domenica 27 marzo 2011

Per una provincia denuclearizzata

Ecco il testo la mozione che presenteremo domani, lunedì, in Provincia, a firma dei Capigruppo delle Minoranze, che richiede al Consiglio Provinciale di esprimersi in modo chiaro e univoco nei confronti dell'energia nucleare, impegnando Presidente e Giunta a contrastare qualsivoglia ipotesi di allocazione di impianti sul territorio provinciale e regionale. Nei prossimi giorni trasmetteremo la mozione anche ai Capigruppo di Maggioranza, con l'auspicio di un'adesione unitaria delle diverse forze politiche su un tema di tale importanza, tornato alla ribalta dopo i tragici fatti di cronaca delle ultime settimane.

Alessandro Pozzi
per conto dei Capigruppo
di Sinistra e Libertà, PD, Azione Positiva e IdV

Al presidente della Giunta provinciale, Daniele Nava
Al Presidente del consiglio provinciale, Carlo Malugani

Il Consigliglio Provinciale di Lecco Premesso che
  • l’avvio, negli anni ’40, negli Stati Uniti, della produzione di energia elettrica da fonte nucleare fu autorizzata sulla base della speranza, poi rivelatasi infondata, che il problema della messa in sicurezza delle scorie nucleari sarebbe stato risolto in breve tempo e che il processo di fissione sarebbe stato facilmente controllabile grazie alla tecnologia;
  • viceversa, a tutt’oggi, non vi è alcuna soluzione al problema delle scorie nucleari, che restano radioattive per decine e decine di migliaia di anni, determinando la necessità di militarizzare per il medesimo tempo i siti di stoccaggio ai fini di impedirne l’accesso;
  • nelle normali condizioni di funzionamento di una centrale nucleare vi sono continui rilasci di sostanze radioattive in atmosfera, nell’acqua e nel terreno, cosicché nel raggio di diversi chilometri attorno alla centrale i livelli di radioattività in aria, in acqua e nel suolo sono significativamente più alti del normale fondo;
  • non esiste una soglia al di sotto della quale le radiazioni emesse dalle sostanze radioattive non producano effetti sulla salute, e che pertanto la popolazione che vive nel raggio di qualche chilometro attorno ad una centrale nucleare è esposta a livelli di radiazioni ionizzanti che statisticamente provocano tumori in misura significativamente superiore alla media;
  • i rischi di incidenti anche gravi nelle centrali nucleari sono tutt’altro che trascurabili, come dimostrano i casi del 1979 negli Stati Uniti a Three Miles Island, nel 1986 in Ucraina a Chernobyl o, infine, a Fukushima in Giappone;
  • a seguito della drammatica vicenda che ha colpito la centrale nucleare di Fukushima in Giappone, la Germania, uno dei Paesi europei con il maggior numero di impianti nucleari (17), ha annunciato di sospendere l’attività delle 7 centrali antecedenti al 1990 e oltre che l’abbandono dell’energia atomica nei prossimi vent’anni;
  • l’illusione che ogni ipotesi di rischio sia prevedibile e prevenibile si è infranta sulla dura realtà e solo un processo “intrinsecamente sicuro” potrebbe garantire la sicurezza assoluta;
  • anche la terza generazione di centrali nucleari non è “intrinsecamente sicura” e pertanto sarebbe soggetta alla stessa situazione di pericolo delle attuali centrali;
Premesso altresì che:
  • attualmente la capacità elettrica installata in Italia, pari a 88.300 MW, eccede di molto la richiesta di consumo, che è attestata attorno a 55.600 MW, e non vi è dunque nessuna carenza di energia elettrica al punto che molte centrali a olio combustibile sono ferme;
  • la realizzazione del piano nucleare del Governo Berlusconi, fatta salva la moratoria di un anno recentemente annunciata dal Ministro Romani, porterebbe a realizzare 13 centrali con una copertura del 4% del fabbisogno di energia stimato e solamente a partire dal 2030;
  • il combustibile per il funzionamento delle centrali nucleari dovrebbe essere acquistato dai pochi Paesi in cui si trova e, quindi, vi sarebbe in ogni caso una dipendenza per gli approvvigionamenti;
  • una seria iniziativa pluriennale di investimenti nel campo dell’edilizia per il miglioramento della qualità energetica e per una migliore efficienza energetica degli edifici, comporterebbe una riduzione di oltre il 10 % del fabbisogno energetico già a partire dai prossimi anni e rilancerebbe un settore giunto ad un livello di crisi forse irreversibile;
  • lo sviluppo di un Piano nazionale per le fonti rinnovabili porterebbe a coprire oltre il 20% del fabbisogno di energia, creando contemporaneamente decine di migliaia posti di lavoro e porterebbe l’Italia all’avanguardia nel settore;
Valuitato che:
  • la legge n.99 del 23 Luglio 2009 (ex ddl sviluppo) e la conversione in legge del DL 105/2010 (decreto sblocca-reti) hanno impresso una netta accelerazione verso il ritorno del nucleare in Italia, prevedendo l’adozione di decreti legislativi finalizzati alla localizzazione degli impianti e dei sistemi di stoccaggio e deposito dei rifiuti radioattivi (ora temporaneamente congelati dalla moratoria annunciata dal Consiglio dei Ministri);
  • contrariamente alla scelta centralistica sostenuta dal governo Berlusconi, una recente sentenza della Corte Costituzionale considera obbligatoria l’espressione del parere delle regioni in merito alla scelta di realizzare impianti nucleari;
