Secondo l'Assessore all'Urbanistica Andrea Balli “se l’identità di Merate è rappresentata dalla bellezza dei suoi parchi storici, è vero che ben pochi sono oggi i parchi che i meratesi possono utilizzare”[Merateonline] (clicca sui testi evidenziati in grassetto e in azzurro per accedere ai rimandi). Sostiene quindi che la sostanza del PGT in corso di adozione sia quella di qualificare e valorizzare il verde. Sostiene inoltre che un aspetto qualificante del Piano in fase di realizzazione è il permettere di trasferire ambiti produttivi, perché impropriamente localizzati o dismessi, trasformandoli in residenziali. Questa in realtà pare un'affermazione un poco azzardata
Gli ambiti produttivi oggetto di “trasferimento” in questo PGT non sono di un impatto tale, dal punto di vista ambientale, da farli rientrare nella categoria nobile della riqualificazione. Stiamo parlando della manifattura “Diana”, di un laboratorio di lavorazione marmo, il “Casati” in via Statale, di un allevamento in via Fratelli Cernuschi e dell’ ex salumificio “Nava”, vicino al cimitero. Si tratta pertanto - a parte il secondo comparto, quello del “marmorino” che ha anche una logica pubblica, poiché permette di ricavare un’area a parcheggio utilissima sulla ex Ss 36 - di mere operazioni immobiliari, legittime, ma non certamente della natura che si vuole attribuire loro. Il manifatturiero ha lasciato Merate quasi definitivamente: l'esempio più calzante è proprio quello della “Diana” che si è trasferita ad Olgiate (non c’era capannone vuoto a Merate?). Speriamo di essere in grado di trattenere almeno gli artigiani!
Già è stato scritto sul tema del consumo del suolo, inteso all’inizio, come “opzione zero” e, con il passare dei mesi, trasformatosi in una “minimizzazione del consumo di suolo”. E’ slogan sempre buono ed è stato finora l’unico tema su cui abilmente gli Amministratori si sono spinti, quando si sono espressi nelle assemblee pubbliche.
Scorrendo l’intero Documento di Piano (DdP) si trova però un solo obiettivo chiaro ripetuto innumerevoli volte: quello della promozione finalizzata alla fruizione del territorio da parte dei cittadini attraverso la “mobilità lenta, cioè pedonale, od attraverso piste ciclabili”. Seguendo questa impostazione, il vertice di questa versione ludica della città lo si raggiunge nella proposta di realizzare un Parco Agricolo Urbano (PAU). Si tratterebbe di un parco pubblico (142.954 metri quadratu) da istituire in una zona ora agricola (al Bagolino fra le vie Alcide De Gasperi, Achille Grandi e Giacomo Matteotti). Questo è il punto più critico dell’impostazione del DdP del quinquennio della consiliatura in corso: disegnare un percorso di aree verdi che vadano a interessare ambiti agricoli e, quindi, già “tutelati”, concedendo di edificare in ambiti pregiati, a ridosso per esempio del cannocchiale di Villa Belgiojoso e nel Parco di Villa Cedri. Da non trascurare inoltre l’intenzione di cedere (per la seconda volta!!”,la prima fu nel 2001, guarda caso sempre con il Centrodestra al governo) un’ area di 6.000 mq di proprietà comunale situata in via Sandro Pertini a Brugarolo (al cui territorio si chiede sempre un piccolo sacrificio in più quando cercano risorse). Viene da domandarsi: l’obiettivo di far circolare a piedi i meratesi vale questo prezzo?
Inoltre se si desidera approfondire nel Documento di Piano quale sia lo scopo del Parco Agricolo (142.954 mq) localizzato sopra il centro commerciale “Auchan” , questa non compare. Solo il Piano di Servizi, il documento che dovrebbe esprimersi facendo “verifica del reale fabbisogno espresso dalla comunità”; nell’allegato "Schede di rilievo" definisce il PAU quale “area a verde pubblico, destinata alla realizzazione dei servizi ricreativi per il tempo libero e per lo sport, per il verde attrezzato e di quartiere, di arredo urbano e gioco, percorsi ciclopedonabili e, comunque, per il decoro degli spazi pubblici.”. Una definizione appropriata per un contesto cittadino di grandi dimensioni e ad edificazione intensiva (Milano ad esempio), ma non per Merate che ha ancora poco meno della metà di territorio a verde, ancorché privato, collegato con sentieri pur da migliorare. L’aspetto inquietante è quello riportato, nella stessa scheda, laddove si consente di realizzare “opere ed attrezzature tecnologiche connesse alla rete stradale e per attrezzature pubbliche o ad uso pubblico a servizio della mobilità o ricreative per il tempo libero e lo sport…”. Ed ancora più inquietante: “E’ ammessa la realizzazione di edifici destinati all’edilizia residenziale pubblica, sociale e convenzionata …” Un problema sottovalutato è quello dei terreni destinati all’attività agricola di cui i coltivatori hanno estremo bisogno tanto da uscire da Merate per reperirne al fine, soprattutto, di ricavarne foraggio.
Infine, per tornare alla poca fruizione dei parchi da parte dei Meratesi, perchè non ricordiamo che Merate possiede in centro il parco di Villa Confalonieri, sul quale intervenire? Altre aree pubbliche (standard) esistono già a Vedù ed in via Bergamo. Perché nonostante l’attenzione ribadita continuamente nei documenti dei PGT sul verde, è stato redatto un Piano dei Servizi in cui non si spende una riga per dare un contenuto alla parola riqualificazione con cui si liquida il futuro di Villa Confalonieri? Entrando in Villa Confalonieri da due anni un putto la cui testa si è spezzata per la caduta di un albero aspetta di riaverla. Ma si sa, trattasi di un pezzo di sasso come quelli di Pompei.
Cesare Perego
Capogruppo consiliare
di Insieme per Merate
evvica i novelli Robin Hood che tolgono ai poveri il verde per dare ai ricchi il cemento!!! E l'opzione 0?!? Robbiani, ma ci faccia il piacere!!!
RispondiEliminagrazie ancora per gli interessanti articoli sul pgt. non sarebbe il caso di un incontro pubblico?
RispondiEliminaAdesso si ha la prova che ci hanno raccontato un sacco di balle per prendere le cadreghe! Grazie per aiutarci a veder chiaro in tutte quelle nebbie di enunciazioni tecniche.
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