L'1 marzo un gruppo di Amministratori locali del Meratese e del Vimercatese hanno raggiunto in corteso Villa San Martino ad Arcore, residenza privata del Presidente del Consiglio, per protestare contro la follia del patto di stabilità e per consegnargli una lettera. Ecco il testo:
Egregio Sig.
Silvio Berlusconi
Presidente del Consiglio dei Ministri
Silvio Berlusconi
Presidente del Consiglio dei Ministri
Signor Presidente,
nel 2009 i Comuni lombardi che non hanno rispettato il patto di stabilità sono il 20% del totale (nel 2008 erano il 6%). I tagli dello Stato al Fondo sociale (300 milioni a livello nazionale) avranno ripercussioni molto pesanti sui servizi ai cittadini. In Lombardia i Comuni avranno a disposizione 8 milioni di euro in meno per garantire i servizi alla persona e alle famiglie. Si stima che l'anno prossimo il numero dei Comuni che non potranno rispettare il patto raddoppierà ancora, e che gli investimenti si ridurranno del 30%. Nel 2010 i Comuni non avranno più le risorse per garantire i servizi ai cittadini e gli investimenti alle imprese. Tutti noi stiamo comunicando ai nostri cittadini le crescenti difficoltà che incontriamo nel garantire i servizi, abbiamo coinvolto il mondo economico e del lavoro, che si è dichiarato al nostro fianco.
nel 2009 i Comuni lombardi che non hanno rispettato il patto di stabilità sono il 20% del totale (nel 2008 erano il 6%). I tagli dello Stato al Fondo sociale (300 milioni a livello nazionale) avranno ripercussioni molto pesanti sui servizi ai cittadini. In Lombardia i Comuni avranno a disposizione 8 milioni di euro in meno per garantire i servizi alla persona e alle famiglie. Si stima che l'anno prossimo il numero dei Comuni che non potranno rispettare il patto raddoppierà ancora, e che gli investimenti si ridurranno del 30%. Nel 2010 i Comuni non avranno più le risorse per garantire i servizi ai cittadini e gli investimenti alle imprese. Tutti noi stiamo comunicando ai nostri cittadini le crescenti difficoltà che incontriamo nel garantire i servizi, abbiamo coinvolto il mondo economico e del lavoro, che si è dichiarato al nostro fianco.
Perché dunque la scelta sistematica di penalizzare i Comuni con continui tagli, imponendo patti di stabiiità che limitano gli investimenti? Ci viene chiesto di risparmiare riducendo gli sprechi, ma a ben vedere a sprecare i soldi pubblici non sono i Comuni italiani, e men che meno i Comuni lombardi, ma le istituzioni centrali. I tagli ai costi della politica e dell'amministrazione andrebbero fatti lì, e non a istituzioni efficienti e in grado di favorire la ripresa economica, come i Comuni.
La Pubblica Amministrazione di tutta Italia ha speso nel 2008 quasi 20 miliardi di euro in più rispetto al 2007, mentre l'insieme dei Comuni ha risparmiato 1,2 miliardi di euro. Per avere questo risultato i Comuni hanno tagliati i costi e annullato gli sprechi. Le imprese, i sindacati, le associazioni di categoria ci confermano l'importanza dei Comuni nel rilancio dell'economia e nel mantenimento dei posti di lavoro, soprattutto in tempi di pesante crisi economica e occupazionale. Spegnere una delle poche locomotive in grado di tirare fuori l'Italia dalla crisi ci pare un'operazione a dir poco miope, senza considerare che i continui tagli obbligheranno i Comuni a ridurre in qualità e quantità molti servizi ai cittadini.
Mettere in difficoltà i Comuni significa colpire i soggetti economici più deboli. Ad esempio, le cooperative sociali operano con grande merito sul territorio, ma lavorano solo se i Comuni sono in grado di pagarle chiedendo il rispetto dei contratti di lavoro. Ricordiamoci che in ballo c'è anche il lavoro di migliaia di operatori del settore. E' però avvilente che in Italia venga penalizzato proprio chi più si dà da fare per garantire servizi ai cittadini. Vuoi dire che si è perso il contatto con la realtà .
Così i Comuni devono arrangiarsi. Spesso sono obbligati a usare gli oneri di urbanizzazione per la spesa corrente, visto che non possono contare né su una fiscalità propria, né sulla puntualità dei trasferimenti dallo Stato, e questo a fronte di compiti sempre più ampi, frutto della cosiddetta devoluzione, cui però non si associano risorse adeguate? Un federalismo di fatto può essere conseguito solo concedendo autonomia fiscale agli Enti locali: eppure l'abolizione dell'Ici, l'unica imposta a disposizione dei Comuni, sembra andare nella direzione opposta. Per di più lo Stato non ha neppure provveduto a ripianare per intero il mancato gettito dei Comuni. E poi l'assurdità del patto di stabilità: come è concepito oggi è follia pura perché ritarda a dismisura i pagamenti degli enti locali alle imprese creditrici. Occorre modificarlo, anche per allinearci agli standard europei. Il patto di stabilità ci sta mettendo in grossa difficoltà. Gli enti pubblici hanno la fila di creditori fuori dalla porta che non possono essere pagati sebbene le risorse ci siano. E' assolutamente illogico. E ancora, i Comuni attendono ancora la completa restituzione del mancato gettito Ici per l'abitazione principale. Ogni Comune vanta crediti nei confronti dello Stato: visto che ai Comuni viene imposto di rispettare il patto di stabilità, allora che lo Stato rispetti la legge nei nostri confronti, onorando spese che invece disattende di continuo.
In conclusione chiediamo che il governo accolga le istanze che Anci avanza a nome di tutti i Comuni. In particolare:
- vengano tolte le sanzioni ai Comuni che non hanno rispettato il patto di stabilità;
- venga finalmente riconosciuta ai Comuni una reale autonomia finanziaria;
- cessi il continuo taglio dei trasferimenti, che vanno ripartiti più equamente senza penalizzare le realtà più virtuose;
- i trasferimenti di competenze ai Comuni vengano accompagnati da idonee risorse economiche.
Distinti saluti.
I Sindaci di Lomagna Osnago, Paderno d'Adda, Robbiate,
Verderio Inferiore Verderio Superiore,
Vimercate, Mezzago, Ornago, Bellusco, Sulbiate, Caponago,
Nova Milanese, Ronco Briantino, Ismate, e Camparada
Verderio Inferiore Verderio Superiore,
Vimercate, Mezzago, Ornago, Bellusco, Sulbiate, Caponago,
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