Quando i Sindaci fanno il Ponzio Pilato coprendosi le responsabilità con la fatidica frase “calamità naturali”. La vera efficienza di una amministrazione sta nella sua politica di prevenzione. Il che significa: una gestione più ampia del bene comune, a partire dall’ambiente.
C’è ancora chi ha la spudoratezza di dare tutta la colpa all’acqua per i danni che può procurare all’ambiente: frane, smottamenti ecc. “Quando è violenta, procura guai”. Violenta!
Perché allora, mentre scende dal cielo, prima ancora che tocchi terra, non incanalarla in serbatoi già predisposti, per poi, “addomesticata”, distribuirla in caso di necessità a chi la richiedesse? Naturalmente dietro un dovuto compenso. Non diciamo “prezzo”: urterebbe! Forse qualche multinazionale ci sta già pensando, visto che “prenderla” dalla terra può suscitare qualche malumore.
Al di là dell’ironia - non vorrei che qualcuno (il solito “tonto”) mi prendesse sul serio - sapete già qual è il mio pensiero. L’acqua è un bene prezioso. Universale. A disposizione di tutti: prima che discenda sulla terra, e dopo. Prima, e dopo, se tu te ne impossessi, commetti un crimine. Ovvero, sei un criminale. Commetti un furto, ovvero sei un ladro.
Come puoi dire che l’acqua è “violenta”? Forse non ti accorgi di scaricare responsabilità sulla natura, per paura di sentirtele pesare addosso. I veri responsabili siamo noi, e non la natura.
Dopo un’alluvione, si è portati ad elogiare il pronto intervento delle amministrazioni più attente. Certo, è già tanto. Ci sono amministrazioni che aspettano le spinte dei cittadini incazzati. E allungano anche i tempi d’intervento, facendoli incazzare ancora di più. E ancor peggio non pensano ad una soluzione radicale. Qualche rattoppo superficiale!
Ma la vera efficienza di una amministrazione sta nella sua politica di prevenzione. Il che significa: una gestione più ampia del bene comune, a partire dall’ambiente. Riparare i danni è un dovere, meglio però prevenirli. Ma questo non rientra nella logica della nostra politica, che è di corte vedute. Ama il cemento, e poi si lamenta che l’acqua è incontrollabile. Ama l’asfalto, e poi si lamenta perché l’acqua corre veloce a colpire il primo ostacolo. E, guarda caso, il primo ostacolo è magari una villetta costruita nel punto sbagliato. Magari la villetta non ha colpa, ma è responsabile chi ha fatto sì che ora sia a rischio per colpa di un “insensato” intervento successivo.
Le amministrazioni pensano anzitutto a chiedere contributi dal governo dichiarando emergenza per calamità naturali: perché non fare un serio esame di coscienza sulle responsabilità di una politica che prima permette disastri e poi chiede i danni?
E allora quando capiamo una buona volta che l’ambiente deve essere una delle prime preoccupazioni di un’amministrazione comunale? E per preoccupazione non intendo correre subito a riparare i danni, se questi danni sono dovuti ad una cattiva amministrazione.
Si permettono costruzioni oltre la sopportabilità vivibile di un paese. Si permettono piani edilizi selvaggi, su zone ad alto rischio, senza seri studi geologici, che devono essere fatti dal Comune del posto, e non dalle Ditte edili che naturalmente hanno tutto l’interesse a falsificarne i dati.
Si concedono licenze per seconde case a proprietari “borghesi” (quanti possono permetterselo?) che le usano una volta l’anno. Si permettono ristrutturazioni che non rispettano i diritti dell’ambiente (pensate al Parco) a non subire le violenze del dio denaro.
Qualcuno mi obietta: a che serve recriminare il passato o andar contro permessi già concessi? È vero: a che serve? Il vero problema è che queste amministrazioni dal cemento facile hanno la testa dura, ancor peggio del cemento. Concedono ancora, e ancora, licenze edilizie. E fanno condoni, eccezioni, deroghe, varianti. Sotterfugi per giustificare gli inganni.
Se la zona si trova nel Parco, il Parco si giustifica dicendo di essere impotente (se è impotente a che serve?), i Comuni danno la colpa alla Regione o ad altri Enti che sulla carta dovrebbero favorire l’ambiente, e poi nella realtà calano le braghe al primo potente mafioso interessato allo sfruttamento di un angolo di paradiso, per costruirsi porcate che prendono il nome di Centri di benessere.
