martedì 26 gennaio 2010

Un Piano di governo del territorio senza partecipazione non è un Pgt

Raccolgo l'invito formulato da Stefano Valagussa per inviare alcune considerazioni sul Piano di governo del territorio o Pgt.
Innanzitutto il metodo del Pgt. La Legge Regionale 12/2005 basa la sua ratio, per l'elaborazione dei Pgt, sulla partecipazione dei Cittadini e dei Portatori di interesse; a due mesi dalla data del 31 marzo 2010, prevista per l' Adozione, si è svolta la sola riunione di "scoping" della fase preliminare sulla Valutazione Ambientale Strategica. Ad esempio, Vimercate che si trova nella stessa fase di elaborazione del Pgt, ha programmato quattro incontri pubblici per sondare i cittadini sulla loro visione di città e 6 sedute aperte della Commissione Urbanistica, Ambiente e Territorio. Nulla si sa, tantomeno lo sanno i Consiglieri di Minoranza, circa le istanze presentate dai Cittadini, da cui si potrebbe avere una prima idea su quale città essi vogliono.
Poi il merito. Molte considerazioni sono riportate nell'istanza presentata dal nostro Gruppo consiliare; qui mi voglio soffermare su alcuni aspetti.
  1. Comparto residenziale. Ritengo che Merate, con il 52% di territorio urbanizzato non possa permettersi ulteriore consumo di suolo e, quindi, ulteriore penalizzazione dell'agricoltura. In tale ottica nuove aree da edificare dovranno limitarsi ai circa 100.000 mc (almeno 200 alloggi), ancora permessi dalla coda dei passati e del vigente Piano Regolatore Generale; quindi ulteriori 200 famiglie (stante una media in essere di 2,4 componenti ciascuna) con un aumento di popolazione di circa 500 persone, portando così la popolazione meratese a circa 15.500 persone. Un tale numero obiettivo sarebbe accettabile pensando anche alla congestione di traffico locale, quello indotto dalle strutture sovracomunali (Ospedale, Scuole Superiori, Uffici Pubblici, Banche, ecc.) ed a quello di passaggio nel territorio comunale. L'analisi dei dati vede la popolazione arrivare a circa 14.800 abitanti al 31 dicembre 2009 con una crescita media, nell'ultimo decennio, di 90 abitanti/anno, mediamente corrispondenti a 40 famiglie/anno e dovuta al saldo migratorio che annulla e sopravanza il saldo naturale che è negativo. Nel frattempo, da dati preliminari, ma aventi un certo grado di credibilità, la costruzione di alloggi cresce con un ritmo di circa 100 alloggi/anno determinando un differenziale di 60 alloggi/anno, a diverso titolo, non occupati. Tale fenomeno si sta verificando da anni, anche con la crisi del comparto immobiliare che si ha da qualche anno; in buona sostanza a fronte di circa 6.000 famiglie residenti si valuta che il numero degli alloggi sia di almeno 7.000 con un differenziale quindi di 1.000 alloggi non occupati, costituenti il 14% del patrimonio totale, circa il doppio della percentuale ritenuta fisiologica per il mercato immobiliare. C'è, invece, molto da fare nel recupero del patrimonio edilizio esistente, sia in termini di ristrutturazione, anche mediante abbattimento e ricostruzione sullo stesso sedime, sia intervenendo sui vecchi edifici che sono colabrodi riguardo alle dispersioni di calore dall'involucro esterno. E' chiaro che il privato o l'operatore devono impegnare notevoli capitali; gli Enti pubblici possono venire loro incontro modulando gli oneri di urbanizzazione, mentre esistono agevolazioni riguardo al risparmio energetico.
  2. Comparto industriale. Merate, in particolare Brugarolo, è caratterizzata dalla frammistione fra residenziale e produttivo; il vigente Piano Provinciale ha previsto, a sud di via Bergamo ed adiacente all'esistente zona industriale un' area di 50.000 mq per concentrarvi nuovi insediamenti; idealmente sarebbe opportuno che alcuni capannoni, interclusi in ambiti residenziali, vi si trasferissero, ma, nella realtà vi sono problemi di costo e logistici legati alla nuova collocazione che, essendo defilata, potrebbe penalizzare la visibilità delle attività artigianali. Altro punto è quello di aree ex produttive per le quali si deve valutare la nuova destinazione d'uso. Punto fermo è quello di mantenere il produttivo, quale fattore strategico dell'economia e dell'occupazione locale.
  3. Comparto agricolo. E' considerato la cenerentola dell'economia locale e nazionale: bisogna mantenere quello che c'è, senza ulteriore sottrazione di territorio.
  4. Arredo urbano. Finora la coscienza ecologica ha considerato solo macroconcetti:la terra, l'acqua, l'aria; l'ambiente è stato identificato con la "natura" e con il verde lontano dalla città e dal quotidiano. Invece l'ambiente a noi più vicino è quello urbano, fatto di case, cortili, vie, piazze e spazi verdi: si può dire che "tutto è parco" per cui massima cura va riservata al cosiddetto arredo urbano che deve essere realizzato e migliorato con criteri omogenei per tutta la città e con un piacevole inserimento nel contesto urbano.
Ernesto Passoni

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