lunedì 25 aprile 2011

La Liberazione dall'indifferenza e dalla paura

Quest’anno il 25 aprile è giorno particolare, cade a Pasquetta: temevamo per questo tante assenze perché molte persone sono in ferie. Vedo invece che c’è una buona presenza di persone e questo mi rende felice perché la scelta di mantenere non solo le cerimonie ufficiali, ma anche il pranzo popolare e la festa in piazza è stata una scelta giusta ed opportuna.
Abbiamo voluto mantenere la tradizione anche perché rigurgiti di pensiero fascista rimettono in discussione la Festa della Liberazione. Sono apparsi a Roma manifesti fascisti con scritto “25 aprile, Buona Pasquetta”, invitando a disertare le cerimonie pubbliche. A Corsico sono stati bruciati gli addobbi predisposti per la festa. Ma quel che è più grave In Parlamento riappaiono progetti di legge per abolire il divieto di ricostruire il Partito Fascista. La nostra presenza qui vuole anche essere un chiaro messaggio agli autori di questi gesti: il 25 aprile non si tocca, è una data fondante della nostra democrazia.
Anche ieri per me è stata una giornata particolare: a Pasqua, giorno di Resurrezione ho partecipato a Bulciago ad un funerale, quello di Vittorio Arrigoni, detto Vik. Conoscete tutti la storia di questo attivista umanitario che aveva fatto di Gaza la sua seconda casa: giunto là nel 2008 con la Freedom Flottilla, attivo nel fare da “scudo umano” ai contadini ed ai pescatori palestinesi, morto infine per per mano di oscuri terroristi. Si è trattato di una cerimonia funebre molto partecipata con la presenza di tanti sindaci, della Provincia, di tante associazioni e moltissime persone. Purtroppo spiccava l’assenza di qualsiasi autorità di Governo. Io ieri ero là per portare il mio saluto a una persona che a mio avviso ha onorato l’Italia nel mondo.
Perché ne parlo oggi? Non certo per confondere questioni diverse, il 25 aprile e il problema palestinese. Ma per cercare di fare memoria, cioè di ricordare per trarre qualche insegnamento per il futuro del nostro 25 aprile e quindi della nostra democrazia.
Vik è stato un “partigiano”, cioè una persona di parte, che ha scelto con nettezza da che parte stare: la parte dei più deboli e oppressi. Qualcuno può anche legittimamente non essere d’accordo con le sue idee ma è indubbio che la sua posizione fosse molto chiara. E che abbia fatto valere le sue idee con la sola forza della scrittura e della denuncia: era un pacifista convinto. Ed era un umanista convinto: quel “restiamo umani” rimarrà io spero con forza scolpito nelle nostre menti.
La partigianeria è il contrario di due vizi purtroppo diffusi nel nostro Paese: il cerchiobottismo e l’indifferenza. Oggi 25 aprile noi ricordiamo e onoriamo la memoria di chi negli anni bui del fascismo ha saputo schierarsi dalla parte giusta: quella della libertà, quella della democrazia.
Dobbiamo quindi combattere l’indifferenza, che è un cancro che corrode la democrazia dal di dentro. Non possiamo essere indifferenti a quanto accade. Ricordiamoci che la libertà non l’abbiamo conquistata una volta per tutte. Che la Costituzione va attuata prima che riscritta. E che l’equilibrio dei poteri è essenziale per una vera democrazia. Se mancano i contrappesi si va verso la dittatura della maggioranza: la maggioranza governa, non comanda.
C’è un secondo motivo per ricordare Vittorio Arrigoni: la sua concezione del Mediterraneo come spazio che ci divide ma anche ci unisce. Siamo segnati in questo periodo dalle ripercussioni in Italia della guerra in Libia e delle rivolte nei paesi del Medio Oriente e del Nord Africa. Ondate di migranti approdano sulle nostre coste e c’è preoccupazione per l’impatto di questi arrivi sul nostro Paese.
Anzitutto va fatta chiarezza partendo dai dati: l’Italia è un paese in difficoltà economica ma la 7° o 8° potenza economica del mondo può essere messa in ginocchio da 30mila arrivi? Perché vengono fatti sondaggi sulla disponibilità a prendere in casa un migrante, che non è una questione all’ordine del giorno? C’è un problema, ci si organizza per risolverlo: invece si diffonde – anche con metodi subdoli – la paura.
Perché invece si diffonde attraverso i mezzi di comunicazione la paura? Possono spiegarlo due citazioni. “Naturalmente, la gente comune non vuole la guerra; né in Russia, né in Inghilterra, né America, e per quello neanche in Germania. Questo è ben chiaro. Ma, dopo tutto, sono i capi della nazione a determinarne la politica, ed è sempre piuttosto semplice trascinare la gente dove si vuole, sia all'interno di una democrazia, che in una dittatura fascista o in un parlamento o in una dittatura comunista. [...] La gente può sempre essere condotta ad ubbidire ai capi. È facile. Si deve solo dirgli che sono attaccati e accusare i pacifisti di mancanza di patriottismo e di esporre il paese al pericolo. Funziona allo stesso modo in qualunque paese” e “Ripetete una menzogna cento volte ed essa diventerà realtà”. Sono citazioni di Hermann Goering, maresciallo del Reich, successore designato di Hitler e ideatore della “soluzione finale” per gli ebrei. La paura è nemica della democrazia, quindi noi dobbiamo combattere la paura.
L’Italia non può sfuggire al proprio destino: siamo una penisola dell’Europa protesa nel Mediterraneo. L’Italia può essere il ponte tra questi due mondi da sempre in comunicazione (pensiamo solo che dobbiamo agli arabi i numeri e tanta parte della filosofia greca che altrimenti sarebbe andata dispersa). Ma questo ponte è interrotto: chi può colmarlo è la buona politica. Sarebbe una strada verso la Pace e l’Italia ne avrebbe anche grandi vantaggi economici perché il nord Africa è sul punto di crescere rapidamente dal punto di vista economico. Ricordiamoci di quanto scriveva Sandro pertini nel suo discorso di insediamento come Presidente della Repubblica "L'Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa è la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire”. Il Governo deve impegnarsi affinchè a tutti i richiedenti asilo provenienti dalla Libia o dai paesi limitrofi sia data assistenza e siano assicurati tutti i diritti, conformemente alle normative nazionali e internazionali in materia.
Buon 25 aprile dunque, che sia festa di Liberazione anche dall’indifferenza e dalla paura.

Paolo Strina
Sindaco di Osnago

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