida del mercato e della competizione” mettendosi continuamente in gioco, passando da un lavoro all’altro, affrontando quotidianamente l’ignoto.
Benissimo, mi sembra un idea “sfidante” che richiede azioni “performanti” e capacità “innovative”; vede com’è facile usare le parole che vanno per la maggiore e fanno tanto modernità ?
La realtà è però diversa, per la maggior parte degli italiani perdere il posto di lavoro a tempo indeterminato significa semplicemente ritrovarsi alla deriva, trovare, se ancora giovani, lavori sottopagati e precari, oppure, se ultra quarantenni, nessun lavoro.
Le persone come Lei possono scegliere, possono decidere di andare a Londra, in qualche università americana, in qualche istituzione internazionale, lo stesso vale i figli della Sua classe sociale.
Potrà accusarmi di essere un vetero- marxista che pensa ancora che esistano le classi sociali, ma questa affermazione non è campata per aria, provi a verificare chi ricopre gli incarichi più importanti, chi viene assunto dalle aziende nei posti apicali, chi conta nelle banche, evidentemente la selezione genetica funziona ancora.
Chiudo con un ringraziamento per la velocità con cui il Governo ha provveduto ad innalzare l’età per la pensione, a me toccherà lavorare solamente quattro anni in più e non mi lamento, sperando di mantenere il mio lavoro monotono, ognuno deve fare la sua parte e assumersi le sue responsabilità.
Attendo ancora di vedere l’assunzione di responsabilità da parte dei banchieri e della classe dirigente che ci ha condotto nel baratro, lo Stato ha rifinanziato gli istituti di credito, con i nostri soldi, loro sono rimasti al loro posto, si sono mantenuti gli stipendi d’oro e nessuno gli ha chiesto di andarsene.
Mi aspetto che Lei non lasci questa questione sospesa, chieda ai responsabili delle banche e del disastro di andarsene, di lasciare il loro posto fisso, di uscire dalla loro milionaria monotonia, dopo aver fatto questo potrà occuparsi di noi e dei nostri miseri e monotoni posti fissi.
Con fiducia e stima
Marco Molgora