  • solamente 7 Regioni, tra cui la Regione Lombardia, non si sono ancora formalmente espresse contro l’allocazione di impianti nucleari sul proprio territorio;
  • in Regione Lombardia vivono milioni di persone concentrate in un ambito territoriale di poche decine di chilometri di raggio;
  • nella nostra Regione si trova una parte preponderante dell’intera struttura produttiva del Paese;
  • un incidente rilevante potrebbe comportare la necessità di evacuare gran parte del territorio lombardo,
  • spostando milioni di persone e bloccando gran parte dell’attività produttiva nazionale;
Considerato che:
  • sulla base delle recenti dichiarazioni del Ministro allo Sviluppo Economico Paolo Romani (comunque precedenti al disastro accorso presso i reattori della centrale di Fukushima) riprese poi dal Governatore della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, si ipotizza che almeno una delle centrali nucleari previste in Italia potrebbe essere impiantata sul territorio lombardo, a nord di Milano;
  • il territorio della provincia di Lecco nel recente passato è stato oggetto di tentativi, da parte di aziende private, di installazione di impianti connessi alla produzione energetica (si pensi al progetto di centrale a Cassago Brianza o al più recente caso del pozzo petrolifero nel Parco del Curone e all’ipotesi di costruzione di un impianto in località Sernovella a Paderno d’Adda);
  • l’azienda di servizi di pubblica utilità A2A, società che gestisce gli inceneritori di Bergamo e Acerra, oltre a numerose altre attività legate al campo energetico, anche attraverso la multiutility lariana Acsm- Agam Spa, di cui detiene il 21,9% delle azioni, ha dimostrato interesse nella costruzione di una cordata, alternativa all’Enel, si è detta pronta a “giocare la partita del nucleare” (Corriere della Sera, 27 Dicembre 2009);
  • le verifiche effettuate nel territorio provinciale hanno dimostrato l’impossibilità pratica di realizzare centrali di dimensioni medio-grandi;
  • la provincia di Lecco garantisce già la copertura di significative quantità di energia grazie ai numerosi impianti idroelettrici e al termovalorizzatore di Valmadrera;
  • il territorio provinciale è interessato da importanti fenomeni di inquinamento atmosferico che richiederebbero investimenti importanti per l’eliminazione o il miglioramento di fonti di emissione esistenti, in particolare attraverso la riduzione dei consumi energetici;
  • la costruzione di centrali nucleari sul territorio della Provincia di Lecco comporterebbe un danno economico di rilevanti dimensioni, soprattutto per i settori agroalimentare e turistico, le cui eccellenze, oggi fase di rilancio, verrebbero fortemente danneggiate dall’ipotesi di costruzione di siti nucleari;
  • molte amministrazioni comunali del territorio e la stessa Provincia di Lecco promuovono da tempo investimenti nel campo dell’efficienza energetica e della produzione di energia da fonti rinnovabili, compatibili con l’ambiente;
  • il Piano Energetico Provinciale, approvato senza opposizioni dal Consiglio provinciale di Lecco prende atto dell’oggettiva impossibilità di costruire impianti energetici di taglio medio-grande nel territorio provinciale;
Dichiara:
  1. insostenibile e sbagliata la scelta di un ritorno al nucleare quale fonte di energia per il futuro dell’Italia;
  2. incompatibile con l’ambiente e la sicurezza dei cittadini la realizzazione di impianti nucleari in Lombardia;
  3. l’indisponibilità a collaborare alla collocazione sul territorio provinciale di impianti energetici da fonte nucleare;
  4. l’opposizione alla eventuale costruzione in provincia di Lecco ed in Lombardia di qualsiasi tipo di impianto connesso all’attività di produzione di energia da fonte nucleare;
Sollecita:
  • l’adozione di un piano energetico nazionale basato soprattutto sul risparmio, l’efficienza, la riduzione degli sprechi e lo sviluppo delle fonti rinnovabili, anche come strumento di rilancio dell’occupazione;
Impegna il Presidente della Provincia di Lecco e la Giunta:
  1. a contrastare qualsivoglia ipotesi di allocazione di impianti finalizzati alla produzione di energia da fonte nucleare o di altri impianti a servizio di questa tecnologia, su tutto il territorio della Provincia di Lecco;
  2. a chiedere alla regione Lombardia, annoverata tra le 7 Regioni che non si sono ancora espresse nel merito, l’assunzione di una delibera che esprima una chiara ed assoluta indisponibilità ad ospitare centrali nucleari sul territorio regionale;
  3. a trasmettere questa mozione al Governo italiano per esprimere la totale contrarietà della Provincia di Lecco al riavvio in Italia della politica nucleare, già bocciata nel 1987 dal voto di decine di milioni di cittadini italiani.
Lecco, 25 Marzo 2011
Alessandro Pozzi – capogruppo Sinistra e Libertà
Italo Bruseghini – capogruppo Partito Democratico
Rocco Cardamone – capogruppo Azione Positiva
Giancarlo Valsecchi – capogruppo Italia dei Valori

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