Noi crediamo che l'acqua - fonte insostituibile di vita - debba essere considerata un bene comune e patrimonio dell'umanità. L'accesso all'acqua – in particolare potabile - é un diritto umano e sociale che deve essere garantito in una logica di mutuo sostegno a tutti gli esseri umani indipendentemente dalla disponibilità locale del bene. La copertura finanziaria dei costi necessari per garantire l'accesso effettivo di tutti gli essere umani all'acqua, nella quantità e qualità sufficienti alla vita, deve essere a carico della collettività pur prevedendo un costo del servizio che eviti gli sprechi e sia adeguato al valore di un bene non rinnovabile all’infinito. Essendo l’acqua un diritto umano universale il servizio idrico deve essere riconosciuto dallo Stato come privo di rilevanza economica.
Parlare di servizio idrico integrato vuol dire prendere in considerazione il ciclo completo di trattamento dell’acqua potabile dalla sua captazione, alla depurazione e distribuzione sino ad comprendere la fase finale di raccolta delle acque reflue in fognatura e infine della loro depurazione: si tratta di un processo industriale complesso che richiede forti investimenti pubblici per garantire che il diritto garantito sulla carta si trasformi in diritto effettivo per i cittadini.
Per questi motivi i sindaci firmatari dell’appello appoggiano le iniziative del Comitato referendario lecchese 2 sì per l'acqua bene comune e chiedono ai cittadini
prima di tutto di recarsi a votare per i referendum del prossimo 12-13 giugno, perché la rinuncia al voto è sempre una perdita per la democrazia: il voto è un diritto conquistato con enormi sacrifici e va difeso anzitutto facendolo valere, cioè recandosi alle urne per esprimere la propria opinione.
di votare due sì ai quesiti referendari sull’acqua. Il primo quesito serve a fermare il processo di privatizzazione dei servizi idrici abrogando l’art. 23 bis della Legge n. 133/2008, relativo alla messa sul mercato dei servizi pubblici di rilevanza economica attraverso l’affidamento della gestione del servizio idrico integrato a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato. In questo modo si potrà confermare la scelta che tutti i Comuni Lecchesi hanno sottoscritto di affidare la gestione del servizio idrico a società a totale capitale pubblico. Il secondo quesito chiede di abrogare l’art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006, limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto della “adeguatezza della remunerazione del capitale investito” perché questa norma consente al gestore di caricare sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito.
Vogliamo mantenere l’acqua in mano pubblica per garantirne l’accesso a tutti, per tutelare un bene non rinnovabile da conservare per le future generazioni, per garantire una gestione trasparente e partecipata. Per questo diciamo che si scrive acqua, ma si legge democrazia.
I Sindaci di Airuno – Adele Gatti, Barzanò – Giancarlo Aldenghi, Brivio – Ugo Panzeri, Bulciago – Egidia Beretta, Calco – Gilberto Fumagalli, Casatenovo – Antonio Colombo, Cernusco Lombardone – Giovanna De Capitani, Costa Masnaga – Umberto Primo Bonacina, Cremella – Guido Besana, Dervio – Davide Vassena, Galbiate – Livio Bonacina, Garlate – Giuseppe Conti, Lomagna – Stefano Fumagalli, Mandello Lario – Riccardo Mariani, Montevecchia – Sandro Capra, Olgiate Molgora – Dorina Zucchi, Osnago – Paolo Strina, Paderno d’Adda – Valter Motta, Perego – Paola Panzeri, Robbiate – Alessandro Salvioni, Rovagnate – Marco Panzeri, Sirtori – Davide Maggioni, Valmadrera – Marco Rusconi, Verderio Inferiore – Alessandro Origo e Viganò – Renato Ghezzi
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