giovedì 25 marzo 2010

Percorso di guerra tra le stanze della burocrazia

Quando un' Amministrazione pubblica vuole negarti qualcosa trova tutti i cavilli per giustificare il diniego; ciò dipende dall' ancestrale modo di agire della burocrazia italica che più che fare riferimento a Maria Teresa d' Austria fa riferimento al Castello di Kafka; il cittadino si trova in una situazione tale da non sapere come muoversi, perché manca sempre una carta. Se tutto è andato come si riferisce nell'articolo e cioè in base ad accordi verbali, cosa più sbagliata non fu fatta. Intanto bisogna fare riferimento ai documenti cioè al Regolamento di Polizia Locale che norma l'occupazione del suolo pubblico, poi bisogna fare domanda scritta, protocollata (carta canta, villan dorme), specificando dettagliatamente quello che si vuole fare e lasciando riferimenti per integrazioni informative; ogni giorno bisogna contattare la Polizia Locale per sapere come vanno le cose, perchè anche qui vige il Principio di Murphy, secondo il quale se una cosa può andare male, andrà male sicuramente, infatti... Se c'è un palco bisogna produrre il documento di un progettista iscritto all'albo per la corretta installazione; se si usa l'energia elettrica bisogna fare richiesta all' Enel e produrre il certificato di un elettricista, iscritto all'albo per il corretto collegamento alle presiere; se si emette rumore ci vuole il certificato di un fonico abilitato che certifichi la coerenza con il regolamento apposito ed il Piano acustico al fine di non infastidire gli abitanti.
Queste sono le regole ed in Italia ce ne sono ancora a bizzeffe, nonostante i roghi di Calderoli; dette norme sono interpretate per gli amici ed applicate per i comuni mortali.
Dubito che quanto sopra venga poi richiesto.
Attenzione! Quando ti dicono che non c'è alcun problema, preoccupati, perché ne inventerano qualcuno, difatti... Poi c' è la divisione di competenze fra la Polizia Locale e l'Ufficio Tecnico (
tuca a me, tuca a te) e poi e poi...
Più che la richiesta di una piazza è un percorso di guerra.

Ernesto Passoni

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