martedì 8 giugno 2010

La fine del mese: le differenze che offendono l'equità sono una vergogna

Sta crescendo nel nostro paese il numero di coloro che temono la fine del mese, cioè la difficoltà di avere un bilancio familiare che comprenda gli ultimi giorni del periodo e questo anche nella nostra città di Lecco. E’ classica ormai questa espressione: “ Non mi è facile arrivare alla fine del mese con i soldi giusti”.
Alla porta della nostra parrocchia bussano non soltanto migranti, ma anche Italiani che manifestano le loro difficoltà economiche. Insomma, è cresciuto il caro-vita ed è diminuito il potere di acquisto di molti salari.
Le situazioni non sono tutte uguali, ma ci sono oggi nel nostro Paese redditi al minimo vitale. Le voci di questo peso che grava su molti bilanci familiari sono: l’affitto, le spese per i servizi, le tariffe elettriche, le spese per i figli a scuola…
Mi rendo conto sempre di più che con uno stipendio solo, in certe situazioni, non si riesce ad andare avanti. In genere si dice che altrove, in continenti specifici come l’Asia e l’Africa, i salari sono inferiori ai nostri, ma si dimentica di dire che in Cina, ad esempio, la casa, i medicinali, il riscaldamento compongono l’onere per lo Stato.
Va da sé che un’economia di sussistenza - soprattutto in questo periodo di grave crisi economica – crea tra i tanti svantaggi due in un modo particolare: da una parte fa diminuire i consumi e quindi il lavoro, dall’altra parte priva molti settori della popolazione di quelle risorse e di quei beni che molti hanno.
Tutto ciò diventa più penoso se pensiamo che nel nostro Paese esistono stipendi di favola, sia a livello pubblico che a livello privato. Le differenze che offendono l’equità sono una vergogna. Certi rimborsi spese in comitati di promozione pubblica sono oltremodo scandalosi e così, mentre tutti temono l’aumento delle tariffe, ci sono categorie di persone sfiorate da nessuna paura, poiché per loro tutto è gratuito.
Che fare? Certamente la nostra situazione italiana risente di quella europea e mondiale, e non è questa la sede per affrontare certi problemi anche nei loro aspetti nazionali.
A me qui interessa, come pastore e come cittadino di Lecco, interrogarmi se alcune realtà familiari in difficoltà economica, nel nostro territorio, siano limitate, o se coinvolgono un maggior numero di famiglie e se si può fare qualcosa oltre l’aiuto immediato.
Sicuramente non possiamo disinteressarci: queste famiglie fanno parte della nostra comunità. Più volte abbiamo incoraggiato a sostenere il “Fondo Famiglia Lavoro” dell’Arcidiocesi
(clicca sul testo in grassetto per accedere all'approfondimento), ad accogliere le indicazioni del nostro Arcivescovo sullo stile di “ solidarietà” e di “sobrietà” e a pensare in grande il presente e il futuro della nostra Lecco.
La fraternità si esprime, infine, in una condivisione intelligente che analizza la situazione concreta e trova delle possibili soluzioni che responsabilizzano gli interessati e li rendono maggiormente protagonisti.

Monsignor Franco Cecchin
Prevosto di Lecco
da Francocecchin.it

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