venerdì 1 ottobre 2010

E' iniziato il processo alle "Camicie verdi": tra gli imputati anche il nostro Sindaco

Auspichiamo innanzitutto per lui e poi per i cittadini he alla fine del procedimento risulti innocente ed estraneo alle imputazioni contestate. Meglio sarebbe però che si appuri la verità e non, come invece si prefigura, che il caso venga archiviato perchè è cambiata la legge.

Sì è aperto oggi il processo contro trentasei militanti di quella che era la Guardia Nazionale Padanaclicca sui testi evidenziati in grassetto e in colore azzurro) accusatisostanzialmente di aver costituito un’associazione militare finalizzata alla secessione. I fatti contestati risalgono al 1996-1997. Tra gli imputati figura anche il nostro Sig. Sindaco Andrea Robbiani. Il dibattimento è stato riconvocato per il prossimo novembre quando probabilmente il caso verrà definitivamente archiviato per l’entrata in vigore del nuovo Codice dell’ordinamento militare che guarda caso entrerà in vigore venerdì prossimo che, tra il centinaio di reati che cancella, prevede anche la l’eliminazione di quello di banda armata. Prima dei trentasei imputati convocati in tribunale a Verona quest’oggi già i ministri Umberto Bossi, Roberto Maroni e Roberto Calderoli e il parlamentare Mario Borghezio erano riusciti a sottrarsi al giudizio. Se così effettivamente sarà siamo contenti per il nostro Sindaco e per i Suoi familiari perché, è inutile negarlo, quando si ha a che fare con la Giustizia è sempre un “terno al lotto”. Riabiamo anzi quanto già espresso, ovvero che noi reputiamo che sino a prova contraria viga il principio di innocenza. Ci esimiamo quindi dall'esprimere qualsiasi valutazione sino al termine del procedimento in corso. Meglio sarebbe però che si andasse fino in fondo alla questione e si analizzassero tutti gli elementi raccolti, sia quelli che indicherebbero una colpevolezza e a maggior ragione quelli che invece lasciano propendere per l’innocenza. Questo per fugare tutti i sospetti e per stabilire con certezza che i reati contestati non hanno ragion d’essere. Altrimenti si insinua nei cittadini il dubbio che alcune norme vengano approvate per “risolvere d’ufficio” i guai giudiziari della Casta e delle persone vicine ad essa. E non è bello per la popolazione il “tarlo” che il proprio rappresentante istituzionale possa in qualche modo essere andato contro i principi che invece con il suo incarico attribuitogli dagli elettori è chiamato a difendere, seppure per fatti risalenti a quasi quindici anni fa.


La Redazione

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