E nel frattempo succedono disastri...
C’è ancora chi ha la spudoratezza di dare tutta la colpa all’acqua per i danni che può procurare all’ambiente: frane, smottamenti ecc. “Quando è violenta, procura guai”. Violenta!
Perché allora, mentre scende dal cielo, prima ancora che tocchi terra, non incanalarla in serbatoi già predisposti, per poi, “addomesticata”, distribuirla in caso di necessità a chi la richiedesse? Naturalmente dietro un dovuto compenso. Non diciamo “prezzo”: urterebbe! Forse qualche multinazionale ci sta già pensando, visto che “prenderla” dalla terra può suscitare qualche malumore.
Al di là dell’ironia - non vorrei che qualcuno (il solito “tonto”) mi prendesse sul serio - sapete già qual è il mio pensiero. L’acqua è un bene prezioso. Universale. A disposizione di tutti: prima che discenda sulla terra, e dopo. Prima, e dopo, se tu te ne impossessi, commetti un crimine. Ovvero, sei un criminale. Commetti un furto, ovvero sei un ladro.
Come puoi dire che l’acqua è “violenta”? Forse non ti accorgi di scaricare responsabilità sulla natura, per paura di sentirtele pesare addosso. I veri responsabili siamo noi, e non la natura.
Dopo un’alluvione, si è portati ad elogiare il pronto intervento delle amministrazioni più attente. Certo, è già tanto. Ci sono amministrazioni che aspettano le spinte dei cittadini incazzati. E allungano anche i tempi d’intervento, facendoli incazzare ancora di più. E ancor peggio non pensano ad una soluzione radicale. Qualche rattoppo superficiale!
Ma la vera efficienza di una amministrazione sta nella sua politica di prevenzione. Il che significa: una gestione più ampia del bene comune, a partire dall’ambiente. Riparare i danni è un dovere, meglio però prevenirli. Ma questo non rientra nella logica della nostra politica, che è di corte vedute. Ama il cemento, e poi si lamenta che l’acqua è incontrollabile. Ama l’asfalto, e poi si lamenta perché l’acqua corre veloce a colpire il primo ostacolo. E, guarda caso, il primo ostacolo è magari una villetta costruita nel punto sbagliato. Magari la villetta non ha colpa, ma è responsabile chi ha fatto sì che ora sia a rischio per colpa di un “insensato” intervento successivo.
Le amministrazioni pensano anzitutto a chiedere contributi dal governo dichiarando emergenza per calamità naturali: perché non fare un serio esame di coscienza sulle responsabilità di una politica che prima permette disastri e poi chiede i danni?
E allora quando capiamo una buona volta che l’ambiente deve essere una delle prime preoccupazioni di un’amministrazione comunale? E per preoccupazione non intendo correre subito a riparare i danni, se questi danni sono dovuti ad una cattiva amministrazione.
Si permettono costruzioni oltre la sopportabilità vivibile di un paese. Si permettono piani edilizi selvaggi, su zone ad alto rischio, senza seri studi geologici, che devono essere fatti dal Comune del posto, e non dalle Ditte edili che naturalmente hanno tutto l’interesse a falsificarne i dati.
Si concedono licenze per seconde case a proprietari “borghesi” (quanti possono permetterselo?) che le usano una volta l’anno. Si permettono ristrutturazioni che non rispettano i diritti dell’ambiente (pensate al Parco) a non subire le violenze del dio denaro.
Qualcuno mi obietta: a che serve recriminare il passato o andar contro permessi già concessi? È vero: a che serve? Il vero problema è che queste amministrazioni dal cemento facile hanno la testa dura, ancor peggio del cemento. Concedono ancora, e ancora, licenze edilizie. E fanno condoni, eccezioni, deroghe, varianti. Sotterfugi per giustificare gli inganni.
Se la zona si trova nel Parco, il Parco si giustifica dicendo di essere impotente (se è impotente a che serve?), i Comuni danno la colpa alla Regione o ad altri Enti che sulla carta dovrebbero favorire l’ambiente, e poi nella realtà calano le braghe al primo potente mafioso interessato allo sfruttamento di un angolo di paradiso, per costruirsi porcate che prendono il nome di Centri di benessere.
E nel frattempo succedono disastri...
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