lunedì 16 agosto 2010

Il peccato contro natura

Ha piovuto tanto e in poco tempo, un evento eccezionale come si suol dire, quasi una calamità naturale. Il diluvio che in questi giorni ha investito il Meratese e non solo ha però messo in evidenza tutti i limiti di una urbanizzazione insostenibile. L’asfalto liscio delle strade diventa il letto di un fiume che scorre veloce e senza ostacoli e i cordoli dei marciapiedi insieme ai muretti delle proprietà private si trasformano in argini artificiali che non lasciano defluire l’acqua. Si è costruito troppo e non ci sono più abbastanza campi liberi attorno ai centri abitati in grado di assorbire le abbondanti precipitazioni. E si è costruito anche male. Non è possibile che case nuove vengano allagate perché non impermeabilizzate, che tetti rifatti da poco lascino passare infiltrazioni, che sottopassi ferroviari diventino piscine a cielo aperto. Ma è successo ed è ’ colpa un po’ di tutti: delle Amministrazioni che hanno rilasciato le licenze, dei cittadini che ne fanno domanda, degli speculatori che venderebbero anche la madre per un lotto edificabile, degli immobiliaristi che non rivelano le reali condizioni degli immobili, senza naturalmente fare di tutta l‘erba un fascio. Ma è anche colpa un po’ di nessuno perché la coscienza di una crescita ecocompatibile da noi, rispetto ad altri Paesi europei, forse si è formata troppo tardi. Il passato però ormai è andato come andato. Fingere adesso di non sapere e chiudere gli occhi sarebbe tuttavia diabolico. Permettere di ampliare un supermercato dove al primo temporale la strada si trasforma in un lago, lasciare che si innalzi un condominio dove già un acquazzone inonda i garage e i parcheggi, consentire nuovi insediamenti o ampliamenti nei luoghi in cui la fognatura non basta adesso figuriamoci poi, tappare gli ultimi corridoi verso i prati che fungono da scolmatoi… è da incoscienti. Quello che si guadagna oggi con gli oneri non basterà domani per riparare i danni delle esondazioni, gli stipendi dei vigili del fuoco chiamati a intervenire per soccorrere le persone e il rifacimento delle asfaltature ridotte a un colabrodo. Tra i peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio c’è anche quello contro natura. Tanti lo interpretano come peccato contro la morale, alimentando pregiudizi e discriminazioni, ma si sbagliano. Il peccato contro natura è il peccato proprio contro la natura, contro l’ambiente, contro il creato, tra u peggiori che si possano commettere. Tanti nostri Amministratori pubblici di Destra, di Centro e di Sinistra, si professano credenti, si fanno lavare i piedi al Giovedì santo, illuminano a giorno le piazze nel periodo di Natale in nome di Gesù bambino… Ecco, dimostrino insieme con scelte politiche, non a parole, non con qualche lampadina o con qualche gioco donato alla parrocchia (clicca sulle frasi in grassetto per accedere agli interventi precedenti), di esserlo veramente e non per convenienza.

Marco Airoldi

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