Dopo il voto del Parlamento che ha bocciato la proposta di abolizione delle Province è ripreso il dibattito sul senso di mantenere o meno questo istituto. La soppressione delle Province tende a raccogliere un alto consenso tra i cittadini in quanto questo ente è visto come fonte di costi non necessari e di inutili duplicazioni di competenze, insomma un po’ il sunto della cronica inefficienza della Pubblica Amministrazione italiana. E’ sintomatico il fatto che in Provincia di Lecco la campagna elettorale dell’attuale Presidente dell’ente abbia avuto come slogan “una Provincia utile”, con il sottointeso evidente della sua inutilità.
La proposta di legge coglieva dunque gli umori di ampi strati dell’opinione pubblica. Tuttavia ritengo da cittadino che le semplici abolizioni di pezzi di legge spettino legittimamente soprattutto ai movimenti che indicono un referendum, dai parlamentari – che hanno il compito ben retribuito di legiferare in positivo - dovremmo pretendere di più: non leggi-bandiera ma disegni di legge organici, che nel caso in questione mettano mano ad un riordino delle competenze tra i diversi livelli dello Stato.
Da amministratore pubblico chiedo con forza ai parlamentari un impegno in questo senso perché i Comuni – il primo anello della Pubblica Amministrazione e quello più vicino al cittadino – sono allo stremo. Tra tagli di bilancio e norme che impediscono di spendere i soldi in cassa o di assumere dipendenti in caso di necessità i Comuni stanno lentamente soffocando, proprio in un momento in cui si fa più forte la domanda di sostegno e supporto dei cittadini visto l’evidente declino economico del Paese. La definizione chiara delle competenze di ogni ente, la semplificazione delle strutture (vorrei ricordare – solo per fare qualche esempio - che esistono decine di enti regionali con sedi decentrate provinciali e che la nostra Regione ha uffici di rappresentanza in stati esteri) e la chiarezza sulle fonti di entrata di ogni singolo ente sono temi non più rinviabili.
Come Comuni siamo consci di dover fare uno sforzo per aggregarci, vista la dimensione media ridotta dei nostri enti: come Conferenza dei Sindaci del meratese abbiamo deciso di avviare un monitoraggio dei servizi che vengono esercitati in forma associata per arrivare a definire in modo organico le future aggregazioni, nell’ottica di ridurre i costi dei servizi e di offrire le stesse opportunità ai cittadini dei diversi comuni del territorio. I Comuni si stanno muovendo autonomamente perché dal centro giungono segnali confusi: il Federalismo viene avviato monco perché sono escluse le Regioni a statuto speciale (un fatto scandaloso) e già mancano le risorse per attuarlo, tagliate nella recente manovra.
In un quadro di riforma organica si può e si deve ragionare di abolizione delle Province o di loro aggregazioni (nel 1861 erano 59, oggi sono 110 di cui 20 nate nel dopoguerra) tenendo conto di alcuni fattori. Anzitutto va considerato che un livello intermedio tra Regioni e Comuni esiste in molti grandi paesi europei come ad esempio Francia e Germania. Poi bisogna valutare che in Italia la situazione è molto diversa al nord ed al centro-sud: in Lombardia abbiamo oltre 1500 comuni con Province come Bergamo (244 Comuni), Brescia (206), Pavia (190) e Varese (141), mentre in Emilia le Province più vaste per numero di Comuni sono Modena e Parma (47 ciascuno, la metà dei 90 di Lecco); al Sud è raro trovare province che superano i cento Comuni, Torino nel ha 315. Forse occorre uno sforzo davvero federalista per consentire alle diverse realtà territoriali di organizzarsi in modo consono alla propria situazione. Segnalo che durante l’ultima Assemblea Nazionale di ANCI Piccoli Comuni è emersa come abbastanza condivisa l’idea che i Consigli Provinciali possano trasformarsi nell’assemblea dei sindaci (o di una loro rappresentanza). L’idea mi sembra interessante perché non taglia un livello intermedio necessario dove i comuni sono molto frammentati e costringe i comuni a lavorare insieme abbandonando gli egoismi localistici. Questo consentirebbe un certo risparmio sui costi degli amministratori provinciali (stimati in 100 milioni di €uro per l’intero Paese) anche se più importante – in termini di costi e di efficienza della macchina amministrativa - sarebbe definire la destinazione dei 60mila dipendenti delle Province.
Sempre a titolo di riflessione segnalo che l’efficienza non è comunque solo un fatto dimensionale: in Francia (stessa popolazione dell’Italia) i Comuni sono circa 36mila, contro i circa 8.100 italiani: nel caso specifico è stata privilegiata la rappresentatività (i cittadini si sentono più rappresentati dal sindaco del proprio paesino che da un apparato politico che sta lontano e con cui ha scarsa possibilità di dialogo) però i comuni sono stati indotti ad accorpare i servizi.
Mi auguro che la discussione che ha preso spunto dal dibattito parlamentare possa portare a sbocchi positivi e non finisca – come spesso succede – per trasformarsi in un “fuoco di paglia”: nel frattempo segnalo con un misto di rabbia ed amarezza che qualche brillante parlamentare va sostenendo la necessità di istituire la Provincia della Valcamonica con capoluogo Breno (DDL 604/2008 proposto dall’on. Davide Caparini).
Paolo Strina
Sindaco di Osnago
Si può azzerare il debito dello Stato?
RispondiEliminafatto dai farabutti Che ci hanno Governato direi di si.
Mi sono posto spesso questa domanda, se in passato ho fatto dei debiti
Li ho sempre pagati con interessi salati.
Come che Chi Governa spesso ci ricorda
che ogni Italiano, anche i nascituri, hanno un debito di euro 30.000,00
Dato che i miei debiti li ho estinti pagandoli
Chiedo a chi si è permesso di fare debiti a nome mio, li paghi.
Dopo farei un referendum per mandare a casa tutti i Politici
servi delle lobby sostituendoli con le MASSAIE veri ministri dell’Economia
Laureate a L’università della Vita, dove gli esami si danno tutti i giorni
Con stipendi, che quando va bene ammontano a Euro 1200,00 al mese.
abituate come sono a eliminare il superfluo, in breve tempo il debito Pubblico tornerebbe in pari,
assicurando una vecchiaia dignitosa a tutti i Lavoratori.
Dopo avere messo in conto i danni hai (Parassiti Bianchi -Rossi e Neri -) che ci hanno dissanguato in questi 63 anni di Repubblica.
Gestendo le risorse con oculatezza , potremmo vivere senza essere ricattati, da chi gestisce i capitali sottratti al Popolo con le ruberie.
L'Italia detenendo il 60% del patrimonio Artistico Mondiale potrebbe vivere in prevalenza di Turismo .
Se non li mandiamo via , questi Parassiti troveranno il sistema di privatizzare tutti i beni dello Stato, lasciandoci in mutande. svegliateviiiiiiiiiii VITTORIO