mercoledì 30 marzo 2011

Si scrive acqua, ma si legge democrazia: due sì al referendum per l'acqua pubblica

Pubblichiamo la lettera inviata dal Conitato referendario lecchese "2 Sì per l'Acqua Bene Comune" inviata a tutti gli Amministratori locali della Provincia di Lecco

Alla cortese attenzione dei
Sindaci, Assessori, Consiglieri Comunali
della Provincia di Lecco
 22 marzo 2011

Che cosa ci chiedono gli amministratori di questo territorio
Ci è stato richiesto, più volte, da diversi amministratori del nostro territorio provinciale, quali dovessero essere le ragioni per votare 2 sì al referendum per la ripubblicizzazione dell’acqua. In particolare ci si chiede: se dovessero vincere i sì, poi si ritorna alla situazione precedente? Si tratta di capire cosa si intende per situazione precedente. Certamente non vuol dire tornare alla frammentazione di pre-integrazione di più servizi idrici che ha caratterizzato la nostra provincia prima dell’insediamento dell’A.ATO.

Nonostante la Legge Regionale non si tornerà più indietro
Come previsto dalla legge Galli il sistema idrico continuerà ad essere un sistema integrato. Se problemi ci saranno questi dipenderanno dalla forma proprietaria delle reti, soprattutto alla luce della recente impugnazione della legge regionale lombarda da parte del Governo, che contesta alla Regione Lombardia profili di illegittimità costituzionale poiché stabilisce che gli enti locali, per la gestione del servizio idrico integrato, possono costituire una società patrimoniale di ambito, che, essendo società, è in quanto tale soggetta a norme privatistiche, e contrasta con le norme statali di riferimento, contenute nel Codice dell'Ambiente e nell'articolo 23 bis del d. l. 122/2008, che affermano la proprietà pubblica delle reti e delle  nfrastrutture. Inoltre illegittima è la norma secondo la quale i nuovi enti responsabili dell'ATO possono assegnare alla società patrimoniale costituita il compito di espletare le gare per l'affidamento del servizio, le attività di progettazione preliminare delle opere infrastrutturali e le attività di collaudo delle stesse. E' stato tuttavia, dal Governo, d'intesa con la Regione Lombardia, individuato un percorso che potrà portare alla modifica delle parte impugnate delle leggi e, all'esito, alla conseguente rinuncia alle impugnative. Il Governo, però, non contesta la Regione Lombardia su quella parte della Legge che Vi espropria come amministratori dei poteri finora attribuiti alla Assemblea dell’ATO dove siete soggetti deliberanti. In sostanza la Provincia potrà operare in assoluta autonomia, escludendo completamente i Comuni e i suoi rappresentanti, anche da pure funzioni consultive. Detto in altre parole ci potrebbe essere una situazione di proprietà delle reti (non una società patrimoniale proprietaria delle reti) completamente pubblica ma gestita e amministrata dalla sola Provincia. In sintesi, con la vittoria dei sì si riconferma e rafforza il carattere pubblico delle reti e si superano le ambiguità della forma societaria patrimoniale lombarda, senza ritornare a una situazione di preintegrazione.

Il nostro sistema idrico provinciale: una situazione precaria che esclude i Comuni
Se allora non si tornerà a una situazione di sistema idrico pre-integrato, che cosa già possiamo dire per l’oggi nel nostro territorio:
  1. che la situazione di gestione in house nella nostra Provincia non è rassicurante. Sappiamo che la gestione in house è del tutto provvisoria e transitoria, oltre che concessa in deroga e in difetto di legittimità rispetto alle leggi vigenti e quindi in ogni momento reversibile. Sappiamo che, in ogni caso, entro il 31/12/ 2011 questa gestione terminerà e bisognerà allinearsi alla normativa Statale e regionale e mettere a gara il servizio.
  2. Ma in primo luogo sappiamo già fin d’ora che come rappresentanti nei comuni nell’ATO e nell’Assemblea non hanno più alcuna voce in capitolo. Sono stati mandati a casa, nonostante il loro impegno pregresso, senza alcun riconoscimento di ruolo e funzioni.
Le vostre ragioni per sostenere i referendum
Per queste ragioni schierarsi per i due sì al referendum vorrà dire:
  1. chierarsi per fermare la privatizzazione dell’acqua abrogando l’art. 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008, relativo alla messa sul mercato dei servizi pubblici di rilevanza economica attraverso l’affidamento della gestione del servizio idrico integrato a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%. In questo modo si eliminerà l’obbligo di mettere definitivamente sul mercato, con una legge centralistica, con un’unica scelta obbligata, le gestioni dei 64 ATO (su 92) che o non hanno ancora proceduto ad affidamento, o hanno affidato la gestione del servizio idrico a società a totale capitale pubblico.
  2. mettere fuori i profitti dall'acqua abrogando l’art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto della “adeguatezza della remunerazione del capitale investito”. Poche parole, ma di grande rilevanza simbolica e di immediata concretezza. La parte di normativa che si chiede di abrogare è quella che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio. Abrogando questa parte dell’articolo si elimina il “cavallo di Troia” che ha aperto la strada ai privati nella gestione dei servizi idrici: si impedisce di fare profitti sull'acqua.
Noi cittadini dell’acqua cosa vogliamo fare assieme agli amministratori?
Vogliamo restituire questo bene essenziale alla gestione collettiva. Per garantirne l’accesso a tutte e tutti. Per tutelarlo come bene comune. Per conservarlo per le future generazioni. Vogliamo una gestione pubblica e partecipativa.
Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia.

Assieme agli amministratori con il sì ai due referendum vogliamo dar vita a un nuovo scenario, con loro di nuovo protagonisti
Il combinato disposto dei due quesiti comporterebbe uno stop all'obbligo di cedere ai privati la gestione
del servizio idrico integrato e farebbe venire meno l'interesse da parte dei privati a intervenire in questo
settore stante l'impossibilità di trarne profitto. Si riaprirebbe in tutto il paese il confronto sulla ridefinizione di un nuovo modello di pubblico, che può chiamarsi tale solo se costruito sul controllo democratico e sulla partecipazione diretta dei cittadini e delle comunità locali. Verrebbero di conseguenza poste le premesse per l’approvazione della legge d’iniziativa popolare, già consegnata al Parlamento nel 2007 dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, corredata da oltre 400.000 firme, la quale tende alla completa ripubblicizzazione dell'acqua potabile in Italia.
Ci sembra che le ragioni sopra illustrate, restituiscano agli amministratori, che operando sul territorio rispondono quotidianamente ai cittadini, il loro ruolo e quei poteri da cui sono espropriati sia dalla Legge Statale vigente che da quella Regionale.

Il Comitato Referendario Lecchese 
"2 Sì per l'Acqua Bene Comune"
c/o Arci Provinciale Lecco 0341/365580
via Cesare Cantù 18 - 23900 Lecco

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