lunedì 22 novembre 2010

Fuorilegge le "strisce padane", bisognerà ritinteggiarle tutte

PADOVA - La risposta all'interpellanza del Pd a Polstrada e ministero dice che "non sono conformi ai dettami delle vigenti normative". I democratici all'attacco del sindaco di San Martino di Lupari: "Ora paghi le spese"

Le strisce pedonali padane sono fuorilegge. Lo dice il ministero dell'Interno. Il compartimento della Polstrada di Padova ha risposto il 3 novembre a un quesito posto dal Pd chiarendo che dal «regolamento di attuazione del codice della strada, la diffusa abitudine di intervallare le zebrature bianche con le più varie colorazioni, non sia conforme ai dettami delle vigenti normative».
Quindi non appaiono regolari gli sfondi verdi per le strisce varati in estate da diverse amministrazioni comunali del Padovano, ma in particolare a San Martino di Lupari che ha praticamente "convertito" al verde tutte le "zebre" presenti nel territorio comunale. «Dopo Carrocciopoli - attacca il consigliere regionale del Pd, Piero Ruzzante - siamo di fronte a una vera "ignorantopoli": è una doppia ignoranza quella del sindaco leghista Gerry Boratto, rispetto a quanto dispone il ministero delle infrastrutture e dei trasporti ma, soprattutto, rispetto alle indicazioni del ministero dell'Interno, retto proprio dal leghista Roberto Maroni».
Il primo cittadino leghista Boratto aveva ammesso una componente di "credo politico", giustificando il "verde" come un'operazione per rendere le strisce «più visibili». Ma Ruzzante non ci sta: «Il sindaco è pro-tempore e deve rispettare le istituzioni e gli spazi pubblici, non abusarne. Presenterò un esposto alla Corte dei conti: quanti soldi sono stati spesi per padanizzare gli attraversamenti pedonali? Il sindaco, la giunta e chi ha avuto l'idea delle strisce verdi deve pagare di tasca propria la rimozione del colore, la finiscano di usare a fini ideologici le risorse pubbliche».
L'esponente del Pd aggiunge: «Sono una cinquantina gli attraversamenti pedonali tra centro e frazioni. Questa vicenda è emblematica: il comune sembra diventato la sede della Lega, con la loro bandiera in sala consiliare: possono fare i "paròni a casa loro", ma non nella casa comune». Ruzzante, sul punto, solleciterà il Prefetto: «Abbiamo valicato ogni limite, questa della bandiera in consiglio è un'assurdità inaudita, un piegare le istituzioni all'ideologia di una parte, che non ha neanche il 50% dei consensi, per non parlare delle ferite alla convivenza civile inflitte da persone come Bitonci, che istigano a non pagare il canone Rai e poi vanno a Roma e votano l'aumento del canone per tutti i cittadini».

Silvia Bergamin

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