martedì 8 novembre 2011

Il crocifisso come feticcio: la crisi "mistica" della Lega

Sull’obbligo di esposizione del crocefisso nei locali della Regione, le opposizioni del centrosinistra hanno abbandonato l’Aula. E non poteva essere altrimenti di fronte a un provvedimento così imbarazzante per strumentalità e ipocrisia. Tralasciamo il fatto che non c’è competenza regionale per legiferare in materia. E tralasciamo anche la palese lesione dei principi di laicità dello Stato e libertà di culto. Ma non è davvero possibile accettare la pantomima del centrodestra sulla difesa della tradizione religiosa e sulla promozione dei principi del cattolicesimo. C’è una bella differenza tra esporre e imporre. Il crocefisso insegna ad accogliere. E invece questa legge è stata proposta, argomentata e votata dagli stessi leghisti che solo ieri, in Piemonte, si sono rallegrati per lo sgombero dei rom sul lungofiume a opera del maltempo, mentre ancora si piangevano i morti di Genova, Napoli e dell’Elba. Alla faccia del rispetto per la vita umana. Dagli stessi leghisti che hanno pesantemente e in più occasioni attaccato il cardinale Tettamanzi e, più in generale, la Chiesa. Dallo stesso Popolo delle Libertà che tutto può fare fuorché ergersi a difesa di una morale violata nei fatti. Non sarà certo una croce inchiodata in Aula a cancellare l’utilizzo ormai noto che di questo simbolo religioso è stato fatto proprio da una consigliera del Pdl, oggi non a caso assente. Il punto è che si nasconde dietro un feticcio il vuoto di valori. Ne passa di strada tra il simbolo, qui brandito come una clava, e la pratica. Anche nella sala operatoria della clinica Santa Rita, così, per fare un esempio. C’era un crocefisso appeso al muro. E’ mancato l’esercizio della cura.

Consigliere Regionale dell'Italia dei Valori

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