mercoledì 4 maggio 2011

La favola che la Lombardia è la regione più ricca d'Europa

È quasi un luogo comune dire che la Lombardia è l'area più ricca d'Europa. E se si guarda al Pil complessivo effettivamente la Regione si colloca al sesto posto nell'Unione. Ma per comprendere la reale ricchezza di un territorio è più corretto il riferimento al Pil pro-capite e qui la situazione cambia perché la Lombardia si ritrova al ventinovesimo posto. I dati peggiorano ancora se si considera l'andamento negli ultimi dieci anni. E lo stesso ragionamento si può fare, a livello di ripartizioni, per il Centro-Nord nel suo insieme.

Capita di frequente, nelle trasmissioni radiotelevisive, di sentire magnificare le sorti della Lombardia, “regione più ricca d’Europa”. L’affermazione, data per buona da conduttori e altri ospiti in studio, è spesso utilizzata in antitesi all’andamento dell’economia italiana nel suo complesso, come a suggerire che alcune regioni – e i loro governanti - riescono a ottenere performance elevate e addirittura superiori a quelle delle più avanzate regioni europee.
C’è un discrimine fondamentale, che concorre a cambiare completamente il quadro finale. Se consideriamo il Pil prodotto in termini assoluti, la Lombardia figura tra le prime regioni europee (ma non la prima: nel 2008 era al sesto posto).Tuttavia, questa misura è perlomeno incompleta, perché non tiene conto della diversa dimensione demografica delle regioni considerate. Una misura più adatta a comprendere la reale dimensione della ricchezza di un territorio è il Pil pro-capite, che soppesando il Pil per il numero di abitanti aiuta a capire quanto reddito abbiano a disposizione gli abitanti della regione considerata.
Utilizzando il Pil pro-capite, la situazione della Lombardia cambia drasticamente: dal sesto al ventinovesimo posto.  Il Pil pro-capite lombardo al 2008, infatti, è superiore a quello della media Unione Europea (134 per cento), ma ben inferiore ai valori delle più sviluppate regioni europee.
Il dato appare ancora più negativo se si osserva l’andamento degli ultimi dieci anni. Nel 1997 il Pil pro-capite della Lombardia era pari al 161 per cento della media Unione Europea, collocando la regione all’undicesimo posto in Europa. Il calo del Pil pro-capite in percentuale della media Ue non deriva tanto da un’uniforme diffusione del benessere in grado di colmare i divari economici all’interno del territorio europeo, quanto da un rallentamento dell’economia lombarda in relazione alle altre regioni.
Questa affermazione è confermata non solo dalla riduzione del Pil pro-capite in percentuale della media europea, con conseguente scivolamento in classifica, ma anche dall’andamento delle altre regioni che nel 1997 avevano livelli di reddito simili a quelli lombardi.
Abbiamo considerato le regioni che, come la Lombardia, nel 1997 avevano un Pil pro-capite compreso tra il 170 e il 150 per cento della media europea, quindi tutte regioni altamente sviluppate. Hanno seguito tutte lo stesso percorso di sviluppo? Evidentemente no. Delle sette regioni considerate, a distanza di un decennio solo una fa registrare un livello di Pil pro-capite inferiore a quello lombardo: l’Emilia-Romagna. Le altre mantengono la propria posizione (Brema, Utrecht), la migliorano (Groningen) o registrano uno scivolamento inferiore a quello lombardo (Stuttgart, Bolzano).
Un ragionamento simile vale a livello di ripartizioni. L’affermazione che il Centro-Nord è la regione più ricca d’Europa, o una delle più ricche, non è del tutto vera. Certo, se si aggregano i dati delle tre ripartizioni italiane più ricche e si confronta questo dato con quello nazionale tedesco, francese o britannico, il risultato italiano appare il migliore. Tuttavia, è poco corretto confrontare i dati relativi alle ripartizioni con i dati nazionali.
Più corretto sarebbe confrontare i dati riferiti alle medesime unità territoriali statistiche (Nuts), così come definite da Eurostat. È possibile, quindi, confrontare tra loro tutti i territori dell’Unione Europea corrispondenti alle nostre ripartizioni (livello Nuts 1).
Osservando questi dati, ne emerge un andamento del tutto simile a quello della Lombardia. A livello assoluto, infatti, il Pil delle ripartizioni Nord-Ovest e Nord-Est è tra i più elevati in Europa (rispettivamente terzo e settimo posto nel 2008). A livello pro-capite, però, la posizione delle due ripartizioni è molto peggiore, collocandole rispettivamente al ventesimo e ventunesimo posto.
Anche in questo caso, significativo è il trend degli ultimi dieci anni. Nel 1997 le ripartizioni Nord-Ovest e Nord-Est occupavano il settimo e ottavo posto in Europa, con un Pil pro-capite pari al 148 e al 146 per cento della media europea, mentre oggi sono scese al 126 e 124 per cento. Nessuna tra le ripartizioni europee che nel 1997 si trovavano in una posizione simile a quella del Nord Italia ha seguito lo stesso andamento negativo.

Federico Fontolan

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