La Cooperativa sociale per disabili diventerà di tipo misto, con un Centro socio-educativo e un Servizio di formazione all'autonomia
Nell’ultimo anno molto si è letto di Casa Amica sui media locali: la forte crisi economica, la richiesta di aiuto al Comune di Merate, l’apertura di una sottoscrizione per raccolta fondi, le iniziative di privati ed associazioni a sostegno della Cooperativa…, tutta una sequenza di effetti provocati da una totale mancanza di lavoro. Quello che non si è letto è quale sia stato il grado di preoccupazione vissuto all’interno, nel rendersi conto che le prospettive di una chiusura, per certi versi inevitabile, avrebbero provocato un duro colpo alla sicurezza e alla serenità di tante persone da tutelare e delle loro famiglie. Non sono stati momenti facili, ma a distanza di mesi si può riconoscere nella vicenda di Casa Amica un felice esempio di come una circostanza negativa possa tradursi in una nuova opportunità di rinascita, quando si combinano il giusto aiuto e la buona volontà.
Il giusto aiuto è venuto dalla sensibilità di Emilio Zanmarchi, assessore ai Servizi alla Persona e alla Famiglia del Comune di Merate, che da subito si è fatto carico del problema, avviando la Cooperativa sociale al confronto con gli Enti che, in diverso modo, tracciano le scelte territoriali e provinciali in tema di disabilità e fragilità sociale. La buona volontà è di chi, dentro a Casa Amica, ha scelto di fare tesoro dell’esperienza più che ventennale accanto ai disabili per tradurla nella progettazione di un’offerta diversificata in risposta ai bisogni crescenti del territorio, sapendo di avviarsi su un percorso tutto in salita, da affrontare con determinazione, tenendo come sempre al centro dell’attenzione il disabile e il miglioramento della qualità della sua vita.
La riqualificazione di Casa Amica passa attraverso un lavoro di parecchi mesi e ne declina il nuovo assetto modulato su tre ambiti differenti che abbracciano diversi gradi di disabilità in una configurazione di tipo misto A e B. Da un lato, infatti, viene confermata la cooperativa di tipo B di inserimento lavorativo per fasce deboli, come continuazione della collaborazione avviata da tempo con il Collocamento Mirato provinciale, in grado di autosostenersi a livello economico. Dall’altro si presenta con una formula socio-educativa diversificata in C.S.E. e S.F.A.: un Centro Socio Educativo come una struttura integrata per l’accoglienza diurna di persone con un grado compromissione che richiede interventi socio-assistenziali mirati e un Servizio di Formazione all’Autonomia per utenti con disabilità di lieve e media gravità da accompagnare in un percorso di familiarizzazione con l’esterno. La grande novità del progetto di Casa Amica è proprio l’aver previsto differenti tipologie d’offerta nella stessa struttura, dove la persona inserita potrà seguire un percorso flessibile, adeguato all’evoluzione delle sue esigenze, in una situazione di centralità. Il piano di trasformazione, completato nei suoi contenuti e nella stima dei costi derivanti, dovrà ora ricevere l’approvazione della Segreteria tecnica dell’Ufficio di piano provinciale e dell’esecutivo distrettuale per il riconoscimento dei fabbisogni al funzionamento.
Contemporaneamente, su un altro versante, continua il reperimento delle risorse da impiegare nella ristrutturazione della sede che deve essere adattata secondo le indicazioni regionali in materia. Si fa sicuramente conto di partecipare al Bando della Fondazione Provincia di Lecco, ma ogni tipo di aiuto è ben accetto, anche in forma di proposte di lavoro. Aiutare Casa Amica significa riconoscere un servizio aperto alla comunità e alla collaborazione in rete con il territorio. Significa dare supporto e sicurezza alla fragilità. Significa smettere di guardare il disabile come un diverso, ma incominciare a vedere nella diversità una ricchezza. Significa difendere il suo diritto alla serenità e scorgere nel suo sorriso un grande dono che paga più di tante parole.
Gabriella Mauri
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