venerdì 30 settembre 2011

Piano Cave provinciale, work in progress

Il varo della prima bozza di studio del nuovo Piano Cave della Provincia di Lecco ha fatto nascere le prime animate discussioni, mostrando da subito alcuni spunti di approfindimento. Il tema delle cave è, da sempre, un tema sensibile in tutti gli strati della popolazione, per l'ovvia ricaduta ambientale che esso comporta. E' un tema, pertanto, che deve essere affrontato con la massima serietà e serenità, senza lasciarsi travolgere da posizioni pregiudiziali che rischiano di non far inquadrare correttamente l'argomento.
Innanzitutto, è necessario rendersi conto che l'estrazione di materiali inerti è attività fondamentale per l'approvvigionamento di materia prima per il settore delle costruzioni e, pertanto, è attività insopprimibile tout court. Due devono essere le leve che muovono il pensiero dell'amministratore e dell'operatore economico: la massima salvaguardia ambientale nel rispetto dell'economicità dell'intervento; la massima riduzione nell'utilizzo di materiali vergini a favore del riciclo e del riuso (sull'esempio dei paesi scandinavi e della mittle Europa).
I punti focali su cui dovranno lavorare gli estensori del piano sono, in breve i seguenti:
1 inserimento di tutte le aree degradate da recuperare consentendone uno sfruttamento economico al solo fine di ripristinare l'assetto ambientale dell'area e, quindi, successivamente restituire la stessa al territorio (per scopi ambientali ed affini). In particolare pensiamo alla Cava ex Mossini ed alle fornaci di Bagaggera, aree degradate che, proprio perchè inserite in ambiti di Parco, devono essere rese ancora momentaneamente sfruttabili per essere finalmente recuperate (nessuno può pensare di mantenere vivo un ecosistema senza soldi o per mezzo di denaro di pubblico!)
2 stralcio dei nuovi ambiti di cava inseriti in territorio altamente antropizzati. Com'è possibile pensare di aprire una cava oggi ad Osnago, a Verderio oppure a Missaglia?? o a Merate?? Sono questi territori dove la densità abitativa è elevatissima e dove le rare aree verdi devono essere salvaguardate, evitando lo smembramento di ulteriori fasce ambientali. Si sono inventati i corridoi ecologici e poi si fanno delle cave? Peraltro, nota a margine, trattasi di territori nei quali i quantitativi di materiali escavabili sarebbero in ogni caso molto ridotti, non giustificando quindi interventi così radicali.
Il Piano Cave deve recuperare l'esistente, ampliare quelle realtà già esistenti contenendo l'impatto ambientale ed essere sprone per l'evoluzione del mercato del recycling. Credere nella continua apertura di nuovi giacimenti di inerti è, ormai, fuori dal tempo; molto più intelligente è favorire ed incentivare le attività di recupero e trasformazione.
Speriamobene

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