sabato 29 giugno 2013

Cinque anni di crisi, un terzo di nuovi poveri in più

Aumenta chi non riesce a ritrovare più il lavoro. Aumentano le richieste di pacchi viveri e sostegno materiale. Continua a crescere, soprattutto tra gli italiani, il numero di chi non ha un reddito sufficiente per soddisfare i bisogni primari.

Dall’ultimo Rapporto sulle povertà nella diocesi di Milano, basato sui dati raccolti dagli operatori dei centri di ascolto e dei servizi di Caritas Ambrosiana ne corso di tutto il 2012, emerge quanto la crisi non solo stia privando di opportunità una fascia crescente della popolazione, ma stia ormai rubando anche la speranza di potere ritrovare un lavoro a chi lo ha perso. Spia di questo fenomeno è anche il calo della popolazione straniera, che comincia ad avvertirsi soprattutto tra alcune nazionalità. Calo, che benché paia più determinato dalla rinuncia a ricongiungere nel nuovo paese il nucleo familiare piuttosto che dalla decisione di andarsene altrove o rimpatriare, dimostra quanto la crisi stia modificando il progetto migratorio di chi era venuto tra noi in cerca di un futuro migliore.
Il dato più drammatico che emerge dai primi dati analizzati riguarda l’aumento dell’11,5% dei disoccupati da oltre 1 anno. In questo scenario ad entrare in crisi è anche la speranza di poter ritrovare una nuovo posto di lavoro. Prevalgono frustrazione e rassegnazione. Questi sentimenti spiegano perché, ad esempio, continuino a crescere le richieste ai centri di ascolto di aiuti immediati. Dal 2008 al 2012 sono aumentati del 31,4% coloro che chiedono pacco viveri e sostegno materiale. Questa richiesta non riguarda più solo gli stranieri ma ormai in misura uguale anche gli italiani. Nel corso del 2012 gli italiani che hanno chiesto cibo ai centri sono stati il 37%, percentuale pressoché simile a quella registra tra gli immigrati.
Anche l’analisi dei bisogni espressi dagli utenti dei centri di ascolto segnala la profondità della crisi e lo sconforto che sta generando tra chi ne è colpito Proprio tra gli italiani il bisogno di reddito supera quello di occupazione ed è pari al 57,6%, con un incremento di 3 punti percentuali rispetto al 2011.
Esso è particolarmente avvertito dalle donne italiane, tra le quali raggiunge il 62,4%, con un incremento di 4,5 punti percentuali sul 2011. In questo quadro si pone la questione degli immigrati. Gli stranieri (tra comunitari, extracomunitari irregolari e regolari) continuano a costituire oltre il 70% degli utenti dei centri di ascolto, anche se il dato fa registrare un calo di 2 punti percentuali rispetto al 2011. La contrazione del dato relativo alla componente straniera è in gran parte riconducibile al sensibile calo nella presenza di persone provenienti dal Perù e dall’Ucraina, da sempre tra le prime 5 nazioni di provenienza degli assistiti della rete Caritas: le prime sono diminuite del 18% rispetto all’anno precedente, le seconde del 19,5%.
Durante i colloqui con gli operatori Caritas molti stranieri provenienti da questi paesi hanno apertamente manifestato il desiderio di ritornare in patria. Il Rapporto non rileva dati circa i rientri di fatto avvenuti tra coloro che si sono rivolti ai centri di ascolto, ma sicuramente questo desiderio sta limitando l’avvio di procedure per i ricongiungimenti familiari e per chiamate di parenti e amici. Si tratta di un fenomeno strettamente connesso alla crisi economica, che ha fortemente condizionato le possibilità di inserimento lavorativo degli stranieri, e li ha disillusi sulla possibilità di superare i loro problemi economici nel nostro paese.

3 commenti:

  1. La prima osservazione da fare è che questa situazione nasce non da ieri, ma dal malcostume di oltre un ventennio. La seconda è che, per dirla con Renzi, in questa situazione non possono bastare i palliativi, ma occorre una drastica riduzione della spesa pubblica, grave cancro della nostra economia.
    leo1949a

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  2. stante la situazione gli accoglimenti di nuova immigrazione non possono essere effetuati e devono esere respinti anche con l' informazione adeguata.

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  3. Come sanno bene anche gli industriali, la diminuzione del numero di migranti è segno dell'impoverimento generale del Paese, sotto il profilo economico, contributivo, culturale e demografico. Anche in provincia di Lecco, per la prima volta da 10 anni, gli stranieri stanno scappando. "Huston, abbiamo un problema", un grosso problema: l'Italia sta uscendo dal Primo Mondo per piombare direttamente nel Terzo Mondo.

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