giovedì 1 novembre 2012

Il "cumenda" ci salva dalla noia

Per non togliere lavoro agli amici giornalisti non farò una cronaca dell'ultima seduta del Consiglio Comunale di Merate. E’ forse più interessante fare un discorso sul metodo.
Entrando in Aula già sapevamo, noi pubblico cinico e sgamato, le cose che si sarebbero dette e le decisioni che si sarebbero prese. Non pensavo di trovare sorprese, temevo quasi la noia.
Invece eccole: le dichiarazioni di voto dell’avvocato Ernesto Sellitto, capogruppo della Maggioranza di "Andrea Robbiani Sindaco". Forse il migliore oratore dell’Assise, ha difeso le decisioni della Giunta di cui non fa parte con piglio sicuro e sguardo fiducioso; la consequenzialità logica delle contraddizioni non ha segreti per lui. E’ decisamente un avvocato di spessore e dopo averlo sentito profondere che “ulteriore capacità di spesa”, in sostanza, significa necessaria ulteriore spesa, mi ha convinto che se sarò colpevole di qualcosa in futuro e mi servisse un avvocato, ebbene, mi sentirei sicuro a farmi rappresentare da lui in giudizio.
Ma politicamente, si sentivano le unghie sugli specchi. Peccato, soprattutto per la scelta dell’acquisto degli immobili ex Ecosystem: una cosa così andava magari discussa, ne andavano analizzati pro e contro, magari si poteva umilmente ammettere che una risposta giusta non c’era e che far decidere quattro persone dalla visione ridotta non era la migliore strategia politica.
Niente, il metodo non si discute: se alla Giunta par buono, e buono sia. Perché discuter ? Non s’è mai visto un amministratore delegato che non sia uno yuppie decisionista; forse Merate avrà una plusvalenza o forse ci faremo cosa-lì-della Salute: via, paghiamo. Possibilmente cash, che fa scena.
Devo spendere due parole per la possibilità di portare al minimo l’aliquota base dell’IMU ? Ma no, mica sfondo porte aperte, bastano le cronache dei giornali. La stima dell'avvocato Ernesto Sellitto è immutata, ma mi sembrava che camminasse in scarpe d’altri.
Altra sorpresa è stata la presenza dell’Andrea Ambrogio Robbiani: etereo, distante, quasi compiaciuto di fronte ai voli pindarici della sua Maggioranza e alle interrogazioni-puzzle degli esponenti delle Minoranze. Non s’era mai visto così: il suo sguardo fiero lo si poteva facilmente incrociare, la sua voce potente risuonava spesso per scendere nell’arena del dibattito sterile. Questa volta no: sorrideva, lieto, diremmo amabile se non lo conoscessimo.
Se non lo sapessi impossibile, direi che il suo corpo era lì ma la sua anima era già a Roma, la Città Eterna nella quale tra i Musei Vaticani e ristorantini da scoprire, non si annoierà di certo.


Edoardo Zerbi

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