giovedì 16 giugno 2011

Società pubbliche: i Comuni vendano l’attività “di mercato” per finanziare gli investimenti

Vi invio alcune considerazioni su Lario Reti Holding a cura di Marco Canzi, Dottore Commercialista, Assessore al Bilancio del Comune di Olgiate Molgora e revisore del conto in Silea. Questa riflessione trova origine dopo l'Assemblea dei Soci della Lario Reti Holding in si è dimostrato palesemente che la società produce utili ogni anno (11 milioni). Ne distribuisce un paio e solo dopo la rimostranza di un Sindaco. Paga 5 milioni di tasse dovuti all'avanzo. Nel documento c'è "in nuce" un'idea di far fruttare i soldi per il territorio, anziché usarli per pagare i debiti di qualche società pubblica con una valenza territoriale non provinciale. Penso sia necessario, prima di procedere a riassetti societari di cui poi potremmo pentirci, rifletterci sopra ed aprire un dibattito che sarà certamente mal sopportato dagli addetti ai lavori. Buona lettura!
Ambrogio Sala

Il gruppo LRH è attivo in settori di business diversi tra loro:
  • mercato del gas, sia come distribuzione (attraverso LRH spa) che come vendita (Acel service)
  • settore idrico integrato, dove – interrottosi il progetto di farne il gestore della provincia di Lecco – svolge attività di supporto a Idrolario
  • mercato dell’energia elettrica, con una presenza marginale
In termini numerici:
Stiamo quindi parlando di un gruppo che fa 11 milioni di utile netto, che derivano interamente dalle attività nel gas, in particolare da quelle liberalizzate di vendita del gas (Acel).
La riflessione da fare è: ma per i Comuni (che detengono il 100% del gruppo) qual’è il senso di esercitare una attività di impresa sul mercato come quella di Acel?
Il primo motivo per cui i Comuni possono voler detenere la partecipazione in una società è se questa fornisce dei servizi strategici al territorio. Questo può valere per i rifiuti o per il ciclo idrico, dove si potrebbe sospettare che una gestione di mercato, per massimizzare i profitti, trascuri gli investimenti sulle reti o applichi tariffe troppo elevate per i cittadini. Non mi sembra applicabile alla distribuzione e vendita del gas per i quali il “mercato” è già di fatto liberalizzato.
Un'altra possibilità è di mantenere la partecipazione per avere ogni anno la distribuzione degli utili, ma questo comporta due problemi:
l’inevitabile contrasto tra i Comuni soci, sempre bisognosi di soldi, e le ragioni della società (attraverso il management) che invece gli utili li vorrebbero re-investire per far sviluppare ulteriormente il business.
a causa delle frammentazione dell’azionariato, i molti comuni che possiedono lo “zero virgola” del capitale della società, anche se gli utili venissero interamente distribuiti, ne avrebbero un vantaggio marginale (per fare un esempio se si distribuissero tutti gli 11 milioni Olgiate riceverebbe 17 mila euro…) insufficiente a fare massa critica per interventi sui servizi al cittadino.
L’altra cosa che si potrebbe fare è utilizzare gli utili di un settore (il gas) a copertura delle perdite di altri (l’idrico, i trasporti,…): io credo che questo sia la peggiore delle alternative.
In primis per l’opacità che introduce nel sistema. Secondo perché la storia economico/aziendale dimostra che i gruppi industriali (tranne rarissime eccezioni) che hanno scelto di sovvenzionare un settore in difficoltà con i proventi di uno in attivo, alla fine sono finiti male! Infatti questo meccanismo crea distorsioni: il settore che va bene è privato delle risorse necessarie a mantenere e sviluppare il proprio vantaggio competitivo, oltre a subire una demotivazione (per non vedersi premiato per i propri risultati). Il settore sussidiato non ha alcuno stimolo ad affrontare realmente processi di riconversione.
Personalmente preferirei pensare ad una quarta opzione: che i Comuni vendano al mercato l’attività “di mercato” e con i soldi incassati finanziano un fondo per gli investimenti nella provincia.
Giusto per capirci le aziende nel gas si stima valgano circa 7 volte il proprio ebitda: unendo vendita e distribuzione gas stiamo parlando di circa 150 milioni!
In questo momento i fondi di private equity sono molto attivi: l’ultima operazione è dei fondi F2i (di Gamberale) e Axa private equity che hanno acquistato G6 Rete Gas (ex Italcogim, ora Gas de France Suez) valutandola 9,3 volte l'ebitda e 17,5 volte l'utile netto.
Cedendo a privati le attività nel gas i comuni non perderebbero alcun servizio strategico, non aggraverebbero i costi per i cittadini perché le tariffe del gas non sono definite dal singolo gestore e si libererebbero dalla necessità di gestire imprenditorialmente una azienda, cosa che sanno fare meglio altri soggetti.
In compenso otterrebbero delle risorse ingenti, che gestite a livello di provinciale (e non di singoli comuni) potrebbero davvero fare massa critica e essere utilizzati per fini pubblici (investimenti sulle reti, sostegno occupazionale…), senza forzare e/o distorcere strumenti pensati per altre finalità (le società commerciali).

Marco Canzi
Assessore al Bilancio di Olgiate Molgora

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